Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Martedì 28 Giugno 2005
 
   
  Pagina1  
  ANALISI FEDERLAZIO-BANCA BSI SULLA MINACCIA CINESE IN ITALIA  
   
   Roma, 28 giugno 2005 - Dopo il successo riscontrato lo scorso anno, è ripreso il ciclo di seminari organizzati dalla Federlazio in collaborazione con Banca Bsi Italia Spa, una tra le più importanti banche attive nel private banking e nell’asset management in Svizzera e in Italia, con filiali a Milano, Roma, Torino e Bologna. Si è svolto infatti, presso la sede dell’Associazione, il seminario “Cina: nuova minaccia, vecchi rimedi?” - curato da Giorgio Radaelli, responsabile per Banca Bsi dell’analisi dei mercati finanziari e delle strategie di investimento - con lo scopo di chiarire le vere cause della stagnazione economica italo/europea dopo la vertiginosa crescita cinese e per tentare di proporre eventuali rimedi. Decisamente interessanti i dati emersi nel corso del dibattito. Negli ultimi anni la Cina si è trasformata da un’economia chiusa ad un’economia decisamente più aperta, anche se ciò non ha impedito che ad oggi vi siano ancora 400 milioni di poveri, un reddito pro capite molto inferiore ai 1000 dollari annui e una crescente disparità interna economica e sociale. In tale situazione la Cina richiede importazioni ad alto contenuto tecnologico ed innovativo ed esporta beni più maturi simili a quelli italiani ma a costi decisamente inferiori. Per questo l’export italiano verso la Cina fa relativamente fatica e il paese asiatico fa concorrenza ai prodotti italiani. La speranza per l’Italia è che l’eventuale futuro aumento del reddito pro capite cinese, cambi l’import mix a favore dei beni voluttuari e del “Made in Italy”. La Cina rimarrà quindi una sfida competitiva ancora per qualche anno, ma nel contempo anche un’opportunità per quelle aziende che tendono a rinnovarsi. Tuttavia non dobbiamo considerare la Cina la causa scatenante della crisi che sta oggi vivendo la piccola e media impresa italiana. Essa è causata sia da politiche strutturali che non hanno privilegiato la ricerca e lo sviluppo italiano, sia da fattori competitivi che rendono più forti i nostri maggiori concorrenti europei, Germania in testa.  
     
  <<BACK