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Notiziario Marketpress di
Martedì 05 Luglio 2005
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APPELLO AI NAVIGANTI: IL 16 LUGLIO MANIFESTAZIONE NAUTICA “ONDA SU ONDA, PER LO STRETTO CONTRO IL PONTE” |
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Milano, 5 luglio 2005 - Il 16 luglio la gente di mare manifesterà con le proprie imbarcazioni dalle 10.30 alle 14.00, chiamata dal Wwf Italia, dai pescatori e dai circoli nautici siciliani e calabresi, nelle acque dello Stretto di Messina per tutelarne la bellezza e l’integrità e per chiedere che sia interrotta la gara del General Contractor cui la Stretto di Messina Spa, con l’avallo del Governo, vorrebbe affidare la progettazione definitiva ed esecutiva e la costruzione del ponte, nonostante le grandi difficoltà tecniche, finanziarie, legali e il pesantissimo impatto ambientale. Il ponte verrebbe costruito in sfregio a quello scorcio di costa e di mare tra Cariddi e Scilla, con un investimento di 6 miliardi di euro (a consuntivo) per quella che potrebbe essere definita, se realizzata, un’inutile opera monumentale (un ponte ad unica campata, stradale e ferroviaria, di 3.300 metri di lunghezza). Ben altri sono i collegamenti autostradali, stradali e ferroviari utili al Mezzogiorno a cominciare dal potenziamento della portualità sulle due sponde dello Stretto, dal completamento dei lavori sulla A3 Salerno-reggio Calabria e della Ss109 Ionica e dalle linee ferroviarie Messina-palermo e Messina-catania. Si vuole procedere “ad ogni costo” (economico, sociale e ambientale), nonostante i colossi europei delle costruzioni (tra cui l’austriaca Strabag Ag, la francese Vinci e la spagnola Necso) si siano ritirati da una gara - che ora è tutta italiana: tra Impregilo e Astaldi -, dati i gravi rischi legali, geologici e tecnico-finanziari. Una gara che potrebbe portare vantaggio solo alle società di progetto. Sul ponte sarebbe bene che tutti si fermassero a riflettere per capire: Di Cosa Ci Priva – Sarebbero definitivamente compromessi i laghetti di Faro e Ganzirri, una delle più importanti aree umide in Sicilia per la sosta degli uccelli migratori e coinvolte almeno altre dieci tra zone di protezione speciale e siti di importanza comunitaria. La costa messinese, nella zona di Capo Peloro e la Costa Viola, sulla sponda calabrese, nonché le propaggini dei Peloritani sarebbero devastate dall’opera principale e dalle opere connesse. Il tratto di mare, importante rotta di passaggio dei cetacei e dei tonni, habitat di rari pesci abissali, subirebbe l’influenza dell’ombra (di giorno) e delle luci (di notte) del ponte. A Cosa Ci Costringe - Il ponte e le opere connesse hanno bisogno di spazio: gli espropri previsti sono centinaia. La durata dei cantieri sarà almeno doppia di quella prevista dai progettisti (almeno 12 anni invece di 6). Infatti, oltre al ponte saranno realizzate infrastrutture ferroviarie e stradali per complessivi 3,1 km di tratti su terra, 2,0 km di tratti su viadotto e 20,6 km di tratti in galleria. Il che comporterà: un fabbisogno complessivo di inerti pari a 3.540.000 metri cubi di materiali (di cui 1.750.000 vengono da cave); e una produzione di materiali provenienti dagli scavi per un totale di oltre 6.800.000 metri cubi Si valuta che soltanto sulla sponda messinese ci saranno 12 cantieri, 6 siti di deposito temporaneo e 1 di deposito finale. Quanto Ci Costa – Il costo del ponte in realtà si stima ad oggi tra i 7,5 e i 9 miliardi di euro. Infatti, nei 6 miliardi non è stato calcolato né l’aumento del 50% del costo dell’acciaio sui mercati internazionali, che dovrebbe portare ad un incremento di prezzo dell’opera attorno al 15%, né il rilevante aumento del costo del lavoro per il raddoppio dei tempi dei cantieri. E’ stato anche ampiamente sottovalutato l’aumento dei costi derivato dalle 35 prescrizioni di carattere tecnico e ambientale, richieste dal Cipe, in occasione dell’approvazione del progetto preliminare, che riguardano quasi tutti gli aspetti fondamentali (naturalistici, paesaggistici e urbanistici), tra cui quelli importantissimi, per l’area interessata dall’intervento, inerenti gli aspetti sismologici e geo-tettonici. Dall’università Cattolica e dal Politecnico di Milano è stato stimato che il Valore attualizzato netto (Van) finanziario del ponte, che corrisponde alla differenza tra la spesa per l’infrastruttura e gli incassi previsti dai pedaggi, risulta negativo per –1,39 miliardi euro. In difesa dello Stretto di Messina, chiediamo pertanto di: 1) bloccare la Gara del General Contractor, visti i gravi problemi tecnici, economico-finanziari e ambientali; 2) impiegare i 6 miliardi di euro per adeguare e potenziare le infrastrutture esistenti in Calabria e in Sicilia; 3) cancellare il canone fittizio di 138 milioni di euro l’anno che Rfi dovrebbe corrispondere a Stretto di Messina 4) trasformare la Stretto di Messina Spa, costituita per realizzare il ponte, in una società per la promozione delle infrastrutture utili al Sud.
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