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Notiziario Marketpress di Lunedì 16 Febbraio 2004
 
   
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  QUESTIONE INDUSTRIALE: UNA VERA E PROPRIA EMERGENZA NAZIONALE  
   
  Roma 16 Febbraio 2004 - «Il Governo ha l’obbligo – afferma Gian Maria Fara – di rispondere urgentemente alle sollecitazioni di intervento provenienti da Sviluppo Italia – e non dai soliti soloni e agit-prop comunisti infiltrati nell’Eurispes – in merito alla gravissima crisi del nostro apparato industriale». La richiesta di Massimo Caputi (amministratore delegato di Sviluppo Italia) di un incontro con i massimi esponenti della compagine governativa in cui esaminare le condizioni connesse ad una applicazione più incisiva della normativa comunitaria in materia di salvataggio e ristrutturazione di imprese in difficoltà è perfettamente in linea con le analisi che l’Eurispes sta producendo da diversi mesi sul reale stato di salute del nostro sistema produttivo e industriale. «L’italia – continua Fara – sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia, segnata da un progressivo declino industriale e da una generale perdita di competitività in diversi settori dell’economia nazionale. Il Paese vede calare vistosamente gli ordinativi e i fatturati dei principali settori di attività economica. Il calo della produzione industriale è generalizzato ed investe sia i settori a basso come quelli ad alto valore aggiunto: nel periodo 2000-2003 si sono registrati sensibili diminuzioni nei settori cuoio e pelle (-15,9 punti), macchine elettriche (-18,5), mezzi di trasporto (-17,9), tessile (-10). L’italia, secondo il World Economic Forum, è scesa al 41° posto, nella gerarchia della competitività mondiale del 2003. A causa dell’apprezzamento dell’euro, le esportazioni nell’area del dollaro diminuiscono più di quelle rivolte all’area dell’euro. Dal 2000 al 2002 la perdita di competitività di prezzo è stimata al 7,5%. Essa è ulteriormente peggiorata del 3% nei primi otto mesi del 2002. La nostra presenza sui mercati mondiali scende dal 4,5% al 3,6%. Contestualmente alla nostra caduta la Germania aumenta dell’1% la sua quota mentre la quota della Francia resta stabile. Nei primi otto mesi del 2003 le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite del 13%, sono rallentate quelle verso la Cina e le vendite in Europa (area Euro) sono diminuite del 3,1%. Le grandi imprese industriali hanno perso negli ultimi 30 mesi circa il 10 per cento dei posti di lavoro e, soltanto nei primi undici mesi del 2003, hanno registrato una perdita occupazionale di 22.000 addetti. Per la prima volta nella storia delle società occidentali, i tradizionali settori produttivi in crisi, o dove il ciclo di vita di alcuni prodotti sembra essersi esaurito, non vengono soppiantati da altri in grado di creare immediatamente nuova occupazione, valore aggiunto e mercati di sbocco per i propri prodotti». «Esiste – prosegue il Presidente dell’Eurispes – un problema di inerzia e di incapacità di questo Governo di individuare soluzioni compatibili con la normativa europea in materia di aiuti di Stato, così come ha fatto la Francia che, rivendicando a Bruxelles il diritto di salvare il proprio sistema industriale, ha ottenuto notevoli risultati grazie alla collaborazione tra i soggetti economici e alla chiarezza delle strategie. A questo noi aggiungiamo che i responsabili della politica economica, dal canto loro, producono per lo più risposte di breve periodo, per cui tutte le preoccupazioni sembrano risolversi nei provvedimenti di corto respiro contenuti nella Finanziaria, rinunciando a interventi di carattere strutturale, abdicando, in poche parole, a quella che dovrebbe essere la ricerca di traiettorie evolutive e di processi cumulativi in grado di assicurare stabilità e crescita al sistema nel lungo periodo. «Se continueremo a ragionare sul breve e sull’utile immediato, – conclude il Presidente dell’Eurispes prof. Gian Maria Fara – l’idea stessa di futuro verrà messa in discussione. La verità è che problemi strutturali e complessi richiedono interventi strutturali e complessi, capacità di immaginare il futuro del proprio Paese nel lungo periodo, capacità di proiettare la propria azione al di là dei problemi contingenti. L’impressione è che di fronte allo stato di crisi reale del nostro apparato industriale ci troviamo di fronte al ritardo – anche in questo caso reale – del Governo nell’individuare politiche e interventi idonei».  
     
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