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Notiziario Marketpress di Mercoledì 12 Gennaio 2005
 
   
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  A SCHIO IL VIAGGIO DI MONI OVADIA NELLA MUSICA DELL'AMERICA  
   
  Schio (Vi), 12 gennaio 2005 - Ritorna, dopo le festività natalizie, l'appuntamento con "Schio Grande Teatro". E giovedì 13 gennaio torna a Schio anche Moni Ovadia, che alle 21 al Teatro Astra, sarà protagonista con la prima regionale del suo nuovo spettacolo di teatro-musica "Es Iz Amerike - Che ci vuoi fare; è l'America!". Accompagnato da una band di musicisti, assieme al cantante Lee Colbert, lo straordinario affabulatore di origini ebraiche viaggia con il pubblico attraverso la storia della musica e della cultura occidentale, soprattutto quella americana, svelando le radici yiddish che ne hanno influenzato lo sviluppo e che ancor oggi sono vive e tangibili. Un viaggio dal raffinato umorismo alla scoperta di quel genio ebraico statunitense ormai parte integrante del nostro retroterra immaginario. Non ci sarà invece, come annunciato, il pianista Carlo Boccadoro. La cultura musicale degli Stati Uniti oggi non sarebbe la stessa se il suo dna non si fosse incrociato con le radici yiddish. È proprio da qui che l'America ha formato la parte fondamentale del suo futuro cultural-musicale, ed è proprio da qui che inizia il viaggio di Moni Ovadia e "Es Iz Amerike - Che ci vuoi fare; è l'America!". Un percorso ricco di quel raffinato umorismo a cui l'attore-musicista di origini ebraiche ha da sempre abituato il suo pubblico e che arriva sino ai compositori minimalisti, sviscerando la forza delle radici yiddish nell'innesto nella cultura e nella musica occidentale. Il nuovo lavoro di immaginifica affabulazione di Ovadia poggia sull'imprescindibile tessuto musicale offerto dalla sua band, in cui spiccano la voce di Lee Colbert, cantante di raffinata sensibilità cresciuto musicalmente a New York, e la geniale versatilità del pianista e compositore Carlo Boccadoro. Tra canzoni yiddish e musiche klezmer, "Es Iz Amerike" trova il suo filo conduttore nel nigun, la melodia secolare che gli ebrei avevano portato negli States fuggendo dai loro shtetlakh, le tipiche cittadine ebraiche economicamente povere ma ricche di ineguagliata spiritualità. Un humus che vince la povertà perché dotato di intelligente umorismo e voglia di vivere, tradotti in musica con piena spontaneità, in un legame diretto e insolubile tra parola e nota. Una condizione dello spirito innanzitutto, penetrata in modo così profondo nella cultura americana e occidentale da diventarne parte inscindibile e integrante, anche del nostro retroterra immaginario. E Moni Ovadia, che da quasi vent'anni porta avanti la sua ricerca espressiva di teatro musicale, ancora una volta saprà guidare il pubblico in un viaggio affascinante. www.teatrocivicoschio.it  
     
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