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Notiziario Marketpress di Lunedì 27 Giugno 2005
 
   
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  IL 14 LUGLIO SCIOPERO DEI MAGISTRATI. E I GIORNALISTI CHE FARANNO? STARANNO A GUARDARE? ABRUZZO: "AVREMO UN'INFORMAZIONE GIUDIZIARIA CENTRALIZZATA. E ANCHE RETICENTE?"  
   
  Milano, 27 giugno 2005 - I giornalisti, come i magistrati, sotto tiro. Per quanto riguarda i giornalisti, il Parlamento è sul punto di approvare alcune norme, che mettono a rischio il diritto dei cittadini all'informazione e il lavoro dei cronisti. L'ultima tegola è rappresentata dalla riforma della Giustizia: il relativo disegno di legge "potrebbe essere riapprovato dal Senato - secondo l'agenzia Apcom - già martedì della prossima settimana". Il 14 luglio i magistrati italiani incroceranno le braccia contro un provvedimento ritenuto incostituzionale in più punti. I giornalisti resteranno a guardare? Non sono in ballo, con questa "riforma", le loro libertà fondamentali di mediatori tra i fatti e la gente? Suscita, infatti, pesanti perplessità anche di profilo costituzionale un passaggio, che riguarda i rapporti Stampa-magistrati delle Procure della Repubblica. Il Governo è delegato ad adottare, entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge, con l'osservanza dei princìpi e dei criteri direttivi di cui all'articolo 2 (commi 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 8), uno o più decreti legislativi. Nell'attuazione della delega il Governo si atterrà ai seguenti princìpi e criteri direttivi:... "prevedere che il procuratore della Repubblica tenga personalmente, o tramite magistrato appositamente delegato, i rapporti con gli organi di informazione e che tutte le informazioni sulle attività dell'ufficio vengano attribuite impersonalmente allo stesso; prevedere che il procuratore della Repubblica segnali obbligatoriamente al consiglio giudiziario, ai fini di quanto previsto al comma 3, lettera r), numero 3), i comportamenti dei magistrati del proprio ufficio che siano in contrasto con la disposizione di cui sopra". Franco Abruzzo, presidente dell'Ogl, ha dichiarato: "Questa riforma della Giustizia, per quanto riguarda i giornalisti, è in netto e radicale contrasto con l'articolo 21 (Ii comma) della Costituzione. La Costituzione disegna una professione giornalistica libera, non soggetta ad autorizzazioni e censure. Il ruolo "monopolista" assegnato dalla nuova legge ai Procuratori della Repubblica contrasta con questi principi. La visione del legislatore è quella del generale Cadorna, quando l'Italia era impegnata nella prima mondiale: i giornali erano obbligati a pubblicare soltanto i bollettini del Comando supremo; potevano, però, scrivere articoli di colore sulla guerra. I giornali saranno costretti a pubblicare soltanto quel che dice il Procuratore capo della Repubblica novello Cadorna? Che accadrà se i giornali pubblicheranno notizie giudiziarie fuori dal canale ufficiale? Si apriranno inchieste a caccia del magistrato troppo loquace? Avremo un'informazione giudiziaria non solo centralizzata, ma anche reticente? "Tutte le informazioni sulle attività dell'ufficio del Pm - continua Abruzzo - dovranno essere attribuite impersonalmente allo stesso Ufficio. Che significa? I giornali dovranno censurare i nomi dei magistrati, che si occupano delle singole inchieste? E se ciò non dovesse accadere?".  
     
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