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Notiziario Marketpress di Lunedì 29 Marzo 2004
 
   
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  UNO STREPITOSO E TRASCINANTE GABRIELE LAVIA CONQUISTA IL PUBBLICO SUL PALCOSCENICO DEL TEATRO MANZONI DI MILANO NEI PANNI DI UN ORIGINALE AVARO TRA DRAMMA E SENSE OF HUMOUR  
   
  Milano, 29 marzo 2004 - Ormai celebre questo Avaro di Molière, nella traduzione di Cesare Garboli, con la regia e l’interpretazione di Gabriele Lavia, vive il suo ultimo successo di stagione al Teatro Manzoni di Milano dopo una tournée in 23 città italiane tra cui Torino, Bologna, Firenze e Roma. La storia è nota a tutti: il protagonista dell’irresistibile commedia, Arpagone, schiavo della sua folle avarizia, tormentato da un’incontenibile mania di persecuzione truffaldina, vive nell’angoscia di essere derubato di una cassetta con diecimila scudi d’oro. Dopo una serie di piccole catastrofi che gli accadono intorno, la vicenda si chiude pacificamente, ma la profonda avarizia del personaggio principale non subirà cambiamenti. Se la storia è ben nota, Lavia reinventa a modo suo questo personaggio metaforico di una condizione umana, collocandolo tra paranoia e furbizia, solitudine e misantropia. Lo stesso Lavia aveva sottolinetao, presentando il suo lavoro: “Mettere in scena Molière fa paura. E L’avaro è un testo che fa paura. Paura per la sua ambiguità e la sua inafferrabilità. Arpagone è proprio un caso clinico. E’ un mostro senza saperlo. Incosciente come un bambino. Vecchio/bambino o Bambino/vecchio, con la paura lancinante della vecchiaia e della morte. Sessant’anni non sono poi così tanti, ma sono abbastanza perché la morte diventi il pensiero dominante della propria vita. Pensiero dominante e voluttà della morte. Soprattutto se, come recita la didascalia, Arpagone “tossisce”. E noi sappiamo che Molière tossiva e che è morto di tosse…” Fino al 4 aprile 2004  
     
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