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CHIMICA
E AMBIENTE: BLOCCATO LO SVILUPPO DEL SETTORE DEFICIT 14MILA MLD Milano, 12 ottobre 1998 - La complessità delle leggi e normative italiane con impossibilità di sostituire i vecchi impianti con nuovi e le difficoltà di esportare all'estero hanno bloccato lo sviluppo del settore chimico italiano impedito nella competitività sul mercato: questa è la diagnosi della situazione dell'industria chimica emersa nel corso della 11ma Conferenza sulla Chimica in Italia, tenutasi presso il Centro Congressi Cariplo di Milano. L'incontro, dedicato al tema "Federchimica per l'ambiente e per la chimica italiana: lavorare insieme contro la deindustrializzazione", ha avuto l' obiettivo di gettare le basi per un patto tra Industria Chimica e Ministero dell'Ambiente " per lavorare insieme contro la deindustrializzazione del settore" Giorgio Squinzi, presidente di Federchimica, promotrice della manifestazione, ha affermato che "la deindustrializzazione in Italia è un rischio concreto che colpisce soprattutto le imprese minori: in poche parole è un rischio sociale" Squinzi ha aaggiunto che "per la chimica la deindustrializzazione è già in parte realtà con conseguenze preoccupanti: 14 000 miliardi di deficit commerciale (unico caso nel G7), che significano 30.000 posti di lavoro in meno, incapacità del Sistema Italia di promuovere produzioni chimiche nel nostro Paese e di sviluppare nuove tecnologie". Il presidente di Federchimica ha anche rilevato che "gestire un impianto chimico è più complesso rispetto ad una fabbrica di altro tipo, ma la sfida è proprio questa: fare Industria anche dove ci sono complessità da gestire" Per quanto riguarda il proposto patto con il Ministero dell'Ambiente, Squinzi ha detto che " per essere un interlocutore credibile e partner di uno sviluppo sostenibile, la chimica doveva dimostrare di essere cambiata, impegnandosi attivamente e con trasparenza nella prevenzione ambientale, nella tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, doveva essere attore propositivo di politica ambientale". "Molto - ha proseguito Squinzi - è stato fatto, ma molto c'è ancora da fare e per questo intendiamo prendere impegni importanti per il futuro: 1 coinvolgere nel Programma Responsible Care, finalizzato a migliorare le prestazioni delle imprese nella tutela dell'ambiente, della salute dei lavoratori e della sicurezza, il maggior numero possibile di aziende chimiche (attualmente aderiscono al Programma aziende che rappresentano il 70% degli addetti); 2 rendere il Rapporto Ambientale dell'Industria Chimica uno strumento di dialogo e di confronto su fatti concreti ( la 4a edizione del Rapporto ha coinvolto 117 aziende e 327 siti produttivi) e attuare una politica di green chemistry, un impegno preciso sui prodotti e sui processi puliti; 3 trasformare l'Operazione Fabbriche Aperte, sinonimo di trasparenza e dialogo, in un evento che coinvolga sempre più imprese (in 10 anni Federchimica ha registrato oltre 400 aperture in tutta Italia, con oltre 500 000 visitatori); 4 attuare, con il Responsible Care una "politica ambientale per l' Europa" attraverso la diffusione dei sistemi di gestione della prevenzione e della loro certificazione (ISO 14000, EMAS), in particolare tra le piccole e medie imprese". "Gli impegni presi ci permetteranno di impostare con il Ministero dell'Ambiente la nuova politica ambientale italiana per la chimica, una politica concordata, basata sugli accordi volontari con la logica del lungo periodo. Ai nostri impegni deve però corrispondere un preciso impegno del Ministero al quale chiediamo: 1 impegno verso il mercato globale, con particolare attenzione al dumping ambientale come fattore sleale di penetrazione commerciale sui mercati europei; 2 concertazione: concordare tra imprese e Pubblica Amministrazione obiettivi, modalità e tempi realistici compatibili con l'attività industriale; 3 impegni precisi per le piccolemedie imprese, per il miglioramento delle performance ambientali, ad esempio nell'ambito delle certificazioni". Il presidente Squinzi ha infine posto l'accento anche sui processi legislativi in corso sui temi ambientali: " è vitale per il nostro futuro ha detto avere delle procedure unificate. La Legge Bassanini, che istituisce lo Sportello Unico, contiene procedure ambientali per modernizzare il Paese che sono fondamentali per le nostre industrie e che non possono essere disattese". Il direttore generale di Federchimica, Guido Venturini, ha sottolineato, a sua volta, il grande impegno delle imprese chimiche italiane che partecipano al Programma Responsible Care "tra il 1989 e il 1997 le emissioni in aria e acqua, i residui di lavorazione e gli infortuni sul lavoro si sono mediamente ridotti oltre il 50%. Va anche sottolineato che nel 1997 le imprese chimiche hanno impegnato 1350 miliardi per le spese ambientali". Nel corso della conferenza, intitolata: "Ambiente:occasione perduta per lo sviluppo?", introdotta da Venturini con un intervento intitolato "Una falsa alternativa:sviluppo o ambiente?", hanno parlato su "La competitività dell'industria chimica e la sfida di Kyoto", Corrado Clini, direttore generale del Ministero dell'Ambiente; Carlo Mario Guerci, docente di economia industriale all'Università Statale di Milano, Giovanni Silvestrini, della Commissione Tecnica del Ministero dell'Ambiente. Sul progetto ambiente di Confindustria è intervenuto Umberto Rosa, consigliere incaricato di Confindustria, e, coordinate da Diana Bracco, presidente della commissione direttiva Responsible Care, si sono avute "testimonianze " dal mondo dell'impresa: Riccardo Cavalleroni, amministratore delegato di Boero Colori; Carlo Cogliati, presidente di Ausimont; Sergio Dompè, amministratore delegato di Dompè Biotec; Aldo Fumagalli Romario, presidente e amministratore delegato di S O L ; Augusto Lavacchielli, consigliere delegato di Procos; Gregorio Mirone, direttore ambiente, sicurezza e salute di Enichem; Cesare Puccioni, presidente di Industrie Chimiche Puccioni; Valerio Scocco, presidente di Banessed; Graziano Vidotto, presidente di EVC Italia;Antonio Zoncada, amministratore delegato di BASF Italia. CINQUE FONDI SPECIALIZZATI LANCIATI DA FONDIGEST (INTESA) SMAU: RICEVIMENTO STATUNITENSE CIRCOLO DELLA STAMPA DI MILANO: RESTAURATO IL SALONE NAPOLEONICO UUNET WORLDCOM PORTA IN ITALIA LA PIÙ ESTESA RETE INTERNET DEL MONDO AD ELEVATA QUALITA' Milano, 12 ottobre 1998. UUNET WorldCom, leader globale nelle soluzioni Internet, ha annunciato oggi l'apertura della propria sede italiana. L'azienda che già vende in Italia i suoi prodotti Global Transit agli Internet Scrvice Providers locali, fornirà ora anche alle aziende italiane i suoi servizi di qualità. L' annuncio rientra nell' ambito di un'aggressiva strategia commerciale che già vede UUNET WorldCom presente con proprie sedi operative su tutti i mercati internazionali più significativi come Belgio, Francia, Germania, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti, Canada e ora, anche in Italia. L'apertura della sede operativa italiana arriva a poche settimane di distanza dall'annuncio che UUNET WorldCom ha completato la prima fase di un importante programma di ampliamento della sua jnfrastruttura di rete in Europa (programma che vede un investimento di 300 milioni di dollari). (ampio servizio nella rubrica tecnologia) ARTE ANNI SESSANTA:CASCELLA E DORAZIO VOLI NATALIZI MILANO-LONDRA A 180 000 LIRE ANDATA/RITORNO SVILUPPO TECNOLOGICO DELLE PMI: INIZIATIVA MEDIOCREDITO LOMBARDO
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