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Notiziario Marketpress di Venerdì 14 Maggio 2004
 
   
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  ECOSISTEMI E BIODIVERSITÀ: UN NUOVO APPROCCIO ALLA CONSERVAZIONE DELLE RISORSE MARINE  
   
  Bruxelles, 14 maggio 2004 - Nel passato il termine "risorse marine" è stato applicato essenzialmente a un'unica risorsa: la pesca. Come fonte di attività economica e di alimenti, il pesce rimane infatti senza dubbio uno dei nostri prodotti marini più importanti. I recenti progressi scientifici hanno tuttavia iniziato a svelare la ricchezza di altre risorse contenute nei nostri mari e oceani, sottolineando la minaccia che le attività umane, inclusa la pesca su grande scala, costituisce per le stesse. Oltre al cibo, l'ambiente marino costituisce ormai una vera attrazione per i cittadini, generando miliardi di euro in turismo e viaggi. Inoltre, gli scienziati stanno scoprendo nuove applicazioni industriali e biotecnologiche per le risorse marine, in aree quali i prodotti farmaceutici e cosmetici, mentre molti ritengono che una gestione efficace dell'ecologia marina potrebbe addirittura rivestire un ruolo chiave nel controllo degli effetti dei cambiamenti climatici. Di conseguenza, da più parti si chiede un nuovo approccio alla conservazione di queste risorse, in particolare attraverso la tutela degli ecosistemi marini e della biodiversità. Il ruolo che la ricerca scientifica, in particolare, può rivestire in questo processo è stato oggetto di discussione da parte di esperti e responsabili decisionali, nel corso di una sessione tematica alla conferenza Eurocean 2004, tenutasi a Galway, Irlanda, l'11 maggio. Fino a poco tempo fa, l'approccio centrale alla conservazione marina è stato "quanti pesci possiamo estrarre dai mari e dagli oceani, lasciando sufficienti riserve per estrarne una quantità ancora maggiore successivamente", nelle parole del Professor Chris Frid, della scuola di scienza e tecnologia marina dell'Università di Newcastle. "Ma i pesci non vivono in vasche all'interno del mare, fanno parte di un ecosistema che è influenzato dall'ambiente, dalle loro prede e dai loro predatori, incluso l'uomo", ha spiegato il Professor Frid. La sfida chiave nell'adottare un nuovo approccio, basato sull'ecosistema, alle attività umane nell'ambiente marino, ha spiegato, è rappresentata dalla nostra comprensione molto limitata della biologia degli oceani. Gli esperti forniscono consulenza scientifica ai responsabili decisionali da molti anni e anche se le analisi indicano che la maggior parte di questi consigli si è dimostrata valida, in molti casi essi non sono mai stati seguiti, con il risultato di un pressoché totale fallimento di molte politiche di gestione della pesca in Europa. "Molte persone credono che un lancio dei dadi avrebbe prodotto risultati migliori", ha suggerito il Professor Frid. Vi sono stati, però, alcuni tentativi di successo su piccola scala all'interno dell'Ue rispetto all'adozione di un approccio ecosistemico alla pesca, ha ammesso. Il Professor Frid ha citato l'esempio dei contingenti di cattura per i cicerelli. Questi pesci costituiscono la dieta base di un uccello chiamato gabbiano tridattilo nel momento in cui gli uccelli sono costretti a pescare in un ambiente molto ristretto, a causa delle necessità della loro prole. Data la difficoltà di misurare direttamente il numero di cicerelli in una particolare zona, gli esperti hanno monitorato invece il tasso di riproduzione del gabbiano tridattilo e quando le cifre hanno iniziato a scendere precipitosamente hanno posto un fermo alla cattura dei cicerelli. Quando il numero dei gabbiani tridattili ha raggiunto nuovamente i livelli normali, il divieto di pesca è stato revocato. Vi sono molte altre questioni, tuttavia, che devono ancora essere affrontate, secondo il Professor Frid, tra cui le complesse problematiche degli habitat, che rivestono un ruolo vitale negli ecosistemi marini, e la genetica dell'ambiente marino: "Abbiamo già alterato il patrimonio genetico dei pesci e dobbiamo renderci conto che non esiste una via di ritorno, una volta effettuati questi cambiamenti". Il Professor Frid ha concluso affermando che un approccio ecosistemico richiederebbe l'applicazione di una scienza marina di raggio molto più ampio di quella attuale. In particolare, ha chiesto di sostenere migliori regimi di previsione, modelli di ecosistema e simulazioni in grado di includere tra i fattori gli effetti delle attività umane, nonché una migliore comprensione della qualità dell'habitat. L'importanza delle informazioni scientifiche nel definire gli approcci alla gestione delle risorse marine è stata sottolineata dalla Dott.ssa Gabriella Bianchi, esperta del dipartimento pesca dell'organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura delle Nazioni Unite. Ha citato l'ex Primo Ministro norvegese, Harlem Brundtland, che durante la sua carica aveva affermato che "la scienza deve sostenere le nostre politiche". Come ha evidenziato la Dott.ssa Bianchi, tuttavia, è una falsa credenza il fatto che la conoscenza scientifica sia un requisito fondamentale per una gestione marina efficace. "È necessario comunque prendere decisioni, anche con una conoscenza scientifica limitata, sulla base del principio cautelativo". I risultati insoddisfacenti nella gestione delle risorse marine potrebbero essere imputati a molti fattori, diversi dall'incompletezza della conoscenza scientifica, ha affermato, citando la mancanza di trasparenza, lo scadente processo decisionale e il perseguimento di un utile politico o finanziario a breve termine. "[Eppure] abbiamo davvero bisogno di un rapporto più stretto tra obiettivi di ricerca e obiettivi di gestione o di politica, che fino a ora è mancato", ha affermato la Dott.ssa Bianchi. "Dobbiamo inquadrare la scienza e la gestione marina in un'ottica di lungo termine e garantire il finanziamento per obiettivi strategici a lungo termine". Questo imporrà di trovare il giusto equilibrio tra fonti pubbliche e private di finanziamento alla ricerca, dato che non è sempre possibile aspettarsi che siano le società commerciali ad adottare la prospettiva di lungo termine. "Dobbiamo perciò rivedere alcuni accordi istituzionali, all'interno dei ministeri per ciò che riguarda le politiche, all'interno degli istituti di ricerca per la scienza", ha aggiunto la Dott.ssa Bianchi. Un punto finale importante, secondo la Dott.ssa Bianchi, è la necessità di sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo alla scienza che sta alla base di un approccio ecosistemico alla conservazione marina. È necessario partire dalla scuola elementare e favorire una migliore interazione tra scienziati, mezzi di comunicazione e organizzazioni non governative. Il messaggio emerso dalla sessione tematica è stato sintetizzato chiaramente dal Dott. John Joyce, del Marine Institute irlandese: "Siamo seduti su un tesoro di informazioni e risorse biologiche che non riusciamo a capire. Dobbiamo parlare al pubblico più vasto possibile per fare conoscere questa risorsa e le minacce che incombono, oppure rischiamo di uccidere la gallina dalle uova d'oro". Infolink: http://www.Eurocean2004.com  
     
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