Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Lunedì 29 Marzo 2004
 
   
  Pagina4  
  LA CARNITINA ALLUNGA E MIGLIORA LA QUALITÀ DELLA VITA  
   
  Washington D.c., 29, arzo 2004 - Il governo americano chiede agli scienziati di tutto il mondo di saperne di più sulle carnitine. A questo scopo, lo Nih (National Institute of Health) ha promosso e organizzato a Bethesda (Maryland, Usa) un convegno internazionale sugli impieghi della famiglia delle carnitine nella cura e nella prevenzione delle malattie. Tra gli studiosi invitati, i ricercatori Sigma-tau, unici rappresentanti del mondo industriale, in virtù della leadership acquisita negli ultimi trent’anni nello sviluppo delle carnitine come farmaci. In particolare, Sigma-tau ha impegnato molte delle proprie risorse di ricerca negli Stati Uniti, dove ha ricevuto nel 1984 dalla Fda (Food and Drug Administration) la qualifica di “farmaco orfano” per la carnitina, nel trattamento del deficit primario di questa sostanza, una rara malattia genetica, che mieteva migliaia di vittime l’anno. Dal congresso è emerso che i diversi componenti della famiglia delle carnitine possiedono profili terapeutici differenti. Tra gli altri, Bruce Ames, Università di Berkeley (California), famoso per aver dato il proprio nome a un test usato nell’accertamento degli effetti nocivi di sostanze chimiche sul Dna cellulare, ha illustrato i risultati di una sua ricerca, in cui dimostra come l’acetilcarnitina blocchi i processi d’invecchiamento nel muscolo e nel cervello degli animali. Questi dati indicano che l’assunzione quotidiana di acetilcarnitina fa sì che l’età biologica risulti inferiore all’età anagrafica. Il risultato sembra confermare le osservazioni di Mariano Malaguarnera, Dipartimento di Geriatria Università di Catania, pubblicate su Clinical & Drug Investigation. L'equipe siciliana, ha analizzato i livelli di carnitina nel sangue di un gruppo di 17 ultracentenari, comparandoli con quelli di 20 anziani più giovani, tra i 66 e i 75 anni. Risultato: nel sangue degli ultracentenari si riscontra più carnitina (8,99 contro 7,71 mg/L), e secondo Malaguarnera: “i risultati hanno evidenziato l’esistenza di un legame reale tra un’elevata concentrazione serica di carnitina e la longevità”. William Hyatt, Università di Denver (Colorado) ha mostrato i dati di studi clinici policentrici in Europa e Usa in pazienti con “claudicatio intermittens”, dovuta all’occlusione delle arterie nelle gambe. “In questi pazienti, la propionilcarnitina, ha non solo migliorato la possibilità di camminare, senza avvertire dolore, ma anche, e notevolmente, la qualità della vita”, ha spiegato. Attualmente, la Fda sta valutando i dati della propionilcarnitina per la registrazione negli Usa, nel trattamento delle “vasculopatie periferiche”. Menotti Calvani, direttore scientifico Sigma-tau, ha illustrato i risultati ottenuti da studi internazionali sulla sindrome da carenza di carnitina secondaria a dialisi, nei pazienti con insufficienza renale. “La carnitina per via endovenosa, più efficace della somministrazione orale, riduce la necessità di ricorrere all’eritropoietina per controllare l’anemia, conseguendo anche notevoli risparmi sul costo della terapia”, ha detto. Un altro vantaggio derivante dall’impiego della carnitina in dialisi è evidenziato dai dati dalla Croce Rossa americana. Questi dimostrano che l’aggiunta di carnitina alle sacche trasfusionali ne allunga durata e qualità di conservazione: un risultato non da poco nella cronica carenza mondiale di sangue. La carnitina, infine, oltre che un salvavita nella sindrome da carenza geneticamente determinata, è un salvavita anche nell’infarto acuto del miocardio. Infatti, come ha affermato Roberto Ferrari, ordinario di cardiologia all’Università di Ferrara, illustrando i dati di uno studio policentrico (coordinato da Paolo Rizzon e Sabino Iliceto) su oltre 2000 pazienti affetti da infarto, l’aggiunta di carnitina ai farmaci normalmente utilizzati in questa situazione ha ridotto, nei primi giorni del post-infarto, la mortalità del 39%.  
     
  <<BACK