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Notiziario Marketpress di
Lunedì 16 Febbraio 2004
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MILANO:TRIONFALE EDIZIONE PER UNA NOBILISSIMA PRINCIPESSA DELLA CZARDA |
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Milano, 16 febbraio 2004 - Venerdì 13 febbraio, per la stagione di Carnevale, è andata trionfalmente in scena al Teatro Rosetum di via Pisanello 1 , una nuovissima edizione del capolavoro di Emmerik Kalmann: "La principessa della Czarda". La splendida operetta danubiana ha avuto come protagonista il soprano milanese Tiziana Scaciga Della Silva, la quale dopo il successo in "La Bohéme", continua la sua inarrestabile ascesa come "primadonna", dopo un paio d'anni di intelligente gavetta nei ruoli di carattere. Con lei il tenore Andrea Bragiotto, anche lui nato nel Laboratorio Lirico Europeo del Rosetum come comprimario e oggi solidissimo proatagonista anche nel repertorio operistico. Nei ruoli di comico e soubrette, il cantattore Walter Rubboli, che ha firmato anche la regia dello spettacolo ed è un autentico beniamino del pubblico, e l'affascinante soubrette meneghina Elena D'angelo. Completavano il cast Daniele Rubboli direttore artistico dello stesso Laboratorio Lirico del Rosetum, una mitica irrefrenabile Elena Serra, violinista e mezzosoprano di successo qui al suo debutto come attrice nel ruolo difficilissimo di Anilde, il sempre migliore Sebastiano Melloni, assolutamente <grande> nel ruolo del vecchio principe viennese, nonchè le <girls> del Centro Danza di Milano. Lo spettacolo è stato replicato domenica 15 febbraio, alle ore 15, al Teatro San Giorgio di Dello (Brescia) . "La Principessa della Czarda", come ha detto nell'introduzione Daniele Rubboli, è la più bella di tutte le operette viennesi e danubiane, se si esclude "Il pipistrello" di Strauss che in realtà è un'opera comica. Racconta avventure che coinvolgono nobili ungheresi e viennesi, ma contemporaneamente consente nobiltà di interpretazione sia ai cantanti, con musiche bellissime e spesso struggenti, sia agli attori che mai sono costretti al buffonesco ma sempre ad una recitazione nobile da grande commedia. Qui davvero l'altalena tra il patetico e il divertimento è costante e la commozione si alterna alla risata. E' presente, in tutti i 3 atti del capolavoro di Kalman, un clima di addio che tocca l'anima. Addio al mondo dell''800, addio ai sogni di gloria dell'Impero Austro-ungarico, addio alla gioventù dei vecchi viveurs da Tabarin i quali, senza problemi economici, hanno trascorso la vita tra ballerine e bottiglie di champagne finchè si sono ritrovati alle soglie delle vecchiaia soli e senza speranza. In questo modo l'operetta di Kalmann diventa anche un monito. Intanto è un inno all'amore vero che deve trionfare sempre al di là di pregiudizi sempre stupidi: quando si amanon ci sono barriere sociali che tengono! Poi è un inno a vive coscientemente, con quotidiano impegno nel mondo del lavoro, mai facendo del gioco e del divertimento l'unico scopo della vita. Allo spettacolo, affollatissimo, hanno assistito anche alcuni artisti e maestri sostituti della Scala che lavorano attualmente agli Arcimboldi. Alla fine della recita si sono presentati da Rubboli per fargli presente che non avevano mai visto una simile comportamento del pubblico: non una persona infatti si era alzata alla fine dell'operetta, ma tutti seduti hanno continuato ad applaudire per una interminabile serie di chiamate al proscenio di tutti gli interpreti e due passerelle in platea di tutta la compagnia.
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