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Notiziario Marketpress di Mercoledì 22 Giugno 2005
 
   
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  2° CONGRESSO NAZIONALE UNIFICATO DI DERMATOLOGIA E VENEOROLOGIA: FARMACI BIOLOGICI PER LA PSORIASI E TERAPIA FOTODINAMICA PER I TUMORI DELLA CUTE. NUOVE PROSPETTIVE PER DUE FORME DERMATOLOGICHE DI DIFFICILE CURA  
   
  Si è concluso a Genova il 2° Congresso Unificato A.d.o.i. (Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani) e Sidemast (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e di Malattie Sessualmente Trasmesse). La principale manifestazione nazionale, che raccoglie nel capoluogo ligure oltre 1.500 specialisti italiani e stranieri, è proseguita sino all'11 giugno. Tra i numerosi temi in discussione, due novità importanti in tema di psoriasi e di tumori della pelle ai quali è dedicata un'ampia parte del congresso. 'La prima novità è rappresentata dall’avvento dei farmaci biologici (etanercept, già disponibile sul mercato italiano, ed efalizumab atteso nelle prossime settimane) per la cura della psoriasi moderata-grave, di cui soffrono centinaia di migliaia di italiani: 400.000 con forma grave su 1.650.000, secondo le ultime stime, che dicono come 3 italiani su 100 soffrano di questa malattia della pelle,’ ricorda Alfredo Rebora, Direttore della Clinica Dermatologica dell'Università di Genova, Co-presidente del congresso. 'Novità anche per quanto riguarda la cura dei tumori della pelle che vanno sotto il nome di carcinomi basocellulari, i tumori maligni più frequenti nella razza bianca, e rappresentano il 90 per cento dei circa 65mila nuovi casi di tumore cutaneo registrati ogni anno nel nostro paese. La terapia fotodinamica cutanea rappresenta un approccio innovativo per il trattamento dei tumori della cute e delle lesioni precancerose, escluso il melanoma. Il principio su cui si basa è quello di una reazione fotodinamica in grado di distruggere selettivamente le cellule neoplastiche, inducendole al 'suicidio', afferma Luigi Massone, Direttore della Struttura di Dermatologia dell'ospedale Galliera di Genova, Co-presidente del congresso con Rebora. 'La psoriasi è una malattia della pelle che si manifesta principalmente, con la stessa incidenza nei due sessi, nella pubertà e negli adulti, in una fascia compresa tra i 15 e i 35 anni, ma può svilupparsi a qualsiasi età. Infatti, circa il 10-15% dei pazienti affetti da psoriasi viene colpito dalla malattia prima dei 10 anni e a volte nella prima infanzia, mentre è abbastanza raro l’esordio nella senescenza,’ spiega Rebora. La psoriasi non è una malattia contagiosa, ma autoimmune, mediata dai linfociti: il sistema immunitario di un individuo comincia a reagire contro i suoi stessi tessuti, in questo caso le cellule dell'epidermide. Le cellule interessate (i cheratinociti) si riproducono molto più velocemente - in 3-4 giorni anziché i consueti 28-30 -, ma lo fanno maturando in maniera incompleta, si accumulano in superficie e formano le caratteristiche squame. A questo processo si accompagna una reazione infiammatoria che provoca la formazione di placche rilevate e infiammate, tipiche della forma detta appunto ‘a placche’, che rappresenta il 75-80% di tutti i casi di psoriasi. Oltre agli evidenti effetti fisici, questa malattia può avere anche un significativo impatto negativo sulla qualità della vita del paziente. La psoriasi determina lesioni in sedi esteticamente rilevanti, come cuoio capelluto, gomiti, ginocchia, mani, che spesso condizionano i rapporti sociali. ‘Le conseguenze psicologiche per l’ammalato sono gravi: è causa d’imbarazzo e ansia, molti cadono in depressione fino al punto di non uscire più di casa. Pochi sanno che molti psoriasici assumono massicce dosi di psicofarmaci, comparabili a quelle per la cura di gravi malattie psicotiche come la schizofrenia, e che il consumo di alcol è maggiore che nella popolazione normale. Sebbene molti pensino che si tratti di un disturbo puramente estetico, la psoriasi è dunque una vera e propria malattia sociale,’ dice Alberto Giannetti, Presidente Sidemast. 'Allo stato attuale non è disponibile una cura risolutiva e i trattamenti in uso hanno lo scopo di attenuare i sintomi e migliorare la qualità della vita. Si tende a iniziare con una terapia topica, cui segue un trattamento fototerapico (raggi Uvb e Puva), riservando i trattamenti 'sistemici', come il metotrexato e la ciclosporina, per i casi più gravi,' prosegue Giannetti. La psoriasi non si aggrava progressivamente come altre malattie, ma alterna invece fasi di peggioramento ad altre in cui sembra migliorare temporaneamente. Di conseguenza, i trattamenti tendono a essere ciclici o alternati, a seconda dei periodi. Se le terapie sistemiche e la fototerapia sono efficaci in alcuni pazienti, il loro impiego è limitato a causa di effetti collaterali, intolleranza, necessità di frequenti controlli di laboratorio. Negli ultimi anni sono stati sviluppati nuovi farmaci, ottenuti grazie alle tecniche del Dna ricombinante e definiti ‘biologici’, che dovrebbero permettere di passare dal trattamento sintomatico al controllo della psoriasi nel tempo, grazie all'intervento diretto sui meccanismi che scatenano la psoriasi. Si tratta, in particolare, di tre molecole: infliximab, etanercept, efalizumab. Etanercept è un farmaco già da qualche anno disponibile in Italia per il trattamento di una lunga serie di malattie reumatologiche (artrite reumatoide, artrite cronica giovanile, spondilite anchilosante e artrite psoriasica), è stato già registrato per la cura della psoriasi a placche da moderata a grave negli adulti ed è disponibile nel nostro paese, ma non è ancora rimborsato. Infliximab è anch'esso già disponibile in Italia per la cura del Morbo di Crohn (malattia infiammatoria dell'apparato digerente), dell'artrite reumatoide, della spondilite anchilosante e dell'artrite psoriasica, ma non è ancora stato registrato per il trattamento della psoriasi, per il cui impiego è ancora in fase di valutazione. Efalizumab è un farmaco messo a punto per il trattamento della psoriasi a placche di tipo moderato e grave negli adulti; è stato registrato, non è ancora disponibile in Italia, ma dovrebbe esserlo nelle prossime settimane. 'I farmaci biologici risultano efficaci nella cura della psoriasi e si sono dimostrati sufficientemente sicuri e tollerati nel breve e nel medio termine, anche se risulta ancora necessario osservare la loro sicurezza ed efficacia sul lungo periodo,’ dice ancora Giannetti. ‘Purtroppo, la psoriasi è una malattia che non guarisce: non tende a peggiorare, ma scompare e ritorna. La cura quindi è, praticamente, a vita,’ conclude. E proprio attorno a questo punto si gioca la grande sfida dei biologici: efficaci e tollerati, tanto da sembrare di poter essere la soluzione a portata di mano, ma purtroppo - e forse questo è oggi il loro principale tallone d’Achille - eccessivamente costosi. Ancora una volta torna alla ribalta il dilemma della medicina moderna: etica o economia? In Italia, i tumori maligni della pelle sono molto frequenti: 135 i nuovi casi ogni 100mila abitanti, per un totale di circa 65mila nuovi malati l'anno. Modesta è la percentuale dei melanomi, intorno al 90 per cento quella dei carcinomi, soprattutto basocellulari. 'Carcinomi cutanei e melanomi hanno caratteristiche comuni, ma anche diversità ben marcate. Entrambe le forme prediligono soggetti con carnagione e occhi chiari, capelli rosso/biondi, pelle che facilmente si scotta se esposta ai raggi solari. Differenti invece età di insorgenza e localizzazione. I carcinomi sono prerogativa quasi assoluta di soggetti anziani e si riscontrano soprattutto nelle aree di cute maggiormente esposte al sole: volto, collo, cuoio capelluto (calvo) e dorso delle mani. Il melanoma invece insorge solitamente in soggetti più giovani e colpisce qualunque area cutanea, in particolare tronco nei maschi e gambe nelle femmine. Se presi in tempo, melanomi e carcinomi cutanei possono essere sconfitti, con percentuali di guarigione che vanno oltre il 95 per cento,’ spiega Massone. Alla base di tutte le forme, un fattore di rischio ben identificato: l’esposizione alla luce solare, alle radiazioni ultraviolette. E’ dimostrato un aumento di frequenza, dovuto agli effetti dell'esposizione solare eccessiva in soggetti ‘predisposti’. Infatti, questi tumori sono più frequenti in chi lavora all'aria aperta (marinai, agricoltori, ecc.) e in persone d'età avanzata. Ma mentre l’insorgenza dei carcinomi sembra essere associata alla quantità cumulativa di radiazioni ultraviolette assorbite nella vita, ciò non pare vero per i melanomi il cui rischio è associato non tanto alla quantità cumulativa di radiazioni ultraviolette assorbite dalla pelle, ma al numero di scottature solari subite, soprattutto in età infantile-adolescenziale. ’Da tutto ciò risulta quanto sia importante, per la prevenzione dei tumori cutanei, il consiglio di limitare l'esposizione solare, evitando soprattutto le ore più calde e ‘a picco’, quando il rischio di scottarsi è maggiore, in particolare per le persone di pelle chiara,’ dice Fabio Arcangeli, presidente Adoi. L'asportazione chirurgica è il trattamento elettivo dei melanomi, mentre diverse sono le opzioni nel caso dei carcinomi e delle cheratosi attiniche (lesioni precancerose ‘benigne’, che spesso precedono le forme spinocellulari): chirurgia, crioterapia, diatermocoagulazione, radioterapia, laser-ablazione, e/o chemio/immunomodulazione locale, tutte più o meno efficaci, ma contraddistinte da diverse controindicazioni. La chirurgia è invasiva e provoca cicatrici; la crioterapia è dolorosa, ad efficacia ridotta e necessità di trattamenti ripetuti; i trattamenti topici possono avere effetti collaterali locali importanti. 'La terapia fotodinamica si effettua in day hospital, non richiede anestesia, né farmaci per via generale, è priva di effetti collaterali sistemici e di conseguenze locali, non è invasiva, si può effettuare anche in condizioni generali critiche, è di rapida esecuzione e facilmente ripetibile. Risulta particolarmente utile nelle neoplasie estese o in pazienti a rischio, in quanto consente di evitare procedure chirurgiche impegnative in regime di ricovero ospedaliero,’ spiega Arcangeli. Prevede l’applicazione sulla lesione da trattare di una preparazione a base di una sostanza fototossica (Ala, acido delta-amino-levulinico) e, dopo 2 ore circa, l’irradiazione della parte con lampada a luce visibile ad alta intensità (luce rossa) per circa 15 minuti. Segue la dimissione del paziente con una semplice medicazione e un controllo, a 5-7 giorni, con eventuale ripetizione dell’applicazione a distanza di 1-2 settimane. La terapia fotodinamica si basa sul principio per cui la sostanza fototossica applicata si accumula in via quasi esclusiva nelle cellule neoplastiche e non in quelle sane. Quando viene eccitata dalla radiazione luminosa la sostanza è in grado di avviare una complessa serie di reazioni chimiche che induce la morte cellulare per processo necrotico/apoptotico (‘suicidio’). 'L’unica limitazione di questa metodica è legata alla penetrazione della sostanza per via topica e della radiazione luminosa. Pertanto la terapia fotodinamica è attuabile soltanto su neoplasie cutanee superficiali e restano esclusi i melanomi,’ conclude Arcangeli.  
     
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