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Notiziario Marketpress di Venerdì 01 Luglio 2005
 
   
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  ALBERGHI, CRESCONO LA QUALITÀ E LE PREOCCUPAZIONI. GLI ACCORDI DI BASILEA 2 RISCHIANO DI PENALIZZARE I PICCOLI ESERCIZI, CHE SI STANNO SFORZANDO DI MIGLIORARE L'OFFERTA. GLI ARRIVI SONO IN CRESCITA, MA LE PRESENZE IN LEGGERO CALO  
   
  Negli ultimi anni gli alberghi italiani sono diventati più grandi e di qualità migliore, ma sono diminuiti di numero. Il settore sta, cioè, attraversando un periodo di ristrutturazione che lo ha portato ad adeguarsi a una domanda che chiede servizi di qualità. Tale ristrutturazione ha un costo e i recenti accordi di Basilea 2, che rivedono i criteri secondo cui le banche assegnano i prestiti alle imprese, non aiutano a sopportarlo. Sono, queste, le conclusioni di una ricerca di prossima pubblicazione a cura del Master in economia del turismo dell’Università Bocconi sul finanziamento del settore alberghiero. “I 39.816.084 arrivi e le 130.355.077 presenze negli alberghi italiani nei primi sette mesi del 2004 confermano un trend che dura da qualche anno –sostiene Magda Antonioli, direttore del master– che vede crescere gli arrivi, ma diminuire le presenze, per l’accorciamento della permanenza media, anche se, nel lungo periodo, entrambi gli indicatori sono in crescita”. Dal 1990 al 2003 gli arrivi negli alberghi sono cresciuti da 51.699.738 a 67.329.951 (+30,2%) e le presenze da 191.064.801 a 229.151.452 (+19,9%). Gli stessi anni hanno visto svilupparsi forme alternative di ricettività, dall’agriturismo al villaggio, che hanno ridotto l’incidenza degli alberghi sul totale: in quanto ad arrivi si passa dall’87,5% del 1990 all’81,4% del 2003 e in quanto a presenze dal 75,8% al 66,5%. Il settore ha reagito alla nuova concorrenza riducendo leggermente il numero degli alberghi, ma migliorando nettamente la qualità dell’offerta. Dal 1990 al 2003 gli esercizi sono diminuiti del 7,4% a 33.480, ma la loro dimensione media è aumentata, tanto che il numero di posti letto complessivi è cresciuto del 15,6% a 1.969.495. A uscire dal mercato sono state soprattutto le strutture più piccole e di qualità inferiore, mentre le altre hanno cercato di offrire un servizio sempre migliore. Lo dimostra il fatto che, nel 1990, il 39,3% delle presenze veniva registrato in strutture a 1 o 2 stelle, mentre nel 2003 si è scesi al 17,4%, con una crescita dei 3 stelle (da 43,2% a 54,8%) e dei 4 e 5 stelle (da 17,5% a 27,8%). L’industria si presenta sul mercato molto articolata sul territorio nazionale, costituita soprattutto da piccoli operatori, spesso familiari, che hanno bisogno di somme di denaro non sempre limitate per attuare i miglioramenti necessari (non solo di tipo immobiliare, quanto spesso in strutture inerenti a vari servizi accessori). Va al settore alberghiero e pubblici esercizi il 6,65% dei fidi tra i 75.000 e i 125.000 euro accordati dalle banche italiane, ma solo lo 0,75% di quelli superiori ai 25 milioni. Sono, inoltre, gli istituti meno radicati sul territorio (le banche a diffusione nazionale) ad avere la più alta incidenza di sofferenze sui prestiti erogati al settore, mentre le banche locali, con una conoscenza diretta degli albergatori, si comportano decisamente meglio. “Basilea 2 inserisce alcuni automatismi nella valutazione di rischiosità delle piccole imprese, mentre mantiene l’importanza di una valutazione soggettiva da parte di esperti per le imprese e le operazioni più grandi. Tuttavia –conclude Antonioli–, se per un verso ciò sembra apportare nuovi ostacoli al comparto, per un altro impone, come la ricerca vuole dimostrare che un’adeguata attenzione alla gestione degli aspetti finanziari delle piccole imprese, con l’assistenza assidua che le banche in grado di sviluppare l’aspetto relazionale possono fornire, saprà agevolare la crescita delle piccole strutture ricettive e portare il comparto a supportare il ruolo che le risorse turistiche del paese impongono”.  
     
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