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Notiziario Marketpress di
Giovedì 14 Luglio 2005
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CELLULE STAMINALI IN ONCOLOGIA: I BUONI & I CATTIVI I RISULTATI PIU’ RECENTI CONDOTTI SULLE CELLULE STAMINALI DEI TESSUTI ADULTI HANNO CONSENTITO DI IDENTIFICARE LE CELLULE STAMINALI “CATTIVE”, OVVERO RESPONSABILI DELLA CRESCITA DEL TUMORE E LE CELLULE STAMINALI “BUONE” CHE CI AIUTANO A DIFENDERCI DAL TUMORE |
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Milano, 14 luglio 2005 - “La nuova frontiera della ricerca sul cancro”, dice Marco Pierotti, Direttore del Dipartimento di Oncologia Sperimentale e Laboratori, dell’Istituto Nazionale dei Tumori, , “è rappresentata dagli studi sulle cellule staminali che si pensa possano essere all’origine di molte neoplasie. In questa visione, la massa tumorale, che spesso viene quasi completamente eradicata con successo dalle attuali terapie, chirurgiche e farmacologiche, conterrebbe un “nucleo irriducibile” di cellule progenitrici con caratteristiche di staminalità, cioè capaci di riprodursi indefinitamente e resistenti ai trattamenti antineoplastici. Queste cellule sarebbero poi responsabili della ripresa della malattia che si pensava sconfitta. Il poter disporre di colture cellulari arricchite da queste cellule staminali/progenitori tumorali, ovvero del modello sperimentale da noi messo a punto e recentemente pubblicato sull’autorevole rivista internazionale Cancer Research (Ponti et al., Luglio 2005), rappresenta un’opportunità attualmente unica con applicazioni dirette in campo diagnostico e nella gestione terapeutica di pazienti con carcinoma mammario. Lo studio di tale modello, oltre ad approfondire le conoscenze sulla biologia del carcinoma mammario, potrebbe consentire l’individuazione e lo sviluppo di reagenti utili a scopo diagnostico/prognostico così come di molecole e trattamenti innovativi specificamente indirizzati contro la componente staminale del tumore. Il cammino è ancora lungo, ma forse ora disponiamo di qualche strumento in più per illuminare il percorso”. La ricerca è stata presentata in anteprima nazionale a Milano ed è stata portata avanti dal dottor Dario Ponti, presso la Struttura Complessa coordinata dalla dott.Ssa Maria Grazia Daidone nel Dipartimento del dott. Pierotti. E’ un contributo, un tassello importante, un passo in più verso la vittoria contro il tumore, perché all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano si è sviluppato un modello in vitro che consente l’isolamento e l’espansione di cellule staminali/progenitori di carcinoma mammario, sia da campioni chirurgici che da linee stabilizzate di tumori umani. Queste cellule, presenti in una minima frazione (generalmente @ 1-2% nei tumori umani) e identificabili in base all’espressione di due antigeni presenti sulla membrana cellulare (Cd44 e Cd24), sono in grado di riprodurre nei topi lo stesso tumore di origine, anche quando inoculate a bassissime concentrazioni (1000 cellule con caratteristiche di staminalità rispetto al milione di cellule totali necessarie quando non si effettua una selezione in base a tali caratteristiche). Si può semplificare parlando dunque di Buoni e Cattivi, ovvero cellule che sono utili a combattere il tumore e quelle cellule staminali responsabili della crescita del tumore e di cui sono la “radice”. Le cellule staminali/progenitori tumorali condividono alcuni aspetti con le cellule staminali normali adulte, quali la capacità di autorinnovarsi e di generare a loro volta cellule con diversi tipi di differenziazione (riproducendo quindi l’eterogeneità cellulare del tumore da cui sono derivate), di crescere in sospensione e di migrare (preludio al processo di metastatizzazione) e di eludere i meccanismi antiapoptotici.Si parla di una sorta di suicidio cellulare utilizzato come ultima risorsa dalle cellule normali quando, ad esempio, non sono più in grado di riparare danni al Dna. Tali cellule staminali/progenitori tumorali, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, non proliferano molto e tendono ad essere quiescenti, lasciando alle loro cellule figlie il compito di accrescere la massa tumorale e, oltre a questo, sono generalmente resistenti a farmaci e radiazioni, ovvero alla maggior parte delle terapie comunemente utilizzate per il trattamento dei tumori. Averle individuate consente di sviluppare nuove terapie per andare alla radice dell’insorgere del tumore, di distruggerle e di evitare che il tumore si riformi. Si può così impostare un rivoluzionario approccio alla stessa classificazione dei tumori e una più chiara e utile identificazione delle cure mirate da fornire al paziente. Www.istitutotumori.it
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