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Notiziario Marketpress di
Giovedì 25 Marzo 2004
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LO SHOW NON DEVE CONTINUARE DURA PRESA DI POSIZIONE DI EDIO COSTANTINI, PRESIDENTE DEL CENTRO SPORTIVO ITALIANO, ALLA LUCE DELLA SOSPENSIONE DEL DERBY LAZIO-ROMA |
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Milano, 25 marzo 2004 - Nella loro assoluta mancanza di precedenti, le circostanze che hanno portato alla sospensione del derby Lazio-roma hanno fatto nascere fortissima la sensazione che il calcio spettacolo sia arrivato alla resa dei conti, sfuggendo al controllo dei suoi stessi manovratori. Per anni si è restati pressoché inerti di fronte all’emergere e al consolidarsi di fenomeni come il doping chimico e finanziario, la violenza da stadio, gli sperperi di miliardi ed i bilanci taroccati, il prevalere degli interessi commerciali su quelli della sicurezza e del buon senso. Domenica sera sono venuti al pettine almeno tre nodi: lo strapotere degli ultras, giunti a diventare essi stessi gestori dello spettacolo; la pericolosità di far giocare le partite maggiormente a rischio in notturna festiva solo per vendere meglio i diritti tv; la cannibalizzazione dello spettacolo sportivo da parte di radio e televisioni, pronte ad enfatizzare acriticamente e in diretta qualsiasi fatto faccia audience, spesso soffiando sul fuoco delle passioni popolari. Probabilmente c’è anche dell’altro alle radici dell’episodio, motivi poco chiari che hanno portato tifoserie acerrime rivali a coalizzarsi per una visibilissima prova di forza, ma questo speriamo lo spiegheranno meglio le indagini di polizia e magistratura. La cosa più sbagliata che si possa fare ora è invece quella di pensare ad un evento eccezionale, scaturito episodicamente per circostanze casuali e irripetibili. Bisogna cominciare a guardare ai problemi del nostro calcio con uno sguardo più complessivo ed attento. C’è bisogno di dettare nuove regole d’insieme, e bisogna farlo a bocce ferme, dimenticando per una volta almeno l’assioma per cui “the show must go on”. Anzi, a questo punto, una settimana di stop non farebbe poi così male. A volte ci si deve fermare per riflettere tutti. A tal proposito grande valore assume l’idea dettata sabato scorso ai dirigenti del Csi nel corso dell’assemblea del comitato milanese dal cardinale Dionigi Tettamanzi. “Non possiamo non considerare ? ci piaccia o meno ? che i grandi campioni e lo sport dei grandi campioni costituiscono modelli di riferimento per tanti giovani. Per questo, non possiamo rassegnarci all’idea di uno sport professionistico, di vertice, poco attento alle sue responsabilità educative. Perché allora non provare a costituire un dove realtà professionistiche, dilettantistiche e amatoriali lavorano insieme, gomito a gomito, si confrontano, discutono e poi concordano dei progetti per realizzare esperienze educative? Un tavolo cioè dove ci si siede per riconoscere le condizioni e attuare le possibilità di uno sport che fa bene a tutti e ad ogni livello?” Le immagini del derby capitolino ci allontanano invece terribilmente da questa convinzione, nella cornice dell’anno dell’educazione attraverso lo sport quale è il 2004. Nessuno pensa di riportare il calcio di vertice ai tempi più o meno felici del dilettantismo e degli stadi da ventimila posti. Se il calcio vuole continuare ad assecondare la tendenza ad essere industria e spettacolo, faccia pure. Il vero nodo da sciogliere è come impedirgli di continuare a svilupparsi senza regole come ha fatto sinora, diventando un gigante dai piedi di argilla, pericoloso per sé e per la società civile. Ed ovviamente non parliamo solo di nuove regole organizzative e finanziarie, ma anche, e forse soprattutto, di regole etiche.
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