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Notiziario Marketpress di Martedì 18 Gennaio 2005
 
   
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  BOND ARGENTINA, ALTROCONSUMO: 6 BUONE RAGIONI PER DIRE NO ALLA PROPOSTA DI RIMBORSO  
   
  Milano, 18 gennaio 2005 - Altroconsumo indica le sei buone ragioni per dire di no alla proposta di rimborso del governo argentino. L’associazione indipendente dei consumatori manifesta oggi a Roma in piazza Montecitorio e partecipa all’incontro con le commissioni parlamentari Attività produttive e Finanza, per chiedere finalmente maggiore tutela per i risparmiatori. 1) La proposta del governo argentino ripaga agli investitori solamente un quarto del loro investimento. Si tratta dell’offerta più bassa fatta da uno Stato sovrano negli ultimi 15 anni. La maggior parte delle offerte degli ultimi 15 anni si aggira tra il 50% della Bulgaria nel 1995 e il 70% del Venezuela nel 1990, con alcuni casi di pagamento al 100% – Gabon (1994), Pakistan (1999), Ucraina (2000) e Uruguay (2003). 2) La proposta del governo argentino non implica un pagamento immediato del debito, ma un pagamento dilazionato da qui al 2025 (e oltre). Questo implica il rischio che se nei prossimi anni l’Argentina non si comporterà in maniera virtuosa, potrebbe anche rinegoziare un’altra volta il proprio debito. L’ipotesi non è così peregrina se si nota che l’Argentina è già andata in default altre volte negli ultimi 50 anni. 3) La proposta del governo argentino prevede che siano offerti agli obbligazionisti titoli a tasso fisso. In caso di rialzo dei tassi (cosa assai probabile) questi titoli perderanno parte del loro valore di mercato, per cui diventerà assai svantaggioso venderli (e quindi disfarsene) prima della scadenza. 4) La proposta del governo argentino non è legata alle attuali capacità di pagamento del Paese, ma tenta di far ricadere sui risparmiatori internazionali il costo del suo futuro sviluppo economico. In realtà con una crescita economica che oggi si assesta intorno all’8%, secondo la maggior parte degli analisti l’Argentina può permettersi di ripagare una quota del proprio debito ben superiore a quella promessa. 5) La proposta del governo argentino, al di là della buona volontà (o meno) di Buenos Ayres, potrebbe paradossalmente essere non sostenibile proprio a causa dei tagli che comporta. Si ipotizza un tasso di crescita oggi intorno all’8%. Tuttavia questo sviluppo per irrobustirsi avrà bisogno disperato di capitali stranieri. Se l’Argentina paga solo il 25% del suo debito potrebbe anche darsi che i mercati finanziari (che in genere hanno buona memoria), gliela facciano pagare lesinandole finanziamenti. Chi si fida, infatti, di un debitore che decide da sé se e quanto pagare? Una “vendetta” dei mercati finanziari potrebbe quindi arrestare questo sviluppo. 6) La proposta del governo argentino viene presentata come fosse l’ultima offerta irrevocabile che lo Stato argentino può fare agli obbligazionisti, tuttavia trattandosi di una proposta assai ingenerosa e unilaterale (ricordiamo che ad oggi l’Argentina non ha mai aperto una seria trattativa con i creditori), è molto probabile che una buona parte degli investitori non aderisca, facendo pressione perché il Paese sudamericano proponga una ulteriore nuova offerta. La forza di questo gruppo di pressione dipende dalla quantità di investitori che non accetteranno l’offerta. Secondo il Fondo Monetario Internazionale perché l’Offerta sia valida deve aderire almeno l’80% degli obbligazionisti. Il governo argentino si vorrebbe accontentare del 50%, comunque per ora ha dalla sua solo i fondi pensione argentini che hanno il 18,5% del debito di Buenos Ayres. Se anche aderissero le banche argentine che pure hanno sottoscritto parte di questo debito si arriverebbe comunque solo al 30%, siamo ancora lontani dal 50%. Non aderire rafforza, quindi, le posizioni di chi vuole spingere l’Argentina a trattare ancora.  
     
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