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Notiziario Marketpress di
Lunedì 19 Aprile 2004
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CONDONI? SONO L’AMMISSIONE DI UN FISCO INEFFICIENTE AL CONVEGNO DEI MAGISTRATI TRIBUTARI LE DIFFERENZE TRA ITALIA E USA SECONDO VINCENT GAMBINO, EX DIRETTORE DEI POTENTI AGENTI DELLE TASSE AMERICANI |
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Firenze 19 aprile 2004 – Venerdì 16 aprile, è stato l’ultimo giorno per aderire al condono fiscale voluto dal ministro delle finanze Giulio Tremonti. Che ne pensa l’uomo che per 28 anni ha diretto l’Internal Revenue Service, ossia il potente servizio investigativo fiscale degli Stati Uniti, quello, per intendersi, che riuscì a spedire in galera Al Capone? “I condoni”, dice Vincent Gambino, “sono l’ammissione esplicita che un sistema fiscale non funziona”. E aggiunge: “Naturalmente sono tutt’altro che favorevole. Mi sembrano un premio per chi ha barato, oltre che una beffa per i contribuenti onesti”. Di stanza a Roma dove con licenza del mistero del tesoro Usa gestisce un ufficio di consulenza fiscale per gli operatori americani nel bacino del Mediterraneo, Gambino ha partecipato a Firenze ad un convegno organizzato, dall’Associazione dei Magistrati Tributari. Il tema: Fiscalità oggi in Italia e negli U.s.a.: similitudini e differenze. Le differenze, spiega, sono molte. Ma si possono sintetizzare in alcuni comportamenti e in alcune cifre. “In tema di condoni il nostro comportamento è chiaro”, dice Gambino, “In America non si fanno sconti. Anche noi condoniamo, ma solo nel senso di non mandare in prigione il contribuente fedifrago se si affretta a pagare il dovuto”. Quanto alle cifre ecco il confronto. In Italia il contenzioso fiscale raggiunge ogni anno i noti livelli astronomici che sfociano immancabilmente in processi di durata imprevedibile, ma sempre e comunque lunghissima. Gambino descrive invece così quanto accade negli Stati Uniti. “Ogni anno”, spiega, “abbiamo circa 250 milioni di denunce dei redditi, di persone fisiche, giuridiche, successioni, eccetera. Quanti magistrati sovrintendono a tutto questo? Appena 19 (diciannove), restano in carica 15 anni e guadagnano 133 mila dollari lordi l’anno, circa 110 mila euro. Si domanderà: chissà allora quanti sono i ricorsi pendenti? Risposta: al 31 marzo 2004 esattamente 20.254”. Quando nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, sede del convegno, Gambino ha ricordato questo semplice dato, la platea degli specialisti italiani non ha potuto mettere il silenziatore a evidenti mormorii d’invidia e ammirazione per un sistema efficiente e terrorizzante insieme. “A nessuno piace pagare le tasse, neanche agli americani”, ha ricordato Gambino, “Ne’ è vero che sono più onesti di altri popoli. Semplicemente hanno molta più paura del fisco perché lo sanno efficiente. E se il contenzioso è minimo è perché viene risolto al livello più basso, grazie alla discrezionalità di cui godono gli ufficiali fiscali. In altre parole, si cerca di trovare subito un accordo per evitare che la lite si trascini fino al tribunale. Non si può tenere il contribuente in ballo per anni”. Infine il capitolo elusione: “Se l’Italia si scontra con una forte evasione che alimenta una vasta economia sommersa”, conclude Gambino, “negli Stati Uniti è il sistema ad offrire molte scappatoie. Il risultato è che solo il 15% di tutte le società pagano le tasse”.
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