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Notiziario Marketpress di Martedì 30 Marzo 2004
 
   
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  I TEST GENETICI NON DEVONO ASSOLUTAMENTE ESSERE COMMERCIALIZZATI. È QUANTO AFFERMANO GLI ESPERTI AD UNA CONFERENZA DELL'UE  
   
  Bruxelles, 30 marzo 2004 - In occasione di una conferenza sulla genetica svoltasi a Bruxelles il 24 e 25 marzo, gli addetti hanno chiesto che sia aumentata la vigilanza per evitare il rischio di commercializzazione dei test genetici ed hanno inoltre lanciato un appello affinché venga introdotta una severa e adeguata legislazione ai livelli nazionale ed europeo. Gli oratori della conferenza, organizzata dalla Commissione europea e dall'Unms del Belgio, l'unione nazionale delle mutue socialiste, hanno tuttavia ricordato ai partecipanti che gli sviluppi della genetica sono lenti e che non avranno un impatto diretto sulle nostre vite nell'avvenire immediato. 'La genetica appartiene ancora al futuro', ha affermato il Dr Jean-michel Vidal, direttore dei progetti clinici alla Galileo Genomics. 'La realtà è la ricerca inquadrata in un contesto etico e legale'. Gerritt Raus, direttore del programma Governance della Fondazione Roi Baudouin, ha convenuto della necessità di un quadro giuridico. 'Le scoperte nel campo della genetica hanno aperto la porta a nuove nozioni di vita privata e nuovi diritti, ma anche a nuove esclusioni', ha detto. 'In una società che si sforza continuamente di raggiungere la perfezione, l'entusiasmo per nuove maniere di migliorare la qualità della vita potrebbe condurre ad eccessi eugenetici'. Il messaggio che la conferenza ha voluto far passare a tutti i costi è che i test genetici costituiscono un progresso solo se si riesce ad evitare di ridurre la vita umana e i rapporti sociali alla loro dimensione genetica, specie attraverso qualsiasi forma di discriminazione sociale. I fatti hanno dimostrato che i test genetici hanno già fatto la loro apparizione nel luogo di lavoro, sia in Europa che negli Usa, per selezionare i possibili impiegati. Esiste la possibilità che i test siano introdotti nei settori dell'assicurazione vita e dei prestiti bancari, con conseguenze potenzialmente discriminatorie. Per evitare che questo accada, tutti i partecipanti sono stati concordi nell'affermare che è importante legiferare affinché i test genetici restino confinati nella sfera della medicina. La prescrizione dei test deve essere riservata a équipe specializzate, mentre i test devono essere affidabili e pertinenti in modo da evitare i falsi esiti 'positivi' o 'negativi'. I dati dovrebbero essere gestiti in maniera assolutamente riservata, e in nessun caso i risultati dovrebbero essere comunicati alle compagnie private di assicurazione vita. A questo i rappresentanti del settore assicurativo hanno obiettato che nemmeno il paziente dovrebbe conoscerli. Questo solleverebbe infatti la questione dei possibili abusi del principio d'assicurazione da parte di pazienti al corrente della loro costituzione genetica. Per evitare uno squilibrio, deve essere istituito un principio d'equivalenza, ha detto Jürgen Fritze dell'Associazione tedesca delle assicurazioni private. Alastair Kent, direttore del gruppo d'interesse Genetica (Gig), si è detto d'accordo, affermando che un contratto non equilibrato significherebbe il collasso del sistema, cosa che non gioverebbe a nessuno. Ha anche obiettato, tuttavia, che le affermazioni sulla capacità della genetica di prevedere il futuro sono state enormemente esagerate. 'Non va dimenticato che il fatto di conoscere la propria costituzione genetica non condiziona automaticamente il modo in cui si muore', ha detto. La salute di una persona non dipende solo dalla sua predisposizione genetica, ma anche da un certo numero di fattori ambientali. Kent ha fatto anche notare che 'l'essere tutti soggetti a malattie genetiche [...] è un forte fattore di solidarietà'. Il Prof. Claude Beraud della Federazione nazionale delle mutue francesi era della stessa opinione. 'Il pubblico non dovrebbe affatto preoccuparsi dell'influenza che la genetica potrebbe avere sull'accesso alle cure mediche. Nell'europa occidentale nessun governo abbandonerà mai la nozione di solidarietà e la non discriminazione. In nessun caso i governi permetteranno che i sistemi sanitari nazionali entrino nella logica commerciale dell'esclusione', ha dichiarato. Nel suo discorso pronunciato il primo giorno della conferenza, il ministro belga degli Affari sociali e della Sanità Rudy Demotte ha insistito sul fatto che i progressi nella genetica vanno molto a rilento, mentre è nel campo della prevenzione che essa diventa molto importante. Ha anche sottolineato che la disponibilità in commercio dei test genetici non sarebbe di giovamento a nessuno, in quanto creerebbe un forte rischio di disinformazione. Il 6 e 7 maggio, la Commissione europea organizzerà un'altra conferenza sulle implicazioni sociali, etiche e giuridiche dei test genetici.  
     
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