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Notiziario Marketpress di
Giovedì 08 Aprile 2004
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OMAGGIO A INGRID BERGMAN AL M.I.C.S.- MUSEO JOSE’ PANTIERI DEL CINEMA E DELLO SPETTACOLO DI ROMA 13-22 APRILE 2004
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Roma, 8 aprile 2004 - Un ciclo di film per ricordare Ingrid Bergman, un'attrice dalla carriera per molti versi unica nel panorama cinematografico del ventesimo secolo, tesa a confrontarsi con le poetiche più originali e dissonanti della sua epoca. Scoperta nella nativa Svezia da Gustaf Molander, si trasferì ben presto a Hollywood, dove lavorò con Curtiz, Cukor, Milestone e Fleming e fu musa ispiratrice di Hitchcock. Restia a lasciarsi imprigionare nel cliché che Hollywood le aveva costruito addosso, la Bergman alternò ruoli di virgineo candore con altri di dolorosa abiezione, reiterando più sottilmente la cifra dell'estraneità: la nazionalità disparata dei suoi personaggi hollywoodiani (fu prevedibilmente norvegese e tedesca, ma anche francese, italiana e spagnola) serviva indubbiamente a giustificarne l'insolita pronuncia dell'inglese, ma sottolineava anche l'estraneità della donna all'ambiente circostante e la provvisorietà della sua presenza. Se dunque l'incontro con Rossellini e il successivo Viaggio in Italia suscitarono tanto scalpore, fu perché ci si era lasciati rassicurare dalla luminosa serenità dei suoi sorrisi e non si era stati capaci di leggere tra i fotogrammi dei finali dei suoi film l'immagine reiterata di una donna in partenza, di una donna in fuga, in treno o in aereo, a cavallo o in automobile, tesa ad un inarrestabile ricominciare. Anche Rossellini la utilizza come testimone di una alterità, e sottolinea l'estraneità della profuga nell'isola vulcanica, della moglie del diplomatico nei caseggiati romani, della turista inglese nel meridione d'Italia, della voce recitante nell'opera musicale, Il ritorno al cinema internazionale la vede impegnata con registi come Renoir, Litvak, Donen, e Lumet, fino all'ultimo film girato con il connazionale e omonimo Bergman, malinconica sonata a due voci, che si chiude con un monologo rivolto ai contorni sfumati del suo viso riflesso nel finestrino dell'ennesimo treno. Dalla grazia scontrosa della protagonista di "Notte di Giugno", passiamo alla dolente luminosità delle tormentate eroine di "Gaslight" e "Notorious", dalla durezza amareggiata della protagonista di "Stromboli", alla malinconia elegante di "Aiméz-vous Brahms..", alla feroce determinazione della vendicativa eroina del dramma di Durrenmatt. Sei ritratti in bianco e nero per un'attrice dal volto di eccezionale trasparenza emotiva, eppure mai completamente raggiungibile, il cui mistero si chiude intatto e indecifrabile proprio quando sembra aprirsi alla lettura più intima. Un omaggio doveroso ad un'attrice e ad una donna di immenso talento e di fascino incomparabile.
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