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Notiziario Marketpress di
Martedì 04 Maggio 2004
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I RICERCATORI DEI BENI CULTURALI ESPONGONO LE LORO ARGOMENTAZIONI IN FAVORE DI UN MAGGIORE SOSTEGNO COMUNITARIO |
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Bruxelles, 4 maggio 2004 - Circa 50 coordinatori di progetti di ricerca sui beni culturali, finanziati dall'Unione europea, si sono riuniti in occasione di un workshop collettivo organizzato dalla Commissione a Bruxelles, il 23 aprile, al fine di presentare il loro lavoro e discutere sulle prospettive future del settore. L'argomento centrale all'ordine del giorno è stato il livello di sostegno, da parte dell'Unione europea, alla ricerca sui beni culturali, sia in termini finanziari che fra i responsabili delle politiche. Considerata la riduzione del budget destinato a tali attività, da 40 milioni di euro nell'ambito del Quinto Programma Quadro (5°Pq) a soli 10 milioni nell'ambito del 6°Pq, molti studiosi dei beni culturali si dimostrano alquanto preoccupati. Innanzitutto, Cordis News ha chiesto il motivo dell'importanza di tale attività di ricerca alla Dr.ssa Johanna Leissner, un'ex ricercatrice, attualmente impegnata presso il dipartimento sostenibilità urbana e patrimonio culturale della Dg di Ricerca della Commissione. "I beni culturali apportano il loro contributo alla nostra identità europea, fornendo benefici sia sociali che economici", ha dichiarato la Dr.ssa Leissner, la quale ha poi aggiunto che tali considerazioni divengono tutte più significative con l'allargamento dell'Unione europea a 25 paesi. La reazione dei ricercatori alle riduzioni del sostegno finanziario per il loro lavoro era indubbiamente prevedibile, ha affermato la Dr.ssa Leissner, in quanto solo tre o quattro progetti per bando riescono ad ottenere un sostegno nell'ambito del 6°Pq, rispetto ai dieci circa del programma precedente. La loro delusione si unisce alla mancanza di sostegno per le attività di ricerca sui beni culturali a livello nazionale, in seguito alla revoca dell'ultimo programma simile avvenuta in Italia lo scorso anno. Tuttavia, la Dr.ssa Leissner è convinta dei benefici di tali attività e ne sottolinea alcuni validi contributi: "Il programma di ricerca sui beni culturali dell'Unione europea è sempre stato orientato verso la produzione di nuove tecnologie e di nuovi mezzi, e l'innovazione ha sempre rappresentato un criterio di selezione di primaria importanza. Inoltre, si tratta di un settore veramente multidisciplinare, che coinvolge non solo gli studiosi, ma anche gli utenti finali, le Pmi [piccole e medie imprese], le amministrazioni pubbliche e tutti coloro che prendono decisioni". A ciò si unisce altresì un vantaggio importante: l'Europa è uno dei protagonisti in assoluto in questo settore, ha aggiunto. Di conseguenza, la speranza della Dr.ssa Leissner è che l'Unione europea conceda maggiori riconoscimenti alla ricerca sui beni culturali e ai benefici economici e sociali connessi, non solo per gli europei, ma per il mondo intero. Questo aspetto universale dei beni culturali è stato sottolineato anche dalla Dr.ssa Cristina Sabbioni, dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano, che coordina due iniziative di ricerca finanziate dall'Unione europea. La Dr.ssa Sabbioni crede che tale ricerca dovrebbe essere finanziata a livello comunitario, in quanto "i beni culturali rappresentano una proprietà comune e sono alla base della nostra identità collettiva", ha dichiarato a Cordis News. Pertanto, le sfide nei confronti dei monumenti e dei manufatti storici, nonché le problematiche più urgenti in merito alla loro conservazione e valorizzazione, sono comuni a tutti e, quindi, richiedono soluzioni comuni. La Dr.ssa Sabbioni ha espresso la propria gratitudine alla Commissione per aver organizzato il workshop di Bruxelles, in quanto ha consentito ai ricercatori di varie discipline e provenienti da tutta Europa di scambiarsi pareri e di scoprire come vengono utilizzati i risultati dei vari lavori. "In qualità di ricercatori, dobbiamo migliorarci per quanto riguarda l'utilizzo dei risultati del nostro lavoro, ma questo discorso si applica alla maggior parte delle attività di ricerca, non solo a quelle sui beni culturali. In effetti, gli studiosi non sono assolutamente portati a gestire i loro risultati e a stimolare un dialogo con la società; solitamente, preferiscono applicarsi subito a un nuovo progetto di ricerca", ha affermato. La Dr.ssa Sabbioni ha concluso esponendo un'ammonizione: "Se l'Europa si considera una società fondata sulla conoscenza, e certamente i beni culturali sono compresi in tale conoscenza, allora deve ricorrere alla scienza e alla tecnologia per corroborarla e preservarla". Al fine di preservare i beni culturali europei, interviene anche una tematica persuasiva prettamente ambientale, dichiara un'altra coordinatrice del progetto, May Cassar, direttore del Centre for sustainable heritage presso l'University College di Londra, Regno Unito. "Visto che la maggior parte degli edifici storici europei sono stati realizzati dall'uomo e hanno richiesto un'energia davvero limitata per costruirli, possiamo considerarli una riserva intensiva di capitale di energia incorporata", dichiara la Sig.ra Cassar. "Se, oggigiorno, dovessimo sostituire tali strutture, dovremmo impiegare una quantità di energia pari a 15.000 litri di benzina per ricostruire una dimora tipica del Xix secolo. Considerate il tutto in scala urbana e avrete un'idea di cosa intendo dire", ha spiegato la Sig.ra Cassar. Solitamente, la conservazione degli edifici storici richiede molta meno energia, grazie alle loro caratteristiche di progettazione e di costruzione, ha aggiunto. La Sig.ra Cassar ha riferito a Cordis News di non essere a favore della conservazione di tutti gli edifici e monumenti storici, in quanto si rivelerebbe troppo dispendioso. Tuttavia, occorrerà decidere con esattezza cosa prepararsi a perdere in Europa e cosa preservare ad ogni costo, e tali decisioni richiedono una conoscenza più approfondita dei materiali costituenti i beni culturali. "Ecco allora il ruolo della ricerca", ha dichiarato. A coloro che sostengono che paesi quali l'Italia o la Grecia, sedi di innumerevoli beni culturali europei, dovrebbero assumere maggiori responsabilità nel sostenere tali attività di ricerca, la Sig.ra Cassar risponde: "Solo perché i beni culturali sono situati, ad esempio, in Italia, analizziamo chi ne trae beneficio. I turisti vi giungono da tutta Europa e il Rinascimento italiano stesso ha contribuito enormemente al progresso dell'intero continente. In qualità di turisti, ci accomuna il problema e, quindi, anche la soluzione relativa". La Sig.ra Cassar sostiene che, nell'ambito del 6°Pq, la maggiore attenzione a progetti di vasta scala non ha favorito la ricerca sui beni culturali. "Operiamo su una scala molto più ridotta. Non lavoriamo con decine di ricercatori in decine di paesi di tutta Europa, ma se un settore sta per essere penalizzato a causa della suo campo d'azione, definirei tutto ciò una sorta di razzismo"! Tuttavia, la Sig.ra Cassar ammette che esiste una responsabilità condivisa nell'incrementare il sostegno alle iniziative per i beni culturali, e sostiene che i ricercatori devono esporre le loro argomentazioni più chiaramente a coloro che prendono le decisioni. "Ci rivolgiamo ai responsabili delle politiche dei nostri stessi paesi, alla Commissione e ai candidati del Parlamento europeo; saremmo sciocchi se non lo facessimo. Dobbiamo diventare più astuti politicamente, in quanto non abbiamo la dimensione o le risorse per formare gruppi di pressione influenti a Bruxelles come accade, invece, per alcuni settori di ricerca. Dobbiamo trovare metodi più creativi per ottenere ciò che ci prefiggiamo", ha spiegato. In conclusione, la Sig.ra Cassar ha dichiarato: "Noi [in qualità di ricercatori sui beni culturali] necessitiamo di una dimensione europea ma, ancora più importante, l'Europa stessa necessita di una dimensione europea. [...] La ricerca sui beni culturali può offrire qualcosa che manca, invece, alla ricerca industriale: dobbiamo nutrire le nostre anime così come nutriamo i nostri corpi e le nostre menti. Questo settore di ricerca si rivolge a noi considerandoci degli esseri umani".
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