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Notiziario Marketpress di
Venerdì 08 Luglio 2005
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TESSILI: LA CINA RISPETTI LE REGOLE |
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La Plenaria è chiamata a pronunciarsi sulla relazione d'iniziativa di Tokia Saïfi (Ppe/de, Fr) sull'avvenire del settore tessile e dell'abbigliamento dopo il 2005, adottata con un solo voto contrario dalla commissione per il commercio internazionale. Preoccupati dall'aumento delle importazioni, i deputati chiedono che i paesi terzi, e in particolare la Cina, rispettino le regole internazionali e applichino standard minimi in campo sociale e ambientale. Va inoltre rafforzata la lotta alla contraffazione e, a livello europeo, occorre elaborare un piano tessile che fissi un bilancio specifico per la ricerca, l'innovazione, la formazione e il sostegno alle Pmi. La relazione chiede infine che siano aiutati i paesi in via di sviluppo e mediterranei. La Cina rispetti le regole del gioco e rafforzi la lotta alle contraffazioni Nel manifestare preoccupazione di fronte «all'anormale crescita del volume di prodotti tessili ... Provenienti in particolare dalla Cina importati nell'Ue» dopo lo scadere, il 1° gennaio 2005, dell'accordo mondiale sui tessili e dopo la soppressione delle quote, i deputati temono che ciò avrà ampie ripercussioni sull'occupazione nel settore tessile e dell'abbigliamento dell'Unione europea. La relazione sottolinea tuttavia che il commercio mondiale, segnatamente con la Cina, può essere visto dal settore tessile europeo più come una sfida che come un pericolo, se però «si combatte ad armi pari» e se le regole del gioco sono rispettate da entrambe le parti, cosa che a loro parere «oggi non avviene». I deputati, peraltro, accolgono con favore il "Memorandum d'intesa" concluso tra la Commissione e la Cina il 10 giugno 2005 con riferimento alla limitazione delle esportazioni tessili cinesi. Tuttavia, invitano Commissione e Consiglio a «estendere il campo di applicazione dell'accordo ad altre categorie di prodotti tessili» e ad assicurare la trasparenza «quanto alla base di calcolo utilizzata per le limitazioni delle esportazioni». Essi inoltre insistono affinché le clausole di salvaguardia vengano attivate in caso di applicazione inadeguata dell'accordo. D'altra parte, la relazione chiede alla Commissione di esercitare una pressione politica ed economica per ottenere un allentamento del tasso di cambio della moneta cinese, «mantenuto artificialmente basso». La Cina, inoltre, in quanto membro dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil), è invitata a rispettare gli orientamenti concordati in materia di lavoro e le prescrizioni minime relative alla protezione dell'ambiente, e a perseguire le violazioni. I deputati, inoltre, osservano che proviene dalla Cina il 70% di tutti i prodotti contraffatti «che invadono il mercato europeo». La metà delle procedure doganali europee riguardanti la contraffazione, poi, concerne articoli tessili e di abbigliamento e, ogni anno, le autorità doganali sequestrano circa 5 milioni di articoli e accessori di abbigliamento contraffatti. Per questo motivo chiedono di rafforzare la protezione della proprietà intellettuale affinché la lotta contro la contraffazione possa essere efficace. Di più, la Commissione dovrebbe adottare «un approccio offensivo» per accertarsi del rispetto degli accordi internazionali sulle proprietà intellettuali (Trips) a livello di disegni e modelli tessili sui mercati terzi e prevedere «severe misure di ritorsione in caso di mancato rispetto». A tale proposito, i deputati ritengono che sia necessario andare oltre le azioni di sensibilizzazione e di informazione avviate in seno al gruppo di lavoro Cina-europa e la Commissione deve poter garantire che la Cina inasprisca le sanzioni per tali reati. Negoziati internazionali e rispetto delle norme sociali e ambientali Più in generale, nel quadro dei negoziati in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio, i deputati invitano la Commissione a incoraggiare tutti i paesi dell'Omc, salvo quelli in via di sviluppo più vulnerabili, a ottenere condizioni reciproche di accesso ai mercati «che siano allo stesso tempo eque e comparabili per i grandi produttori», nonché il riconoscimento di clausole etiche, sociali e ambientali. Nel sollecitare poi la Commissione a realizzare uno studio sull'impatto socio-economico della progressiva liberalizzazione del settore, i deputati chiedono anche di accentuare la pressione economica e politica nei confronti dei paesi terzi affinché «applichino con maggiore vigore le norme in materia sociale e ambientale». In questa direzione dovrà anche andare il mandato negoziale che l'Esecutivo dovrà concepire. Sempre a tale proposito, la relazione sottolinea l'importanza del rafforzamento del principio della responsabilità sociale delle imprese, del rigoroso rispetto delle norme e convenzioni dell'Oil nonché delle convenzioni internazionali in materia di ambiente e diritti umani, mediante l'inserimento di questi principi negli accordi commerciali bilaterali e multilaterali dell'Ue. Occorrerà poi lottare efficacemente contro qualsiasi forma di schiavitù moderna, di lavoro minorile e di sfruttamento «affinché i diritti fondamentali dei lavoratori siano rispettati e sia posta fine al dumping sociale». La Commissione dovrebbe poi proporre che le imprese che intendono esportare verso l'Ue dichiarino di rispettare i diritti sociali e ambientali internazionali, e andrebbe proibita l'importazione nell'Ue di prodotti in violazione di tali norme. I deputati esigono poi dalla Commissione che utilizzi il regolamento "ostacoli al commercio" quando si constatano pratiche sleali e che si doti di uno strumento efficace di sorveglianza che permetta di individuare sistematicamente queste pratiche e di «far scattare molto rapidamente le necessarie misure di ritorsione». L'esecutivo, inoltre, dovrebbe anche semplificare le procedure volte ad agevolare il ricorso ai meccanismi antidumping da parte delle Pmi. La relazione, infine, insiste sull'importanza di introdurre, per i prodotti del settore, l'obbligo di un'etichettatura indicante l'origine e il nome dell'azienda e di adottare misure più rigorose per lottare contro il fenomeno della contraffazione dei prodotti tessili e dell'abbigliamento per proteggere i consumatori europei. L'esecutivo pertanto dovrebbe modificare il regolamento pertinente in modo da poter instaurare controlli doganali atti ad individuare i prodotti recanti false dichiarazioni d'origine. Un piano tessile europeo I deputati chiedono alla Commissione e agli Stati membri di sostenere attivamente la ricerca, l'innovazione e la formazione professionale lungo tutto l'arco della vita mediante misure specifiche, nel quadro dei Fondi dell'Unione europea, «al fine di rafforzare la concorrenza» nel settore tessile e dell'abbigliamento dell'Unione europea e di aiutare le Pmi «a far fronte alle conseguenze della delocalizzazione». D'altra parte, sottolineano che, oltre che degli interessi dell'industria produttrice europea, occorre tener conto anche di quelli a lungo termine degli importatori europei. Coscienti della temporaneità delle clausole di salvaguardia, i deputati invitano la Commissione ad attuare «un piano concreto di aiuti per la ristrutturazione e la riqualificazione dell'intero settore tessile e dell'abbigliamento», allo scopo di garantirne l'avvenire e la competitività sui mercati internazionali. Occorre quindi che sia elaborato un piano tessile europeo che fissi un bilancio specifico sia per la ricerca, l'innovazione, la formazione e il sostegno alle Pmi che per la riconversione dei siti e dei dipendenti. Oltre a perorare la necessità di indirizzare meglio i Fondi Strutturali e quelli del settimo programma quadro a sostegno della competitività e dell'innovazione delle Pmi, i deputati sollecitano le autorità regionali e nazionali a definire programmi strategici locali, in stretta collaborazione con gli attori economici e sociali, per le regioni in cui l'industria tessile è particolarmente presente. La Commissione, infine, è invitata a studiare in modo approfondito gli effetti esercitati sul settore dalla nuova politica relativa alle sostanze chimiche (Reach). Si tratta, in particolare, di valutare il suo impatto sulla competitività, con speciale attenzione alle Pmi, e di modificare le proposte, in modo che i prodotti d'importazione non vengano a trovarsi in posizione avvantaggiata rispetto alle merci comunitarie. Aiutare i paesi in via di sviluppo e mediterranei La relazione, d'altra parte, nel riconoscere che la liberalizzazione pone il rischio di un crollo dell'industria dell'abbigliamento in molti paesi poveri a seguito dell'abolizione delle quote, si preoccupa anche della situazione del settore nei Paesi in Via di Sviluppo e in quelli del bacino Mediterraneo. La Commissione è pertanto invitata a realizzare un nuovo studio per decidere sulle azioni di sostegno all'industria tessile dei paesi in via di sviluppo e dei paesi meno avanzati (Pma) le cui esportazioni tessili rivestono importanza vitale per sviluppare la loro produzione e attivare il loro mercato nazionale e regionale. Nei Pma occorre realizzare quelle infrastrutture necessarie per migliorare la loro capacità di essere competitivi sui mercati internazionali nel settore dei tessili ed a promuovere la cooperazione a livello regionale. I deputati ricordano poi che, nel contesto del Sistema delle Preferenze Generalizzate, il mantenimento della produzione e della capacità di esportazione dei paesi più vulnerabili «impone di mantenere preferenze a loro favore». La relazione sostiene inoltre un partenariato euromediterraneo che favorisca la cooperazione e la competitività del settore con una politica volontaristica di sostegno alla formazione, alla R&s, all'innovazione tecnologica, alla diffusione delle buone prassi e agli scambi di informazioni sui mercati. La Commissione è poi invitata ad esaminare attentamente la semplificazione e flessibilizzazione delle norme d'origine, come pure la necessità di un controllo più efficace della loro applicazione contro il rischio di deviazione delle preferenze. I deputati chiedono maggiore impegno in vista della creazione di un mercato consolidato nell'ambito degli accordi di associazione euromediterranei, nonché la rapida conclusione e l'effettiva attuazione degli accordi bilaterali per facilitare la libera circolazione delle merci. Nell'auspicare, quindi, l'istituzione di un quadro doganale comune per tale zona, chiedono l'anticipazione dell'applicazione del cumulo d'origine per tutti i paesi vulnerabili ed i paesi del sud del Mediterraneo. La relazione, infine, chiede alla Commissione di «esplorare mezzi e strumenti appropriati» per fornire un sostegno all'industria tessile della Turchia e di fare beneficiare tale paese delle misure destinate a rafforzare l'area di produzione euromediterranea nel settore tessile e dell'abbigliamento.
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