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Notiziario Marketpress di Mercoledì 29 Giugno 2005
 
   
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  VERTICE EUROPEO ALL'ESAME DEI DEPUTATI  
   
  Bruxelles, 29 giugno 2005 - L'aula ha svolto un dibattito sugli esiti della riunione del Consiglio europeo tenutasi il 16 e il 17 giugno. Ratifica della Costituzione e prossime prospettive finanziarie sono stati i principali punti discussi. Sul primo punto, si è deciso di prorogare il termine ultimo per le ratifiche al fine di avere il tempo di condurre un ampio dibattito. Sul secondo, invece, il Vertice non è riuscito a trovare un accordo. Ma i Capi di Stato e di Governo hanno anche trattato della Strategia di Lisbona nel più ampio contesto dello sviluppo sostenibile e dell'attuazione del Programma dell'Aia inteso a rafforzare lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia nonché della lotta la terrorismo. Per quanto riguarda le relazioni esterne, oltre ad una panoramica su diversi paesi o aree del mondo, il Vertice ha affrontato un dibattito sulla preparazione del Vertice Onu di settembre ed ha approvato il mandato per la prossima Presidenza in materia di Pesd. Il Consiglio europeo, poi, ha trattato il tema della lotta all'Aids e alle altre malattie trasmissibili. Riguardo ai prossimi ampliamenti dell'Unione, infine, i Capi di Stato e di Governo hanno plaudito alla firma del trattato di adesione di Bulgaria e Romania e hanno sottolineato la necessità di dare piena attuazione alle conclusioni adottate in occasione dei Vertici di giugno e dicembre 2004. Ratifica della Costituzione In merito al processo di ratifica della Costituzione, il Consiglio europeo ha adottato una dichiarazione con la quale si afferma di aver «preso atto dei risultati dei referendum in Francia e nei Paesi Bassi» ritenendo, tuttavia, che essi «non rimettano in discussione l'interesse dei cittadini per la costruzione europea». Di conseguenza, i Capi di Stato e di Governo hanno rilevato la necessità di «intraprendere una riflessione comune» che consenta l'avvio di un ampio dibattito «mobilitante» in tutti gli Stati membri che veda coinvolti i cittadini, la società civile, le parti sociali, i parlamenti nazionali e i partiti politici. Anche le istituzioni europee dovranno apportare il loro contributo a questo dibattito. Per il Consiglio europeo i recenti sviluppi «non rimettono in questione la validità della prosecuzione dei processi di ratifica» e, pertanto, ha convenuto di darsi appuntamento nel primo semestre 2006 «per procedere ad una valutazione globale dei dibattiti nazionali e per decidere sul seguito del processo». Il calendario della ratifica in vari Stati membri, se necessario, «sarà adeguato». A tale proposito, il Presidente Josep Borrell ha sottolineato come anche la maggioranza del Parlamento europeo fosse del parere di proseguire il processo di ratifica e ha definito «democratica» la decisione del Consiglio europeo. Solo due paesi rappresentanti 76 milioni di cittadini hanno detto No, ha proseguito, mentre altri dieci paesi che contano 225 milioni di cittadini hanno già ratificato il trattato costituzionale e tutti gli altri europei devono aver la possibilità di pronunciarsi. Per il Presidente, occorre ora approfittare del tempo supplementare a disposizione per consentire ai 455 milioni di cittadini europei di riflettere sul loro futuro comune. Il dibattito, al quale parteciperà attivamente anche il Parlamento, dovrà svolgersi a tutti i livelli dell'Unione e degli Stati membri e vertere, in particolare, sul modello di società europea di fronte alla globalizzazione e sulle frontiere dell'Europa. Nel primo caso si tratta di dimostrare che l'Unione può apportare prosperità, sicurezza e solidarietà ai cittadini senza imporre un modello unico di società. Nel secondo, si tratterà di distinguere la nozione di riunificazione dell'Europa, come avvenuto con l'ultimo ampliamento, e gli allargamenti futuri. Prospettive finanziarie Sul bilancio europeo per il periodo 2007-2013, il Vertice non è riuscito a trovare un'intesa globale. Le conclusioni della Presidenza, tuttavia, sottolineano la necessità di «chiarezza» sulle risorse dell'Unione a sostegno delle politiche comuni e affermano l'impegno a «compiere ogni sforzo per conseguire tale obiettivo». I lavori preparatori, vi si legge, «hanno consentito di progredire significativamente su questo punto» e il Vertice ha quindi convenuto sulla necessità di «mantenere l'enfasi e l'impulso impressi alle discussioni» dallo schema di negoziato della Presidenza. Il Presidente Borrell si è detto «profondamente deluso e rattristato» dal fallimento delle trattative sulle prossime prospettive finanziarie. Pur sostenendo che vi sia ancora tempo per trovare un'intesa, ha espresso dubbi che questa possa essere trovata nel corso del semestre britannico, visto lo svolgimento dei negoziati e talune posizioni assunte nella fase finale dei negoziati. Egli ha quindi ammonito che il dibattito sulle risorse proprie non deve focalizzarsi sui saldi netti di bilancio che danno l'impressione ai cittadini di «pagare una tassa ad una sorta di potenza straniera senza trarne beneficio». Questo, ha aggiunto, significa ignorare che «se stiamo assieme è perché esiste un valore aggiunto europeo» e che tutti abbiamo beneficiato, direttamente o indirettamente, della costruzione europea. Se dovesse persistere questo approccio con il quale ognuno si impunta sugli interessi nazionali apparenti a scapito dell'interesse comune, ha dichiarato, «sarà sempre più difficile, se non impossibile, trovare un accordo». Proseguire su questa strada, per il Presidente, porterà al fallimento dimostrando che, purtroppo, non esiste un'unione politica. L'esigenza dell'unanimità in questo campo non incita al compromesso ed è paralizzante per l'Unione, e ha quindi ricordato che la Convenzione, non seguita dai Capi di Stato e di Governo, aveva proposto di passare alla maggioranza qualificata. Se si fosse raggiunto un accordo, ha poi precisato il Presidente, sarebbe stato necessario iniziare un negoziato con il Parlamento e la Commissione che, ha sottolineato, a differenza del Consiglio, hanno già adottato la loro posizione al riguardo. Egli ha quindi ricordato che se non si giungesse a un'intesa entro novembre 2006, l'Unione funzionerebbe sulla base dei bilanci annuali e, in tale contesto, il Parlamento sfrutterà al massimo il margine di manovra conferitogli dai trattati.  
     
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