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Notiziario Marketpress di Giovedì 01 Aprile 2004
 
   
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  BILANCIO DELL'ASSOCIAZIONE TESSILE SVIZZERA (SWISS TEXTILES) DEL 30 MARZO 2004: CALO DEL FATTURATO DOVUTO A. SITUAZIONE POLITICO-ECONOMICA (NUOVA REGOLAMENTAZIONE DEL TRAFFICO DI MERCI CON LA UE E CONCORRENZA PROVENIENTE DALL'ASIA  
   
  Zurigo, 1 aprile 2004 — Il fatturato dell'industria tessile e dell'abbigliamento si è attestato nel 2003 sulla cifra di 3,6 miliardi di franchi. Si tratta di un calo del 6% rispetto al risultato dell'anno prece-dente. Per quanto riguarda il settore tessile, il fatturato è diminuito del 6% a 2,1 miliardi di franchi. La produzione ha subito un calo dell'8% e le esportazioni si sono ridotte da 2,3 a 2,1 miliardi di franchi, il che corrisponde ad una variazione negativa del 9%. Nel campo dell'abbigliamento la tendenza è stata invece positiva. Grazie a decentramenti della produzione e all'insediamento di confezionisti di alta qualità e di nuovi centri logistici nel Canton Ticino è stato possibile incrementare le esportazioni del 26% rispetto all'anno precedente. Le esportazioni sono passate da 1,2 miliardi di franchi a 1,6 miliardi. Il fatturato è invece calato del 5%, attestandosi a 1,5 miliardi di franchi. Di pari passo con questo andamento il numero degli occupati del settore è sceso da 20'700 persone a 18'500 persone, con una riduzione del 10%. Nel 2003 gli occupati nel settore tessile sono stati 12'400 men-tre nell'industria dell'abbigliamento hanno lavorato 6'100 persone. Operatori di nicchia di successo Nonostante le fosche prospettive il presidente dell'Associazione Isler ha potuto riferire di aziende di successo operanti nei più diversi settori del tessile (fibre sintetiche, filati, tessitura, ricamo, finissaggio e abbigliamento). Queste aziende si sono mostrate durante l'anno passato particolarmente innovative con i loro prodotti o sono riuscite ad occupare con successo delle nicchie di emrcato: La Weseta Textil Ag, l'ultima tessitura di spugna della Svizzera, è riuscita a compiere il "turnaround" e coopera ora su vasta scala nella distribuzione a livello internazionale con la nota ditta di San Gallo Chr. Fischbacher Co. Ag la Mitlòdi Textildruck Ag è considerata, con le sue speciali tecniche di lavorazione, la più innovativa stamperia di tessuti del mondo, la Huber & Co Ag è da-140 anni specializzata nella produzione di tessuti tecnici sottili e rifornisce l'industria delle tendine a livello mondiale (corde e portalamelle), la Meister & Cie Ag è una delle ultime grandi aziende di intrecciamento della Svizzera e produce tra l'altro tubi flessibili antincendio. Essa ha inoltre sviluppato insieme ad una azienda tedesca tubi flessibili intrecciati che consentono il filtraggio dell'acqua con la tecnologia a membrana. Motivo particolare di orgoglio sono le aziende tessili nel campo dell'high-tech che sono tra le migliori al mondo. Una di esse è: la Schoeller-textil Ag, che da molti anni fornisce all'industria dello sport e della moda tessuti tecnologici di alta qualità. L'ultima invenzione è un tessuto che è stato tecnica‑ mente modificato in modo tale che le macchie, lo sporco e l'acqua scivolano via (Nano‑ Sphere). Anche il tema Wellness ha fatto registrare risultati positivi nello scorso anno. I cosiddetti tessuti Wellness si ottengono o con la produzione di filati o tramite il processo di finissaggio. Vengono citati esempi di produttori di filati di successo: la Slg Textil Ag produce un filato ricavato dalle alghe e particolarmente ben tollerato dalla pelle Seacell (rilevato dalla filanda Streiff Ag), la Herman Buhler Ag ha messo sul mercato un filato antimicrobico che viene impiegato in campo medico (Swiss Cotton Silver X-static / X-static), la filanda Spoerry & Co Ag ha presentato alla Expofil di Parigi una novità mondiale: Sensual Nm 250 (filato elastico). Ostacoli politico-economici Dall'altro lato ha fatto scalpore la notizia arrivata a febbraio che a partire dal 1° giugno 2004 le merci riesportate nella Ue dalla Svizzera (e dagli altri partner di libero scambio) in identico stato sarebbero soggette al normale dazio. La franchigia doganale in vigore da trent'anni verrebbe così a cadere. L'industria tessile svizzera, che per la maggior parte produce ancora nel proprio Paese, ne è colpita in modo marginale. Completamente differenti sono invece gli effetti sull'industria svizzera dell'abbigliamento, che produce per la maggior parte all'estero e riesporta la merce senza modifiche nella Ue tramite centri di smistamento. La Calida deve affrontare dei problemi Per la ditta Calida questo dazio doganale del 12% avrebbe conseguenze catastrofiche, questa è l'opinione espressa da Felix Sulzberger, Ceo della Calida, in occasione della conferenza stampa. Per un'azienda che nel 1992, ad esempio, ha effettuato investimenti per 20 milioni di franchi in un centro di smistamento centralizzato a Sursee, l'introduzione di questa nuova norma senza alcun preavviso è difficile da sostenere. Ciò potrebbe avere le seguenti conseguenze: necessità di scaricare i maggiori costi sul prezzo per il consumatore finale, modifica dei canali di distribuzione, cioè direttamente da fabbriche situate nella Ue (con il relativo peggioramento del servizio clienti, più pacchetti singoli, tempi di consegna più lunghi, elevati costi operativi per ca. 4 milioni di franchi), necessità di spostare la produzione dal Portogallo e dall'Ungheria in Romania, Bulgaria o Turchia. Secondo Sulzberger la misura nel suo complesso causerebbe all'azienda costi pari al 6% del fatturato. E se si considera che la Calida in tutta la sua storia non ha mai ottenuto un utile del 6% sul fatturato e che tale rendimento nell'industria dell'abbigliamento viene raggiunto solo da poche aziende, ciò significherebbe null'altro che una condanna a morte per la ditta Calida, quantomeno in caso di mantenimento dell'attuale modello di business e delle attuali strutture aziendali.  
     
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