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2 NOVEMBRE 2001

pagina 4

 

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PER LA PRIMA VOLTA AL MONDO UN TRATTAMENTO CHE SI BASA SULL'UTILIZZO DI CELLULE STAMINALI DEGLI OCCHI, ESCE DALLA FASE SPERIMENTALE ED ENTRA NELLA ROUTINE CLINICA. PERMETTE DI FAR TORNARE A VEDERE MALATI CON GRAVISSIMI PROBLEMI ALLA CORNEA

Milano, 2 novembre 2001 - Oggi è possibile ottenere in laboratorio un altro tessuto umano ricostruito dalle stesse cellule del paziente e che, quindi, non verrà rigettato. E' possibile ottenere in laboratorio l'epitelio corneale umano partendo da un piccolissimo prelievo di cellule staminali dei pazienti stessi. Quali sono i pazienti che possono beneficiare di questo trattamento? - L'epitelio di rivestimento della cornea (zona trasparente che consente la visione) può essere seriamente danneggiato a seguito di ustioni con sostanze chimiche (come: acidi, alcali - come la calce viva - o simili), gravi infezioni, abuso di lenti a contatto o farmaci, malattie immunitarie come il pemfigoide o la sindrome di Stevens-Johnson. Nei casi più gravi vengono distrutte anche le cellule staminali limbari, cioè quelle cellule progenitrici che consentono all'epitelio corneale di rinnovarsi perennemente. Questi pazienti, oltre alla perdita completa della capacità visiva, soffrono di gravi disturbi della superficie dell'occhio. In questi casi il "classico" trapianto di cornea da donatore non ha successo: prima è necessario ricreare una corretta superficie oculare. Come è iniziato questo studio? - Dopo anni di esperienza di coltura e trapianto di cellule staminali epidermiche in pazienti ustionati, sono state isolate, caratterizzate e coltivate le cellule staminali dell'epitelio corneale. Questo ha consentito la coltura di lembi di epitelio corneale autologo trapiantabili. Nel 1997 sono stati pubblicati (sulla rivista Lancet) i risultati dei primi due trapianti eseguiti con l'epitelio corneale ricostruito in laboratorio a partire da un prelievo di solo 1 MM2dall'occhio sano di due pazienti con ustioni chimiche. Questo primo risultato, ottenuto in collaborazione con il prof. Carlo E. Traverso, dell'Università di Genova, pur mostrando che il trapianto era possibile e che riusciva a ripristinare la superficie oculare, rappresentava solo un primo tentativo a livello sperimentale. Una terapia disponibile per tutti - Da allora è partito un progetto ambizioso: rendere la tecnica di ricostruzione di un epitelio corneale contenente le sue cellule staminali una metodica di routine esportabile a tutti i centri di chirurgia corneale e, quindi, a tutti i pazienti che ne avessero necessità. Secondo stime approssimative, in Italia ogni anno si trovano 400500 nuovi candidati. Questo progetto è già parzialmente - in essere grazie alla collaborazione tra il laboratorio di Ingegneria dei Tessuti - diretto dal Dr. Michele De Luca - dell'istituto Dermopatico dell'immacolata (Idi) di Roma e la divisione di Oculistica - diretta dal Prof Rosario Brancato - dell'istituto Universitario San Raffaele di Milano. Già oggi i pazienti Possono presentarsi al San Raffaele per la valutazione che viene eseguito con analisi 'clinica e citologica. Una volta selezionati come "pazienti trattabili", viene eseguita una piccola biopsia (1-2MM2) nella zona delle cellule staminali limbari. Questo prelievo richiede 10-15 minuti, si esegue in anestesia locale e il paziente può tornare a casa. La procedura di coltura (eseguita presso l'Idi dalla Dott.ssa Graziella Pellegrini e dai suoi collaboratori) ed i controlli sulle cellule richiedono 15-20 giorni, dopo i quali il Paziente verrà ricoverato in ospedale per il trapianto vero e proprio. L'intervento, effettuato al San Raffaele di Milano dal Dr. Paolo Ramo, è effettuato in anestesia locale: si rimuove il tessuto danneggiato e opaco dalla superficie e si pone il nuovo tessuto ricostruito sull'occhio. La certezza dei successo si avrà dopo i controlli finali eseguiti a 8-12 mesi dopo l'intervento, ma i benefici per il paziente sono già visibili dopo 10- 15 giorni. Il paziente non avrà rigetto perché le cellule sono autologhe (cioè sue), non perderà il tessuto trapiantato perché contiene cellule staminali che lo rinnovano costantemente e, se avrà avuto danni profondi, potrà andare incontro a interventi successivi senza timore di fallimenti. Questi primi trattamenti pongono l'Italia all'avanguardia assoluta in questo campo. Idi e H. San Raffaele sono i primi Ospedali al mondo a fornire su base routinaria questa nuova terapia. Molti Paesi, Europei ed extra-Europei- stanno cercando di riprodurre questa nuova e rivoluzionaria tecnologia.

UN HERPESVIRUS "COMPLICE" DELL'HIV NELLO SVILUPPO DELL'AIDS
Milano, 2 novembre 2001 - Il Prof. Paolo Lusso, direttore dell'Unità di Virologia Umana dell'Istituto San Raffaele di Milano e Professore Associato di Malattie Infettive all'Università di Bologna, con il proprio team di ricerca, ha ottenuto nuove prove della "complicità" del virus Hhv-6 nello sviluppo dell'Aids. Sulla base di queste nuove conoscenze sarà possibile studiare interventi terapeutici o vaccinali in grado di rallentare la progressione della malattia. La ricerca è stata condotta in collaborazione con lo scienziato russo Leonid Margolis che dirige il laboratorio congiunto Nih/Nasa a Bethesda, dove si studia tra l'altro la formazione della struttura tridimensionale dei tessuti umani in assenza di gravità, conducendo esperimenti a bordo delle navicelle spaziali. Tra i collaboratori di Margolis ha avuto un ruolo di primo piano il francese Jean-Charles Grivel. L'hhv-6, un virus appartenente alla famiglia degli herpes, era da tempo nella lista dei principali indiziati, in quanto anch'esso, come l'Hiv, attacca ed uccide i linfociti Cd4, cellule fondamentali per la generazione di tutte le risposte immunitarie. Il gruppo di Lusso è ora riuscito ad individuare il meccanismo attraverso il quale l'Hhv-6 favorirebbe l'insorgenza dell'Aids. Quando una persona contrae il virus Hiv il sistema immunitario è di solito in buone condizioni e per lungo tempo riesce a tenere il virus sotto un relativo controllo. Durante questa fase "asintomatica", che può durare anche 10 anni o più, predomina un tipo di Hiv relativamente poco aggressivo, denominato Ccr5-dipendente, dal nome del suo principale "recettore", ovvero della sua porta d'ingresso all'interno delle cellule. Verso la fine della fase asintomatica in molti soggetti compaiono invece ceppi di virus più virulenti, capaci di utilizzare un altro recettore, denominato Cxcr4, che è molto più diffuso nell'organismo. Pertanto, questi ceppi hanno una notevole capacità distruttiva in quanto possono infettare un numero molto maggiore di cellule, rispetto ai ceppi Ccr5-dipendenti. Tuttavia, gli scienziati non sono mai riusciti a comprendere come e perché questo trapasso da forme meno aggressive a forme più virulente di Hiv si possa verificare. Quello che i ricercatori del San Raffaele e del Nih hanno ora scoperto è che il colpevole di questa evoluzione dell' Hiv verso le forme più aggressive potrebbe essere proprio l'Hhv-6. "Per questo studio - dichiara il Prof. Lusso - abbiamo utilizzato un sistema di coltura molto sofisticato, messo a punto nel laboratorio del Dott. Margolis, che permette di mantenere in vita per diverse settimane frammenti strutturalmente intatti di tessuto linfoide, come ad esempio la tonsilla o il linfonodo. Per ricreare una situazione che si verifica spesso nei pazienti prima della comparsa dell'Aids conclamato, abbiamo infettato questi frammenti di tessuto contemporaneamente con l'Hiv e l'Hhv-6 e studiato gli effetti reciproci dei due virus. Sorprendentemente, abbiamo osservato che l'Hhv-6 aveva effetti diametralmente opposti sui diversi ceppi di Hiv: sopprimeva infatti, quasi completamente la crescita dei ceppi Ccr5-dipendenti (quelli meno aggressivi) favorendo, invece, la crescita dei ceppi Cxcr4-dipendenti (quelli più distruttivi). Sulla base di questi risultati abbiamo quindi ipotizzato che l'Hhv-6 possa essere un fattore decisivo per la comparsa delle forme più virulente di Hiv, e pertanto per l'avanzamento della malattia". I ricercatori hanno poi cercato di scoprire quale fosse il meccanismo attraverso il quale agisce l'Hhv-6, e hanno dimostrato che questo virus causa la produzione, nel tessuto linfoide, di elevate quantità di una proteina, Rantes, che appartiene alla famiglia delle chemiochine. Le chemiochine sono piccoli messaggeri del sistema immunitario che, nel corpo, servono ad attrarre le cellule immunitarie nelle zone in cui si rende necessario il loro intervento, come ad esempio a livello di ferite, infezioni o altre lesioni infiammatorie. Nel 1995 proprio il Prof. Lusso aveva scoperto che alcune chemiochine sono potenti inibitori naturali del virus Hiv in quanto bloccano i recettori (le sue porte di ingresso) Ccr5 e Cxcr4. La chemiochina Rantes blocca molto efficacemente il recettore Ccr5, ma non Cxcr4. Ne discende che, attraverso l'induzione di Rantes, l'Hhv-6 sopprime selettivamente l'infezione da parte dei ceppi di Hiv Ccr5-dipendenti. "Fin dal 1988 - prosegue il Prof. Lusso - abbiamo ipotizzato una "complicità" tra Hhv-6 ed Hiv nel favorire la progressione verso l'Aids conclamato. Oggi abbiamo un argomento in più, e molto motivato, per credere che sia davvero implicato. E questi dati confermano i risultati di uno studio in vivo nelle scimmie, che stiamo completando in collaborazione con Bob Gallo negli Usa, in cui stiamo dimostrando che la co-infezione con Hhv-6 determina effettivamente una forte accelerazione della malattia verso l'Aids". Quali prospettive si aprono dopo questa scoperta? "E' chiaro - conclude Lusso - che se l'Hhv-6 è direttamente implicato nella comparsa dei ceppi più aggressivi di Hiv diviene fondamentale cercare di bloccarlo tempestivamente con i farmaci o con un vaccino, in modo da rallentare o, forse, prevenire del tutto la progressione della malattia. Esistono già farmaci efficaci contro l'Hhv-6, anche se purtroppo non sono molto maneggevoli e hanno effetti collaterali talora molto seri. Sarà necessario valutare molto attentamente il rapporto costo-beneficio per il paziente. Inoltre, diventa sempre più importante iniziare a studiare seriamente la produzione di un vaccino contro l'Hhv-6." Alla ricerca hanno collaborato altri ricercatori del gruppo di Lusso del San Raffaele, tra cui i Dott. Mauro Malnati, Giovanni Fagà, e Fabio Santoro. Lo studio è pubblicato nel numero di Novembre 2001 della prestigiosa rivista Nature Medicine. La ricerca è stata in parte sostenuta dal Programma Aids dell'Istituto Superiore di Sanità di Roma.

FILO YARNS · FIBRES · TEXTILE DESIGN · FINISHING FOR WOVEN AND KNITTED FABRICS COLLEZIONE PRIMAVERA-ESTATE 2003
Milano, 2 novembre 2001 - A Villa Erba, in via Regina, 2 a Cernobbio (Como) dal 7 al 9 novembre 2001 avrà luogo la sedicesima edizione di "Filo", il salone specializzato organizzato da Biella Intraprendere. Nonostante il delicato momento che stiamo vivendo, questa edizione del salone si presenta ricca di stimoli per la Primavera-Estate 2003. I 98 espositori presenti a Filo hanno effettuato ricerche approfondite nelle fibre e offrono all'attenzione dei visitatori un ventaglio di proposte mirato alle differenti lavorazioni di tessitura. Nell'area Filofuture è possibile vedere filati nelle coloriture di tendenza, prove in tessuto, spesso già nobilitate, ambientate con fotografie sul tema della decorazione del volto e del corpo. Il 7 e 8 novembre, alle ore 11.30, nella Sala seminari dell'Ala Lario, Gianni Bologna, concept manager dell'area, ne darà una chiave di lettura sottolineando i giochi esistenti tra il maquillage e la moda. Il giorno d'inizio fiera, alle 18.00, nell'area ristorazione dell'Ala Lario insieme espositori, visitatori e ospiti nel tradizionale cocktail di benvenuto, in compagnia del quartetto jazz La Swinghera. Alle ore 19.00 è a disposizione una navetta per il ritorno a Milano. Una fattiva collaborazione con l'Istituto per il Commercio Estero permette di ospitare una delegazione di operatori polacchi e russi di Varsavia, Mosca e San Pietroburgo, funzionari di associazioni tessili e giornalisti accompagnati da due trade analyst. Visitatori, espositori e giornalisti potranno trarne vantaggio per conoscere da vicino la situazione economica di questi paesi e avere informazioni sui rispettivi mercati. I membri della delegazione sono Paulina Mazur del Journal Tekstylny, Maciej Bursa della Camera polacca dell'Industria Tessile, Anna Trzeciak trade analyst ICE di Varsavia, Boris Formin, presidente dell'associazione tessile russa Rosstekstil, Irina Bondareva della rivista Legprombusiness di San Pietroburgo, Vladimir Iudanov della rivista Tekstilnaja Promyshlennost di Mosca e Ekaterina Anissimova trade analyst Ice di San Pietroburgo. Lo stand Ice è posizionato in Ala Lario nella Piazzetta Platani.

FILO: ANALISI ECONOMICA SULL'INDUSTRIA TESSILE ITALIANA
Milano, 2 novembre 2001 - Il 2000, un anno positivo - L'industria italiana del tessile e dell'abbigliamento ha segnato, nel 2000, un incremento del 5,7% per quanto riguarda il fatturato, arrivando a quota 91.200 miliardi di lire, in piena ripresa dopo la crisi del '99, quando perse il 3%. Grazie anche alla forza del dollaro, che ha reso i nostri prodotti più competitivi, le esportazioni del tessile-abbigliamento sono cresciute lo scorso anno del 14,9% (pari a 52.371 miliardi di lire). Le importazioni sono aumentate dell'11,2%, pari a un importo di 25.507 miliardi. Il saldo positivo risulta dunque pari a 26.864 miliardi di lire, con una crescita dell'11,2% rispetto al 1999 (dati del Sistema Moda Italia - l'associazione di categoria degli imprenditori della moda e del tessile-abbigliamento). Al suo interno, estremamente positivi i risultati dell'industria laniera: nel 2000 il valore della produzione è stato pari a 11.200 miliardi di lire (+ 8%): una crescita superiore di oltre due punti a quella media dell'industria del tessile e dell'abbigliamento. L'industria serica, dopo una successione di anni negativi, ha vissuto nel 2000 una poderosa riscossa (+ 9,2% di fatturato). Per quanto riguarda l'industria dell'abbigliamento, della maglieria e della calzetteria, il fatturato, pari a 54.222 miliardi, è cresciuto del 5,7%. L'industria dei filati - In Italia si producono più di un milione di tonnellate di filati: di questi 375 mila sono utilizzati da maglifici e produttori di tessuto a maglia (180 mila tonnellate filati pettinati in lana; 90 mila tonnellate di cotone; 65 mila di fibre man made e 40 mila di lana cardata). Il 2000 è stato un anno estremamente positivo per il settore e in particolare per la produzione laniera, che ha raggiunto un export per circa 5.200 miliardi (il 37% delle esportazioni europee di filati) con un incremento del 23% rispetto all'anno precedente, a fronte di importazioni per 4.900 miliardi di lire, determinando quindi un saldo positivo della bilancia dei pagamenti di 300 miliardi di lire. Anche i filati di cotone hanno avuto un incremento di export del 15,8%, mentre i filati di fiocco sono cresciuti del 24,1% e i filati da fili continui del 27,5%. Primo semestre 2001, congiuntura più difficile - Nel primo semestre di quest'anno il filato con almeno il 50% di lana e/o peli fini per maglieria ha continuato a mantenere in crescita la propria produzione (+4,5% il tasso di variazione medio registrato). Il periodo più recente però si caratterizza per una congiuntura più difficile: la pressione delle importazioni soprattutto dalla Turchia ha aumentato i prezzi dei filati di cotone italiani e ha avuto l'effetto di comprimere i margini dei filatori. Sempre per quanto riguarda la produzione italiana di filati di lana, si è registrato un incremento delle esportazioni verso gli Stati Uniti e per quanto riguarda la filatura di lana cardata, la domanda è più sostenuta per il tessuto destinato all'abbigliamento più che per la maglia. Per quanto riguarda i fili sintetici non sono stati favoriti dal ritorno dei consumi verso le materie prime naturali. Terzo trimestre, lieve deterioramento - Tuttavia i dati più recenti, quelli cioè relativi al secondo trimestre 2001 indicano come, dopo più di un anno l'industria cotoniera liniera e della nobilitazione abbia cessato la sua crescita e sia su una posizione di stabilità, mentre la previsione del terzo trimestre indica addirittura un lieve deterioramento (-4%). In territorio negativo gli ordini (- 4% il saldo delle risposte per il mercato interno e -10% quello estero). Cresce anche se in misura non drammatica, l'utilizzo della cassa integrazione guadagni, sia ordinaria sia straordinaria. Le previsioni sull'evoluzione del settore a sei mesi sono improntate a una sostanziale stabilità e sembrano indicare che la maggior parte delle aziende indagate esclude un ulteriore deterioramento della congiuntura settoriale. L'export - Crescono le esportazioni del settore tessile che, a fronte di un aumento in valore del 17,2%, incrementa il volume del 18%. I filati sono cresciuti del 23%, i tessuti del 13,6%. Molto bene anche i filati di lana (+22,9%), i tessuti di cotone (+20%) e di lana (+15,9%). La maglieria e calzetteria insieme registrano un incremento del 9,5% in valore e del 9,3% in quantità. Nella graduatoria dei Paesi dove esportiamo di più resta al primo posto la Germania (17,3% sul totale, +6,6% annuo), seguita dalla Francia (10,8% sul totale, +8,1%) e dagli Usa (9,8% sul totale, + 25,3%). Dopo la crisi tornano a crescere i Paesi asiatici: Giappone (+16,1%), Hong Kong (+34,5%), Corea del Sud (+83,1%), Singapore (+48,3%), Thailandia e Filippine (entrambe con incrementi superiori al 60%). L'import - Aumenta sia per i filati (+28%) sia per i tessuti (+14,5%). Esuberanti i filati di lana (+46,4%) e di cotone (+30,5%), nonché i tessuti di seta (+42,6%) e di lana (+20,7%). L'aggregato maglieria-calzetteria registra un +19,6% in valore e +14,5% in quantità. Le importazioni crescono soprattutto dalla Cina (+37,9%, dopo +41,9% nel 1999), che balza al primo posto tra i fornitori con una quota sul totale del 10,1%. In forte incremento anche l'import dalla Romania (+32,8%, quarto posto in graduatoria dopo Germania e Francia), dalla Tunisia (+18,1% e quinto posto), dalla Turchia (+20,5%, sesto posto) e dall'India (+26,1% e settimo posto in classifica). Consumi moda delle famiglie italiane in crescita nel 2001-2002 - I consumi di moda delle famiglie italiane continueranno a crescere nel corso del 2001 e nel 2002: è la previsione di Sistema Moda Italia. Per la Primavera-Estate 2001 si è registrato +1,6% la quantità e +3% la spesa, mentre per l'Autunno-Inverno 2001 si prevede +1,1% la quantità, e +2,9% la spesa. Le previsioni per la Primavera/estate 2002 registrano (+1 % la quantità, +3% la spesa). Tutto questo però ha subito la drammatica battuta d'arresto dell'11 settembre. È da chiedersi a questo punto quale potrà essere la reazione e il comportamento dei consumatori di fronte all'incertezza determinata da questi eventi. La risposta a questi interrogativi influenzerà in maniera consistente il quadro macroeconomico del 2002, se si considera che proprio al buon andamento dei consumi si è finora attaccata la sostanziale tenuta dell'economia americana, in un anno peraltro in cui la domanda per beni di investimento ha subito vistose cadute. Un'indagine condotta su una cinquantina di espositori (un fatturato complessivo di circa 4 mila milioni di euro e circa 3 mila addetti) della prossima edizione di FILO, non è risultata una considerevole variazione di fatturato fra il 1999 e il 2000 per circa il 30% di loro; oltre il 60% (33 aziende) ha registrato un incremento in misura variabile, dal 2% al 30%, mentre poco più del 20% ha registrato una diminuzione e anche in questo caso in misura variabile (da -0,5% a -25%). Le previsioni circa la variazione del fatturato per l'anno in corso sono negative per circa il 16% delle aziende espositrici, in positivo per oltre il 69% e sostanzialmente stabili per le rimanenti. Oltre il 50% delle imprese prevede un incremento delle esportazioni per l'anno in corso.

ABITARE IL TEMPO XVI EDIZIONE GIORNATE INTERNAZIONALI DELL'ARREDO AUMENTANO I VISITATORI, SOPRATTUTTO DALL'ESTERO

Milano, 2 novembre 2001 - E' questo dato eccezionale che sigla la chiusura di Abitare il Tempo 2001. Malgrado le previsioni di una minore affluenza di pubblico dall'estero dettate da un eccesso di prudenza in relazione ai noti avvenimenti mondiali, Abitare il Tempo va in controtendenza totalizzando un aumento degli operatori qualificati che passano dai 43.320 certificati la scorsa edizione a 47.945 (complessivamente + 10,68%) con un incremento del 39,2% della quota estera (arrivando a 5593 operatori). A questi dati che sono in certificazione Fkm si aggiungono 447 giornalisti internazionali (+4,2%). Il successo in cifre accompagna due importanti impegni messi in cantiere per la prossima edizione di Abitare il Tempo. Il cambio di data, 19-23 settembre 2002, della manifestazione. Il rinnovo totale dell'allestimento degli spazi commerciali per adeguare l'immagine di Abitare il Tempo alla comunicazione con un look di tendenza molto più fresco e colorato. Ancora una volta l'effetto delle cifre può diventare un possibile indice di lettura della consistenza complessiva di una Fiera. Per esempio, l'aumento del numero dei visitatori, che non è un dato costante in questo particolare momento, significa verosimilmente che l'eclettismo espositivo è un plus ripagante soprattutto quando una crisi di mercato costringa a selezionare gli appuntamenti. 22 categorie di prodotto di alta qualità, opportunamente mixate all'interno di stili e tendenze fra loro diversi, danno visibilità a tutte le componenti che concorrono al progetto di una architettura d'interni sempre più eterogenea e cosmopolita, dove il design si intreccia all'artigianato, la tradizione all'avanguardia, il manufatto locale all'esprit internazionale. Al mix di stili, tendenze e progetti che è insito in questo selezionato repertorio di proposte espositive concorrono anche gli espositori esteri di Abitare il Tempo, di cui l'80% proviene da Paesi della Comunità Europea; mentre le capacità progettuali e produttive del Made in Italy di qualità attraggono a Verona una componente sempre più numerosa di operatori stranieri (5593 nel 2001 provenienti da 90 paesi). Non c'è dubbio che la formula di Abitare il Tempo coglie sempre più nel segno. Non c'è più tempo, infatti, né investimento, che consenta di soddisfare la necessità di aggiornamento passando da luogo a luogo, di rassegna in rassegna, mentre torna infinitamente più comodo e utile trarre informazioni e fare affari investendo tempo e denari in poche opportune occasioni. Queste considerazioni valgono in maggior misura per il 10% del mercato al livello più alto, e cioè per il campo di indagine proprio di Abitare il Tempo. Ma la formula di Abitare il Tempo asseconda anche un'altra necessità del mercato altrettanto inalienabile dalle ragioni del business: quella di conoscere e di essere nel corso delle nuove tendenze che si manifestano sia nel mondo dell'arredo classico che in quello contemporaneo. E le tendenze oggi implicano la conoscenza di ciò che accade, non solo nel settore del mobile: occorre capire dove vanno i materiali o le finiture, come si definiscono le forme degli oggetti, quanto stanno trasformandosi le attrezzature della cucina e del bagno. In questo senso e malgrado gli avvenimenti mondiali che potevano agire da fattore deprimente le novità non sono mancate. Anche perché si prevedeva che ciò che sta succedendo nel mondo avrebbe spinto la gente a viaggiare di meno e ad investire di più, per un istinto di protezione, in luoghi qual è la casa. In generale, sostengono le aziende, si propende maggiormente per i beni di consumo rassicuranti dal punto di vista dello stile e della qualità dei materiali. Infatti, tra le proposte degli espositori di Abitare il Tempo hanno prevalso le linee sobrie, i materiali tradizionali come il legno, nelle essenze più classiche e pregiate, i tessuti preziosi, i colori naturali (dal beige al grigio alle sfumature del marrone bruciato). Senza perdere l'occasione di rilanciare la tendenza best seller dell'anno, tratta direttamente dalle sfilate di moda, che hanno visto un largo uso di rivestimenti in pelle stampata e pelliccia a pelo lungo o in tessuti fantasia stile anni '60 e '70. In sintonia con le tendenze degli arredi è prevalsa l'offerta relativa all'oggettistica con abbondanza di forme in legno e acciaio, in vetro e in ceramica o trattate con lacche tipo orientale. Nell'area cucina, dove esponevano le aziende leader di questo settore, con particolare menzione a quelle tedesche si è riaffermata la proposta di ambienti arredati per essere il cuore della casa: grandi banconi accessoriati per cucinare e mobili contenitori di grande leggerezza ed eleganza. Tra i materiali, prevalenza di legno e acciaio, nelle versioni lucido e satinato, vetro e marmo o pietra. Anche per l'area bagno, che sta assumendo un ruolo di grande rilevanza propositiva, le aziende tedesche sono state trainanti. La tendenza emergente è quella di dare sempre più importanza all'arredamento di questo ambiente della casa: un ambiente dove le attrezzature per il benessere oltre ad essere funzionali e confortevoli sono disegnate con estrema cura e realizzate con materiali e finiture di pregevoli. L'altro aspetto di Abitare il Tempo altrettanto importante come consistenza e visibilità riguarda, com'è noto, la ricerca, intesa quale anello di congiunzione tra la concretezza del fare e la libertà di ricognizione del progetto nel suggerire inaspettati o non ancora previsti scenari e soluzioni a determinati problemi e tematiche. La somma di tutte le esperienze di ricerca e di sperimentazione promosse nel corso delle quindici edizioni di Abitare il Tempo costituisce un patrimonio al quale possono far riferimento le varie ricognizioni più attinenti allo stato dell'arte del progetto, del prodotto, della distribuzione capaci di attrarre in interessanti forum di dibattito designer, architetti, critici, storici e opinion leader internazionali. In generale, il programma 2001 di Mostre, Laboratori e Convegni (lasciando ai cataloghi degli eventi il compito di illustrare esaurientemente temi e contenuti) consiste in punti di osservazione sempre diversi attraverso i quali si indagano, sia nel mondo contemporaneo che in quello classico, le spinte del progresso attraverso nuovi contributi, attinenti soprattutto ai cambiamenti nel modo di progettare, produrre e distribuire o nel modo di vivere, di abitare e di acquistare. Il ponte che unisce la ricerca alla produzione è costituito dai Laboratori Metaprogettuali e trova quest'anno la sua edificazione attraverso tre significativi progetti, calati ognuno in problematiche di grande attualità. Identità aziendale e comunicazione strategica, a cura di Giulio Cappellini e Vanni Pasca, ha esaminato tutta una serie di questioni legate a questo tema (design del prodotto, corporate identity e pubblicità, packaging, visual comunication, concept e immagine dei punti vendita, progettazione di eventi, siti web ed e-commerce) rendendo tangibile la loro risoluzione attraverso installazioni progettate da noti designer ed allestite con i prodotti di 23 aziende in grado di dimostrare la chiarezza che occorre per definire la propria identità e saperla comunicare. La carezza dell'acqua: terme, saune, bagni turchi, a cura di Carlo Amadori e Vincenzo Pavan, è stata l'occasione per una ricerca di carattere sensoriale sui materiali (pietre, marmi, ceramiche, metalli e vetri) che costituiscono la base di progettazione per l'ambiente bagno, stanze e spazi di grande suggestione in cui l'acqua è l'attore di uno stato di benessere. Alta decorazione: la Valle delle Meraviglie, a cura di Ettore Mocchetti, si è invece rivolta all'arredamento classico rivisitato alla luce delle più attuali tendenze internazionali: neomodernismo, antichismo rinascimentale e barocco, regionalismo, mediterraneità, fusion. I sei ambienti che ne sono derivati, ognuno immaginato e realizzato da un noto interior designer (Michele Bonan, Angelo Brignolli e Antonio Feraboli (Studio Linea), Marika Carniti Bollea, Stefano Dorata, Olimpia Orsini e Carlo Rampazzi), hanno dato vita ad una "Valle delle Meraviglie"- appunto - in cui accanto a raffinati pezzi d'arte hanno trovato posto oggetti, mobili e complementi prodotti dall'industria per la casa d'oggi e forse di domani. Diversamente dai Laboratori, le Mostre di Ricerca e Sperimentazione hanno offerto anche stavolta idee, progetti e riletture assolutamente inediti mediante la realizzazione di prototipi originali. Ecco le nove tematiche, ognuna rivolta a particolari aree geografiche italiane ed estere o a materiali specifici. Water Bar, a cura di Cristina Morozzi e Giovanna Talocci, ha preso in considerazione il recupero, immaginando un bar, progettato secondo le attuali tendenze dei locali alternativi e in cui si possono degustare le acque minerali che sgorgano nel Lazio, dove arredi e attrezzature disegnati per l'occasione si cimentano con il tema dell'acqua attraverso la ricerca del "fine vita" dei suoi contenitori. Apriti Sesamo, a cura dello Studio d'Architettura Simone Micheli, ha esaltato le particolarità tecnico-artistiche dell'artigianato romano compiendo una riflessione sull'uso del metallo e del legno applicati al tema specifico della maniglia. Un tema che, per l'essenza stessa del suo soggetto, ha ricreato una situazione espositivo-fruitiva di tipo interattivo. Industrious Designers, a cura di Vanni Pasca e Ely Rozenberg, ha rappresentato uno spaccato sul panorama del giovane design in Israele individuando le matrici storico-culturali che ne alimentano la creatività e i vari tipi di approccio ad una professione ancora tutta da definire dal punto di vista industriale. Da segnalare che si tratta della prima mostra completa di design israeliano all'estero. Valle Varaita, distretto del mobile alpino, a cura di Claudio Germak - Politecnico di Torino - ha presentato una selezione di prototipi in cui il design si confronta con le suggestioni di una cultura materiale locale applicata da sempre alle tecniche di lavorazione del legno massello per arredi di stile rustico. Mobili in onda, progetto di Johnny Dell'Orto a cura di Alida Cappellini e Giovanni Lichieri con gli allievi dello Ied di Roma, ha preso invece spunto dallo spettacolo televisivo per proporre la riedizione di alcuni oggetti mitici, come il dondolo del Musichiere o il tronetto di Canzonissima, frutto di un design che a torto viene giudicato solo effimero o superficiale. Ottopertutti, progetto di Adam D. Tihany con la collaborazione di Alfredo Zengiaro. Otto designer (Luciano Grugni, Kazuyo Komoda, Simone Micheli, Marco Piva, Denis Santachiara, Luca Scacchetti, Alfredo Zengiaro) hanno presentato soluzioni inedite e innovative per laminati (realizzati dal Gruppo Frati) e tessuti d'arredamento (realizzati a loro volta dalla danese Kvadrat) con l'obiettivo di far coesistere questi due materiali in un unico progetto di design per il contract. Compacto Cover: new trends in interior design, a cura dello Studio d'Architettura Simone Micheli. Sei designer (Massimo Iosa Ghini, Toshiyuki Kita, Piero Lissoni, Simone Micheli, Denis Santachiara, Claudio Silvestrin) interpretano le caratteristiche tecnico-cromatiche di un materiale innovativo e versatile qual è il Compacto Cover prodotto da Alcantara, progettandone applicazioni in cui l'estetica si combina alla funzionalità. Corolle: 70 designer, 70 calici in vetro di Murano, a cura di Giovanni Brosolo e Cleto Munari, è una collezione per Rex Built In che vede il concorso di noti architetti e designer contemporanei. La sua unicità deriva dal fatto che i vari progetti sfruttano la flessibilità del materiale e di antiche tecniche di lavorazione di maestri muranesi, per dare vita a forme originali ed inusitate inserzioni di colore. Reflections, a cura di Silvio De Ponte Conti con Francisco Gomez Paz, ha avuto come campo di ricerca la luce in quanto fonte di emozioni ed interazioni con l'uomo. La mostra, che si è avvalsa della collaborazione degli studenti di Domus Academy, ha proposto progetti di lampade innovative, realizzati dall'azienda Fabbian, in cui sono utilizzate le sorgenti di illuminazione più attuali. Per quanto concerne il programma dei Convegni, anche quest'anno la scelta di Abitare il Tempo non si è discostata da una voluta linea di continuità. Per cui, i forum di discussione sono calati sia nel contesto delle mostre di sperimentazione sia in ambiti attinenti alle problematiche di più stretta attualità. Internet e la distribuzione del mobile, di venerdì 12 ottobre, era il convegno a cura di Federmobili che ha posto all'attenzione degli operatori di settore il fenomeno del commercio elettronico, le sue regole e la sua ricaduta sul mercato. Parallelamente a questa problematica è stato discusso l'evolversi dei portali dell'arredamento e la comunicazione in Internet. Identità aziendale e comunicazione strategica, svolto sabato 13 ottobre, ha ripreso il tema dell'omonimo Laboratorio metaprogettuale. Nel convegno, a cura di Giulio Cappellini e Vanni Pasca sono state esplorate una serie di questioni legate al tema suddetto con la partecipazione di esperti di comunicazione, art-director, progettisti, grafici e web designer. Nel complesso dunque, Abitare il Tempo ha saputo tessere ancora una volta una trama collettiva perfettamente armonica fra le proposte concrete, quelle degli Espositori, e i progetti di fattibilità delle Mostre e dei Laboratori, con una giusta aderenza alla realtà dei fatti e delle aspettative dei sempre più numerosi operatori intervenuti.

GLI ITALIANI E IL BAGNO L'ATTEGGIAMENTO DEGLI ITALIANI NEI CONFRONTI DELLA CASA DOPO L'11 SETTEMBRE IN UNA RICERCA DI ASTRA E DEMOSKOPEA PER EXPOCOMFORT

Milano, 2 novembre Il 38 per cento degli italiani adulti (18 milioni di persone tra i 14 e i 79 anni) dà la massima importanza alla casa, sia come investimento economico che psico-culturale, soprattutto dopo l'11 settembre, data del terrificante e tragico attentato alle Due Torri di New York, un avvenimento che ha spinto il 62 per cento della popolazione a concentrarsi su ciò che è vicino nel tempo perché il vicino appare più controllabile, meno ansiogeno, migliore, più desiderabile. E' uno dei dati emersi nel corso della conferenza stampa, di presentazione della 33.a Mostra Convegno Expocomfort, la biennale italiana di riscaldamento, condizionamento d'aria, refrigerazione, tecnica sanitaria e arredo bagno, che si terrà a Fiera Milano dal 5 al 9 marzo 2002, svoltasi stamane a Milano. Erano presenti, fra gli altri, Piergiacomo Ferrari, presidente di Fiera Milano International, Massimo Viviani, amministratore delegato di Fiera Milano International, Luigi Roth, presidente della Fondazione Fiera Milano ed i rappresentanti delle associazioni del settore. La 33.a edizione di Mce sarà ancora una volta un evento mondiale per il comparto del benessere ambientale. Si stenderà su una superficie di 140.000 mq netti (in pratica l'intera area espositiva di Fiera Milano), ospiterà 3.000 espositori. Attesi oltre 1.600 visitatori Enrico Finzi, sociologo e presidente degli istituti Astra e Demoskopea, ha anticipato i dati più salienti di una ricerca che verrà presentata durante la Mostra. Dalla ricerca emerge il cambiamento degli atteggiamenti collettivi nei confronti della casa. L'11 settembre ha prodotto una nuova cultura dei consumi, del rinvio delle grandi spese, ad esempio quella dell'auto (c'è un calo del 16 %), dei prodotti di gioielleria ( - 20%), degli elettrodomestici non indispensabili; per contro ha spinta la gente a concentrarsi sui cosiddetti "piccoli per l'arredamento della casa, e per gli impianti e le attrezzature per il bagno. Riguardo a questo lato specifico della ricerca,.Finzi ha anticipato che il 3 % dei 47,4 milioni di italiani adulti intervistati, non dispone di una stanza da bagno in casa. Risiedono nelle regioni del Centro e del Nord-Est, non al Sud, sono in prevalenza di classe medio-bassa, ma non poveri, operai e braccianti o disoccupati. La stragrande maggioranza degli intervistati ha sì il bagno in casa, ma in condivisione con altri familiari e conviventi. Inoltre, non tutti coloro che dispongono di bagno in casa godono di tutte le attrezzature che in genere si associano a questa struttura: l'8 % non ha il wc (che è esterno all'abitazione), il 30 % non ha la vasca, il 52 % non ha la doccia, il 9 % non ha bidet (di cui l'Italia detiene il primato), solo il 4% gode di idromassaggio, il 31 % non ha disponibilità illimitata di acqua calda e fredda.

PIÙ DI MILLE ESPOSITORI E 30 MILA VISITATORI CIBUS TEC 2001 E' STATA UN'EDIZIONE-PRIMATO

Milano, 2 novembre 2001 - "Quella di quest'anno è stata un'edizione da primato" ha commentato il direttore generale delle Fiere di Parma, Tommaso Altieri, tracciando un bilancio di Cibus Tec, la più importante rassegna al mondo di macchinari e impianti per le industrie alimentari svoltasi al 23 al 27 ottobre alle Fiere di Parma. "Non potevamo celebrare in modo migliore il sessantesimo anniversario di questa rassegna che, nata per prima in Italia per offrire un prezioso momento di incontro professionale agli imprenditori che operavano nel settore conserviero e dell'imballaggio metallico, si è estesa nel tempo anche a quelli del latte e della carne e dalle innovazioni tecnologiche trasversali ai vari comparti dell'industria alimentare ed è sempre rimasta la numero uno nel mondo per ampiezza e rappresentatività di filiera". "L'edizione 2001 di Cibus Tec", ha precisato Tommaso Altieri, "ha chiuso i battenti con tre primati storici: il numero di espositori, che quest'anno sono stati più di mille; l'estensione della superficie espositiva, che ha superato quota 80 mila metri quadrati, e il numero dei visitatori che, come era nelle nostre previsioni, sono stati 30 mila, giunti a Parma da ben 100 Paesi diversi. Questi dati, già di per sé importantissimi, ci rendono ancora più orgogliosi se si tiene conto che stiamo vivendo, a livello internazionale, un momento molto difficile e che tutti i maggiori eventi fieristici tenutisi in Europa e negli Stati Uniti dopo l'11 settembre, hanno registrato, purtroppo, un calo di espositori e di visitatori che mediamente è stato del 10-15%, con punte che per certe esposizioni professionali di settore hanno raggiunto quota meno 40%". Confermatosi uno degli appuntamenti professionali più importanti al mondo per dimensione complessiva e per ampiezza e rappresentatività di filiera, Cibus Tec anche quest'anno era articolato in quattro rassegne: "Tecnoconserve" (salone internazionale d'impianti ed attrezzature per la trasformazione, la conservazione ed il confezionamento degli alimenti), "Milc" (mostra internazionale delle attrezzature e degli impianti lattiero-caseari), "Tecnomeat" (sezione delle tecnologie per la lavorazione delle carni) e "Multitecno" (tecnologie intersettoriali e di filiera per l'industria alimentare). Quest'anno Cibus Tec si è arricchito di un nuovo salone che si è svolto in contemporanea nello stesso quartiere fieristico di Parma: Pizza Tec, la prima edizione italiana dell'unico salone europeo delle attrezzature, tecnologie e forniture destinate al mondo della pizza. Gli operatori professionali hanno trovato quindi a Parma una vetrina della filiera alimentare e tecno-alimentare ancora più completa e attraente. Il settore delle macchine e degli impianti per le industrie alimentari. solo in Italia. occupa più di 24 mila addetti e muove ogni anno un giro d'affari complessivo di oltre 7.640 miliardi (4.600 dei quali fatturati all'estero). Che CibusTec si tenga da ormai 60 anni a Parma, non è affatto un caso: è, infatti, in questa città che l'Europa alimentare ha la propria capitale tecnologica E' qui che opera la maggior parte delle aziende meccano-alimentari (di antica e più recente tradizione), ed è da qui che si esportano e si allestiscono nel mondo stabilimenti alimentari completi per la produzione industriale di salse e pelati di pomodoro, vegetali in genere, frutta continentale ed esotica, marmellate, bevande, conserve animali ed ittiche. E' sempre nel territorio di Parma che, oltre a uno dei bacini per la lavorazione delle conserve di pomodoro più importanti a livello internazionale, esiste uno dei più importanti distretti mondiali per la lavorazione dei formaggi (circa 10 milioni di quintali di latte provenienti da 8 mila aziende agricole di cui 6 milioni conferiti a 598 caseifici per la produzione di circa 2.700.000 forme di formaggio parmigiano, per un fatturato di circa 3.000 miliardi di lire). Parma e il suo territorio sono anche uno dei più grandi distretti mondiali della salumeria (oltre 16 milioni di prosciutti all'anno pari ad un fatturato di 2.000 miliardi di lire, circa il 50% del mercato nazionale). Cibus Tec ha chiuso i battenti ma continua a vivere su internet con il data base "Cibus Tec On-Line", consultabile 24 ore su 24 da tutto il mondo sul sito http://www.fiere.parma.it Realizzata per prima in Europa, la banca-dati elettronica di Cibus Tec On-Line facilita prima, durante e dopo il momento espositivo di Parma, gli incontri fra i vari protagonisti che operano sui mercati di tutto il mondo nel comparto delle tecnologie alimentari e per offrire alle singole aziende l'opportunità di accrescere la propria visibilità e di disporre di strumenti di business in grado di abbattere ogni barriera di spazio e tempo, Con "Cibus Tec On-Line", oltre a reperire le news scientifiche sulle ultime frontiere della tecnologia, si possono effettuare in tempo reale ricerche anagrafiche (presentazione professionale dell'azienda, dell'attività e delle linee di produzione), per settori tecnologici e, addirittura, per sequenze di processo di lavorazione.

E' BIANCO&ROSSO LA VIA MONTENAPOLEONE DELL' ENOGASTRONOMIA
Vaprio d'Adda (Milano), 2 novembre 2001 - Si è inaugurata ieri alla presenza di Massimo Zanello, Assessore al Turismo della Regione Lombardia, Bianco&Rosso. "Si tratta - dichiara l'Assessore - della fiera più golosa d'Italia, dove protagonisti saranno il vino e la gastronomia di qualità, pilastri del turismo enogastronomico". Per cinque giorni sarà possibile conoscere, assaggiare ed anche acquistare il meglio della tradizione enogastronomica italiana ed internazionale. Particolarmente ricca di contenuti e novità, questa quarta edizione della rassegna sarà caratterizzata da un'enoteca internazionale con oltre 500 etichette selezionate e presentate dai sommelier dell'Ais; una ghiottissima Isola dei Formaggi, con più di 300 qualità internazionali, dai blu francesi ai pecorini nostrani, e delle strepitose anteprime, come il Gransardo presentato da Taberna Imperiale, un formaggio tipo Grana fatto, però, al 100% con latte di pecora; ben trenta Officine dei Sapori, delle vere e proprie scuole del gusto, dove verranno degustate di in esclusiva rarità ed eccellenze quali il Chinook, Salmone del Pacifico particolarmente pregiato perché lavorato secondo i metodi della più antica tradizione indiana, oppure i pesci del Garda o, ancora, il Salva, ricercato formaggio di Crema, e le gustose specialità a base d'oca, in abbinamento con i migliori vini della tradizione enologica italiana, come le nobili 'bollicine' franciacortine firmate Il Mosnel, Berlucchi o Ca'del Bosco, i più pregiati vini oltrepadani, come quelli della Tenuta La Costaiola, il Ser Gioveto di Rocca delle Macìe, supertuscan tra i migliori al mondo secondo la prestigiosa rivista tedesca Wein Wirtschaft, o lo storico Tignanello di Antinori e, ancora, il Sagrantino di Arnaldo Caprai, il Corte della Meridiana dei Conti Sertoli Salis e tante altre perle della nostra enologia; una risotteria curata dalla Provincia di Pavia, con le migliori qualità di riso dell'Oltrepo; una Stella Michelin, ovvero Silvio De Angeli del ristoro Il Visconte di Gudo Visconti in Milano, quale chef ufficiale della manifestazione; una speciale carta dei vini di Lombardia creata e presentata da Fabio Scarpitti, Miglior Sommelier d'Italia, appositamente per Bianco&Rosso. Grande ed importantissima novità a Bianco&Rosso 2001 sarà l'iniziativa del Golosino: si tratta di un marchio che vuole essere sinonimo di qualità e che verrà assegnato venerdì 3 novembre, da Viviana Beccalossi, Assessore all'Agricoltura della Regione Lombardia ai migliori prodotti presenti in rassegna. "Si intende così - afferma l'Assessore - tenere in vita un rapporto tra produttori e consumatori attraverso la selezione di prodotti di qualità superiore, diffondendo la produzione tipica, la tradizione e la cultura dell'alimentazione genuina". 1 - 5 novembre 2001 Bianco&Rosso 2001, Ente Fiera del Barco, Villa Castelbarco Albani, Vaprio D'Adda ( Milano), Autostrada Mi-Ve uscita Trezzo d'Adda, Il casello dell'Autostrada è a soli 2 Km dalla sede espositiva Ampio parcheggio gratuito Info: tel. 02.9096.6953 - fax 02.9096.5956 - Sito web:
www.goexpo.it e-mail: info@goexpo.it

"WINTER CHECK UP": 21 CONTROLLI A 35.000 LIRE
Torino 2 novembre 2001 - Insieme all'inverno arriva "Winter Check Up", il programma di controlli proposto dai 7.000 punti di assistenza Fiat, Alfa Romeo e Lancia. Dal 1° dicembre 2001 al 28 febbraio 2002, l'operazione vede coinvolte Concessionarie, Succursali e Officine autorizzate presso le quali i clienti di vetture del Gruppo Fiat possono effettuare 21 controlli ad un prezzo decisamente contenuto: 35.000 Lire (18.08 Euro). Con "Winter Check Up" tutti i dispositivi della vettura vengono analizzati e controllati minuziosamente. E alla fine dell'operazione, se tutto è in ordine, al cliente viene rilasciata una speciale card Targa Assistance che garantisce sei mesi di assistenza in tutta Europa. In caso di guasto, infatti, sono completamente gratuiti: il traino, l'officina mobile, la vettura sostitutiva, gli anticipi di denaro, l'invio di ricambi, le spese di albergo e il rientro dei passeggeri. Un pieno di tranquillità, insomma, che da quest'anno si arricchisce di un nuovo test. Ai venti già previsti, infatti, se ne aggiunge uno dedicato alla verifica delle condizioni di utilizzo della benzina senza piombo. Proprio perché molte vetture ancora oggi utilizzano la Super, con questo controllo si può stabilire quale intervento di modifica occorre per potere impiegare il carburante verde. "Winter Check Up" arriva dopo il successo del "Summer Check Up". L'iniziativa, infatti, si è conclusa il 30 settembre ed ha visto oltre 120 mila clienti affidare la propria vettura a Succursali, Concessionarie e Officine autorizzate Fiat, Alfa Romeo e Lancia assicurandosi, così, un'estate all'insegna della tranquillità e della sicurezza. I 21 controlli di "Winter Check Up" : 1. controllo anticipo accensione; 2. controllo candele; 3. controllo impianto e ricarica batteria; 4. controllo tensione batteria; 5. controllo dispersione di corrent; 6. controllo cinghie; 7. controllo usura pastiglie freni; 8. controllo cuffie semiassi; 9. controllo livello olio motore; 10. controllo di eventuali perdite olio; 11. verifica livelli e ripristino (escluso olio motore); 12. controllo usura pneumatici e verifica pressione; 13. efficienza impianto di condizionamento; 14. verifica efficienza cinture di sicurezza; 15. ingrassaggio cerniere; 16. verifica efficienza luci ed indicatori di direzione; 17. controllo gas di scarico (Co/opacità diesel); 18. controllo condizioni impianto di scarico; 19. controllo manicotti e fascette; 20. controllo efficienza tergicristalli e spruzzatori lavavetro; 21. controllo utilizzabilità benzina verde.

MAGNA SIGLA L'ACCORDO DI COOPERAZIONE CON BMW PER LA PRODUZIONE DEL BMW X3
Aurora, Ontario 2 novembre 2001 - Magna International Inc. (Tse:Mg.A, Mg.B; Nyse: Mga) ha confermato oggi che, come precedentemente annunciato dal Bmw Group, Magna Steyr Fahrzeugtechnik (''Sft'), una divisione del Magna Steyr Group, ha siglato un accordo di cooperazione riguardante lo sviluppo e la produzione nel mercato mondiale del nuovo veicolo sportivo Bmw X3, con una produzione di serie che partira' nel 2004. L'idea dettagliata del veicolo e' stata creata dagli ingegneri del Bmw Group. La Sft costituira' un nuovo stabilimento per l'assemblaggio a Graz in Austria e modifichera' gli stabilimenti gia' esistenti per la verniciatura e l'assemblaggio, in modo da garantire una capacita' di produzione di oltre 300 veicoli al giorno. Gli investimenti totali di Magna Steyr Group, relativi a questo progetto, saranno di circa 150 milioni di dollari suddivisi negli anni dal 2001 al 2004, con delle entrate annualizzate, che in base all'accordo, sono state stimate superiori al miliardo ! di dollari a partire dal 2004. '' L'ordine di Bmw rappresenta un'ulteriore conferma della nostra competenza globale in ambito di veicoli, che e' frutto - nella sede di Graz in particolare - di una tradizione e un'esperienza centennale nella tecnologia automobilistica'' ha dichiarato Siegfried Wolf, Presidente e Amministratore Delegato di Magna Steyr Group. Magna, uno dei fornitori automobilistici piu' diversificati al mondo, progetta, sviluppa e produce sistemi automobilistici, assemblaggi e componenti e progetta ed assembla veicoli completi principalmente destinati ad essere venduti ai produttori di pezzi originali per automobili e camion leggeri in Nord America, Europa, Messico, Sud America ed Asia. Tra i prodotti di Magna ricordiamo: i prodotti per interni, comprensivi di sedili completi, sistemi di strumentazione e pannelli per portiere ed isolamento acustico grazie alla Intier Automotive Inc.; parti metalliche stampate, idroformate e saldate e componentistica grazie alla Cosma International; sistemi di specchiaggio interni ed esterni grazie alla Magna Mirror Systems; una serie di parti in plastica e sistemi di decorazione esterna che comprendono tra cui pannelli per carrozzeria e cruscotti prodotti da Decoma International Inc.; vari motori, catene cinematiche e componenti per l'alimentazione ed il raffreddamento prodotti da! Tesma International Inc.; una linea di componenti per la trasmissione e processi di progettazione ed assemblaggio completo di veicoli prodotti da Magna Steyr. Le attivita' non automobilistiche della Magna sono condotte dalla Magna Entertainment Corp. La Magna ha piu' di 64.000 dipendenti in 168 stabilimenti produttivi e 33 centri di produzione e sviluppo sparsi in 18 paesi.

SUPER HEAVY DUTY STE DI EXIDE LA NUOVA BATTERIA PER VEICOLI INDUSTRIALI DESTINATI AD USI INTENSIVI
Romano di Lombardia, 2 novembre 2001 ? E' disponibile da novembre ed è la nuova batteria Super Heavy Duty Ste che Exide propone per autocarri, bus, trattori, macchine per cantieri. Progettata e costruita con piastre a spessore maggiorato del 20%, Super Heavy Duty Ste grazie a questa caratteristica offre una resistenza al ciclaggio superiore del 60% rispetto ad una batteria standard. I separatori a busta con lana di vetro, il sistema di bloccaggio gruppo piastre e l'hot-melt ? una speciale sostanza viscosa per fissare il gruppo piastre ? consentono di ottenere un'elevata resistenza alle forti vibrazioni. La particolare tecnologia Ste (Sealed Technology Evolution), attraverso i tappi con membrana in P.T.F.E. (politetrafluoroetilene) e lo speciale labirinto, offre il vantaggio di evitare qualsiasi perdita di liquidi e vapori acidi dalla batteria. Proprio per questo motivo, la Super Heavy Duty Ste rappresenta il massimo in termini di sicurezza, pulizia e rispetto dell'ambiente. L'alta resistenza ai cicli di carica e scarica e alle forti vibrazioni costituiscono uno dei plus più importanti della nuova batteria Super Heavy Duty Ste che si tramutano nei seguenti vantaggi: maggior durata nel tempo; elevati livelli di affidabilità; più servizio. Super Heavy Duty Ste, così come tutti gli altri prodotti dell'azienda, è costruita con materiali totalmente riciclabili, a conferma del rispetto e considerazione per l'ambiente. Super Heavy Duty di Exide è a carica secca ed è disponibile in tre referenze: Shd 01 (140Ah 760 A) Prezzo al pubblico Lit. 370.700 (Euro 191,45) Shd 02 (180Ah 1100 A) Prezzo al pubblico Lit. 523.900 (Euro 270,57) Shd 03 (220 Ah 1150 A) Prezzo al pubblico Lit. 669.600 (Euro 345.82).

IL 20 NOVEMBRE, APRONO LE BRITISH GALLERIES DEL VICTORIA&ALBERT MUSEUM L'ITALIANA GOPPION HA REALIZZATO LE 168 VETRINE DEL NUOVO, RIVOLUZIONARIO PERCORSO

Milano, 2 novembre 2001 - Il 20 novembre, alla presenza del principe Carlo d'Inghilterra, saranno inaugurate le nuove British Galleries del Victoria&Albert Museum, il più importante intervento che, negli ultimi 50 anni, abbia avuto come soggetto il grande museo londinese. Con un investimento di 31 bilioni di sterline (circa 100 miliardi di lire), su una superficie espositiva di 3.400 mq, suddivisa in 15 sale (fra le quali si sono voluti ricostituire 5 ambienti storici), sono esposti 3.000 oggetti che hanno fatto la storia del design in Europa dal '500 ad oggi. Di questi, 2.000 non erano mai stati prima esposti. Le 168 vetrine speciali che accolgono i tesori delle British Galleries sono state realizzate da una impresa italiana, la Goppion srl - Laboratorio museotecnico con sede a Milano. L'eccezionalità del fatto certamente non sfugge, soprattutto considerando il legittimo orgoglio inglese per quel che riguarda la produzione ingegneristica e meccanica propria. L'incarico al Laboratorio museotecnico Goppion deriva dalla constatazione che nessun'altro fornitore europeo era in grado di rispondere alle esigenze di sicurezza e conservazione richieste dal Victoria&Albert Museum, e contemporaneamente gestire la complessità della fornitura degli elementi espositivi, uno diverso dall'altro, e del cantiere di così grandi dimensioni. La Goppion non è del resto nuovo a impegni di rilevanza internazionale: ricordiamo la costruzione delle vetrine per i gioielli della Corona inglese alla Torre di Londra, le vetrine per il Royal Armouries Museum a Leeds, quelle per la Gilbert Collection a Somerset House sempre a Londra, le grandi vetrine del Musée des Arts et Métiers a Parigi, le speciali vetrine per documenti al Getty Center di Los Angeles. In Italia, è sempre il Laboratorio museotecnico della Goppion che ha realizzato la vetrina per l'esposizione della Dama con l'ermellino di Leonardo da Vinci, nel suo viaggio a Milano, Firenze e Roma, le vetrine per il Codice Atlantico, ancora di Leonardo, esposto alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, la protezione del David di Michelangelo alla galleria dell'Accademia a Firenze, l'allestimento del Museo Nazionale Romano. Determinante, nella scelta dell'azienda italiana, è stato soprattutto l'aspetto delle vetrine, che presentano soluzioni ingegneristiche e di design d'avanguardia, di impatto estetico estremamente elegante e sobrio e dal contenuto tecnico sofisticato. Le vetrine sono tutte a controllo microclimantico, passivo o attivo, e ad installazione quasi ultimata hanno già ricevuto gli elogi e gli apprezzamenti degli specialisti del settore locali. Con l'apertura delle British Galleres, il panorama museale di Londra si trova nel pieno di un rilancio epocale: dopo la sensazionale copertura della corte del British Museum, opera di Sir Norman Foster, anche il Victoria&Albert Museum, il più importante museo britannico assieme al British stesso e alla National Gallery, sta attraversando una fase di rinnovamento radicale, che lo porterà alla ribalta della museologia e museografia internazionale. All'arrivo del nuovo direttore, Mark Jones, corrispondono infatti la realizzazione della "spirale", la struttura progettata da Daniel Libeskind (autore dello straordinario Nuovo Museo Ebraico di Berlino), dedicata all'arte contemporanea, di cui si prevede l'apertura del cantiere nel 2002, e il completamento delle nuove British Galleries. Con il progetto delle nuove British Galleries il V&A definisce nuovi standard, sia per quanto riguarda la conservazione degli oggetti che l'esposizione e la didattica. Il progetto dell'allestimento è opera dello studio CassonMann, che ha previsto un affascinante e variato gioco di schermi e pedane quasi bidimensionali, che da un lato strutturano lo spazio, mentre dall'altro creano la necessaria variazione di ritmo, definendo nuclei espositivi tematici. L'analogia del risultato con la dinamica del più recente linguaggio pubblicitario, caratterizzato dalla sovrapposizione e la fluttuazione di testi e superfici su diversi piani di profondità, conferma l'eccezionale attualità della trasformazione. Un grosso sforzo è stato fatto per progettare e realizzare l'allestimento in modo da porre il visitatore al centro dell'esperienza museale, con una serie di dispositivi multimediali, supporti interattivi e aree didattiche che consentano un più diretto coinvolgimento e una più profonda comprensione. In particolare si abbatte uno dei muri museografici, quello che impediva al visitatore di toccare gli oggetti: nelle nuove British Galleries si verrà esortati a maneggiare ceramica e campioni di tessuto, assemblare una sedia del XVIII secolo o addirittura provare a intrecciare un tappeto. All'interno di un museo che raccoglie le collezioni dei prodotti dell'artigianato di tutto il mondo, riunite dalla regina e dal suo consorte nello storico edificio, le British Galleries ospitano le origini del design moderno. Facendo tesoro delle tecniche e delle forme di altre culture, l'artigianato inglese ha sviluppato un proprio percorso originale, quello a cui si sono riferite personalità quali John Ruskin e William Morris, gli iniziatori dell'Arts and Crafts Movement, cui farà poi seguito l'esperienza tedesca del Werkbund e del Bauhaus: è la storia del design in Europa. Lo sesso design di cui le vetrine realizzate dal Laboratorio meseotecnico Goppion offrono una ulteriore, raffinata testimonianza.

"BOTTEGA DEGLI EMBRIACHI": COFANETTI E CASSETTINE FRA IL GOTICO ED IL RINASCIMENTO
Milano, 2 novembre 2001 - Le scatole e i cofanetti della Bottega degli Embriachi ebbero una grande fortuna a cavallo del XIV secolo e per tutto il XV e sono stati prodotti insieme a cornici, scacchiere, altaroli. Le placchette di rivestimento sono abitualmente figurate con scene sacre, mitologiche o semplicemente decorative. Quelle di piccole dimensioni presentano un intarsio semplice e ripetitivo; quando le dimensioni sono maggiori permettono un disegno più articolato e un effetto bi-tridimensionale. La produzione, molto vasta, è sempre compresa nella troppo generica definizione di Bottega o Scuola degli Embriachi, ma il tema meriterebbe maggiore attenzione perché, pur essendo l'espressione di un raffinato artigianato, porta con sé il cambiamento di gusto di un'epoca e un formula nuova, nell'ambito dell'intaglio dell'osso. Ancora, l'effetto finale si differenzia profondamente da quello in voga fino ad allora in Francia, perché le formelle e l'intarsio non vincolavano quasi mai la dimensione dell'oggetto, in quanto l'assemblaggio di più lastrine e la ripetizione dell'intarsio permettevano opere di più ampio respiro. Con il diffondersi di questi manufatti mutò anche il soggetto decorativo, non più ispirato a romanzi bretoni o arturiani, sostituito invece da leggende in voga all'epoca in Italia e alla mitologia classica. La produzione di cofanetti "embriaceschi" deve il suo nome alla figura di Baldassarre degli Embriachi, o forse più correttamente degli Ubriachi, personaggio fiorentino della metà del Trecento che finì con il naturalizzarsi a Venezia e che probabilmente non scolpì mai neanche un pezzo. Infatti Baldassarre rimaneva assente per lunghi periodi dalla sua bottega, in quanto impegnato soprattutto come mercante e imprenditore. La studiosa medievalista Elena Merlini ha tuttavia accertato che la produzione più antica di questo genere di cofanetti non è quella dell'atelier di Baldassarre degli Embriachi, bensì quella dal lei stessa definita "Bottega a figure inchiodate", avente appunto la caratteristica di non incollare le formelle alla superficie del cofanetto, ma di inchiodarle con chiodi in ottone o rame, spesso dorati, disposti irregolarmente. Il testamento di Baldassarre, redatto in Venezia nel 1395 e pubblicato nel 1978, ci fa conoscere il nome del suo principale collaboratore, Giovanni di Jacopo, fiorentino, da Baldassarre definito "maestro de' miei lavori dell'osso". Pochi tuttavia rimangono i dati che ci permettono di conoscere l'organizzazione delle altre botteghe che sicuramente erano attive in tutto il nord Italia, da Genova a Firenze, a Venezia. Si suppone, studiando gli oggetti conosciuti, che in bottega l'organizzazione prevedesse criteri di produzione seriale, per cui necessariamente dovevano esserci falegnami, intagliatori, intarsiatori e assemblatori. La grande diffusione di questi cofanetti fu dovuta anche alla decadenza, o meglio, all'esaurita produzione del cofanetto gotico d'Oltralpe e Baldassarre, uomo di indubbio ingegno, seppe cogliere il momento e, se mai fu un artigiano, si trasformò in abile mercante, lasciando alla bottega l'esecuzione delle opere. L e sue mete privilegiate furono le corti europee e le grandi abbazie, soprattutto in Francia, dove il motivo dell'intarsio alla certosina ebbe notevole successo. Ne è testimonianza il fatto che il mercato antiquario francese spesso offre altaroli e scatole di vario genere. I cofanetti in origine avevano sicuramente la funzione di contenitori di oggetti preziosi, poi forse anche quella di dono nuziale, data la presenza, quasi sempre, di una coppia di insegne libere, da arricchire poi con gli stemmi degli sposi; nelle chiese e nei conventi divennero spesso dei portareliquie. La struttura lignea, di supporto ai materiali decorativi, è spesso in pioppo, più raramente in abete. L'elaborato intarsio geometrico è creato quasi sempre su osso naturale, talora osso tinto (i colori maggiormente usati erano il verde ed il rosso), o metallo (una lega di piombo e stagno di volta in volta usati in percentuali diverse) facilmente lucidabile con un risultato di grande brillantezza; altri materiali usati erano il legno d'ebano e di noce, corna ramificate e corno. Le placchette figurate erano sempre in osso, tranne per le opere (commesse) importantissime, come quella della Certosa di Pavia, in cui fu utilizzato il più prezioso dente di ippopotamo. Infine, le cerniere e le serrature erano di ferro, mentre le maniglie esterne venivano eseguite in ottone, bronzo o bronzo dorato.

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