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Notiziario Marketpress di
Lunedì 27 Giugno 2005
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Web e diritto per le nuove tecnologie |
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SISTEMA-PAESE ITALIA: MODELLI ECONOMICI ETICI E PRATICABILI TRA CRESCITA E DECRESCITA |
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Presso la Casa della Cultura, Via Borgogna 3, a Milano, giovedì 23 giugno, si è svolto l’incontro “Pil negativo e Decrescita”: siamo sulla buona strada?”, organizzato da Assoetica. Nel corso dell’evento Serge Latouche (sociologo dell’economia ed epistemologo delle scienze umane, esperto di rapporti economici e culturali Nord/sud. Membro dell’Incad –International Network for Cultural Alternative to Development di Montreal, della Rete Culture e Sviluppo Nord/sud di Bruxelles, docente all’Università di Parigi Xi e all’Institut d’étude du developpement economique di Parigi) ha affrontato il tema ”Modelli economici etici e praticabili per il sistema-paese Italia: tra crescita e decrescita”. La decrescita è innanzitutto uno slogan, utilizzato per indicare la necessità e l'urgenza di una inversione di tendenza, rispetto al modello dominante dello sviluppo e della crescita illimitati, resa necessaria per il semplice motivo che l'attuale modello di sviluppo è ecologicamente insostenibile, ingiusto ed incompatibile con il mantenimento della pace. Esso, inoltre, porta con sé, anche all'interno dei paesi ricchi, perdita di autonomia, alienazione, aumento delle disuguaglianze e dell'insicurezza. La decrescita non è una ricetta, ma un cartello stradale che indica un nuovo percorso che ha nell’orizzonte un'altra economia: pacifica, sostenibile e conviviale, in altre parole felice. In particolare, la decrescita non è la crescita negativa. Così come non c’è niente di peggio di una società fondata sul lavoro che non abbia lavoro, non c’è niente di peggio di una società della crescita senza crescita. La decrescita, dunque, può solo immaginarsi in una “società della decrescita”. La società della decrescita presuppone un’organizzazione completamente diversa in cui viene valorizzato il tempo libero, dove i legami sociali sono più importanti della produzione e del consumo di prodotti inutili, o nocivi. Traendo ispirazione dalla “Carta dei consumatori e degli stili di vita” proposta al Forum degli organismi non governativi di Rio de Janeiro, tutto ciò può essere sintetizzato nel programma delle “sei R”: rivalutare, ristrutturare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare. Questi sei obiettivi interdipendenti darebbero il via ad un circolo virtuoso di decrescita conviviale e sostenibile. Bruno Bonsignore, Presidente Assoetica, ha ribadito che “lo sviluppo sostenibile è come l'inferno, lastricato di buone intenzioni”. La società della crescita non è auspicabile per almeno tre motivi: perché incrementa le disuguaglianze e le ingiustizie; perché dispensa un benessere largamente illusorio, e perché non offre un tipo di vita conviviale neppure ai «benestanti»: è un'antisocietà malata della propria ricchezza. Indubbiamente, molti possono spendere di più per acquistare beni e servizi mercantili, ma dimenticano di calcolare una serie di costi aggiuntivi che assumono forme diverse, legate al degrado della qualità della vita (aria, acqua, ambiente): spese di «compensazione» e di riparazione (farmaci, trasporti, intrattenimento) imposte dalla vita moderna, o determinate all'aumento dei prezzi di generi divenuti rari (l'acqua in bottiglie, l'energia, il verde...). Herman Daly ha compilato un indice sintetico, il «Genuine Progress Indicator» (Gpi) che rettifica il Prodotto interno lordo tenendo conto dei costi dovuti all'inquinamento e al degrado ambientale. A partire dal 1970, per gli Stati uniti l'indice del «progresso genuino» è stagnante, o addirittura in regresso, mentre quello del Prodotto interno lordo continua registrare aumenti.
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