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Notiziario Marketpress di
Giovedì 08 Aprile 2004
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PREVISIONI ECONOMICHE DI PRIMAVERA DELLA COMMISSIONE EUROPEA 2004-2005 PER L'AREA DELL'EURO, L'UNIONE EUROPEA ED I PAESI ADERENTI E CANDIDATI |
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Bruxelles, 8 aprile 2004. Dopo aver ristagnato nella prima metà del 2003, le economie dell'area dell'euro e dell'Ue hanno ripreso slancio nella seconda metà dell'anno. Si stima che il tasso di crescita medio per l'intero anno sia stato pari allo 0,4% nell'area dell'euro e allo 0,8% nell'Ue. Data la sostenutezza della crescita e del commercio a livello mondiale e il ritorno alla fiducia dei produttori e dei consumatori interni, la ripresa dovrebbe consolidarsi nel corso di quest'anno. Per il 2004 le proiezioni indicano un rimbalzo a tassi di crescita medi dell'1,7% per l'area dell'euro e del 2% per l'Ue, che dovrebbero stabilizzarsi al 2,4% circa nel 2005. A parte lo stimolo esterno della domanda mondiale, tra i principali fattori che giustificano le prospettive di ripresa sono le condizioni accomodanti di politica macroeconomica, il perdurante calo dell'inflazione, condizioni finanziarie favorevoli e progressi delle riforme strutturali. La ripresa è sostenuta da un aumento della spesa per investimenti, affiancata da un più graduale rilancio dei consumi privati. Nonostante il previsto intensificarsi del ritmo dell'attività economica, la protratta fase di rallentamento dovrebbe continuare a pesare sull'andamento del mercato del lavoro. La crescita dell'occupazione dovrebbe essere limitata allo 0,3% nel 2004 per registrare un valore un po' migliore, lo 0,9%, nel 2005. 1. Sviluppi eterogenei sul piano del bilancio Dopo il deterioramento palesato dalle stime per il 2003, il disavanzo delle amministrazioni pubbliche nell’area dell’euro dovrebbe mantenersi stabile al 2,7% del Pil nel 2004 (2,6% nell’insieme della Ue). Rispetto al 2003, ci si attende quest’anno un peggioramento del saldo delle amministrazioni pubbliche in diversi paesi dell’Unione europea, che dovrebbe essere compensato da un miglioramento della situazione in Germania, Spagna, Francia, Austria e Regno Unito. Nel caso di Danimarca, Svezia e Finlandia, il deterioramento consiste in una riduzione dell’avanzo. In alcuni casi questa situazione richiede l’attivazione degli strumenti di sorveglianza sulle politiche di bilancio previsti dal trattato e dal patto di stabilità e crescita. Più precisamente: nei Paesi Bassi il superamento della soglia di disavanzo del 3% del Pil nel 2003 impone la preparazione immediata di una relazione sull’esistenza di un disavanzo eccessivo (articolo 104, paragrafo 3). Il passaggio agli stadi successivi della procedura per i disavanzi eccessivi dovrà essere deciso in funzione delle misure adottate per correggere la situazione nel 2004. In Italia il disavanzo di bilancio è stato lievemente inferiore al 2½% del Pil nel 2003. Secondo le previsioni della Commissione dovrebbe superare il 3% del Pil nel 2004. L’interruzione del processo di riduzione del debito, che, con un livello pari al 106% del Pil, è il più elevato dell’area dell’euro, è una fonte supplementare di preoccupazione. Ciò richiede l’attivazione immediata del meccanismo di allarme preventivo cosicché le autorità adottino le misure di aggiustamento necessarie. In Grecia, dai dati più recenti comunicati dal governo risulta che nel 2003 il disavanzo di bilancio è salito fino a raggiungere un livello lievemente inferiore al 3% del Pil. Sulla base di queste informazioni, la Commissione prevede un disavanzo superiore al 3% nel 2004. Tuttavia i dati relativi al 2003 non sono convalidati da Eurostat e non costituiscono pertanto una base affidabile per valutare la situazione di bilancio in questa fase. Per fine aprile è prevista una missione di accertamento, che dovrà consentire di raccogliere maggiori informazioni sulla situazione di bilancio in questo paese per poi decidere le misure da adottare. In Portogallo, il disavanzo è stato contenuto al di sotto del 3% del Pil nel 2002 e nel 2003. Il Portogallo si è pertanto conformato ai termini della raccomandazione rivoltagli nel 2002 (articolo 104, paragrafo 7). Di conseguenza il disavanzo eccessivo è stato corretto. Tuttavia il Portogallo dovrebbe adottare le misure necessarie per evitare di incorrere nuovamente in un disavanzo eccessivo. Nel Regno Unito, in base ai dati più recenti il disavanzo di bilancio viene stimato al 3,2% del Pil per l’anno (di calendario) 2003. Nel caso del Regno Unito il periodo di misurazione rilevante ai fini della sorveglianza di bilancio è l’esercizio finanziario che si estende dal 1° aprile al 31 marzo. Le previsioni della Commissione nonché le dichiarazioni ufficiali delle autorità britanniche indicano che il disavanzo dell’esercizio finanziario 2003-04 ha superato il limite del 3% del Pil. La Commissione deve pertanto preparare una relazione sull’esistenza di un disavanzo eccessivo (articolo 104, paragrafo 3). Si prevede tuttavia che il disavanzo ritorni al di sotto del 3% nel corso del periodo considerato, sulla base sia dell'anno di calendario che dell'esercizio finanziario. Senza pregiudicare l’esito di tale procedura, ciò potrebbe creare i margini necessari per concludere che non esista alcun disavanzo eccessivo ai sensi del trattato e pertanto per porre fine alla procedura. Nel 2005, sulla base dell’ipotesi di politiche immutate e senza pertanto tenere conto delle misure che potrebbero essere adottate nei bilanci seguenti, ci si attende un lieve miglioramento nell’area dell’euro, il cui disavanzo delle amministrazioni pubbliche dovrebbe scendere al 2,6% del Pil (al 2,4% per la Ue). In questo scenario si prevede che quattro paesi (Francia, Italia, Paesi Bassi e Portogallo) superino il valore di riferimento del 3%. 2. La sostenuta attività economica globale dà impulso al commercio mondiale Dopo la fiacca crescita del commercio mondiale nel 2002, si stima che nel 2003 si sia prodotto un forte rimbalzo del 5%. A breve termine si prospetta un'ulteriore accelerazione all'8% circa nel 2004-2005. Si stima che nel 2003 l'incremento del Pil mondiale sia stato più forte del previsto e pari al 3,7%. Quest'anno l'attività economica mondiale dovrebbe espandersi al robusto tasso del 4,5%, per poi stabilizzarsi nel 2005. Questa accelerazione è sospinta da una serie di fattori, tra cui politiche macroeconomiche accomodanti, condizioni finanziarie favorevoli e un ritorno della fiducia. La distribuzione regionale della crescita mondiale si è allargata nel 2003, con contributi più significativi del previsto degli Usa, della Csi, dell'Opec, dell'Asia (specie la Cina) e dei paesi aderenti. Negli Usa la ripresa, favorita dagli stimoli di politica monetaria e di bilancio e da una solida crescita della produttività sottostante, dovrebbe prevedibilmente continuare, con una crescita del 4,2% nel 2004. Tuttavia, dati gli elevati disavanzi dell'amministrazione pubblica e della bilancia delle partite correnti, questo ritmo di espansione appare insostenibile e ci si attende un calo del tasso di crescita al 3,2% nel 2005. Le prospettive per il Giappone sono nettamente migliorate con una correzione al rialzo della crescita dal 2,7% stimato per il 2003 al 3,4% per quest'anno. La deflazione sembra doversi arrestare, ma si prevede che il disavanzo pubblico rimanga al di sopra del 7% del Pil nel 2004 e nel 2005. Le prospettive economiche per l'Asia (escluso il Giappone) rimangono assai favorevoli con una crescita vicina al 7% nel 2004-2005. Durante questo periodo, Hong Kong e la Corea dovrebbero compensare la minor spinta dovuta al lieve rallentamento degli spettacolari tassi di crescita della Cina e dell'India. Tra le altre aree emergenti, l'America Latina dovrebbe raddoppiare il suo tasso di crescita nel 2004 dopo un 2003 poco dinamico. Ci si attende un'accelerazione dell'attività economica anche in Africa. Nei paesi che si preparano ad aderire all'Ue il 1° maggio 2004 e nei paesi candidati, durante il periodo di riferimento delle previsioni dovrebbe proseguire una forte crescita, sostenuta dalla domanda interna e dai mutamenti strutturali. 3. Rialzo dei prezzi delle materie prime e recupero delle borse La ripresa su scala globale esercita una pressione al rialzo sui prezzi delle fonti di energia e delle materie prime non energetiche. Se l'apprezzamento dell'euro ha protetto l'area dell'euro da molte delle conseguenze sfavorevoli di questa tendenza, le sue implicazioni per l'economia mondiale sono meno incoraggianti. Il profilo dell'andamento dei prezzi del petrolio è stato rivisto verso l'alto rispetto alle previsioni d'autunno. Rispetto ad una media di 28,5 Usd al barile (greggio Brent) nel 2003, si ipotizza che il prezzo del petrolio scenda gradualmente dal picco di 31,5 Usd al barile registrato nel primo e secondo trimestre di quest'anno in modo da risultare pari in media a 31 Usd al barile per l'insieme dell'anno. Si prevede un certo cedimento nel corso del 2005, che dovrebbe tradursi in un prezzo medio di 29 Usd al barile. Dopo essersi stabilizzati alla metà dello scorso anno, i corsi delle azioni hanno ripreso a salire anche nel nuovo anno, prima di conoscere un certo livellamento più di recente. I rendimenti dei titoli pubblici a lungo termine sono rimasti bassi in termini storici, nonostante il miglioramento delle prospettive globali di crescita. I differenziali delle obbligazioni emesse da imprese private si sono anch'essi ristretti fino a livelli storicamente bassi. Complessivamente questi sviluppi, che suggeriscono che le condizioni di finanziamento nell'economia globale siano migliorate rispetto ad un anno fa, dovrebbero sostenere la ripresa. 4. La crescita è ricomparsa nelle economie dell'area dell'euro e dell'Ue nella seconda metà del 2003 … Per l'area dell'euro, il rimbalzo dell'attività economica è stato sospinto da un'impennata della crescita delle esportazioni, mentre il contributo alla crescita dato dalla domanda interna è stato negativo. Ciò è stato dovuto in particolare all'andamento negativo degli investimenti nel terzo trimestre. La domanda interna si è sostituita al commercio come motore della crescita nell'ultimo trimestre dell'anno. Gli investimenti hanno conosciuto un netto rilancio, interrompendo una prolungata tendenza discendente. Tuttavia i fiacchi consumi privati non hanno dato alcun impulso alla crescita e il contributo delle esportazioni nette è diventato negativo per effetto di una forte accelerazione della crescita delle importazioni. La ripresa che ha avuto luogo nella seconda metà del 2003 è stata grosso modo in linea con i pronostici delle previsioni d'autunno. Tuttavia l'origine della svolta è stata un po' sorprendente in quanto la crescita più dinamica del previsto registrata nel terzo trimestre è stata spinta dalla domanda esterna anziché da quella interna. Il risultato dell'ultimo trimestre è stato più conforme alle previsioni sotto il profilo sia dell'ordine di grandezza che della composizione della crescita. 5. … e prenderà slancio nel 2004 Gli indicatori economici trasmettono segnali incoraggianti per le prospettive di ripresa dalla metà dell'anno scorso. Se l'indicatore del clima economico per l'area dell'euro è migliorato rispetto all'estate del 2003, il tasso di utilizzazione delle capacità nell'industria manifatturiera è ancora inferiore al suo livello medio di lungo periodo. La valutazione del clima economico nel settore manifatturiero è stata recentemente un po' esitante, ma si è confermato il miglioramento delle previsioni riguardo alla produzione. Nel settore dei servizi, la fiducia è ancora a livelli bassi ma c'è un progresso per quanto riguarda le previsioni sulla domanda. Il graduale miglioramento della fiducia dei consumatori si fonda soprattutto sulle migliori prospettive dell'economia e del mercato del lavoro. Ne dovrebbe derivare un maggiore ottimismo delle famiglie per quanto riguarda la loro situazione finanziaria, che a sua volta dovrebbe dare impulso alla spesa dei consumatori. La prevista ripresa della spesa delle imprese e delle famiglie nei prossimi mesi deriva in parte dal livello particolarmente basso dei tassi d'interesse reali, sia a breve che a lungo termine, che ha contribuito ad allentare i vincoli sui bilanci delle famiglie e delle imprese attraverso la riduzione del costo del servizio del debito. Anche il rimbalzo delle borse dal marzo dello scorso anno e la vivacità del mercato immobiliare in alcuni Stati membri hanno contribuito a ricostituire in parte la ricchezza andata persa a seguito dello scoppio della bolla dei mercati azionari. Il reddito disponibile delle famiglie in termini reali è stato sostenuto dalla resilienza dell'occupazione e della crescita dei salati reali. Il previsto calo dell'inflazione dovrebbe costituire un ulteriore fattore di stimolo dei consumi. Si prevede che il tasso medio di crescita nell'area dell'euro salga all'1,7% nel 2004 e al 2,3% nel 2005 (2,0% e 2,4% rispettivamente nell'Ue), valori che sono quasi identici a quelli delle previsioni dell'autunno scorso. Ci si attende che la crescita venga sostenuta dalla domanda interna, che a sua volta sarà sostenuta dall'accelerazione degli investimenti fissi nel corso del 2004, seguita da un più graduale rilancio della spesa per consumi privati. 6. Risultati e prospettive promettenti sul mercato del lavoro Nonostante la lunga durata del rallentamento l'aumento del tasso di disoccupazione è stato piuttosto modesto in confronto ai cicli precedenti. Il tasso di disoccupazione dell'area dell'euro si è stabilizzato all'8,8% nel secondo trimestre 2003, dopo essere salito di 0,8 punti percentuali durante la fase discendente del ciclo attuale. Questo andamento va paragonato all'incremento di oltre 2 punti percentuali fino ad un valore superiore al 10% nel punto di svolta inferiore del ciclo nei primi anni '90. Anche per quanto riguarda l'occupazione, il quadro è più incoraggiante per quanto riguarda i posti di lavoro perduti. Nessun posto di lavoro è andato perduto in termini netti nella recente fase discendente, mentre nella recessione del 1992-93 erano scomparsi oltre 2,5 milioni di posti di lavoro. In linea con il carattere graduale della ripresa e la risposta solitamente ritardata del mercato del lavoro, quest'anno ci si attende che verranno creati circa mezzo milione di posti di lavoro. Questo valore dovrebbe però più che raddoppiare nel 2005 con il consolidarsi della ripresa. Il tasso di disoccupazione dell'area dell'euro dovrebbe rimanere stabile all'8,8% (8,1% nell'Ue) quest'anno, prima di iniziare a calare nel 2005. 7. L'inflazione apparente destinata a scendere al di sotto del 2% quest'anno Nonostante il rallentamento dell'economia e l'apprezzamento dell'euro, l'inflazione apparente è rimasta stabile del 2003, sostenuta da fattori temporanei come gli aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari e dell'energia provocati dalle condizioni climatiche e da inasprimenti delle imposte indirette. Rispetto al 2,1% stimato per il 2003, l'inflazione apparente dovrebbe scendere quest'anno all'1,8%, grazie agli effetti ritardati dell'apprezzamento dell'euro e alle deboli pressioni interne sui prezzi. L'inflazione dovrebbe diminuire ulteriormente all'1,6% nel 2005. Anche l'inflazione di fondo ha avuto tendenza a rimanere sugli stessi valori durante il 2003. L'inflazione nel settore dei servizi è stata particolarmente persistente per via della produttività relativamente bassa del settore e della sua minore esposizione alla concorrenza rispetto al settore manifatturiero. Tuttavia il rallentamento del ritmo di aumento del costo unitario del lavoro, con il rilancio della produttività del lavoro e il permanere della moderazione salariale, dovrebbe far diminuire anche l'inflazione di fondo. 8. Sulle previsioni pesano rischi di segno opposto Da molte aree del mondo provengono segnali incoraggianti di un protrarsi della crescita globale. Ciò rafforza la probabilità di un'accelerazione simultanea della crescita, fondata su larghe basi, in tutto il mondo, il che genererebbe una dinamica di spinte che si rafforzerebbero reciprocamente. Tuttavia, squilibri macroeconomici di lunga data potrebbero frenare la crescita dell'economia negli Usa dell'ultima parte del periodo di riferimento. Il rialzo dei prezzi del petrolio e di altre materie prime potrebbe anch'esso rallentare la crescita mondiale. Complessivamente, tuttavia, il contesto internazionale punta ad un miglioramento. Un nuovo forte apprezzamento del tasso di cambio dell'euro potrebbe pregiudicare l'attività soprattutto nel settore manifatturiero nell'area dell'euro, specie in quegli Stati membri in cui la crescita economica ha dovuto recentemente essere sospinta dalla domanda esterna. D'altra parte, un ulteriore apprezzamento allenterebbe ulteriormente le pressioni inflazionistiche e, di conseguenza, accrescerebbe il reddito disponibile reale. La durata del rallentamento e le incertezze relative al reddito attuale e futuro hanno minato la fiducia dei consumatori, inducendoli a rinviare le spese e facendo ristagnare i consumi privati. Gli indicatori delle inchieste suggeriscono che i consumatori sono ancora riluttanti ad impegnarsi in acquisti di beni di consumo durevoli di grande entità. Inoltre, anche se le tensioni geopolitiche sono diminuite nella seconda metà del 2003, la minaccia di attacchi terroristici continua a pensare sulla fiducia dei consumatori, particolarmente dopo gli avvenimenti di Madrid all'inizio di marzo. Con la ripresa della fiducia, il liberarsi della domanda arretrata accelererebbe il ritorno della crescita al tasso potenziale. L'incremento del prezzo delle abitazioni in una serie di paesi dell'Ue ed il contributo del rialzo delle Borse al ripristino della ricchezza delle famiglie dovrebbero anch'essi sostenere la spesa. Anche se gli investimenti sono sostenuti da condizioni di finanziamento favorevoli e dallo sviluppo positivo dei proventi e della redditività, non possono essere esclusi eventuali vincoli posti dall'incompleto aggiustamento dei bilanci. Si dovrebbe anche ricordare che la fiducia può essere positivamente influenzata da progressi visibili delle riforme strutturali. Complessivamente, i rischi sembrano avere avuto un'evoluzione in senso negativo nei mesi più recenti. 9. Paesi aderenti: uno stimolo positivo dall'integrazione nell'Ue Nonostante la fiacchezza della crescita nell'Ue, si stima che le economie dei nuovi Stati membri siano cresciute in media di un robusto 3,6% nel 2003 grazie alla dinamica di crescita indotta dalla prospettiva dell'adesione. In particolare, i consumi privati hanno sostenuto la crescita specie nei paesi baltici, in Ungheria e nella Repubblica ceca. Tre fattori hanno dato impulso alla spesa delle famiglie: i) l'aumento del reddito disponibile reale, in parte grazie all'inflazione relativamente bassa in molti paesi, ad un livello più o meno uguale a quello dell'area dell'euro; ii) il maggiore accesso al credito grazie allo sviluppo del sistema bancario; iii) spese anticipate in previsione degli aumenti dei prezzi attesi per il 2004, a seguito di inasprimenti delle imposte indirette. L'attività di investimento è stata fiacca nel 2003 (tranne che nei paesi baltici), rispecchiando la situazione globale, ma anche a seguito dello stallo del processo di riforma nei paesi aderenti. Le esportazioni sono andate molto bene, specie in Slovacchia, il che, data la fiacchezza della domanda dell'Ue, è spiegato per la maggior parte da un maggiore contenuto di valore aggiunto del paniere delle esportazioni. In Polonia il deprezzamento dello zloty ha contribuito in misura significativa ai buoni risultati conseguiti per quanto riguarda le esportazioni. Più investimenti, ma il tasso di disoccupazione tarda a scendere La convergenza dei tassi d'interesse verso i livelli dell'Ue, la necessità di migliorare le infrastrutture e la ripresa nell'Ue sono i fattori che dovrebbero far lievitare la crescita degli investimenti nei paesi aderenti da un magro 1,9% l'anno scorso al 7,3% nel 2005. In generale, l'attività economica sarà anche sostenuta dalla disponibilità dei fondi dell'Ue (stimati al 3% del Pil per i paesi aderenti nell'arco del periodo 2004-2006, compresi gli aiuti preadesione, e detratti i contributi al bilancio Ue). Il tasso di crescita medio nei paesi aderenti dovrebbe aggirarsi intorno al 4% nel 2004 e nel 2005. Il processo di riduzione del divario dovrebbe continuare vigorosamente in quanto dovrebbero essere i nuovi Stati membri con il Pil pro capite più basso a crescere più velocemente. Beneficiando della stabilità macroeconomica, i paesi baltici dovrebbero secondo le previsioni registrare tassi di crescita superiori al 5% nel 2004-2005. La più forte accelerazione della crescita è prevista per la Polonia (dall'1,4% nel 2002 a quasi il 5% nel 2005) per impulso di una politica di bilancio espansionistica. Tra i paesi aderenti ad alto reddito, ci si attende che Cipro cresca ad un tasso relativamente alto, ma le prospettive di riunificazione comportano rischi di segno opposto. Nel 2004-2005, ci si attende nei paesi aderenti un aumento modesto dell'occupazione; il rilancio dell'economia e lo sviluppo di nuove attività dovrebbero compensare la perdita di posti di lavoro nel quadro del processo di ristrutturazione. Tuttavia il tasso di disoccupazione è destinato a scendere solo lentamente, al 13,8% nel 2005 nel complesso dei paesi aderenti contro il 14,3% del 2003. L'inflazione è destinata a salire Eccetto che in Ungheria, Slovacchia e Slovenia, l'inflazione è stata particolarmente bassa nel 2003 nei nuovi Stati membri, più o meno ai livelli dell'area dell'euro, grazie alla maggiore concorrenza e ai bassi prezzi all'importazione. Ci si attende tuttavia che essa acceleri nel 2004 al 3,8% in media, per effetto di un aumento delle imposte indirette con l'allineamento delle aliquote ai livelli dell'Ue. Un successivo rallentamento dell'inflazione al 3,3% è pronosticato per il 2005. Disavanzi pubblici elevati, ma che dovrebbero generalmente scendere In media, il disavanzo delle amministrazioni pubbliche nei paesi aderenti è stimato pari al 5,7% circa del Pil nel 2003, un valore peggiore di quello del 2002. Nella Repubblica ceca, il disavanzo è cresciuto in notevole misura a seguito dell'inclusione di talune garanzie dello Stato. Il saldo di bilancio varia da un avanzo in Estonia ad un disavanzo del 12,9% del Pil nella Repubblica ceca. Altri cinque paesi avevano disavanzi superiori al 3% del Pil nel 2003: Cipro, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. Con la ripresa del processo di risanamento dei bilanci, i saldi delle amministrazioni pubbliche dovrebbero migliorare nella maggior parte dei nuovi Stati membri nel 2004; farà eccezione la Polonia. Nonostante la forte crescita, i saldi di bilancio sono in via di peggioramento anche nei paesi baltici, a causa delle spese connesse all'adesione. In Lituania, il disavanzo si sta avvicinando alla soglia del 3% del Pil, mentre in Estonia l'ampio avanzo del 2,6% del Pil del 2003 dovrebbe essere totalmente riassorbito nel 2005. 10. Paesi candidati I paesi candidati assisteranno ad un continuo miglioramento dei loro risultati macroeconomici. Ci si attende che la crescita si attesti all'incirca sul 5% annuo nel periodo di riferimento delle previsioni. La domanda interna privata rimane il motore della crescita in tutti i paesi. In Turchia e in Romania, l'inflazione dovrebbe continuare a scendere, grazie all'apprezzamento tendenziale in termini reali del tasso di cambio di tali paesi, al rafforzamento dell'offerta, sospinta da forti investimenti, ed a politiche di bilancio e monetarie complessivamente prudenti. Verso la fine dell'orizzonte delle previsioni, il tasso di inflazione dovrebbe essere sceso ad una sola cifra in entrambi i paesi, come è già avvenuto nel caso della Bulgaria che ha un'inflazione abbastanza bassa, anche se in lieve accelerazione. Nonostante notevoli miglioramenti della produttività del lavoro, la forte crescita economica comporterà un aumento dell'occupazione in tutti i paesi e un calo della disoccupazione, anche se il miglioramento sarà molto modesto in Turchia, a causa della forte crescita dell'offerta di lavoro. Il disavanzo delle amministrazioni pubbliche registrerà un modesto peggioramento in Bulgaria e Romania, mentre la Turchia continuerà a registrare una significativa diminuzione del suo disavanzo. In tutti e tre i paesi, il saldo negativo delle partite correnti è destinato a peggiorare ulteriormente, spinto da una forte domanda interna e da un lieve deterioramento della competitività delle esportazioni in termini di prezzo, che provoca una crescita del disavanzo delle rispettive bilance commerciali. Informazioni più dettagliate sulle previsioni sono disponibili in European Economy, consultabile su Internet all'indirizzo: http://europa.Eu.int/comm/economy_finance/publications/european_economy/forecasts_en.htm
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