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Notiziario Marketpress di Lunedì 27 Giugno 2005
 
   
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  JUNCKER CRITICA ASPRAMENTE L'ANALISI DI BLAIR SULLO SQUILIBRIO DEL BILANCIO COMUNITARIO  
   
  Bruxelles, 27 giugno 2005 - Il 22 giugno, analizzando dinanzi all'assemblea dei deputati del Parlamento europeo il controverso vertice del Consiglio svoltosi la settimana precedente, il presidente uscente del Consiglio e premier del Lussemburgo Jean-claude Juncker ha respinto le critiche mosse dal primo ministro britannico Tony Blair, che assumerà la Presidenza di turno dell'Ue il 1° luglio, riguardo alle priorità di spesa dell'Unione. A margine del vertice del Consiglio europeo del 18 giugno, il premier britannico ha sottolineato che l'Unione europea destina alle sovvenzioni agricole una quota del suo bilancio ben maggiore di quella che stanzia per la ricerca e l'innovazione, e ha sollevato l'interrogativo se questa scelta corrisponda a priorità sensate per il Xxi secolo. Per tutta risposta, il presidente Juncker ha detto agli eurodeputati: "La gente dice qualsiasi genere di sciocchezza. Occorre confrontare dati comparabili". Ha fatto presente che, dal momento che i fondi per la ricerca provengono principalmente da risorse nazionali mentre l'agricoltura è totalmente finanziata a titolo del bilancio comunitario, per procedere a un confronto più accurato si dovrebbero prendere in considerazione i 524 miliardi di euro che saranno erogati a favore della ricerca a livello nazionale e dell'Unione europea tra il 2007 e il 2013 ai tassi correnti, e i 305 miliardi di euro per investimenti nel settore agricolo a livello comunitario previsti per lo stesso periodo. Jean-claude Juncker ha valutato i risultati conseguiti nel corso del semestre di Presidenza dell'Unione europea da parte del suo paese e ha evidenziato il nuovo impulso impresso alla strategia di Lisbona durante il mandato lussemburghese nonché l'accordo del Consiglio in merito a un nuovo insieme di orientamenti che servirà da base per i piani di riforma nazionale. "Coloro che chiedono un processo di modernizzazione dell'Unione europea dando al contempo l'impressione che gli altri siano ciechi di fronte alle sfide che ci attendono dovrebbero leggere le proprie decisioni e applicarle, anziché esigere costantemente che ne vengano elaborate di nuove", ha precisato. Riguardo alla specifica questione delle prospettive finanziarie, il presidente Juncker ha citato un suo stesso intervento pronunciato al Parlamento europeo a gennaio. "Faremo tutto quanto in nostro potere per pervenire a un accordo, ma non ci facciamo illusioni. Gli Stati membri si sono arroccati su posizioni da cui sarà arduo uscire". "Avevo ragione!" Infine ha dichiarato di ritenere che qualsiasi compromesso futuro sul bilancio comunitario differirà solo in misura marginale dal volume di bilancio proposto nel compromesso finale della Presidenza del Lussemburgo. Il 23 giugno, rivolgendosi al Parlamento europeo, il prossimo presidente del Consiglio Tony Blair ha ribadito di ritenere che all'Ue occorra un nuovo programma politico, ma ha respinto le accuse mossegli secondo cui starebbe tentando di promuovere un modello puramente economico. "[Alcuni] hanno insinuato che voglia abbandonare il modello sociale europeo. Ma ditemi: che cosa rappresenta un modello sociale che ha 20 milioni di disoccupati in Europa, tassi di produttività inferiori a quelli degli Usa, che permette che l'India produca più laureati in scienze rispetto all'Europa e che nell'ambito di qualsiasi indice relativo di un'economia moderna - competenze, R&s, brevetti, Ti - sta registrando una flessione anziché un'ascesa?" Ha aggiunto: "Lo scopo del nostro modello sociale dovrebbe consistere nel promuovere la nostra capacità concorrenziale, assistere le nostre popolazioni ad affrontare il fenomeno della globalizzazione, aiutarle a coglierne le opportunità e a evitarne i pericoli. È logico che ci occorra un'Europa sociale. Ma deve essere un'Europa sociale che funziona". Il modo per realizzare questo scenario è già chiaro, ha affermato Blair: "[A]ttuare l'agenda di Lisbona. In termini di occupazione, partecipazione al mercato del lavoro, abbandono precoce della scuola, apprendimento lungo tutto l'arco della vita, i nostri progressi non si avvicinano neanche lontanamente agli obiettivi precisi stabiliti a Lisbona. L'agenda ci ha indicato cosa fare. Attiviamoci". Ha concluso: "Investimenti nella conoscenza, nelle competenze, nelle politiche attive in materia di mercato del lavoro, nei parchi scientifici e nell'innovazione, nell'istruzione superiore, nella rivitalizzazione urbana, nell'aiuto a favore delle piccole imprese. In questo consiste una politica sociale moderna, e non in una regolamentazione e in una tutela delloccupazione che possono salvaguardare alcuni posti di lavoro per un certo periodo per farne poi perdere molti altri in futuro". Dal canto suo, il Presidente della Commissione José Manuel Barroso ha avuto parole di elogio per gli importanti risultati conseguiti dalla Presidenza lussemburghese, soprattutto per quanto riguarda il rinnovo della strategia di Lisbona e ha affermato di attendere con ansia che il Regno Unito dia seguito a quanto intrapreso. Nondimeno, ha concluso con un monito contro qualsiasi svilimento delle proposte del Parlamento e della Commissione in merito alle prospettive finanziarie, facendo presente che tale scelta pregiudicherebbe la crescita, i posti di lavoro, la competitività, l'istruzione, l'innovazione e la ricerca.  
     
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