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Notiziario Marketpress di Venerdì 30 Aprile 2004
 
   
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  GRAN BRETAGNA / CONSTANTIN BRANCUSI E DONALD JUDD ALLA TATE MODERN  
   
  Fino al 23 maggio 2004 presso la Tate Modern è in mostra Constantin Brancusi (1876 – 1957), una delle figure portanti nella nascita e nell’evoluzione dell’arte moderna, che per primo introdusse l’astrazione e il primitivismo nella scultura. Le sue serene e semplificate figure ottenute prediligendo di volta in volta l’uso di diversi materiali, come il legno, il bronzo e il marmo influenzarono artisti come Barbara Hepworth, Carl Andre e Donald Judd. La mostra, sponsorizzata da Aviva plc, riunisce più di trenta opere, la maggior parte delle quali in marmo e pietra, che meglio catturano il carattere essenziale dell’opera di Brancusi. Tra i pezzi esposti ‘The Kiss’ (1907/8), nel quale l’artista raggiunse il punto di perfetta armonia e bilanciamento tra il figurativo e l’astratto, tra i corpi e la solidità del blocco di pietra in cui sono scolpiti. Il processo d’astrazione è rappresentato da un gruppo di teste in cui la progressiva riduzione e trasformazione dei dettagli, inizia con un processo di semplificazione e culmina nell’ovoidale ‘The Beginning of the World’ del 1920. In mostra anche altre opere indipendenti di Brancusi, tra cui sculture lignee e in bronzo nelle quali sperimenta l’astrazione e l’elaborazione figurativa di altre culture, specialmente di quella africana. Di particolare importanza la scultura in bronzo dal titolo ‘Maiastra’ del 1912, il secondo degli Uccelli di Brancusi, uno dei soggetti da lui prediletti e di cui continuò ad indagarne le possibilità espressive per i successivi trenta anni fino ad arrivare a catturarne l’essenza trascendentale. La mostra è aperta tutti i giorni. L’ingresso costa £6, riduzioni £5. Infolink: www.tate.org.uk Fino al 25 aprile si tiene anche la retrospettiva di Donald Judd (1928 – 1994), che coincide con il decimo anniversario di morte. Il pubblico iniziò a conoscerlo nella metà degli anni ’60 come membro di un gruppo di artisti minimalisti di cui facevano parte anche Dan Flavin e Sol Le Witt, con i quali condivideva l’interesse per le forme astratte, per l’uso di materiali industriali e per la ‘machine production’. Il trattato di Judd dal titolo ‘Specific Object’, pubblicato nel 1965 è considerato il manifesto del gruppo. Lo stile di Judd è elegante e allo stesso tempo austero e sorprendentemente sensuale. Disposte verticalmente e orizzontalmente su un muro, sul pavimento, le sue severe forme rettilinee si impongono con forza, sia fisica sia ottica, arrivando a incorporare lo spazio che le circonda. Dopo la sua morte, il New York Times scrisse che i suoi lavori cubici e rettilinei hanno enormemente contribuito a ridefinire la direzione della scultura nell’era post-bellica. Dalla metà degli anni ’80, con grande stupore di molti, il colore cominciò a giocare un ruolo di grande importanza nella sua opera, e oggi Judd è considerato anche un grande colorista. La retrospettiva che presenta più di quaranta opere, tra cui dipinti, dai primi anni ’60, mostrano il progressivo passaggio di Judd da due a tre dimensioni e illustrano lo sviluppo di un nuovo vocabolario di forme scultoree. La mostra procede le sue tipiche installazioni a muro degli anni ’60 e ’70 realizzate con diversi materiali industriali come il ferro galvanizzato e l’acciaio, per concludere con alcuni lavori dagli anni ’80, tra i quali sculture in plexiglas. Curata da Nicholas Serata, direttore della Tate, con l’ausilio di Marianne Stockebrand, curatrice e direttore della Chinati Foundation è stata organizzata con l’aiuto della Judd Foundation. La mostra è aperta tutti i giorni e l’ingresso costa £6, riduzioni £5. Infolink: www.tate.org.uk  
     
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