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Notiziario Marketpress di Sabato 14 Febbraio 2004
 
   
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  CERNEVALE 2004 / TRENTINO: IL RITO DEL ROGO A CARNEVALE. DALL’ALBERO O DAL FANTOCCIO CHE BRUCIA GLI  
   
  In Trentino molti carnevali si tramandano di generazione in generazione e coinvolgono tutti, adulti e piccini, in un rito che trova radici nel passato. Pur diversi nella rappresentazione spesso presentano un elemento comune, quello del fuoco, del falò. Così a Grauno, a Valda, a San Martino di Castrozza, a Palù del Fersina. A Grauno in Valle di Cembra alcuni giorni prima del martedì grasso il pino più grande dei bosco viene abbattuto, sfrondato e poi, in questo caso il 24 febbraio, viene portato in paese, in piazza. Qui fa da cornice ad una rappresentazione recitata da giovani paesani, nella quale non mancano allusioni a fatti e personaggi del luogo. L’albero addobbato con paglia, viene poi issato su un altura e alla sera, al termine dei festeggiamenti incendiato. Anche a Valda, altro paesino della Valle di Cembra, l’ultimo giorno di carnevale, quando si fa notte, bruciano un pupazzo che dalla notte dell’Epifania è rimasto appeso sulla fontana della piazza. Rappresenta gli eccessi e le colpe che i paesani, in questo periodo di allegria, possono commettere, mentre il rogo, è l’espiazione di tutte le colpe con l’arrivo della quaresima. Dopo la cena a base di gnocchi, il pupazzo, alle grida di tutto il paese, viene bruciato. www.aptpinecembra.itLo stesso giorno a Palù in Valle dei Mocheni va in scena uno dei carnevali più singolari del Trentino. E’ quello del vecchio e della vecchia (dör becio de becia) che percorrono seguiti dal corteo i sentieri che collegano i vari masi, lasciando sull’uscio prosperità e abbondanza, e segnando di nero le guance di ragazze e bambini. Viene distribuito anche del cibo che servirà a preservare dai morsi delle vipere. Il corteo termina al tramonto con il rogo della paglia della gobba del vecchio, poi tutta la comunità si reca in un prato a bruciare un falò. www.valledeimocheni.itA San Martino di Castrozza, martedì 24 febbraio, dopo un pomeriggio di sfilate di maschere e carri, concerto della banda, distribuzione di dolciumi, e la fiaccolata dei maestri di sci, che si conclude con il “falò de la vecia”, un fantoccio in legno e stracci raffigurante una donna malvagia che viene bruciato per allontanare la sfortuna. www.sanmartino.com  
     
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