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Notiziario Marketpress di Giovedì 22 Aprile 2004
 
   
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  PRESENTATI A MILANO I RISULTATI DELL’INDAGINE MINERVA (MISURA DELL’IMPATTO NEGATIVO DELL’EMICRANIA SU RELAZIONI SOCIALI, VITA QUOTIDIANA E APPROCCIO TERAPEUTICO)  
   
  Milano, 22 aprile 2004 - L’indagine, che per prima indaga a livello internazionale l’impatto negativo dell’emicrania sulla quotidianità delle donne, traccia il profilo delle Italiane affette dalla patologia: madri e compagne “a metà”, svantaggiate sul lavoro come a scuola e pericolosamente dedite al “fai da te”. Eppure la soluzione esiste. L’emicrania fa saltare le vacanze, toglie serenità alle ore spese in famiglia, rovina i rapporti con capi e colleghi. E porta a chiudersi in sé stesse, al punto di ricercare spesso soluzioni “fai da te” per dominarla con esiti tutt’altro che positivi. Questo, in sintesi, l’identikit dell’emicrania vista dalle donne che ne soffrono intervistate nell’ambito dell’Indagine Minerva (Misura dell’Impatto Negativo dell’Emicrania su Relazioni sociali, Vita quotidiana e Approccio terapeutico). Minerva è la prima indagine internazionale ad essere condotta in nove Paesi su 1810 donne emicraniche, lavoratrici o studentesse tra i 18 e i 35 anni. L’indagine, promossa da un pool di Associazioni di Pazienti appartenenti ai Paesi coinvolti nel progetto (Germania, Finlandia, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Israele, Spagna e Svezia), offre uno spaccato fedele sull’impatto negativo dell’emicrania sulla qualità della vita delle donne. Per l’Italia hanno partecipato l’Associazione Italiana per la lotta contro le Cefalee (Aic) e la Lega Italiana Cefalalgici (Lic). L’emicrania deprime e produce ansia, tanto che il 45 per cento delle donne della penisola non riesce a vivere normalmente nell’attesa della nuova crisi, che “sicuramente arriverà”. Ma non basta: lo studio dimostra che in Italia sono sempre diffusi pregiudizi e cattive abitudini, prima fra tutte la tendenza all’automedicazione. Sempre in Italia – ma le percentuali sono simili su scala europea - il 91 per cento delle intervistate si dice convinto che la qualità di vita sarebbe nettamente migliore senza l’emicrania, e il 43 per cento delle pazienti arriva a dire che l’emicrania le privi delle “cose belle” della vita. Ma non basta: tre Italiane su quattro, addirittura il doppio rispetto alle Svedesi, per vincere il dolore scelgono la via del “fai da te” e sono di gran lunga le più portate a provare terapie di dubbia validità. Con questo approccio irrazionale all’emicrania si rischia oltretutto di andare incontro a un’overdose di farmaci da banco, perché occorre aumentare costantemente i dosaggi nel tentativo di vincere il dolore. Alla base di questa tendenza all’automedicazione esiste forse anche una difficoltà delle Italiane a parlare dell’emicrania di fronte al proprio medico. Secondo l’indagine, l’88 per cento delle donne è entrato in contatto con il medico nell’ultimo anno, ma quasi la metà di esse, il 43 per cento, non ha fatto cenno delle proprie crisi di emicrania, anche se queste sono molto intense e debilitanti. Addirittura 5 donne su cento dicono di essere a disagio a parlare di emicrania con il proprio medico curante. “Emerge una preoccupante mancanza di dialogo tra medico e paziente” – commenta Paolo Martelletti, Presidente Lic – “fondamentale per individuare la terapia più adatta al singolo caso o eventualmente per rivedere quella fino ad allora seguita”. Erva – il nome, oltre all’acronimo, è legato alla simbologia mitologica della dea greca della guerra che “esce” dalla testa di Zeus, da sempre considerata un’immagine classica della cefalea – è la prima a confermare a livello internazionale che per le donne emicrania fa rima con pesantissima riduzione della qualità della vita in tutti gli ambiti. Per quanto riguarda le donne italiane poco meno della metà delle intervistate dichiara “bandiera bianca” di fronte all’emicrania rinunciando alla compagnia di amici e sette su dieci dicono di non poter seguire adeguatamente figli e partner in concomitanza degli attacchi, con ovvie ripercussioni sull’autostima delle donne. L’emicrania si conferma una guastafeste imprevedibile e pende come una minaccia sull’organizzazione del tempo libero: per sei donne italiane su dieci non permette di godersi vacanze e ore di svago, il 38 per cento delle donne si è vista rovinare date importanti come compleanni o matrimoni e una su tre ha dovuto “imporre” un mutamento organizzativo alle ferie canoniche così come alle feste di fine anno e Pasqua. E fa rinunciare ai pranzi con gli amici, per la sola paura che certi cibi e bevande possano scatenare un attacco (lo teme il 31 per cento delle donne). L’emicrania, infine, fa perdere giornate di lavoro e di università (è capitato al 28 per cento delle italiane intervistate negli ultimi sei mesi), ma “Non viene considerata penalizzante dagli altri, aumentando il senso di frustrazione delle donne che la vivono come forte limite alla loro carriera” – precisa Fabio Frediani, presidente Aic. Tanto da venire spesso vissuta come elemento “mobbizzante” da parte delle donne che lavorano o studiano all’università: due donne su tre affermano che il “capo” ignora i loro attacchi di emicrania e che solo il 34 per cento di dirigenti e docenti è attento alle difficoltà che la donna può incontrare per l’emicrania. Ma l’emicrania del terzo millennio non deve “rovinare” la vita di chi ne soffre, a patto che sia trattata correttamente. Su questo fronte dagli esperti arrivano messaggi tranquillizzanti. Oltre alla possibilità di prevenire le crisi con profilassi mirate, infatti, esistono particolari farmaci, i triptani, estremamente efficaci nel trattamento delle crisi emicraniche. A patto che vengano utilizzati correttamente e che sia il medico a indicarne l’utilizzo. “Per un trattamento ottimale occorre che il paziente venga seguito da un medico e non si lasci andare ad un “fai da te” con i farmaci che, oltre a risultare pericoloso, abbassa anche la possibilità di controllare al meglio le crisi”. – è il parere di Gennaro Bussone, direttore del Dipartimento di Neuroscienze Cliniche dell’Istituto Nazionale Neurologico Carlo Besta, Milano – “Oggi esistono i farmaci della famiglia dei triptani ad azione agonista della serotonina. Tra questi, il rizatriptan si è dimostrato il più efficace e rapido nel trattamento delle crisi di emicrania. La conferma viene da una metanalisi di confronto su oltre 24.000 pazienti trattati con diversi triptani e pubblicata su The Lancet che ha dimostrato la superiorità di rizatriptan, rispetto agli altri triptani, sia nella rapidità di risposta sia sul controllo del dolore, consentendo ad un maggior numero di pazienti di tornare alle normali attività”.  
     
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