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FRODI ESTERNE IN AUMENTO.
INTERNE IN DIMINUZIONE Milano, 27 novembre 1998 - Secondo il terzo rapporto annuale
KPMG-Doxa sulle frodi subite dalle imprese italiane, il 27, 7% delle 513 rispondenti, fra
le 1000 interpellate, tasso di partecipazione più elevato in Europa per tale tipo di
indagini, ha dichiarato di avere subito nel 1997 frodi (1996: 22, 3%). L'importo medio
delle frodi è risultato di 535 milioni ciascuna contro 313 (+70, 9%). In aumento il
numero delle frodi: il 56% dichiara tre o più frodi (1996: 49%). In numero assoluto le
frodi sono aumentate del 72% rispetto alla precedente edizione dell'indagine. Si è
verificato un vero e proprio boom delle frodi perpetrate da terzi (79% del totale contro
38%) rispetto alle frodi perpetrate da dipendenti e dirigenti (diminuite dal 62 al 21% del
totale). Questo viene attribuito ad un miglioramento dei sistemi di controllo interno
delle imprese e all' aumentato rischio delle condizioni di mercato in cui le imprese si
trovano ad operare. Il tipo di frode più comune è risultato, come nei due anni
precedenti, il furto di merce, pari al 37, 6% del totale, in aumento del 7, 4%. In forte
aumento alcune tipologie di frodi relative a terzi come i fallimenti programmati, 24% del
totale (+12, 6%), e le frodi su carte di credito o bancomat (da 2, 9 a 8, 5%). In
contrazione le frodi tipiche dei dipendenti quali i rimborsi spese gonfiati. In
attenuazione a livello di incidenza statistica il fenomeno delle tangenti: solo due
aziende dichiarano di avere subito richieste in questo senso, anche se estremamente
rilevanti sotto il profilo economico (con circa 10 miliardi ciascuna le tangenti richieste
sono la tipologia di frode più consistente sotto questo profilo). In forte aumento le
frodi compiute con violazione dei sistemi informatici: le risposte indicano un ancora
insufficiente livello di conoscenza, da parte dei vertici aziendali, dei meccanismi con
cui le frodi di questo tipo possono essere messe in atto. Aumentati i rischi di frode
all'estero, di pari passo con la maggiore internazionalizzazione delle aziende italiane.
Il 20% delle imprese che operano all'estero (1996: 15, 5%) afferma di avere subito frodi.
In calo le aziende che dichiarano di non operare in alcuni paesi a causa del rischio di
frodi ( dal 54% al 19, 7%).
PRESIDI ANTINCENDIO: GLI HALONS. CONSORZIO ECOFIRE E ALLARME OZONO
Milano, 27 novembre 1998 - Nel corso di una tavola rotonda in occasione della mostra
Sicurezza in corso a Fiera Milano, Gianmario Malnati, presidente del Consorzio Ecofire, ha
richiamato l'attenzione della Pubblica Amministrazione, degli operatori e degli utenti
sulle problematiche legate all'eliminazione degli halons ( composti che contengono
alogeni, quali bromo, cloro e derivati) dai presidi antincendio, come previsto dalle
normative legate alla tutela dell'ambiente. Il Consorzio Ecofire, ente senza fini di
lucro, sorto nel 1997 per la raccolta e il trattamento dell'halon, raggruppa 55 soci su
tutto il territorio nazionale ed è una emanazione della UMAN (Associazione Industriale
del settore Antincendio) aderente alla ANIMA. Entro il 31 dicembre 1998 ( ma è stata
avanzata una richiesta di proroga del termine a fine 1999 ed inoltre esiste una normativa
contraddittoria che sembra spostare il tutto a fine dell'anno 2008) occorrerebbe
dismettere e/o sostituire gli halons (alogenati) nei presidi antincendio anche se un
Decreto del 5 febbraio scorso ha riqualificato tali sostanze, considerate fino ad ora
"prodotti nocivi" (legge Ronchi 22/97), classificandoli come rifiuti non
pericolosi recuperabili e assoggettandoli, quindi, anche alle restrizioni e agli
adempimenti previsti per questi ultimi. Si stima che in Italia esistano circa 10 milioni
di kg di halons da dismettere (ma al Ministero dell' Ambiente risultano solo 2, 5 milioni
di kg) che richiederanno da 15 a 20 mesi per essere eliminati in maniera appropriata con
costo globale di circa 200 miliardi di lire. Nel corso della tavola rotonda è stato
sottolineato che esiste in Italia "molta confusione" in merito alle modalità di
dismissione di questi rifiuti, oltre, appunto, a numerose lacune e contraddizioni nelle
regolamentazioni emanate dai diversi organi competenti. Per cercare di fare chiarezza, il
Consorzio Ecofire ha elaborato una "circolare esplicativa " che sintetizza tutti
i numerosissimi adempimenti per dismettere gli halons in maniera corretta. Ecofire è
preoccupata per la prospettiva che, a fronte, dei molteplici vincoli burocratici, gli
utenti si limitino, semplicemente, a scaricare gli halons dei loro impianti in atmosfera
così causando incalcolabili danni ambientali, in particolare per quanto riguarda il
"buco dell'ozono". Malnati ha detto che "poiché come consorzio siamo
consapevoli del fatto che la salvaguardia dell'ambiente non è un tema riservato agli
addetti ai lavori, ma un problema che coinvolge l'intero sistema socio-economico,
riteniamo che anche queste problematiche debbano essere oggetto di una più vasta campagna
di informazione e chiarificazione, rivolta sia agli operatori economici sia al grande
pubblico, sulla quale ci sentiamo direttamente impegnati". All'incontro sono
intervenuti anche Giancarlo Bianchi e Roberto Marchini del Consorzio Ecofire e
rappresentanti di aziende ed enti (tra cui ENEL a ABI) per illustrare le problematiche
connesse con l'organizzazione e il costo delle iniziative da intraprendere per soddisfare
le esigenze delle normative sull'argomento. Rilevato tra l'altro che l'argomento è di
competenza dei Ministeri dell'Ambiente e dell'Industria per cui i Vigili del Fuoco - che
dipendono dal Ministero dell'Interno- non sono coinvolti nella vicenda della normativa
riguardante gli halons nei presidi antincendio
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