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Notiziario Marketpress di
Giovedì 13 Maggio 2004
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Web alimentazione e benessere |
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CON LA SOAVE CARD OGNI CONSUMATORE AVRA' LA SUA VIGNA NEL SOAVE |
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Prosegue a pieno regime il progetto che da ben otto anni vede impegnato il Consorzio di Tutela del Soave in un'opera tanto capillare quanto ambiziosa di valorizzazione di tutto ciò che con Soave si relaziona. Vino, in primis. Ma non solo. Parlare di zonazione sarebbe molto riduttivo. Quello che è in corso è un vero e proprio progetto trasversale, la cui importanza è stata recentemente sottolineata durante il primo dei cinque seminari che faranno parlare di Soave da aprile fino a settembre. La tavola rotonda, dal titolo " Il Soave: autoctono per natura" è stata l'occasione per mettere a fuoco i metodi e le strategie per dare una risposta adeguata da un lato alla concorrenza vitivinicola, non solo italiana o europea, ma mondiale, e dall'altro per garantire un prodotto di qualità a 360 ° ad un consumatore sempre più attento ed esigente. Scopo dell'intera iniziativa è quello di proporre un'analisi delle tematiche legate all'identità del territorio e dei suoi vini, intesi come soggetti di molteplici relazioni e di interessi collettivi, ma anche come occasione per fare emergere il ruolo propositivo tanto del Consorzio di Tutela quanto delle altre realtà operanti sul territorio. Identità produttiva, paesaggio viticolo, tutela ambientale, nuova cultura dell'accoglienza sono i temi chiave costantemente richiamati, con lo scopo di delineare una nuova attenzione alla promozione territoriale della denominazione. L'unione fa la forza. E se questo è vero, mai come ora a Soave se ne sono resi conto. Una sinergia propositiva tra pubblica amministrazione, enti camerali, produttori e operatori di filiera, condivisa ma soprattutto auspicata da Giorgio Magrinelli, sindaco di Soave: <<50 anni fa Soave era una realtà fatta solo di contadini. Poi c'è stata la fase industriale, e ora quella post industriale. Ci confrontiamo non più con l'Europa, ma con Cina, Australia, Sud Africa. Se da un lato serve più specializzazione e alta tecnologia, dall'altro è indispensabile l'attenzione per uno sviluppo territoriale adeguato. Il territorio non è una risorsa inesauribile>>. Una salvaguardia della zona collinare dunque che implica insediamenti a sud delle ferrovia, verso San Bonifacio, Caldiero e Belfiore, ma che significa anche educazione della cittadinanza verso ambiente e raccolta differenziata, piano d'area e distretto del vino, il tutto per garantire un prodotto eccellente degno di itinerari turistico-culturali. In altre parole si tratta di recuperare la valenza sociale dell'attività agricola, intesa come presidio del territorio, con lo scopo di dar vita ad una nuova stagione di pianificazione territoriale per tutelare la terra come risorsa primaria. Alla luce di tutto questo Soave pare avere proprio le carte in regola per concretizzare questo ambizioso obbiettivo, se non altro per i numeri che lo stesso Antonio Paolini, giornalista de "Il Messaggero", ha snocciolato, uno dopo l'altro, durante il convegno: <<Si tratta di un interessante progetto di riflessione sullo stato della denominazione più importante d'Italia, 6500 ettari, 3500 produttori, 200 imbottigliatori e la presenza di due delle tre Docg del Veneto: il Soave Superiore Docg e il Recioto di Soave Docg per una produzione annua che supera i 60 milioni di bottiglie. Il Consorzio di Tutela del Soave copre l'85% della produzione totale. E oggi, dopo 6 anni di zonazione e nuove regole di produzione, servono delle linee innovative per un vino che è cresciuto, e che merita di essere presentato nella sua attuale completezza>>. In questa prospettiva punta anche l'idea, lanciata dal giornalista Morello Pecchioli, di coinvolgere direttamente sul campo quanti si sentono legati al vino e alla terra in chiave quasi affettiva: adottare una vigna, uno o più filari per diventare dei "soavesi" a tutti gli effetti. Si tratta di un'adozione simbolica, che permetterà a quanti parteciperanno di assistere durante l'anno ai progressi delle proprie viti, durante la fioritura e la vendemmia. Adottare un filare a Soave significherà ricevere le chiavi del Castello, cioè una moderna card sullo stile di quelle degli hotel, che ad esempio garantirà ai partecipanti forti sconti in albergo, nei ristoranti e nelle pizzerie durante i week end di visita ai vigneti. Non è poi escluso che il progetto conduca l'adottante ad aver diritto a tot bottiglie del proprio filare, magari con etichetta e cavatappi personalizzati. Un progetto che era già allo studio dell'Associazione Strada del Vino di Soave. Una chicca dentro una realtà che rappresenta quasi il 40% delle produzioni a doc della provincia di Verona. Una risorsa inestimabile per produttori e indotto se si considerano i milioni di turisti che il Veneto registra durante tutto l'anno.
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