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Notiziario Marketpress di
Lunedì 27 Giugno 2005
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COME FANNO (O NON FANNO) I SOLDI GLI ITALIANI |
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Roma, 27 giugno 2005 - Il reddito disponibile delle famiglie italiane, ossia il reddito totale al netto di imposte e contributi, ha segnato negli ultimi quattro anni (2000-2004) un incremento in termini reali del 6,1%, con una crescita, negli ultimi due anni, rispettivamente dell’1,4% (2003) e dell’1,8% (2004). Calcolato per ogni singola famiglia l’aumento, nel quadriennio (2000-2004) è stato del 2,4%. Si tratta di un dato che stride con il clima di generale pessimismo che attanaglia il Paese, anche per le basse attese di crescita, ma che tuttavia può essere ricondotto ad alcuni significativi processi che hanno ridefinito nell’arco di pochissimi anni la geografia dei canali di formazione del reddito disponibile degli italiani. Innanzitutto la crescita del numero dei percettori di reddito (circa un milione in più tra 2000 e 2004), trainata da un incremento occupazionale del 4,2%; poi l’aumento, senza precedenti, dei redditi da lavoro autonomo che nell’arco di soli quattro anni sono cresciuti per singola unità di lavoro del 10,1%, contro un incremento medio dei redditi da lavoro dipendente dell’1,6%; ed infine la crescita dei redditi da fabbricato, indotta dalla rivalutazione degli immobili e dall’aumento degli investimenti immobiliari (+16% tra 2000 e 2004), che ha controbilanciato la netta contrazione delle rendite finanziarie, il cui volume si è ridotto del 25,9%. La crescita - parziale e differenziata - della disponibilità reddituale delle famiglie italiane non può non essere messa in relazione con il consolidamento dei circuiti dell’economia informale, i cui effetti si sono riverberati positivamente sulla “contabilità” delle famiglie e negativamente sui conti nazionali. Dalla fine degli anni novanta, infatti, il valore aggiunto prodotto dall’area del sommerso, ha continuato ad aumentare a ritmi costanti, segnando tra 1998 e 2002 un incremento del 12,8%, che ha comportato un aumento del peso del sommerso sul Pil. Vi è poi chiaramente una tendenza allo sviluppo di fenomeni microevasivi, come confermato dai risultati dell’attività ispettiva svolti dalla Guardia di Finanza tra 2001 e 2003 che segnalano una netta crescita del giro d’affari sommerso (+28,2%) prodotto dagli evasori paratotali (vale a dire da quanti pur presentando livelli d’evasione superiori al 50% dichiarano i propri redditi al fisco), a fronte di una marcata contrazione (-27,2%) di quelli legati all’evasione totale. Nonché la crescita di un’evasione che si alimenta di cash, di transazioni realizzate all’ombra dell’informalità più totale e tendenzialmente sottratte a qualsiasi forma di accertamento: a titolo di cronaca, basti solo pensare che nell’ultimo anno gli italiani scoperti all’uscita da un esercizio commerciale senza scontrino o ricevuta fiscale sono passati rispettivamente dal 19,3% al 21,3% e dal 16,6% al 18,4%.
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