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Notiziario Marketpress di Venerdì 23 Aprile 2004
 
   
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  ANIA: NELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE ESSENZIALE LIBERTÀ DI SCELTA DEL LAVORATORE  
   
  Roma, 23 aprile 2004 - Con riferimento alle preoccupazioni espresse da alcuni esponenti sindacali riguardo alla discussione in corso al Senato sulla riforma della previdenza complementare, l’Ania rileva quanto segue. Il tema in discussione riguarda una questione di principio, assolutamente qualificante rispetto all’intero impianto della riforma, ben al di là degli interessi di parte. Il tema è quello della libertà di scelta del singolo lavoratore. In un sistema previdenziale aperto alla concorrenza e alle scelte individuali, non verrebbe affatto sminuito il ruolo delle parti sociali e dei fondi chiusi. Questi ultimi avrebbero verosimilmente l’adesione della stragrande maggioranza dei lavoratori. Ciò avverrebbe però in virtù della fiducia che i lavoratori ripongono nei loro rappresentanti e non per vincoli di legge ai quali un sindacato moderno non può certo affidare le proprie fortune. E’ anche condivisibile che ai fondi negoziali affluisca il Tfr nel caso in cui il lavoratore non espliciti una scelta diversa. Se, malauguratamente, dovesse essere confermato l’impianto della delega previdenziale nella formulazione all’attenzione del Senato, verrebbe solo eliminato il vincolo che impedisce ad un’azienda di aderire ad un fondo pensione diverso da quello della categoria cui appartiene. Il singolo lavoratore non sarebbe però libero di fare una scelta diversa da quella dell’azienda né all’avvio del sistema, né successivamente. Sussistono infatti attualmente nel sistema altri vincoli che impediscono di fatto l’adesione del lavoratore non solo ai piani previdenziali individuali offerti dalle imprese di assicurazione, ma anche ai fondi aperti ad adesione individuale. Il lavoratore potrebbe dunque cambiare fondo solo quando cambiasse lavoro. Non sarebbe libero di cambiare per altri motivi: ad esempio, qualora ritenesse che il fondo non gestisca al meglio il proprio risparmio. Appare strumentale l’obiezione che il singolo lavoratore è inconsapevole o poco informato. Basti osservare che, a seguito della perdita di fiducia dei risparmiatori nei mercati finanziari e specificamente nelle banche per via dei noti scandali, nel corso del 2003 ben un terzo del risparmio finanziario delle famiglie è affluito alle compagnie di assicurazione, sotto forma di polizze vita, per lo più dotate di garanzie finanziarie. Questa reazione del mercato di fatto ha penalizzato taluni operatori finanziari, ben più di quanto non possano fare le azioni giudiziarie o le pur opportune e necessarie riforme attualmente in discussione per la tutela del risparmio. Ciò a conferma del fatto che la prima e più efficace forma di tutela del risparmiatore è il mercato, che vuol dire libertà di scelta e concorrenza. L’attuale impianto del disegno di legge non consentirebbe reazioni di questo tipo da parte degli interessati riguardo a quella forma di risparmio che tutti riconosciamo essere meritevole di particolare tutela, che è il risparmio previdenziale. Esso configura una fase iniziale in cui le quote di mercato verrebbero spartite, come altrettante "riserve di caccia", fra i fondi chiusi e gli intermediari abilitati. Ai nastri di partenza, il sistema si configurerebbe nuovamente come un sistema chiuso alla concorrenza e alla libertà di scelta. In questo contesto non avrebbe alcun senso parlare di concorrenza e di "portabilità" della posizione pensionistica. Queste sarebbero mere petizioni di principio, assolutamente prive di efficacia pratica. E’ peraltro evidente che l’equiparazione fra tutte le forme previdenziali, collettive e individuali, deve riguardare anche le regole che sovrintendono all’intero sistema, per consentire scelte consapevoli da parte dei lavoratori.  
     
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