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Notiziario Marketpress di Lunedì 04 Luglio 2005
 
   
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  IL BRASILE ALTERNATIVA ALLA CINA IL CENSIS SPIEGA LE NOVITÀ SUI DISTRETTI A SAN PAOLO DEL BRASILE  
   
  Roma, 4 luglio 2005 - Nei giorni scorsi si è svolto a San Paolo del Brasile un affollato workshop sul nuovo ciclo dei distretti industriali come “modello di produzione collaborativa per sfidare la globalizzazione” cui hanno partecipato oltre 150 imprenditori e rappresentanti della comunità degli affari paulista. L’incontro, promosso dalla Camera di Commercio Italo-brasiliana, dal Censis e dal Serasa (massimo organismo di informazione e consulenza del mondo imprenditoriale brasiliano), ha avuto come principale obiettivo quello di verificare le opportunità di collaborazione fra i due Paesi, tenuto conto delle difficoltà che incontrano i distretti industriali italiani per l’aggressiva competizione asiatica. 25 milioni d’italiani o persone di origine italiana producono il 35% del Pil brasiliano, guardando con interesse e attenzione ai rapporti con l’Italia. Potrebbero rappresentare un punto di riferimento importante per l’indispensabile riorganizzazione del modello produttivo distrettuale. Dal Rapporto Censis, presentato dal direttore dell’Istituto Giuseppe Roma, emerge un quadro del made in Italy spezzato fra settori che restano trainanti – l’alimentare, le lavorazioni di metalli, la meccanica di precisione e il biomedicale, il vetro e la ceramica, la cosmesi – quelli stazionari come meccanica, arredo, oreficeria o in bilico come tessile e abbigliamento. Nonostante la perdita di quote nel mercato mondiale del Sistema Italia alcuni settori restano vitali e in crescita. Fra il 2000 e il 2004 cresce la meccanica raggiungendo il 9,9% del mercato mondiale, così i prodotti in metallo (7,8%) e l’alimentare (4,5%). Le imprese esportatrici erano 176mila nel 2000 e sono diventate 183mila nel 2003; quelle che hanno partecipazioni in imprese estere da 4.406 a 5.202. Fra il 2000 e il 2004 sono strati effettuati 1,9 miliardi di euro di investimenti diretti italiani in Brasile dove sono presenti grandi gruppi come Fiat, Pirelli, Gie-ansaldo, Techint. Meno rilevante è la presenza di medie imprese e la delocalizzazione da parte delle imprese distrettuali. Per rivitalizzare l’esperienza dei distretti italiani e perché possa funzionare in Brasile, dove a partire dagli anni ’80 se ne sono formati 175 “è necessario aprire un nuovo ciclo di vita – ha affermato Giuseppe Roma – basato sulla condivisione delle competenze, sull’introduzione delle tecnologie telematiche e su una forte collaborazione per cogliere le opportunità del mercato. Un cammino da realizzare soprattutto grazie alla disponibilità reciproca e alla più facile comunicazione. Non a caso dal Nord-est ci si è spostati in Romania, dove si parla una lingua latina, e non nella più vicina e comunitaria Ungheria o nella cattolica Slovacchia”. I distretti italiani devono espandersi all’estero, per ragione di costi ma soprattutto per strategie di mercato. “Non devono semplicemente delocalizzare – ha proseguito Roma – ma giocare al “risiko” della competizione cercando di occupare posizioni in ogni mercato che promettere di espandersi, come il Brasile. Guardiamo alla Cina più per moda che per reale possibilità di aggredire significativamente un mercato enorme, con tanti competitors è difficile sotto ogni punto di vista. Il Brasile può essere un’alternativa da sperimentare concretamente”. Il presidente della Camera di Commercio Italo-brasiliana (e vice presidente vicario dell’Assocamerestero di Unioncamere) Edoardo Pollastri ha sottolineato come la Camera fungerà “da cerniera per promuovere l’incontro fra distretti italiani e brasiliani per realizzare iniziative comuni, mettendo a frutto opportunità come il basso costo delle materie prime e della mano d’opera, ma soprattutto valorizzando una cultura comune”. Il Censis sta valutando la possibilità di realizzare uno studio comparativo per individuare in quali distretti c’è interesse a delocalizzare in Brasile e quale area brasiliana può rispondere alle esigenze degli imprenditori italiani.  
     
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