|
|
|
|
|
|
|
Notiziario Marketpress di
Venerdì 01 Luglio 2005
|
|
|
|
|
|
Pagina3 |
|
|
LE STRUTTURE DI ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE DEL TERRITORIO BIELLESE PROTAGONISTE DELLA MOSTRA “SUL FILO DELLA LANA”
|
|
|
|
|
|
Il Museo del Territorio nel Chiostro di San Sebastiano, la Fabbrica Pria alla periferia di Biella, la Fabbrica della Ruota a Pray Biellese ospitano in un contesto suggestivo la bella mostra dedicata all’eccellenza del territorio biellese, l’arte della lana. Nella sede del Museo del Territorio ubicato nel cinquecentesco Chiostro di San Sebastiano a Biella, le opere esposte indagano la cultura della lana, dai reperti archeologici all’arte contemporanea, attraverso l’esposizione di sculture e dipinti di pregio, oltre ad antichissimi oggetti di grande valore storico. Il visitatore è accolto da opere lontane fra loro per epoca, ma vicine concettualmente: dalla celebre scultura marmorea della Collezione Medici che rappresenta la famosa Arianna, ai montoni dorati creati del Cracking Art Group. Al piano superiore sono accostate opere di secoli differenti che si sono ispirate alla storia mitica della fanciulla che fa ritrovare la strada a Teseo nel labirinto del Minotauro nel palazzo di Cnosso: dalla figura di Giorgio De Chirico al filo rosso di lana nelle immagini di Teseo su un vaso attico, o trattenuto nelle mani di una Madonna russa del XIX secolo, Nelle opere di Luca Giordano, Odillon Redon e Tintoretto incontriamo invece leggende che raccontano legami esistenti fra lana, storia, mito e costume. Le leggende del Vello d’Oro e del Toson d’Oro compaiono rispettivamente nei disegni di Thiry Leonard provenienti dal Museo di Leida, e nel ritratto di Filippo III il Buono eseguito da Roger van der Weyden. Il tema della filatura è presente in numerosi artisti di epoche diverse, fra cui Andrea del Sarto, Pietro Longhi, Mario Sironi, Massimo Campigli. L’aspetto archeologico e paleontologico, curato con Lanfredo Castelletti, direttore del Museo di Como, regala al pubblico antichissimi reperti, come i gambali di lana risalenti all’età del ferro, e straordinari capolavori come l’ariete in bronzo della prima metà del III sec. a.C., donato da Vittorio Emanuele II al Museo Archeologico di Palermo, superstite di una coppia di età ellenistica, situata nel medioevo ai lati del portale del Castello Maniace a Siracusa. L’ariete è idealmente preannunciato dalle pecore raffigurate nel dipinto di Segantini, accanto al quale si trovano le opere del Brueghel con scene di tosatura. Importanti manoscritti antichi costituiscono l’aspetto documentario della sezione: il codice G301 della Biblioteca Ambrosiana di Milano mostra attraverso splendide pagine miniate il lavoro dei frati lanaioli. Il visitatore può immergersi nel mondo affascinante del costume attraverso i documenti e gli oggetti scelti da Franca Sozzani. Proprio dalle collezioni di Vogue provengono molte fotografie, alcune delle quali inedite, disposte in una vera e propria galleria fotografica. Suscitano interesse i costumi, dal prezioso abito Barège del 1844 realizzato in lana tanto sottile da eguagliare la seta, al guardaroba “improbabile” con il cappotto di Gorbaciov, il poncho di Garibaldi, i ponchos andini, i Tartari scozzesi e i maglioni di Aran con colori e trame che costituiscono un autoctono linguaggio. Numerosi i manufatti provenienti da tutto il mondo, fra cui un pregiato arazzo del XVI secolo e tappeti orientali con disegni straordinari: dal raro Ushak anatolico del XVI secolo - di cui si trova un esemplare molto simile in un dipinto del primo ‘600 attribuito a Marcus Gheeraerts- al tappeto cinese del XVII secolo a forma di pelle di tigre, fino al tappeto afgano della “guerra russo-afgana” del 1980, unico al mondo per formato e tecnica. Nella storia la lana è utilizzata anche per creare abitazioni, così nell’area curata da Davide Domenici dell’Università di Bologna e da Luca Emilio Brancati troviamo un’antica casa libica e una tenda berbera. Fabbrica Pria - periferia di Biella. Come la lana suscita la creatività nell’arte contemporanea: dipinti, fotografie, installazioni, video. Il percorso multisensoriale consente dì partecipare a tutto tondo attraverso la vista, l’udito, il tatto, l’olfatto. L’installazione dello scenografo Gianmaurizio Fercioni permette di toccare enormi gomitoli di lana e percepirne l’odore acquisito dopo il bagno nella tintura, e introduce idealmente alla videoinstallazione di Fabrizio Plessi che sottolinea il molo dell’acqua nella tintura della lana. L’area dismessa che ospita questa sezione torna a vivere, quasi fosse ancora in uso: la vita della fabbrica rinasce grazie alla videoinstallazione del celebre Studio Azzurro, che con immagini virtuali, suoni e voci coinvolge lo spettatore trasportandolo nell’atmosfera della manifattura laniera, suggerita dalle straordinarie immagini in movimento che ricompongono questo ambiente a cui non siamo avvezzi, ma che ha goduto di grande fortuna come testimoniano anche alcuni suggestivi scatti di archeologia industriale di Gabriele Basilico. Curata da Dominique Stella e Umberto Zampini, questa sezione presenta opere ispirate alla lana create da grandi nomi come, Beuys, Boetti, Lalanne, Man Ray, che rendono quanto mai contemporaneo questo antichissimo materiale. La lana è soggetto ispiratore e materiale con cui interagire, per molti artisti di spicco del panorama dell’arte contemporanea, che dunque hanno realizzato opere appositamente per la mostra: come Marcello Jori, Luigi Serafini con le quattro sculture che compongono “Famiglia Gomitaly” e il Cracking Art Group che offre al pubblico una grande installazione composta da sessanta pinguini in plastica blu, dotati di sciame di lana rossa, sospesi su un fittizio ponte sul torrente che lambisce la fabbrica. E’ inoltre presente Braco Dimitrijevic con una installazione incentrata su una galleria fotografica di ritratti celebri, tra cui Samuel Beckett, Amedeo Modigliani, Kazimir Malevi , e Jannis Kounellis con la “Grata lana e capelli”. Fabbrica della Ruota – Pray biellese. All’interno dell’ex Fabbrica, Studio Azzurro ha ricreato l’atmosfera di quando si lavorava la lana grezza, trasformata poi in tessuto attraverso il lavoro degli uomini e il contributo dell’energia generata dalla forza dell’acqua che muoveva la grande ruota. Le videoinstallazioni fanno idealmente muovere i macchinari tessili raccontano storie attraverso le voci degli uomini e delle donne che, dalla nascita della borghesia imprenditoriale alle lotte operaie, contribuivano all’incremento dell’industria tessile. L’ex lanificio del XIX secolo, splendido esempio di archeologia industriale, recuperato e divenuto museo, nonché sede di un centro di documentazione dell’industria tessile è situato a circa trenta chilometri da Biella. L’esposizione in questa sede è stata curata da Giovanni Vachino, presidente del Centro di documentazione di Biella. La rassegna è accompagnata da un catalogo edito da Skira, a cura di Philippe Daverio, con testi di Philippe Daverio, Claudio Strinati, Benedetta Barzini, Lucia Portoghesi, Nicola Spinosa, Alessandro Greggio e altri autori. info@museodelterritorio.biella.it www.sulfilodellalana.it
|
|
|
|
|
|
<<BACK
|
|
|
|
|
|
|
|