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Notiziario Marketpress di Lunedì 10 Gennaio 2005
 
   
  Pagina4  
  COME GOCCE SU PIETRE ROVENTI, COMMEDIA PSEUDOTRAGICA DI R. W. FASSBINDER APPRODA IN PRIMA NAZIONALE AL TEATRO ELFO  
   
  Milano, 10 gennaio 2005 - "Il testo si spalanca al gioco delle passioni, in una delicata iniziazione omosessuale di un giovane studente che presto si sbreccia nella conflittualità dei riti di coppia, esasperandosi in gioco del dominio con suicidio finale." Così scrive Roberto Menin di Come gocce su pietre roventi, opera che si contende con Solo per un pezzo di pane il posto di prima creazione teatrale di Fassbinder. E se quest'ultima contiene tutti i temi del Fassbinder politico, in Come gocce su pietre roventi troviamo invece concentrate, come in un esperimento da laboratorio, quelle tematiche del potere, dello sfruttamento e della sopraffazione all'interno del rapporto amoroso, destinate a diventare il primo nucleo dello sfruttamento su vasta scala dell'uomo sull'uomo. Sono questi i leitmotiv dell'intera opera di un autore per cui (e Germania in autunno sta lì a dimostrarlo) l'amore non è mai una faccenda privata. Nel "laboratorio" ricreato dal testo, Fassbinder ci racconta, col distacco di chi osserva prodursi un fenomeno chimico, l'incontro fra Leopold, un fatuo e meschino uomo di mezza età , losco e misterioso quel tanto che basta per essere affascinante, e Franz, giovanissima vittima designata e consenziente, caduta senza lottare nella rete della seduzione, personaggio di purezza assoluta che condivide il destino di agnello sacrificale con altri personaggi come Roma B. De I rifiuti la città e la morte (Effi Briest ripensata per il cinema) o Katchen von Heilbronn di Kleist, il personaggio in assoluto più amato dal nostro autore. Come in una parabola, che coinvolge via via anche Anna, la fidanzatina di Franz, e Vera, antica vittima del fascino di Leopold, assistiamo ai rituali disgregatori di una convivenza fatta di giochi di potere e di perfidie sottili, finchè, nel finale vagamente surreale, Franz sempre più debole, sempre più pallido finirà per morire, autoavvelenandosi come la vittima di un vampiro. E a una favola gotica, percorsa continuamente da un'ironia acidula e a tratti anche molto divertente, somiglia questa vicenda, dove un banale incontro notturno fra due uomini in cerca di sesso assume i contorni inquietanti di un racconto di orchi e di vampiri, nel chiuso di un appartamento freddo come una tomba in cui chi entra non riesce più ad uscire, nel quale il proprietario prima di raggiungere a letto le sue vittime si dà "una risciacquatina rapida ai denti", come un igienista un po' ossessivo o come un licantropo piccolo-borghese. Mai messo in scena dall'autore, nè da lui trasposto per lo schermo (come accadde invece per altri testi teatrali), Come gocce su pietre roventi ha acquisito notorietà presso il pubblico dei cinefili grazie al film di Francois Ozon uscito nel 2000. In Italia il testo era stato messo in scena nel 1986 con una produzione del Teatro di Portaromana diretta da Marco Mattolini, protagonisti Flavio Bonacci e un giovanissimo Luca Zingaretti. Quarto incontro di Teatridithalia con un autore amatissimo e chiusura ideale (per il momento) di un rapporto che ha arricchito il nostro percorso aldilà dell'esito, sempre molto gratificante, dei singoli spettacoli, questo testo riesce a coniugare la lucidità oggettiva di una teoria del disincanto con la passione rabbiosa di un manifesto e di un programma artistico che in poco più di un decennio di instancabile impegno ha prodotto i frutti di un "opus" drammaturgico fra i più potenti del secolo appena trascorso. Informazioni tel. 02.716791  
     
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