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Notiziario Marketpress di Mercoledì 06 Luglio 2005
 
   
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  USURA A MILANOCOLPITI SOPRATTUTTO PICCOLI IMPRENDITORI, COMMERCIANTI E ARTIGIANI. CRESCE L’USURA FEMMINILE (È IL 40%). E IL 29% SONO FILIPPINE. 3,5 ANNI IN MEDIA PER I PROCESSI  
   
  Milano, 6 luglio 2005 - Il mercato del credito illegale? Diffuso perché facile e veloce. E spesso non servono garanzie. Ma con i primi ritardi nei pagamenti arriva l’estorsione. Tra le vittime, al nord, soprattutto piccoli imprenditori, artigiani e commercianti, al sud le famiglie. Le cause? Difficoltà finanziarie, investimenti da effettuare in azienda, spese sanitarie impreviste, matrimoni in famiglia, il gioco. Ma alla base c’è anche una cattiva gestione finanziaria. Tra il 1999 ed il 2002, 40 i procedimenti conclusi a Milano, con 24 sentenze di condanna (il 60% dei casi). Che coinvolgevano 35 usurai. Legate a loro, 64 le vittime accertate. 14 le archiviazioni per insussistenza del fatto o per la difficoltà di reperire le prove. 4 le tipologie di usurai individuate: individui autonomi (51,4%), piccoli gruppi (22,9%), società finanziarie di facciata (11,4%) e criminalità organizzata (14,3%). Difficile riconoscerli. Spesso sono insospettabili: pensionati, impiegati, commercianti, casalinghe. Come trovarli? Funziona soprattutto il passaparola. Sono spesso amici o conoscenti. Ma l’inasprimento delle pene rende sempre più professionale il reato. Che si colora anche di rosa. Aumentano le donne (40% dei condannati), intermediarie in combutta con mariti usurai (21,4% delle condannate), ma sempre più spesso imprenditrici individuali del mercato del credito illegale (64,3%). Con loro meno ricorso alle minacce perché i prestiti si basano di più sulla fiducia. L’usura si diffonde anche tra gli extracomunitari, soprattutto tra le filippine (il 22% degli usurai individuali, il 29% del totale delle donne). Poche ancora le denunce rispetto alla reale diffusione del fenomeno. I motivi principali: il peso della gratitudine o la paura di ritorsioni fisiche. E dopo la denuncia, per arrivare ad una sentenza servono in media 3,5 anni. Gli strumenti per combattere il fenomeno? Il fondo di solidarietà per le vittime e il fondo di prevenzione per chi rischia di diventarlo. Strumenti da migliorare ed integrare. Anche con una maggiore flessibilità del sistema creditizio ed una maggiore informazione. E da difendere da chi tenta la truffa a danno di Stato o creditori. Lo dichiarano magistrati, rappresentati di confidi, fondazioni ed istituzioni pubbliche intervistati nell’ambito della ricerca “Il mercato dell’usura a Milano: un bilancio dopo l’approvazione della nuova legge” realizzata dalla Camera di commercio di Milano attraverso il Centro Nazionale di Prevenzione e Difesa Sociale, presentata oggi dalla Camera di Commercio di Milano nell’ambito della conferenza “Prevenzione dell’usura. Un modello di governance integrata” alla presenza di rappresentanti delle istituzioni, di consorzi di garanzia e associazioni, per fare il punto sullo stato del fenomeno a Milano e sugli interventi correttivi da attivare. Tra gli altri hanno partecipato: Sangalli, Penati, Ferrante, Livia Pomodoro. “L’attenzione della Camera di commercio di Milano - ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano – è rivolta ad un mercato trasparente e sano, a misura di imprese e consumatori, che funziona con regole condivise, a tutela delle diverse parti. Per questo è importante riunire gli sforzi delle amministrazioni coinvolte per combattere insieme un fenomeno come l’usura. In questa direzione la Camera di commercio è impegnata con i Confidi per iniziative di prevenzione nel settore del credito.” Sintesi della ricerca “Il mercato dell’usura a Milano: un bilancio dopo l’approvazione della nuova legge”. Osservazione compiuta sull’area di Milano e provincia nel periodo compreso tra il 1999 ed il 2002. Preso in considerazione come anno iniziale il 1999 per dare modo alla nuova normativa di essere applicata trascorsi tre anni dall’entrata in vigore della legge 108 del 1996. Sono stati esaminati fascicoli giudiziari presso la Procura del Tribunale di Milano, tra il marzo e luglio 2003. 169 le notizie di reato per usura pendenti alla fine del 2002. 117 quelle esaurite durante l’anno e 93 quelle sopravvenute. Tra il 2000 e il 2002 aumentano le richieste di archiviazione rispetto ai rinvii a giudizio (229 contro 51). Dal 1999 al 2002, 84 i procedimenti per i quali è stato chiesto rinvio a giudizio. 69 quelli esaminati dalla ricerca. Di questi 14 sono stati interrotti per sentenza di non luogo a procedere e 55 sono andati in giudizio. Tre le modalità seguite per la fase del giudizio: rito ordinario, abbreviato o patteggiamento. 40 i giudizi conclusi, 15 quelli ancora in corso. 24 i procedimenti conclusi con sentenze di condanna, 35 imputati ritenuti colpevoli di reati di usura e 64 le parti offese. L’usuraio. I reati commessi dai 35 usurai accertati (per condanna o patteggiamento della pena) sono stati: usura, tentata estorsione, estorsione, esercizio abusivo di attività finanziaria, truffa, lesione personale. Alcuni di questi reati risultano effettuati in concorso e/o in forma continuata. 2,5 il numero medio di reati per cui è stata emessa condanna. 16 usurai sono stati condannati per un solo capo d’imputazione, 11 per due capi, 3 per tre capi e 5 singoli usurai per rispettivamente 4, 5, 9, 11 e 12 capi di imputazione. L’usura il reato più diffuso distinta tra usura continuata (25,7%), usura (20%), usura continuata in concorso (11,4%) e usura in concorso ed esercizio abusivo di attività finanziaria in concorso (8,6%). Gli altri reati incidono singolarmente per il 2,9%. 4 le categorie in cui si distinguono gli usurai: usuraio autonomo (51,4%), il piccolo gruppo (22,9%), usuraio operante con schermo di società finanziaria (11,4%), organizzazione criminale (14,3%). Il 1°tipo di usuraio opera da solo, in modo sia occasionale che abituale, ed entra in contatto con le vittime tramite conoscenza diretta o su indicazione di altre persone. Il 2° tipo invece compie il crimine con il concorso di altri, si tratta spesso di marito e moglie. Il 3° tipo opera in genere in un apparente scenario legale ed entra in contatto con le vittime tramite società di intermediazione finanziaria o di assicurazione. Il 4° tipo infine, opera nell’ambito di una vera e propria organizzazione utilizzando la minaccia come mezzo di intimidazione verso le vittime. A Milano sembrerebbero più comuni i primi due tipi. Profilo dell’usuraio autonomo. 9 donne (4 filippine e 5 italiane di cui 3 siciliane e 2 di Milano) e 9 uomini. Età compresa tra 36 e 82 anni, italiani (tranne 4 donne filippine), 9 di origine meridionale e 5 nati a Milano. In 10 casi su 18 si è risaliti ad una professione: collaboratrici domestiche, imbianchini, impiegato, commerciante e due pensionati. 14 quelli con precedenti penali, spesso per emissione di assegni a vuoto (5 casi), ricettazione e furto ma c’è anche un caso di detenzione illegale di armi e munizioni, precedente reato di usura e spaccio di stupefacenti. Agiscono da soli ma spesso parenti o amici, soprattutto nel caso delle donne, sono a conoscenza di tale attività. Basso il numero delle persone lese (in genere 1). Due i procedimenti riguardanti prestiti tra stranieri. 4 donne filippine coinvolte. Nel primo caso, 3 usuraie e 7 vittime, il procedimento è stato avviato non dopo denuncia ma a seguito di autonoma indagine della polizia dopo un tentato suicidio di una vittima. Il tasso di interesse era fissato in 7,5% mensile. Nel secondo caso (1 usuraia e 3 parti lese) venivano richiesti come cauzione il passaporto, oro o assegni ed il tasso d’interesse usuraio applicato era tra il 7 ed il 10%. In nessun dei due casi si registrano minacce. Le 5 donne italiane hanno avuto per vittime altre donne. L’età era compresa tra 45 e 73 anni, 4 su 5 erano incensurate ed i prestiti erano concessi con interessi tra 10 e 45% al mese dietro garanzie o consegna di assegni postdatati o in bianco. I 9 uomini avevano età compresa tra 35 e 82 anni, 6 i meridionali. Hanno in genere avuto una singola vittima, senza differenze significative sui sessi, ed hanno concesso prestiti a tassi compresi tra il 2 e il 35% mensile, dietro garanzia di assegni. La novità del fenomeno è la donna usuraia straniera. Curiosamente anche nei casi che vedono coinvolti donne italiane, si presta principalmente ad altre donne, con uno scambio basato sulla fiducia che esclude il rilascio di garanzie. Profilo del piccolo gruppo. 8 individui, 3 donne e 5 uomini, tra i 38 e gli 82 anni, di nazionalità italiana, 5 del nord e 3 meridionali. 3 su 8 con precedenti penali. 4 su 8 erano coppie di coniugi e si conoscevano reciprocamente. Usurai professionisti, tutti del nord con età tra 59 e 82 anni, prestatori di somme fino a 150 milioni ad interesse tra il 5 e il 25% mensile dietro presentazione di garanzie tipo cambiali, preziosi o ipoteche. Nei 4 casi di estorsione in concorso, coinvolti 3 meridionali e 1 donna milanese, si è fatto ricorso alla minaccia di ritorsioni contro la vittima ed i suoi congiunti (incluso minacce di morte) come mezzo di intimidazione. Ciò anche dopo l’arresto in flagranza di reato. Emerge come parte attiva nel reato la figura della moglie dell’usuraio in qualità di donna-mediatrice. Usura dietro schermo di società finanziaria. Gruppo composto da 4 individui, 2 uomini e 2 donne, con età compresa tra 34 e 75 anni, italiani di Milano e 1 sardo. 2 casi di precedenti penali per assegni a vuoto e furto con lesioni colpose. Si tratta di dipendenti, agenti e legali rappresentanti di società di assicurazione o di prestiti che usano la propria attività di facciata per reperire vittime, spesso imprenditori in bisogno di liquidità. I prestiti arrivano fino a 900 milioni con garanzie come cambiali, preziosi ed ipoteche su immobili e a tassi di interesse tra 20 e 74% annuo e addirittura al 360% nei casi di somme minori. Dall’esame dei procedimenti ancora in corso risulta che le presunte vittime sono prevalentemente artigiani (lavoraz. Metalli preziosi o vetro, rifinitura metalli) piccoli imprenditori (titolari di azienda agricola) ed esercenti (titolare ristorante). Molti anche i prestiti personali. Organizzazione criminale. Gruppo composto da 5 individui, 1 solo procedimento penale. Italiani, di età tra 42 e 74 anni, due nordici e tre meridionali. Tre i casi con precedenti penali. 7 le vittime accertate ma con sospetto di situazione criminosa molto più ampia. Costante e sistematico il ricorso alla minaccia per ottenere il silenzio o l’obbedienza delle vittime da parte di questa struttura dove si distinguono i ruoli in finanziatori, intermediari e recuperatori di credito. Una vittima fu avvicinata dall’intermediario fuori da una banca che gli aveva appena negato un muto, a riprova di un probabile collegamento con qualcuno all’interno del canale bancario. E’ il gruppo con i profitti più alti. La struttura è policentrica, senza presenza di società immobiliari incaricate di acquisire proprietà delle vittime e reinvestirle, ma spesso agisce tramite società operanti nel settore finanziario. Le Vittime. Accertate 64, distinte in due gruppi: quelli con bisogno di denaro per urgenze di tipo familiare o personale e gli artigiani – commercianti – piccoli imprenditori in crisi di liquidità a causa di problemi con la propria attività o che avevano bisogno di effettuare investimenti. La prima categoria ricorre all’usuraio per sostenere spese mediche impreviste o per esigenze di spesa legate alla vita familiare per le quali non si dispone di risorse sufficienti. In genere si tratta di persone protestate che non possono accedere al credito legale per mancanza di sufficienti garanzie. Tendono a rivolgersi ad amici o conoscenti che sanno nel giro, all’inizio per prestiti di modesta entità che crescono però nel momento in cui ci si rivolge ad altri usurai per far fronte al primo debito (il caso dell’usura nella comunità filippina). Frequenti anche i casi di chi contrae debiti per finanziare il vizio del gioco. La seconda categoria è costituita da artigiani, commercianti, piccoli imprenditori in crisi di liquidità dovuta a: investimenti onerosi effettuati per ristrutturazione locali, mancato pagamento da parte dei debitori, crisi di settore con riduzione dei guadagni, perdite per truffe o furti subiti. Sono soggetti impossibilitati a rivolgersi ai normali canali del credito perché o protestati o già pesantemente indebitati con le banche che si rivolgono a “conoscenti” o società finanziarie note per svolgere attività di fornitura prestiti. Gli importi prestati superano spesso le diverse centinaia di milioni. Almeno 1 vittima dopo la denuncia ha chiesto l’accesso al fondo di solidarietà. Tale aspetto però non si è potuto rilevare sulla base dell’esame delle sole sentenze. La caratteristica comune alle vittime è l’esigenza immediata di liquidità, percepita come temporanea e cui l’usuraio fa fronte, dinanzi alla quale gli alti tassi di interesse richiesti non sembrano al momento un problema insormontabile. Il perdurare dello stato di difficoltà spinge spesso le vittime in una spirale debitoria in cui si finisce per rivolgersi ad altri prestatori, indicati dagli stessi usurai, per far fronte ai debiti precedentemente contratti Relazione vittima-usuraio. Tre le tipologie riscontrate con in comune l’instaurazione di un legame ambiguo di gratitudine tra usurai e vittime. La 1° è la “relazione basata sulla fiducia” e conoscenza reciproca (solo nel caso degli usurai autonomi) senza garanzie e con predominanza del senso di gratitudine verso il prestatore. Rara, non ricorre alla minaccia ed è prerogativa del prestito tra donne. Gli scambi avvengono in modo informale, in contanti e le uniche prove possibili consistono in appunti dell’usuraio o registrazione di conversazioni telefoniche. Si arriva alla denuncia o per l’entità crescente dei debiti contratti o, indirettamente, tramite indagini relative a fatti diversi. La relazione “garantita” avviene in contesti apparentemente legali in cui richiesta e concessione del prestito avvengono con firma di contratto di finanziamento o scritture private, che spingono la vittima a mantenere gli impegni, e dietro garanzie di cambiali, assegni postdatati o ipoteche, in cui la vittima non è spesso consapevole del tasso usuraio applicato. Manca l’uso della minaccia di ritorsioni violente ma c’è la paura delle vittime di perdere i beni dati in garanzia. Si tratta di relazione commerciale, basata su accordi precisi e rilascio di garanzie. La “relazione minacciosa” con uso continuo della minaccia (porre all’incasso le cambiali, danni ai beni, violenza fisica anche estrema su vittima e familiari) attuata con l’aiuto di terze persone a volte spingendo la vittima alla denuncia, con effetto boomerang per l’usuraio, o al suicidio. Tipo e iter dei procedimenti. 14 su 69 (il 20,3%) i procedimenti interrotti, per infondatezza di accuse o difficoltà a reperire prove, all’udienza preliminare, coinvolgenti 27 imputati e 26 vittime. Il rito più usato è quello ordinario (69,1% dei casi), seguito dal patteggiamento (18,2%) e dal rito abbreviato (12,7%). Il rito ordinario viene scelto sia perché in caso di prove non schiaccianti l’imputato preferisce arrivare al dibattimento sia per timore di vedersi riconoscere immediatamente responsabile con conseguente immediata restituzione dei beni. Il rito abbreviato viene scelto per ottenere lo sconto della pena, fino a un terzo, in caso di condanna o per evitare la pubblicità di un processo che a causa della odiosità del reato suscita clamore. Il patteggiamento viene preferito in caso di prove schiaccianti, nella speranza di ottenere lo sconto della pena (3 anni) e la sospensione se incensurati, e per evitare la confisca dei beni in sequestro, soprattutto nel caso degli usurai che agiscono tramite società finanziarie per i quali esistono in genere numerose vittime-testimoni. 54 i procedimenti conclusisi con una durata media totale di 3,5 anni dovuta ai tempi per arrivare all’udienza preliminare (reperire la documentazione bancaria e gli eventuali pareri del perito). Il rito abbreviato ha richiesto in media 4,1 anni a causa della particolare lunghezza di due procedimenti (5 e 6 anni) ed è pertanto non rappresentativo. La durata di alcuni processi (su 54 procedimenti 12 hanno avuto durata superiore ai 5 anni) costringe le vittime ad un prolungato periodo di incertezza sull’esito del processo e alla paura di possibili ritorsioni.
Numero procedimenti % su tot. Numero imputati % su tot. n°. Vittime % su tot. Durata media procedimenti (in anni)
Interruzione all’udienza preliminare 14 20,3 27 25,2 26 17,7 3,2
Rito ordinario 38 55 61 57 76 51,7 3,7
Rito abbreviato 7 10,2 7 6,6 20 13,6 4,1
“Patteggiamento” 10 1,5 12 11,2 25 17 3,2
Totale 69 100% 107 100 147 100 3,5
Elaborazione Camera di commercio di Milano su fascicoli e sentenze della Procura di Milano Tipo di usurai suddivisi in base al rito scelto
Autonomo Peso su tot Piccolo gruppo Peso su tot Schermo finanziaria Peso su tot Organizzazione criminale Peso su tot Totale Peso su tot
Ordinario 11 61,1% 4 50% - - 5 100% 20 57,1%
Abbreviato 2 11,1% - - 1 25% - - 3 8,6%
Patteggiamento 5 27,8% 4 50% 3 75% - - 12 34,3%
Totale 18 100% 8 100% 4 100% 5 100 35 100,0%
Elaborazione Camera di commercio di Milano su fascicoli e sentenze della Procura di Milano Esiti delle sentenze: Su 69 procedimenti, 14 interruzioni all’udienza preliminare e 15 giudizi ancora in corso. I 40 restanti sono terminati con 14 sentenze di condanna (11 riti ordinari, 3 abbreviati) e 14 assoluzioni (13 per non sussistenza del fatto, 1 per non aver commesso il fatto – 10 riti ordinari, 4 abbreviati), 10 patteggiamenti, 2 prescrizioni. 14 le impugnazioni di cui 11 promosse da imputati, 2 dalle parti lese, 1dal Pm e da parte lesa. La sentenza è stata impugnata nei procedimenti con rito ordinario nel 39,1% dei casi (9 casi su 23), nel 71,4% dei casi con rito abbreviato (5 su 7). 3 i processi di appello conclusisi, con conferma della sentenza di primo grado. Condanne. Condanne in 24 procedimenti con 35 usurai e 64 vittime. Pene da un minimo di 6 mesi a 6 anni e mezzo, con una media intorno ai 18 mesi e mezzo. La sospensione della pena, nel caso di mancanza di precedenti penali, è attuata nel 50% dei condannati tramite rito ordinario, nel 66% dei condannati con rito abbreviato e nel 75% di coloro che hanno patteggiato. Le multe sono in media pari a 2.000 euro.
 
     
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