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Notiziario Marketpress di Giovedì 25 Marzo 2004
 
   
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  UE: TRA I FRUTTI DOP E IGP TRIONFA LA MELA MA IN ITALIA C’E SOLO QUELLA DELLA VAL DI NON  
   
  Primi nel comparto ortofrutticolo, con 37 prodotti certificati per un valore di circa 75-80 milioni di euro al consumo, gli Italiani diventano ultimi nel campo della frutta fresca Dop: possono vantare solo 2 denominazioni (la Mela della Val di Non e il Fico d’India dell’Etna) sulle 25 attualmente assegnate in Europa. Ma quali sono i frutti più”premiati”? La mela, l’uva, la ciliegia e la pesca. In tutta Europa esistono appena 25 frutti Dop e 32 Igp: 57 denominazioni iscritte nel registro della Commissione Europea su un totale di 132 prodotti ortofrutticoli, che oltre alla frutta fresca includono vari tipi di vegetali, cereali, legumi, frutta secca, riso ecc…. Oltre la metà dei frutti Dop si concentrano su 4 tipologie: mela (5), uva (4), ciliegia (2) e pesca (2). E l’Italia come si posiziona in questo confronto su frutta e verdura di qualità europea? Il nostro Paese conferma – con ben 37 tra indicazioni geografiche e denominazioni di origine protette - la leadership conquistata nel paniere generale delle Dop e Igp, dove risultiamo primi con 134 prodotti su un totale di circa 630, mentre la Francia ci tallona con 133 riconoscimenti. Il mercato dei prodotti Dop e Igp italiani sfiora oramai gli 8 miliardi di euro di valore al consumo, con una quota derivante dall’export di circa 1500 miliardi di euro. Il comparto ortofrutticolo – nonostante sia quello più rappresentato nel paniere italiano delle denominazioni protette - “pesa” ancora relativamente poco (circa l’1%) dal punto di vista economico, con 75-80 milioni di euro di fatturato rispetto ai 4.4 miliardi di euro dei formaggi e i 2.8 miliardi di euro dei salumi e prosciutti. Questi dati relativi al comparto ortofrutticolo di qualità in Europa sono stati elaborati e diffusi dal Consorzio produttori Mela della Val di Non (ben 5000 soci raccolti attorno al marchio Melinda) in occasione della presentazione, a Milano, della Dop concessa sul finire dello scorso anno. Scopriamo così che in Italia la Mela della Val di Non grazie al riconoscimento ottenuto dalla Commissione Europea, diventa al tempo stesso la prima mela e il primo frutto (insieme al Fico d’India dell’Etna) Dop italiano. Mentre sono appena 4 – alle 2 denominazioni già citate si aggiungono anche con il Marrone di San Zeno e il Pomodoro S. Marzano dell’Agro Sarnese Nocerino – le Dop dell’intero comparto ortofrutticolo italiano, su un totale, lo ricordiamo, di una quarantina di prodotti. “Per i 5200 soci del Consorzio produttori Mele della Val di Non – spiega Luca Granata, Direttore Generale di Melinda - si tratta di un importante riconoscimento alla qualità del lavoro svolto in questi anni e agli sforzi per mantenere saldo il legame con il territorio e le tradizioni. Che le mele di queste valli siano davvero tra le migliori del nostro Paese lo sanno i milioni di consumatori che si sono avvicinati in questi anni al nostro prodotto, ora la qualità viene certificata dal massimo organismo europeo preposto alla salvaguardia della tipicità. Questo ci fa piacere, anche perché sottolinea che la mela della Val di Non è un prodotto tipico, coltivato da migliaia di piccoli produttori, nel rispetto delle regole tradizionali che da sempre rendono questa valle famosa nel mondo per le sue mele. Senza dimenticare che si tratta di un prodotto Dop “vero”, nel senso che è effettivamente disponibile in quantità tali da poter arrivare sulle tavole di tutti gli italiani, come il Parmigiano Reggiano e il Prosciutto di Parma. Non è una realtà di nicchia, disponibile solo per pochi fortunati per i numeri ridottissimi della produzione”. L’italia, leader nel settore dell’ortofrutta di qualità in Europa (37 tra Dop e Igp) Un’analisi dei dati raccolti ed elaborati dal Consorzio produttori Mela della Val di Non mostra la situazione del paniere ortofrutticolo Dop e Igp in Europa. L’italia guida la classifica attestandosi saldamente al primo posto, con 37 riconoscimenti complessivi, seguita dalla Spagna (25), dalla Grecia (22), dal Portogallo e dalla Francia (entrambi 19). Se passiamo a esaminare il peso delle Dop sul totale, ci accorgiamo però che l’Italia perde pericolosamente posizioni, con appena 4 Dop contro le 12 di Spagna, Grecia e Portogallo e le 7 della Francia. Il che significa che se in Italia le Dop “pesano” sul complesso dei riconoscimenti ortofrutticoli appena un 10%, nei nostri concorrenti questa percentuale sale dal 37% della Francia al 64% del Portogallo, passando per il 48% della Spagna e per il 55% della Grecia. Al di là di quanto si potrebbe pensare anche denominazioni notissime come l’Arancia rossa di Sicilia, il Cappero di Pantelleria, la Lenticchia di Castelluccio di Norcia, il Limone di Amalfi o di Sorrento, il Pomodoro di Pachino o il Radicchio rosso di Treviso sono infatti tutte Igp. La Mela della Val di Non, 280.000 t. Per un fatturato di 186 milioni di euro La Mela della Val di Non si dimostra quindi un’eccezione, in un panorama italiano nel quale la frutta e verdura di qualità sono quasi sempre Igp e non Dop ed entra nell’esclusivo club delle 5 mele europee a denominazione di origine protetta (vedi scheda a parte), condividendo con la Spagna, il Portogallo e la Grecia il piacere di esprimere la versione più “nobile” del frutto più amato in assoluto dai consumatori. La mela più famosa d’Italia – forte delle sue 16 cooperative, di una produzione media di 280.000 t e di un fatturato che nel 2002-2003 ha toccato i 186 milioni di euro – aggiunge dunque una garanzia in più per chi la acquista. Su ogni golden, renetta e stark delicius commercializzata dal Consorzio Melinda, che porta sul mercato oltre il 95% delle Mele della Val di Non, al celebre marchio ormai ben noto ai consumatori si aggiunge la scritta Dop e una pennellata di verde che vuole richiamare, appunto, la Val di Non, territorio al centro della denominazione attribuita lo scorso settembre dalla Commissione Europea. Il segreto della croccantezza svelato dal Disciplinare di produzione Se la Mela della Val di Non fino ad oggi è stata sinonimo di croccantezza e gusto davvero speciali, oggi arriva il Disciplinare di produzione – obbligatorio per tutte le produzioni Dop – a svelarci il piccolo segreto di questo primato. Scopriamo, infatti che “la vocazione del territorio per la produzione di mele di elevato pregio organolettico-qualitativo è riconducibile alle esclusive matrici geologiche di tipo calcareo-dolomitico e tonalitico, non riscontrabili in altre aree a destinazione frutticola”. Il Disciplinare stabilisce anche la densità d’impianto (non più di 4800 piante per ettaro), regole per la potatura (che deve essere effettuata tassativamente a mano), il periodo in cui è consentito irrigare (da marzo a ottobre), le rese massime (68 tonnellate per ettaro) e impone che la raccolta venga effettuata “esclusivamente a mano e nei mesi di settembre ed ottobre, a seconda della maturazione fisiologica della varietà”. Mele che “sanno di montagna” dunque, che per beneficiare della Dop devono essere della varietà “Golden, Renetta, Red,” prodotte nel “Bacino Idrografico del Torrente Noce ricadente nella Val di Sole e Val di Non, altrimenti chiamate Valli del Noce o Anaunia”, in Provincia di Trento. Nuovi investimenti per l’ammodernamento tecnologico e i risultati della raccolta Il riconoscimento della Dop arriva in un momento importante della storia di Melinda, in coincidenza con un progetto strategico triennale (2003-2005) che ha toccato e sta toccando diversi nodi fondamentali dell’attività del Consorzio stesso: l’adeguamento delle sale di lavorazione – che ha già portato a una revisione dei compiti delle varie cooperativa e a una loro razionalizzazione - prosegue con un ulteriore investimento di 42 mio di euro, che serviranno a realizzare 2 nuovi centri di selezione e confezionamento ad elevata tecnologia (inaugurazione prevista a settembre 2005). L’obiettivo è arrivare a soli 5-6 centri (contro i 16 del 2002) dalla massima efficienza e capacità produttiva, tutti in grado di rispettare i più severi standard internazionali di certificazione (Iso 9001, Brc, Ifs), consentendo l’assoluta tracciabilità del prodotto. Prosegue anche il piano di adeguamento dell’assetto varietale, approvato nel marzo dello scorso anno, che alla fine del 2008 porterà alla produzione di una quantità inferiore di golden (dal 78,6% del totale al 62,4%), una percentuale stabile di Renetta (6%), per veder crescere leggermente le Red delicius (da 8,4% a 10,9%) e in maniera sensibile le Gala (da 1,5% a 6,6%) e le Fuji (da 0,5% a 8,1%). Tutto questo s’inserisce nel quadro di una stagione di raccolta che non è stata delle più felici. A una flessione della produzione del 15% circa (in linea con l’andamento dei principali distretti italiani ed europei) si è aggiunto il danno, riportato dal 15% della produzione, causato dalla gradine.  
     
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