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Notiziario Marketpress di Mercoledì 22 Giugno 2005
 
   
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  BRIEFING SULLA SCIENZA APPOGGIA LE RETI PER LE SCIENZE SOCIALI  
   
  Bruxelles, 22 giugno 2005 - Mentre le reti di ricercatori vengono promosse ormai da tempo a livello europeo, per diverse ragioni, tra cui la divulgazione della conoscenza e la volontà di evitare i duplicati, la maggior parte del lavoro è incentrata sulle scienze naturali. Tali reti possono tuttavia rivelarsi altrettanto costruttive in altre aree della scienza, in particolare le scienze sociali e gli studi umanistici? Il tema è stato oggetto di dibattito in occasione di un briefing dello Swiss Science, il Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, tenutosi a Bruxelles il 17 giugno, in cui sia lo scienziato politico svizzero professor Hanspeter Kriesi, e l'economista ed ex ministro spagnolo della Scienza e della tecnologia professor Ramón Marimon si sono espressi a favore delle reti per le scienze sociali. Il professor Marimon, che è intervenuto nello stesso giorno in cui i capi di Stato e di governo europei erano immersi in difficili discussioni sull'orientamento futuro dell'Unione europea, ha osservato che, se da una parte è importante concentrare l'attenzione sull'industria nell'ambito dei programmi europei di ricerca, dall'altra "se osservo i problemi che affliggono l'Ue, mi sembrano appartenere all'ambito delle scienze sociali. Pertanto è strano che non si voglia investire in questo settore". La Svizzera supera forse qualsiasi altro paese in termini di numero di reti per le scienze sociali e gli studi umanistici. Nel 1999 il paese ha creato una serie di centri nazionali di competenza per la ricerca (Nccr). Al momento sono operativi circa 20, sei dei quali sono attivi nel settore delle scienze sociali e degli studi umanistici. Come ha spiegato il professor Kriesi, le scienze naturali sono state le prime a trarre vantaggio dal programma. Quando è stato pubblicato il primo invito a presentare proposte, le scienze sociali si sono trovate a dover competer con le scienze naturali, e non hanno ricevuto finanziamenti. "Le scienze sociali non erano ritenute in grado di dare vita a reti durature", ha dichiarato. Ciò ha suscitato obiezioni da parte della comunità delle scienze sociali, e in un secondo momento è stato pubblicato un invito a presentare proposte specifico per quest'area. Il professor Kriesi è coordinatore di un Nccr denominato "Sfide per la democrazia nel Xxi secolo", ed è un sostenitore convinto delle reti e della loro capacità di riunire ricercatori nel campo delle scienze sociali e degli studi umanistici. Le reti favoriscono lo scambio e la cooperazione all'interno delle discipline, delle università e delle regioni, nonché tra le medesime, ha osservato il professor Kriesi, il che, sostiene, le rende particolarmente adatte alla scienza sociale, che per tradizione è molto individualista. Le reti consentono inoltre di evitare il cosiddetto "effetto spruzzatore", che consiste nel dare troppo poco a troppi destinatari, e permettono di chiarire gli obiettivi e gli strumenti per realizzarli. Un fattore particolarmente importante per la scienza sociale è il fatto che mettere insieme attori diversi può incoraggiare la creazione di infrastrutture di dati. Inoltre, le reti aumentano la visibilità e il prestigio dei partecipanti. "Riceviamo i finanziamenti dal pubblico, e il pubblico vuole essere al corrente di cosa facciamo. I giornalisti parlano di te se appartieni a un Nccr e, ovviamente, ricevi anche l'attenzione dei finanziatori". Il professor Kriesi si è anche soffermato su alcune delle argomentazioni a sfavore della creazione delle reti, tra cui la convinzione che l'eccellenza sia il prodotto del lavoro individuale, che le reti consentano ai "parassiti" di avere una vita facile, e che tendano ad allontanare altre tipologie di ricerca. Alcuni sostengono inoltre che le reti abbiano spesso un carattere fittizio - vengono create per ricevere i finanziamenti ma, una volta conseguito l'obiettivo, si comportano esattamente come prima. È inoltre diffusa la tesi secondo cui i partner verrebbero coinvolti per ragioni strategiche, ad esempio allo scopo di garantire la rappresentanza di tutte le regioni o gruppi linguistici, e non per i loro settori di competenza. Il professor Kriesi ha sottolineato di non essere a favore della creazione di reti ad ogni costo. I partner devono avere una prospettiva a lungo termine, e il raggruppamento dovrebbe comprendere ricercatori aperti, animati da uno spirito imprenditoriale e con esperienze internazionali, ha aggiunto. Il professor Marimon, noto per la valutazione intermedia del Sesto programma quadro (6Pq), prodotta nel 2004 in collaborazione con un gruppo di esperti, ha analizzato determinati svantaggi che possono essere generati dalle reti, e che devono essere ridotti al minimo. Secondo lui, rientrano in questa categoria i costi eccessivi per la gestione e l'apparato burocratico, gli intralci istituzionali, le strutture interne deboli, l'impegno intellettuale carente e l'interdisciplinarità superficiale. Per quanto riguarda la bassa percentuale di successo delle richieste di finanziamento, il professor Marimon ha affermato che i costi sono sempre più elevati quando si tratta di un'iniziativa una tantum. A chi non riceve i finanziamenti dovrebbero essere inviati rendiconti dettagliati che ne spiegano la ragione. "Se i cittadini si fidano del meccanismo, la volta successiva si impegneranno per fare meglio", ha precisato. Per ulteriori informazioni sui centri nazionali di competenza per la ricerca in Svizzera consultare: http://www.Snf.ch/en/rep/nat/nat_ccr.asp  
     
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