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Notiziario Marketpress di
Giovedì 01 Aprile 2004
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CONTROLLO DELLO STATO DI APPRODO ED EQUIPAGGIAMENTO MARITTIMO: LA COMMISSIONE DECIDE DI ADIRE LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA IN MERITO AI CASI DI FINLANDIA E ITALIA |
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Bruxelles, 1 aprile 2004. La Commissione ha deciso di adire la Corte di giustizia per il mancato rispetto, da parte della Finlandia, della normativa Ue relativa al controllo delle navi da parte dello Stato di approdo. La finalità della normativa violata è ridurre il numero delle navi fuori norma che navigano nelle acque sotto la giurisdizione degli Stati membri rafforzando l'osservanza della legislazione internazionale e comunitaria. "Questa direttiva è uno dei pilastri della nostra legislazione in materia di sicurezza marittima e ci auguriamo vivamente che la Finlandia adotti quanto prima tutte le misure necessarie", ha affermato la vicepresidente Loyola de Palacio. "Ciò è particolarmente importante in quanto il Mar Baltico non sopravvivrebbe ad un disastro come quello della petroliera Erika", ha aggiunto. La Commissione ha inoltre deciso di adire la Corte di giustizia per il mancato recepimento, da parte dell'Italia, della normativa Ue in materia di equipaggiamento marittimo, volta a garantire l'applicazione uniforme degli strumenti internazionali relativi all'equipaggiamento installato a bordo delle navi marittime. La Commissione ha deciso di adire la Corte di giustizia per la mancata comunicazione, da parte della Finlandia, delle misure nazionali di recepimento della direttiva del 2001 sul controllo dello Stato di approdo[1]. Tale direttiva, adottata in seguito al disastro della petroliera Erika del 1999, rafforza le norme Ue relative alla fissazione di criteri comuni per il controllo delle navi da parte dello Stato del porto visitato e all'armonizzazione delle procedure di ispezione e detenzione. Gli Stati membri dovevano adottare la legislazione necessaria entro il 22 luglio 2003 e, in seguito al disastro della petroliera Prestige nel 2002, si erano impegnati ad attuare le disposizioni della direttiva prima del termine sopra citato. Come hanno dimostrato i naufragi delle petroliere Erika e Prestige, prima dell'adozione della direttiva del 2001 i controlli dello Stato nei porti erano insufficienti. Le norme precedenti prevedevano esclusivamente le ispezioni di carattere ordinario che, nella maggior parte dei casi, comportavano una verifica piuttosto superficiale delle condizioni della nave. Accadeva così che navi che erano state immobilizzate più volte a causa delle cattive condizioni e che battevano bandiere di convenienza non venivano escluse né allontanate dai porti dell'Ue, con tutti i rischi conseguenti. La Commissione ha inoltre deciso di adire la Corte di giustizia per la mancata comunicazione, da parte dell'Italia, delle misure nazionali di recepimento di una direttiva del 2002 sull'equipaggiamento marino che aggiorna le norme sull'equipaggiamento installato a bordo delle navi marittime per il quale sono rilasciati certificati di sicurezza in ottemperanza di convenzioni internazionali e mira ad assicurare la libera circolazione di tale equipaggiamento all'interno della Comunità. Gli Stati membri dovevano recepire tale direttiva nel loro ordinamento nazionale entro il 23 marzo 2003.
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