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Notiziario Marketpress di
Lunedì 27 Giugno 2005
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PROMETEIA PRESENTA A BOLOGNA IL RAPPORTO DI PREVISIONE DI GIUGNO 2005 SULLE PROSPETTIVE DELL'ECONOMIA INTERNAZIONALE E ITALIANA |
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Bologna, 27 giugno 2005 - Rispetto a tre mesi fa è l'economia italiana che ha riservato le maggiori sorprese. Da tempo vengono segnalate le incertezze sulle sue prospettive, ma i dati relativi al primo trimestre del Pil e delle sue componenti hanno rivelato che la situazione è peggiore delle attese. L'economia italiana è scivolata in recessione e in appena sei mesi è andata persa metà della crescita cumulata nell'intero quadriennio 2001-2004. Pur ipotizzando che nei rimanenti trimestri dell'anno la tendenza si inverta, la profondità della caduta registrata nel passato semestre condiziona il risultato per il 2005, che molto difficilmente potrà risultare positivo. È una recessione tutta italiana, riflesso di fattori accidentali, difficoltà congiunturali e problemi strutturali. L'economia mondiale continua infatti a crescere a ritmi elevati, anche se in graduale rallentamento. Secondo le attese, questo rallentamento è guidato dagli Usa, dall'area Uem e da alcuni grandi paesi emergenti (Brasile e Russia), mentre Giappone e Cina si mantengono su un ritmo di crescita stabile. Nello scenario internazionale, la differenza rilevante rispetto a quanto delineato negli ultimi due anni sta piuttosto nel non prospettare più la desincronizzazione nella velocità di crescita tra Europa e Usa. La crescita sta decelerando in entrambe le aree e sembra prematuro ipotizzare la capacità dell'economia europea di trainare la crescita: nonostante i bassi tassi di interesse, il ciclo degli investimenti non evidenzia segnali di ripresa, e sembra inoltre accentuarsi la variabilità tra le diverse economie reali dell'Uem. La media dei tassi di crescita dei paesi europei dovrebbe risultare nei prossimi anni di poco superiore a 1.5 per cento. La previsione di un rallentamento della crescita sia delle economie dell'area continentale (Cina e India dall'8.5 al 7 per cento circa nel biennio 2005-07) sia dell'economia americana, dovrebbe portare verso un ridimensionamento del prezzo del petrolio attorno ai 45 dollari per barile. L'incertezza che caratterizza i paesi dell'Uem, negli ultimi mesi in modo particolare a livello politico, potrebbe portare ad una maggior cautela nella diversificazione valutaria dei portafogli internazionali, con una conseguente flessione nella quotazione dell'euro nei confronti del dollaro che solo tra un anno dovrebbe ritornare al valore medio di 1.3 dollari. Tale maggiore debolezza dell'euro, unitamente al permanere di alti disavanzi nei conti pubblici dei principali paesi dell'area euro, dovrebbe portare la Bce a mantenere una politica monetaria neutrale, mentre la diversa congiuntura e i relativamente maggiori rischi inflazionistici negli Usa dovrebbero riflettersi in tassi di interesse in aumento, con un conseguente ampliamento del differenziale di interesse sui mercati monetari di oltre 50 punti base. Dunque, in questo contesto globale ancora sostanzialmente positivo, l'economia italiana presenta caratteri di debolezza peculiari. A livello congiunturale, la recessione dovrebbe tecnicamente terminare con il secondo trimestre dell'anno in corso. Pur tenendo conto di qualche elemento di ottimismo derivante dalle informazioni sulla produzione industriale del mese di aprile (1.9 per cento sul mese precedente), si ritiene che il recupero potrebbe essere lento a seguito dell'elevato livello delle scorte di prodotti finiti ancora presente presso le aziende, portando probabilmente ad una crescita leggermente negativa nella media del 2005 e inferiore all'1 per cento nel 2006. Negli anni successivi, in assenza di altri shock, e coerentemente con la stabilizzazione del cambio e la minore incertezza legata al prezzo del petrolio, la crescita riprenderà ad avvicinarsi a quella potenziale, che nel frattempo si è ridotta all'incirca all'1.5 per cento. Permangono infatti le difficoltà derivanti dalle debolezze di stampo strutturale, tra le quali la peculiare composizione merceologica della produzione, e di conseguenza delle esportazioni, che si trovano ora a fronteggiare più che nel passato la competizione proveniente dai paesi di più recente industrializzazione, e la perdita di competitività di prezzo in conseguenza dell'apprezzamento del tasso di cambio dell'euro ma anche del divario tra i tassi di inflazione interni. Prospettive di crescita ridimensionate, alle quali difficilmente la politica di bilancio potrà fornire un sostegno, trovandosi a dover affrontare la necessità di sostituire entrate una tantum, utilizzate negli anni passati per coprire spese di natura permanente, un ciclo elettorale e il perdurare di effetti ciclici negativi. Nel corso del 2005 l'indebitamento netto delle Ap raggiungerà il 4.1 per cento del Pil per arrivare al 4.6 per cento nel corso del prossimo anno. Nell'orizzonte di previsione si ipotizzano piani di rientro coerenti con un ritorno al di sotto del 3 per cento ma non prima del 2009. Il rapporto debito pubblico/Pil, di nuovo in aumento nel 2005, potrà ridursi solo in presenza di massicce vendite di patrimonio pubblico, che porteranno ad un avanzo primario prossimo allo zero nel 2006, come risultato di una pressione fiscale costante e di un aumento di un punto percentuale di Pil della spesa corrente al netto di interessi. Quadro di sintesi delle previsioni | Italia | Uem | Usa | Pil | 2004 | 1.1 | 1.7 | 4.4 | 2005 | -0.2 | 1.5 | 3.4 | 2006 | 0.9 | 1.7 | 2.8 | 2007-2008 | 1.4 | 1.8 | 3.1 | Inflazione | 2004 | 2.2 | 2.1 | 2.7 | 2005 | 2.0 | 2.2 | 3.0 | 2006 | 1.8 | 1.7 | 2.7 | 2007-2008 | 2.2 | 1.8 | 3.1 | Indebitamento netto delle Ap (in % del Pil) | 2004 | 3.2 | 2.7 | 4.3 | 2005 | 4.1 | 2.9 | 4.0 | 2006 | 4.6 | 2.7 | 3.8 | 2007-2008 | 3.6 | 2.5 | 3.6 |
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