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Notiziario Marketpress di Martedì 04 Maggio 2004
 
   
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  SEDUTA SOLENNE: UN PARLAMENTO PER L'UNIONE EUROPEA A 25 IERI APERTURA SOLENNE DELLA PRIMA SEDUTA DEL PARLAMENTO EUROPEO ALLARGATO  
   
   Bruxelles, 4 maggio 2004 - Il Presidente Pat Cox ha aperto la seduta solenne affermando che per lui «quest'oggi è un dovere molto piacevole a nome del Parlamento aprire questa Plenaria che raccoglie i 626 membri eletti del Parlamento e i 162 nuovi membri dei dieci nuovi Stati che hanno aderito all'Unione europea sabato scorso 1° maggio». Per il nostro Parlamento, ha proseguito, «è un momento speciale, straordinario». Ricordando le parole pronunciate dal Premio Nobel per la letteratura Seamus Heaney il primo maggio scorso, il Presidente ha affermato che questo «è un ritorno a casa». E' un momento di speranza, un momento che dimostra come «la volontà delle Istituzioni e degli Stati membri può portare a veri risultati a vantaggio di tutti». Ha poi proseguito affermando che «quindici anni fa questo sarebbe sembrato un sogno impossibile, un sogno che è diventato realtà: che momento meraviglioso!». A nome dei 626 parlamentari ha poi voluto dare «un caloroso benvenuto» ai 162 nuovi parlamentari e rendere omaggio «a tutti coloro che hanno contribuito a questo momento»: i parlamentari europei e nazionali, i governi degli Stati membri e molte Presidenze del Consiglio europeo nonché la guida determinata della Commissione europea. La vicepresidente della Commissione Loyola de Palacio ha voluto esprimere innanzitutto la sua forte emozione. «Oggi», ha affermato, «finalmente si realizzano molte ambizioni e molte speranze» con cui vengono superate le «cicatrici brutali che per molti anni hanno provocato un'artificiale divisione della nostra Europa, che aveva la propria origine nella guerra e che ha lasciato molti Paesi europei separati da questo muro della vergogna». Il Xxi secolo, ha proseguito, è quello che vede finalmente l'Europa come protagonista fondamentale in ambito internazionale e pertanto «dobbiamo concludere il più presto un accordo sul trattato costituzionale che ci doti di tutti gli strumenti e di tutte le capacità affinché l'Europa sia una realtà non solo nel nostro continente ma anche come attore principale a livello internazionale». La commissaria ha poi auspicato la continuazione della collaborazione tra le Istituzioni nella costruzione del progetto europeo che cerca di garantire «la pace, le libertà, la democrazia, i diritti umani e la dignità dell'essere umano», un progetto che deve anche «essere un faro affinché a livello internazionale si possano portare avanti i nostri valori, principi e auspici». Ella ha poi voluto sottolineare come la Commissione sia il cuore della costruzione europea - che «batte grazie all'appoggio sistematico del Parlamento» - e il ruolo chiave che essa ha avuto quando si è trattato di dare un impulso all'allargamento. La commissaria ha poi concluso affermando che questi giorni storici «saranno un esempio per le generazioni future» e che «tutti lavoreremo assieme, Parlamento, Consiglio e Commissione, per questo grande progetto, per questa grande ambizione che è l'Europa». Günter Verheugen, commissario responsabile dell'Ampliamento, ha esordito affermando che «in questo momento si realizza un sogno»: un Parlamento europeo eletto democraticamente che rappresenta venticinque Stati liberi, sovrani e che li rappresenta appunto volontariamente. Queste, ha proseguito, «sono molto di più che non una somma di Stati». Evidenziando come si tratti del più grande allargamento della storia, il commissario ha quindi sottolineato che questa «è una prova eclatante dell'attrattività, della dinamica e della giovinezza dell'ideale europeo» e ciò dimostra anche «cosa possono fare gli europei se vogliono realizzare un progetto comune e hanno la volontà di realizzarlo». Nel ricordare poi come, nel mondo, molti non avessero fiducia nel progetto europeo, egli ha affermato che «possiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto e questa è la prova della capacità e della forza del pensiero dell'integrazione europea». Il Commissario ha poi voluto controbattere ad alcune opinioni molto diffuse e popolari. In primo luogo «non è vero che l'integrazione europea è un progetto perdente», questa adesione è stata il desiderio, la volontà dichiarata dei popoli. Inoltre, «questo grande allargamento non indebolisce l'Europa», la rende molto più forte, più forte politicamente e più forte economicamente. Non negando che vi siano dei problemi e dei rischi, il commissario ha affermato che le possibilità e l'eventualità di molti miglioramenti «ci incoraggiano moltissimo e dunque non di deve prestare il fianco al pessimismo». In terzo luogo, «essere parte di questa Unione europea non significa rinunciare alla propria sovranità o alla propria identità nazionali». Nessun Paese preso singolarmente - ha proseguito - può affrontare le conseguenze della globalizzazione, può ottenere l'equilibrio di quella che è la crescita e la giustizia sociale, può vincere la lotta contro il terrorismo e la criminalità internazionali. Questo, ha concluso, possiamo raggiungerlo soltanto assieme e «la sovranità nazionale può essere sempre difesa se viene considerata un bene di tutti». Hans-gert Poettering (Ppe/de, D), ha ricordato la sua appartenenza al Parlamento europeo sin dalla prima elezione diretta del 1979 e che allora sarebbe stato considerato irrealizzabile «nel corso della nostra vita» il sogno che il 1° maggio del 2004 «tre nazionali occupate dall'Unione sovietica (i paesi baltici), la Polonia, la Repubblica ceca, la Slovacchia e l'Ungheria che erano parte del Patto di Varsavia, nonché una parte della Iugoslavia comunista, oltre che Malta e Cipro, avrebbero fatto parte dell'Unione europea». Invece, ha affermato, «questo sogno è diventato realtà e oggi accogliamo 162 nuovi colleghi di questi nuovi dieci Paesi ed è dunque un grande giorno per l'Unione europea, un grande giorno per la democrazia, un grande giorno per il Parlamento». L'oratore, ha poi voluto ricordare è stato proprio il Parlamento europeo a pretendere l'apertura dei negoziati con i dodici Paesi e non solo con cinque ed a volere un calendario e una scadenza per le trattative in modo tale da dare ai nuovi Paesi la possibilità di partecipare alle elezioni europee del 2004. Di ciò, ha detto, «possiamo essere orgogliosi». Il rappresentante dei popolari ha poi evidenziato come «il grande aspetto di quest'Unione europea sta nel fatto che la lotta e la discussione non si svolge più con le armi e con la violenza, ma con la parola, con l'argomentazione». Gli interessi di tutti i Paesi, ha proseguito, devono essere rispettati senza metterne in dubbio l'indipendenza e «questi interessi nazionali devono diventare i nostri e viceversa». Questa Europa, ha concluso, «è un'Europa della solidarietà» e per la prima volta nella storia millenaria di questo continente si può affrontare il futuro con pace e partenariato, «nessuno saprà dividerci». Enrique Barón Crespo (Pse, E) ha esordito congratulandosi con il Presidente del Parlamento europeo e con la Commissione Prodi ed ha sottolineato che «oggi abbiamo un appuntamento con la storia e con il nostro futuro». Abbiamo ampliato il territorio e la popolazione del continente, per la prima volta «senza che si tratti di un dittatore, di un re, di un imperatore che conduce questo allargamento, liberamente tutti e tutte abbiamo raggiunto questo risultato». Siamo stati in grado di fare questo passo, ha proseguito, perché crediamo nella democrazia e nella libertà, nei diritti umani, nella governance, nello Stato di diritto, in un'organizzazione comune che crede nelle varie filosofie che ci distinguono. Ricordando gli estremismi e le dittature del Xx secolo ma anche la liberazione dopo la seconda guerra mondiale e l'avvento delle democrazie più recenti, l'oratore ha affermato che «oggi raccogliamo i frutti di quanto abbiamo fatto dopo la caduta del muro di Berlino». Auspicando anche una rapida riunificazione di Cipro, egli ha poi sottolineato come «mai nella storia europea ci sono stati tanti cittadini, tante persone che vivono assieme nella pace, in democrazia, in uno Stato di diritto, sulla base di una sovranità e un destino condiviso». Il rappresentante dei socialisti ha poi affermato «l'Europa è una creazione eccezionale che non si è mai vista nella storia» ed ha il suo ruolo importante nel mondo. Ci deve guidare uno spirito di solidarietà, una base veramente profonda che ci fortifichi, che ci rafforzi a partire dai valori condivisi che si basano sulla fraternità e la mutua tolleranza. Adesso, ha detto, «siamo una famiglia con gli stessi diritti ma anche con gli stessi obblighi» e la cosa migliore da fare per concludere questa legislatura è adottare «la Costituzione europea entro giugno». Mátyás Eörsi (Eldr/hu), si è detto profondamente commosso e «in quanto liberale e ungherese» ha voluto sottolineare che il 1° maggio si è definitivamente abbandonato «il retaggio di Yalta». Egli ha poi ringraziato «la famiglia liberale e il gruppo Eldr perché sono sempre stati grandi difensori dell'allargamento», e saranno il motore dei futuri allargamenti «quando arriveranno gli altri Paesi balcanici e la Turchia». L'oratore ha poi proseguito affermando che «ogni cambiamento richiede anche un processo di adattamento, doloroso talvolta, però certamente potremo tutti godere dei vantaggi dell'Unione ampliata», non solo quelli finanziari. Un Europa più rispettata e con maggiore peso internazionale potrà propugnare dappertutto la cooperazione, la fratellanza e il rispetto dei diritti dei cittadini. L'europa è forte e l'Europa ha successo, ha concluso, ma possiamo renderla ancora più forte e possiamo ottenere altri successi, perché il potenziale dei cittadini europei è enorme e il nostro compito principale è «liberare tutto questo potenziale enorme che ha l'Europa». Francis Wurtz (Gue/ngl, F) ha esordito affermando che «oggi si esprime la speranza di un'Europa unita, solidale e pacifica, nella prospettiva delle numerose battaglie che ci attendono per rendere questo grande sogno una realtà». Se si vuole avere il successo da questo grande progetto, secondo l'oratore, ci si deve chiedere «che cosa vogliamo fare assieme e quali strumenti ci diamo per arrivare a ciò». Per molti l'obiettivo primario dell'Unione allargata è quello di essere più forti per difendere un modello sociale avanzato e solidale nella mondializzazione. E allora, se così è «non possiamo accettare il ricatto della delocalizzazione e la corsa al ribasso sociale e fiscale», il vero motore del nostro sviluppo comune sono il progresso sociale e la promozione delle capacità umane di tutta la popolazione dell'Unione e tutti gli strumenti di cui disponiamo devono essere messi al servizio di questa ambizione. «Perché l'allargamento abbia successo non basta unire l'Europa bisogna unire gli europei», ha proseguito. Un altro motivo per costruire assieme questa Europa era di riconquistare per i cittadini quei poteri che progressivamente erano stati lasciati alle forze del mercato e l'ampliamento decuplica l'attualità di questa esigenza. Più abbassiamo le frontiere più bisogna innalzare i diritti nuovi dei cittadini, «altrimenti si crea una giungla». Bisogna quindi creare nuovi diritti per i salariati e per i cittadini, bisogna avere una democrazia vera e partecipativa in Europa, dai luoghi di vita e di lavoro fino alle Istituzioni. L'obiettivo deve essere quello di unire gli europei attorno a progetti comuni nei quali si riconoscano e dei quali siano artefici. Monica Frassoni (Verdi/ale, B) ha esordito affermando che si tratta di un momento storico, di pace, di gioia e di reale progresso, «dove una speranza luminosa può vincere tranquillamente sul cinismo un po' grigio con il quale tanto spesso noi dobbiamo fare i conti». E' un grande privilegio - ha proseguito - «del quale dobbiamo essere fieri e grati a tutti gli uomini e a tutte le donne che ci hanno portato a questo giorno». L'oratrice ha poi sottolineato che «l'Europa oggi non è riunita, è unita per la prima volta ed è unita oggi come non lo è mai stata nella sua storia, perché non lo è mai stata sulla base della democrazia e della libera volontà dei popoli». Nel ricordare suo nonno Roberto che faceva parte dell'ultima leva di ragazzi spedita al fronte durante la prima guerra mondiale, ha osservato come dopo sole tre generazioni si sta festeggiando «un evento impensabile e a lungo persino impensato». La deputata ha poi evidenziato come questa unificazione però «non è completa» e che «la consapevolezza del cammino percorso deve essere la nostra guida per completare il grande sogno ancora non compiuto di una grande Europa unita e democratica». Nei prossimi mesi, prima delle fine di questo anno, ha voluto ricordare la deputata, vi sono «tre grandi occasioni da giocare tutti insieme anche per conquistare coloro che ancora non misurano o non credono alla grandezza di questo giorno». Il primo tema riguarda la Costituzione. Oggi, ha sottolineato, non abbiamo ancora una Costituzione e se i negoziati sono ripresi, non siamo sicuri di averne una «come quella che noi vogliamo», ovvero quella adottata dalla Convenzione e «non quella che è stata in parte prospettata durante gli ultimi vertici e durante le ultime conferenze intergovernative». Quell'europa che noi vogliamo e la Costituzione che noi vogliamo è ancora in pericolo e non è ancora acquisita. Il secondo tema sul quale si deve lavorare e concludere possibilmente entro la fine di quest'anno è la questione di Cipro. Affermando che «è inutile essere ipocriti», la deputata ha affermato che l'ampliamento non sarà completo «fino a quando l'ultimo muro europeo non sarà caduto». Il Terzo tema riguarda la guerra in Iraq. «Preparare e avere la pace in quel Paese, in quella regione, è una responsabilità di tutti noi che dobbiamo prendere rapidamente e urgentemente, altrimenti anche questo giorno come alcuni altri sarà soltanto un insieme di retorica», ha concluso. Michał Tomasz KamiŃski (Uen, Pl) si è detto commosso per avere l'onore di pronunciare il primo discorso in polacco nell'Aula del Parlamento europeo. L'oratore ha poi voluto ricordare «tutti coloro che la nuova Europa deve ringraziare per questa riunificazione: i milioni di soldati e civili vittime della seconda guerra mondiale»e ha quindi reso omaggio a chi, nell'Europa centrale ai tempi dello stalinismo, «ha saputo mantenere viva la fiamma della libertà». Il deputato ha quindi affermato che oggi non ci sarebbero queste celebrazioni se Sua Santità Giovanni Paolo Ii non avesse ispirato il grande movimento Solidarnosc, «che diede inizio alla caduta del comunismo» e il cui capo, Lech Walesa, è stato simbolo della lotta per la democrazia e i diritti dell'uomo. Infine, l'oratore ha voluto esprimere la propria gratitudine a due grandi Capi di Stato che negli anni Ottanta «hanno permesso di sciogliere i lacci che ci cingevano», Margareth Thatcher e il Presidente Ronald Reagan. Jens-peter Bonde (Edd, Dk), nel dare il benvenuto ai nuovi colleghi, ha auspicato che saranno «capaci di correggere il tiro» affinché si giunga a una democrazia dove si potrà controllare ricompensando o punendo attraverso le elezioni. Purtroppo, secondo l'oratore, la Costituzione che si vuole adottare non terrà conto di questa esigenza e si vuole creare un sistema in cui si può essere designati senza essere eletti. Si tratta di un deficit democratico che dovrà essere corretto in futuro. Ogni Paese dovrebbe essere libero di decidere il proprio Commissario da inviare a Bruxelles, che sarebbe responsabile di fronte agli elettori. Marie-françoise Garaud (Ni, F), nel dare il benvenuto ai nuovi colleghi, ha esordito citando le parole del Papa secondo cui «l'Europa respira oggi con i suoi due polmoni». D'altronde, ha proseguito, per la prima volta dal Xvi secolo l'Europa recupera le frontiere della Chiesa Romana, fatta eccezione della Grecia. Tuttavia, secondo l'oratrice, permangono delle preoccupazioni: la questione della sua natura e dei suoi limiti resta aperta. L'europa vorrebbe essere politica, ma i Padri fondatori non volevano che lo fosse, essi volevano creare un spazio di pace attraverso il diritto e l'economia. Sono stati, però, i rapporti di forza a pacificare il continente, dalla seconda guerra alla caduta del muro d Berlino. Certamente vi sono stati anche molti atti di fede politica (de Gaulle, Adenauer, Walesa, Kohl, ecc). Se l'Europa vuole essere una grande potenza e difendere i suoi valori, tuttavia, si deve tornare alla realtà e riconoscere che ciò non si farà senza gli Stati. Sono gli Stati, seconda la deputata, che consentono ai cittadini di trovare un accordo. Senza gli Stati, l'Europa sarà debole, non sarà che un grande mercato, un club di consumatori. Elmar Brok (Ppe/de, D), presidente della commissione per gli affari esteri, ha citato tutti i relatori del Parlamento sull'ampliamento affinché figurino nel processo verbale della seduta solenne.  
     
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