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Notiziario Marketpress di Mercoledì 11 Febbraio 2004
 
   
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  I TRE FUTURI DELLA CARDIOLOGIA STRUMENTI SEMPRE PIÙ SOFISTICATI, FARMACI SU MISURA, CUORI DI RICAMBIO E LA CAPACITÀ DI LEGGERE NELLA “CALLIGRAFIA DI DIO”. ECCO COSA PREVEDE UNO DEI MASSIMI SPECIALISTI ITALIANI  
   
  Firenze, 11 febbraio 2004 – La cardiologia va dove la porta il cuore. Punta alla radice delle cardiopatie cercando di coglierne il segreto. Va dove la portano apparati diagnostici vieppiù sofisticati. E va dove suggerisce la ricerca, che si tratti di cuori artificiali o di farmaci a misura di paziente. Ecco il senso della lezione magistrale con cui il professor Mario Mariani ha chiuso domenica il congresso internazionale Florence Heart 2004 disegnando per la cardiologia un futuro di innovazioni e di speranze. Mariani, come noto, è uno dei massimi specialisti. Presiede il Collegio italiano dei professori di Cardiologia e dirige a Pisa il Dipartimento Attività Integrate Cardio-toracico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria che con la Facoltà di Medicina di Firenze organizza appunto Florence Heart. La cardiologia, ha spiegato, è scienza, organizzazione e schieramento territoriale. In Toscana si sta costruendo una rete per garantire immediatezza d’intervento e nell’Area Vasta di Pisa, in particolare, il Dipartimento Cardio-toracico è perno di una serie di Centri (a Livorno, presto a Lucca) specializzati in angioplastica, la tecnica che ormai salva la stragrande maggioranza degli infartuati. L’eccellenza e il know how della cardiologia pisana trovano peraltro conferma anche nell’accordo per realizzare un Centro analogo alla Spezia con il contributo della Fondazione della locale Cassa di Risparmio. L’hanno ratificato proprio in questi giorni il rettore Marco Pasquali, il presidente della Fondazione Matteo Melley e i direttori generali delle Asl di Pisa (Antonio Bizzarri), La Spezia (Giorgio Guadagni) e Massa (Franco Scarafuggi). Questi esempi organizzativi rappresentano lo sfondo su cui agirà la cardiologia dei prossimi decenni. Dal punto di vista scientifico, ha ricordato Mariani, si tratta comunque di capire le cause prime delle cardiopatie. Finora ci si è rifugiati nel generico concetto della familiarità, lasciando intendere che se un nonno è morto per infarto è probabile che la discendenza abbia problemi simili. La scoperta della mappa genetica lascia invece supporre che la colpa non sia tanto del nonno defunto, quanto di un gene un po’ particolare. Dunque si sta indagando in questa direzione. Anche l’aspetto diagnostico sta facendo passi da gigante. Radiografie al torace ed elettrocardiogramma in pochi anni hanno ceduto il posto a emodinamica, ecocardiografia e ora alla risonanza magnetica e alla Tac. Apparati straordinari, ma ingombranti e troppo costosi per essere diffusissimi davvero. In futuro saranno certo affinati e sostituiti da nuove generazioni di strumenti. Già oggi la Tac spirale consente scansioni del cuore con immagini chiarissime. Altri le forniscono perfino tridimensionali. E altri ancora riconoscono la composizione del tessuto cardiaco. Cose impensabili solo pochissimo tempo fa. Quanto alle terapie, ci possiamo senz’altro aspettare tecniche perfezionate di angioplastica per le sindromi coronariche acute. Ci saranno progressi nella cura dello scompenso (Florence Heart ha presentato elettrostimolatori capaci di risincronizzare il movimento dei ventricoli andati fuori fase) e ce ne saranno nella stessa cardiochirurgia con l’avvento di cuori meccanici destinati a sostituire i trapianti uomo-uomo. Già se ne vedono i prototipi (i Cardiowest) in attesa di disporre di cuori artificiali funzionali come un semplice pacemaker. Ma si potranno perfino sostituire i tessuti cardiaci danneggiati utilizzando culture di cellule staminali. Fantascienza? Sì, se non fosse che in molti Paesi tutto ciò è ormai realtà e che nella stessa Pisa è prevista da anni una sperimentazione per ora messa in parcheggio dal competente ministero. Infine la farmacogenomica, ovvero il farmaco giusto per il paziente giusto, possibilità di nuovo suggerita dalla decifrazione del genoma. Fin qui la cardiologia ha fornito diagnosi in base ai sintomi, presto potrà prevenirli intervenendo sui fattori di rischio, anche quelli oggi apparentemente inevitabili. Basterà appunto orientarsi bene nei non facili sentieri della genetica ovvero leggere come si deve quella che l’ex presidente Clinton chiamò “calligrafia di Dio”.  
     
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