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Notiziario Marketpress di
Giovedì 23 Giugno 2005
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ASSOETICA, INCONTRO CON SERGE LATOUCHE: MODELLI ECONOMICI ETICI E PRATICABILI PER IL SISTEMA-PAESE ITALIA TRA CRESCITA E DECRESCITAE SE LA DECRESCITA FOSSE LA SOLUZIONE? |
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Milano, 23 giugno 2005 - Assoetica: In un periodo di grande crisi come quello che stiamo attraversando, ci si auspica un riassetto economico per dare una spinta alla crescita del Paese. E se la Decrescita fosse la soluzione? Pil negativo e Decrescita: siamo sulla buona strada? Modelli economici etici e praticabili per il sistema-paese Italia: tra crescita e decrescita. Conferenza dibattito con Serge Latouche, Sociologo dell’economia ed epistemologo delle scienze umane, è esperto di rapporti economici e culturali Nord/sud. Membro dell’Incad –International Network for Cultural Alternative to Development di Montreal, della Rete Culture e Sviluppo Nord/sud di Bruxelles, é docente all’Università di Parigi Xi e all’Institut d’étude du developpement economique di Parigi. Oreste Baioni, Segretario di Cna Confederazione Nazionale Artigianato. Francesco Varanini, Antropologo, Ricercatore, Responsabile dell'area e-Business e Information & Communication Technology dell'Istud (Istituto di Studi Direzionali), consulente di formazione e di sviluppo organizzativo. Bruno Bonsignore, Presidente Assoetica. “Lo sviluppo sostenibile è come l'inferno, lastricato di buone intenzioni” (S.l.) La società della crescita non è auspicabile per almeno tre motivi: perché incrementa le disuguaglianze e le ingiustizie; perché dispensa un benessere largamente illusorio, e perché non offre un tipo di vita conviviale neppure ai «benestanti»: è un'«antisocietà» malata della propria ricchezza. Indubbiamente, molti possono spendere di più per acquistare beni e servizi mercantili, ma dimenticano di calcolare una serie di costi aggiuntivi che assumono forme diverse, legate al degrado della qualità della vita (aria, acqua, ambiente): spese di «compensazione» e di riparazione (farmaci, trasporti, intrattenimento) imposte dalla vita moderna, o determinate all'aumento dei prezzi di generi divenuti rari (l'acqua in bottiglie, l'energia, il verde...). Herman Daly ha compilato un indice sintetico, il «Genuine Progress Indicator» (Gpi) che rettifica il Prodotto interno lordo tenendo conto dei costi dovuti all'inquinamento e al degrado ambientale. A partire dal 1970, per gli Stati uniti l'indice del «progresso genuino» è stagnante, o addirittura in regresso, mentre quello del Prodotto interno lordo continua registrare aumenti. La decrescita è innanzitutto uno slogan. Uno slogan per indicare la necessità e l'urgenza di una inversione di tendenza rispetto al modello dominante dello sviluppo e della crescita illimitati. Una inversione di tendenza che si rende necessaria per il semplice motivo che l'attuale modello di sviluppo è ecologicamente insostenibile, ingiusto ed incompatibile con il mantenimento della pace. Esso inoltre porta con sé, anche all'interno dei paesi ricchi, perdita di autonomia, alienazione, aumento delle disuguaglianze e dell'insicurezza. La decrescita non è una ricetta ma semmai un cartello stradale che indica un nuovo percorso che ha nell’orizzonte un'altra economia: pacifica, sostenibile e conviviale, in altre parole felice. In particolare, la decrescita non è la crescita negativa. Così come non c’è niente di peggio di una società fondata sul lavoro che non abbia lavoro, non c’è niente di peggio di una società della crescita senza crescita. La decrescita, dunque, può solo immaginarsi in una “società della decrescita”. La “società della decrescita” presuppone un’organizzazione completamente diversa in cui viene valorizzato il tempo libero, dove i legami sociali sono più importanti della produzione e del consumo di prodotti inutili, o nocivi. Traendo ispirazione dalla “Carta dei consumatori e degli stili di vita” proposta al Forum degli organismi non governativi di Rio de Janeiro, tutto ciò può essere sintetizzato nel programma delle “sei R”: rivalutare, ristrutturare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare. Questi sei obiettivi interdipendenti darebbero il via a un circolo virtuoso di decrescita conviviale e sostenibile. Si vede subito quali sono i valori prioritari da anteporre a quelli oggi dominanti: l'altruismo dovrebbe prevalere sull'egoismo, la cooperazione sulla competizione sfrenata, il piacere dello svago sull'ossessione del lavoro, l'importanza della vita sociale sul consumo illimitato, il gusto del lavoro bello e ben fatto sull'efficientismo produttivista, il ragionevole sul razionale, e così via. Il problema è che i valori attualmente dominanti sono sistemici, in quanto suscitati e stimolati dal sistema, che a loro volta contribuiscono a rafforzare. Certo, la scelta di un'etica personale diversa, come quella della semplicità volontaria, può incidere sull'attuale tendenza e minare alla base l'immaginario del sistema. Ma senza una sua radicale contestazione, il cambiamento rischia di rimanere limitato. Giovedì 23 giugno alle ore 18 presso la Casa della Cultura, Via Borgogna 3 Milano. Confermare a: catellani@assoetica.It
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