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NOTIZIARIO NEWS
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La nostra vetrina dei
L'esposizione dei
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PER LA PRIMA VOLTA AL MONDO UN TRATTAMENTO CHE SI BASA SULL'UTILIZZO DI CELLULE STAMINALI DEGLI OCCHI, ESCE DALLA FASE SPERIMENTALE ED ENTRA NELLA ROUTINE CLINICA. PERMETTE DI FAR TORNARE A VEDERE MALATI CON GRAVISSIMI PROBLEMI ALLA CORNEA Milano, 2 novembre 2001 - Oggi è possibile ottenere in laboratorio un altro tessuto umano ricostruito dalle stesse cellule del paziente e che, quindi, non verrà rigettato. E' possibile ottenere in laboratorio l'epitelio corneale umano partendo da un piccolissimo prelievo di cellule staminali dei pazienti stessi. Quali sono i pazienti che possono beneficiare di questo trattamento? - L'epitelio di rivestimento della cornea (zona trasparente che consente la visione) può essere seriamente danneggiato a seguito di ustioni con sostanze chimiche (come: acidi, alcali - come la calce viva - o simili), gravi infezioni, abuso di lenti a contatto o farmaci, malattie immunitarie come il pemfigoide o la sindrome di Stevens-Johnson. Nei casi più gravi vengono distrutte anche le cellule staminali limbari, cioè quelle cellule progenitrici che consentono all'epitelio corneale di rinnovarsi perennemente. Questi pazienti, oltre alla perdita completa della capacità visiva, soffrono di gravi disturbi della superficie dell'occhio. In questi casi il "classico" trapianto di cornea da donatore non ha successo: prima è necessario ricreare una corretta superficie oculare. Come è iniziato questo studio? - Dopo anni di esperienza di coltura e trapianto di cellule staminali epidermiche in pazienti ustionati, sono state isolate, caratterizzate e coltivate le cellule staminali dell'epitelio corneale. Questo ha consentito la coltura di lembi di epitelio corneale autologo trapiantabili. Nel 1997 sono stati pubblicati (sulla rivista Lancet) i risultati dei primi due trapianti eseguiti con l'epitelio corneale ricostruito in laboratorio a partire da un prelievo di solo 1 MM2dall'occhio sano di due pazienti con ustioni chimiche. Questo primo risultato, ottenuto in collaborazione con il prof. Carlo E. Traverso, dell'Università di Genova, pur mostrando che il trapianto era possibile e che riusciva a ripristinare la superficie oculare, rappresentava solo un primo tentativo a livello sperimentale. Una terapia disponibile per tutti - Da allora è partito un progetto ambizioso: rendere la tecnica di ricostruzione di un epitelio corneale contenente le sue cellule staminali una metodica di routine esportabile a tutti i centri di chirurgia corneale e, quindi, a tutti i pazienti che ne avessero necessità. Secondo stime approssimative, in Italia ogni anno si trovano 400500 nuovi candidati. Questo progetto è già parzialmente - in essere grazie alla collaborazione tra il laboratorio di Ingegneria dei Tessuti - diretto dal Dr. Michele De Luca - dell'istituto Dermopatico dell'immacolata (Idi) di Roma e la divisione di Oculistica - diretta dal Prof Rosario Brancato - dell'istituto Universitario San Raffaele di Milano. Già oggi i pazienti Possono presentarsi al San Raffaele per la valutazione che viene eseguito con analisi 'clinica e citologica. Una volta selezionati come "pazienti trattabili", viene eseguita una piccola biopsia (1-2MM2) nella zona delle cellule staminali limbari. Questo prelievo richiede 10-15 minuti, si esegue in anestesia locale e il paziente può tornare a casa. La procedura di coltura (eseguita presso l'Idi dalla Dott.ssa Graziella Pellegrini e dai suoi collaboratori) ed i controlli sulle cellule richiedono 15-20 giorni, dopo i quali il Paziente verrà ricoverato in ospedale per il trapianto vero e proprio. L'intervento, effettuato al San Raffaele di Milano dal Dr. Paolo Ramo, è effettuato in anestesia locale: si rimuove il tessuto danneggiato e opaco dalla superficie e si pone il nuovo tessuto ricostruito sull'occhio. La certezza dei successo si avrà dopo i controlli finali eseguiti a 8-12 mesi dopo l'intervento, ma i benefici per il paziente sono già visibili dopo 10- 15 giorni. Il paziente non avrà rigetto perché le cellule sono autologhe (cioè sue), non perderà il tessuto trapiantato perché contiene cellule staminali che lo rinnovano costantemente e, se avrà avuto danni profondi, potrà andare incontro a interventi successivi senza timore di fallimenti. Questi primi trattamenti pongono l'Italia all'avanguardia assoluta in questo campo. Idi e H. San Raffaele sono i primi Ospedali al mondo a fornire su base routinaria questa nuova terapia. Molti Paesi, Europei ed extra-Europei- stanno cercando di riprodurre questa nuova e rivoluzionaria tecnologia. UN HERPESVIRUS "COMPLICE" DELL'HIV NELLO SVILUPPO DELL'AIDS FILO YARNS · FIBRES · TEXTILE DESIGN · FINISHING FOR WOVEN AND KNITTED
FABRICS COLLEZIONE PRIMAVERA-ESTATE 2003 FILO: ANALISI ECONOMICA SULL'INDUSTRIA TESSILE ITALIANA ABITARE IL TEMPO XVI EDIZIONE GIORNATE INTERNAZIONALI DELL'ARREDO AUMENTANO I VISITATORI, SOPRATTUTTO DALL'ESTERO Milano, 2 novembre 2001 - E' questo dato eccezionale che sigla la chiusura di Abitare il Tempo 2001. Malgrado le previsioni di una minore affluenza di pubblico dall'estero dettate da un eccesso di prudenza in relazione ai noti avvenimenti mondiali, Abitare il Tempo va in controtendenza totalizzando un aumento degli operatori qualificati che passano dai 43.320 certificati la scorsa edizione a 47.945 (complessivamente + 10,68%) con un incremento del 39,2% della quota estera (arrivando a 5593 operatori). A questi dati che sono in certificazione Fkm si aggiungono 447 giornalisti internazionali (+4,2%). Il successo in cifre accompagna due importanti impegni messi in cantiere per la prossima edizione di Abitare il Tempo. Il cambio di data, 19-23 settembre 2002, della manifestazione. Il rinnovo totale dell'allestimento degli spazi commerciali per adeguare l'immagine di Abitare il Tempo alla comunicazione con un look di tendenza molto più fresco e colorato. Ancora una volta l'effetto delle cifre può diventare un possibile indice di lettura della consistenza complessiva di una Fiera. Per esempio, l'aumento del numero dei visitatori, che non è un dato costante in questo particolare momento, significa verosimilmente che l'eclettismo espositivo è un plus ripagante soprattutto quando una crisi di mercato costringa a selezionare gli appuntamenti. 22 categorie di prodotto di alta qualità, opportunamente mixate all'interno di stili e tendenze fra loro diversi, danno visibilità a tutte le componenti che concorrono al progetto di una architettura d'interni sempre più eterogenea e cosmopolita, dove il design si intreccia all'artigianato, la tradizione all'avanguardia, il manufatto locale all'esprit internazionale. Al mix di stili, tendenze e progetti che è insito in questo selezionato repertorio di proposte espositive concorrono anche gli espositori esteri di Abitare il Tempo, di cui l'80% proviene da Paesi della Comunità Europea; mentre le capacità progettuali e produttive del Made in Italy di qualità attraggono a Verona una componente sempre più numerosa di operatori stranieri (5593 nel 2001 provenienti da 90 paesi). Non c'è dubbio che la formula di Abitare il Tempo coglie sempre più nel segno. Non c'è più tempo, infatti, né investimento, che consenta di soddisfare la necessità di aggiornamento passando da luogo a luogo, di rassegna in rassegna, mentre torna infinitamente più comodo e utile trarre informazioni e fare affari investendo tempo e denari in poche opportune occasioni. Queste considerazioni valgono in maggior misura per il 10% del mercato al livello più alto, e cioè per il campo di indagine proprio di Abitare il Tempo. Ma la formula di Abitare il Tempo asseconda anche un'altra necessità del mercato altrettanto inalienabile dalle ragioni del business: quella di conoscere e di essere nel corso delle nuove tendenze che si manifestano sia nel mondo dell'arredo classico che in quello contemporaneo. E le tendenze oggi implicano la conoscenza di ciò che accade, non solo nel settore del mobile: occorre capire dove vanno i materiali o le finiture, come si definiscono le forme degli oggetti, quanto stanno trasformandosi le attrezzature della cucina e del bagno. In questo senso e malgrado gli avvenimenti mondiali che potevano agire da fattore deprimente le novità non sono mancate. Anche perché si prevedeva che ciò che sta succedendo nel mondo avrebbe spinto la gente a viaggiare di meno e ad investire di più, per un istinto di protezione, in luoghi qual è la casa. In generale, sostengono le aziende, si propende maggiormente per i beni di consumo rassicuranti dal punto di vista dello stile e della qualità dei materiali. Infatti, tra le proposte degli espositori di Abitare il Tempo hanno prevalso le linee sobrie, i materiali tradizionali come il legno, nelle essenze più classiche e pregiate, i tessuti preziosi, i colori naturali (dal beige al grigio alle sfumature del marrone bruciato). Senza perdere l'occasione di rilanciare la tendenza best seller dell'anno, tratta direttamente dalle sfilate di moda, che hanno visto un largo uso di rivestimenti in pelle stampata e pelliccia a pelo lungo o in tessuti fantasia stile anni '60 e '70. In sintonia con le tendenze degli arredi è prevalsa l'offerta relativa all'oggettistica con abbondanza di forme in legno e acciaio, in vetro e in ceramica o trattate con lacche tipo orientale. Nell'area cucina, dove esponevano le aziende leader di questo settore, con particolare menzione a quelle tedesche si è riaffermata la proposta di ambienti arredati per essere il cuore della casa: grandi banconi accessoriati per cucinare e mobili contenitori di grande leggerezza ed eleganza. Tra i materiali, prevalenza di legno e acciaio, nelle versioni lucido e satinato, vetro e marmo o pietra. Anche per l'area bagno, che sta assumendo un ruolo di grande rilevanza propositiva, le aziende tedesche sono state trainanti. La tendenza emergente è quella di dare sempre più importanza all'arredamento di questo ambiente della casa: un ambiente dove le attrezzature per il benessere oltre ad essere funzionali e confortevoli sono disegnate con estrema cura e realizzate con materiali e finiture di pregevoli. L'altro aspetto di Abitare il Tempo altrettanto importante come consistenza e visibilità riguarda, com'è noto, la ricerca, intesa quale anello di congiunzione tra la concretezza del fare e la libertà di ricognizione del progetto nel suggerire inaspettati o non ancora previsti scenari e soluzioni a determinati problemi e tematiche. La somma di tutte le esperienze di ricerca e di sperimentazione promosse nel corso delle quindici edizioni di Abitare il Tempo costituisce un patrimonio al quale possono far riferimento le varie ricognizioni più attinenti allo stato dell'arte del progetto, del prodotto, della distribuzione capaci di attrarre in interessanti forum di dibattito designer, architetti, critici, storici e opinion leader internazionali. In generale, il programma 2001 di Mostre, Laboratori e Convegni (lasciando ai cataloghi degli eventi il compito di illustrare esaurientemente temi e contenuti) consiste in punti di osservazione sempre diversi attraverso i quali si indagano, sia nel mondo contemporaneo che in quello classico, le spinte del progresso attraverso nuovi contributi, attinenti soprattutto ai cambiamenti nel modo di progettare, produrre e distribuire o nel modo di vivere, di abitare e di acquistare. Il ponte che unisce la ricerca alla produzione è costituito dai Laboratori Metaprogettuali e trova quest'anno la sua edificazione attraverso tre significativi progetti, calati ognuno in problematiche di grande attualità. Identità aziendale e comunicazione strategica, a cura di Giulio Cappellini e Vanni Pasca, ha esaminato tutta una serie di questioni legate a questo tema (design del prodotto, corporate identity e pubblicità, packaging, visual comunication, concept e immagine dei punti vendita, progettazione di eventi, siti web ed e-commerce) rendendo tangibile la loro risoluzione attraverso installazioni progettate da noti designer ed allestite con i prodotti di 23 aziende in grado di dimostrare la chiarezza che occorre per definire la propria identità e saperla comunicare. La carezza dell'acqua: terme, saune, bagni turchi, a cura di Carlo Amadori e Vincenzo Pavan, è stata l'occasione per una ricerca di carattere sensoriale sui materiali (pietre, marmi, ceramiche, metalli e vetri) che costituiscono la base di progettazione per l'ambiente bagno, stanze e spazi di grande suggestione in cui l'acqua è l'attore di uno stato di benessere. Alta decorazione: la Valle delle Meraviglie, a cura di Ettore Mocchetti, si è invece rivolta all'arredamento classico rivisitato alla luce delle più attuali tendenze internazionali: neomodernismo, antichismo rinascimentale e barocco, regionalismo, mediterraneità, fusion. I sei ambienti che ne sono derivati, ognuno immaginato e realizzato da un noto interior designer (Michele Bonan, Angelo Brignolli e Antonio Feraboli (Studio Linea), Marika Carniti Bollea, Stefano Dorata, Olimpia Orsini e Carlo Rampazzi), hanno dato vita ad una "Valle delle Meraviglie"- appunto - in cui accanto a raffinati pezzi d'arte hanno trovato posto oggetti, mobili e complementi prodotti dall'industria per la casa d'oggi e forse di domani. Diversamente dai Laboratori, le Mostre di Ricerca e Sperimentazione hanno offerto anche stavolta idee, progetti e riletture assolutamente inediti mediante la realizzazione di prototipi originali. Ecco le nove tematiche, ognuna rivolta a particolari aree geografiche italiane ed estere o a materiali specifici. Water Bar, a cura di Cristina Morozzi e Giovanna Talocci, ha preso in considerazione il recupero, immaginando un bar, progettato secondo le attuali tendenze dei locali alternativi e in cui si possono degustare le acque minerali che sgorgano nel Lazio, dove arredi e attrezzature disegnati per l'occasione si cimentano con il tema dell'acqua attraverso la ricerca del "fine vita" dei suoi contenitori. Apriti Sesamo, a cura dello Studio d'Architettura Simone Micheli, ha esaltato le particolarità tecnico-artistiche dell'artigianato romano compiendo una riflessione sull'uso del metallo e del legno applicati al tema specifico della maniglia. Un tema che, per l'essenza stessa del suo soggetto, ha ricreato una situazione espositivo-fruitiva di tipo interattivo. Industrious Designers, a cura di Vanni Pasca e Ely Rozenberg, ha rappresentato uno spaccato sul panorama del giovane design in Israele individuando le matrici storico-culturali che ne alimentano la creatività e i vari tipi di approccio ad una professione ancora tutta da definire dal punto di vista industriale. Da segnalare che si tratta della prima mostra completa di design israeliano all'estero. Valle Varaita, distretto del mobile alpino, a cura di Claudio Germak - Politecnico di Torino - ha presentato una selezione di prototipi in cui il design si confronta con le suggestioni di una cultura materiale locale applicata da sempre alle tecniche di lavorazione del legno massello per arredi di stile rustico. Mobili in onda, progetto di Johnny Dell'Orto a cura di Alida Cappellini e Giovanni Lichieri con gli allievi dello Ied di Roma, ha preso invece spunto dallo spettacolo televisivo per proporre la riedizione di alcuni oggetti mitici, come il dondolo del Musichiere o il tronetto di Canzonissima, frutto di un design che a torto viene giudicato solo effimero o superficiale. Ottopertutti, progetto di Adam D. Tihany con la collaborazione di Alfredo Zengiaro. Otto designer (Luciano Grugni, Kazuyo Komoda, Simone Micheli, Marco Piva, Denis Santachiara, Luca Scacchetti, Alfredo Zengiaro) hanno presentato soluzioni inedite e innovative per laminati (realizzati dal Gruppo Frati) e tessuti d'arredamento (realizzati a loro volta dalla danese Kvadrat) con l'obiettivo di far coesistere questi due materiali in un unico progetto di design per il contract. Compacto Cover: new trends in interior design, a cura dello Studio d'Architettura Simone Micheli. Sei designer (Massimo Iosa Ghini, Toshiyuki Kita, Piero Lissoni, Simone Micheli, Denis Santachiara, Claudio Silvestrin) interpretano le caratteristiche tecnico-cromatiche di un materiale innovativo e versatile qual è il Compacto Cover prodotto da Alcantara, progettandone applicazioni in cui l'estetica si combina alla funzionalità. Corolle: 70 designer, 70 calici in vetro di Murano, a cura di Giovanni Brosolo e Cleto Munari, è una collezione per Rex Built In che vede il concorso di noti architetti e designer contemporanei. La sua unicità deriva dal fatto che i vari progetti sfruttano la flessibilità del materiale e di antiche tecniche di lavorazione di maestri muranesi, per dare vita a forme originali ed inusitate inserzioni di colore. Reflections, a cura di Silvio De Ponte Conti con Francisco Gomez Paz, ha avuto come campo di ricerca la luce in quanto fonte di emozioni ed interazioni con l'uomo. La mostra, che si è avvalsa della collaborazione degli studenti di Domus Academy, ha proposto progetti di lampade innovative, realizzati dall'azienda Fabbian, in cui sono utilizzate le sorgenti di illuminazione più attuali. Per quanto concerne il programma dei Convegni, anche quest'anno la scelta di Abitare il Tempo non si è discostata da una voluta linea di continuità. Per cui, i forum di discussione sono calati sia nel contesto delle mostre di sperimentazione sia in ambiti attinenti alle problematiche di più stretta attualità. Internet e la distribuzione del mobile, di venerdì 12 ottobre, era il convegno a cura di Federmobili che ha posto all'attenzione degli operatori di settore il fenomeno del commercio elettronico, le sue regole e la sua ricaduta sul mercato. Parallelamente a questa problematica è stato discusso l'evolversi dei portali dell'arredamento e la comunicazione in Internet. Identità aziendale e comunicazione strategica, svolto sabato 13 ottobre, ha ripreso il tema dell'omonimo Laboratorio metaprogettuale. Nel convegno, a cura di Giulio Cappellini e Vanni Pasca sono state esplorate una serie di questioni legate al tema suddetto con la partecipazione di esperti di comunicazione, art-director, progettisti, grafici e web designer. Nel complesso dunque, Abitare il Tempo ha saputo tessere ancora una volta una trama collettiva perfettamente armonica fra le proposte concrete, quelle degli Espositori, e i progetti di fattibilità delle Mostre e dei Laboratori, con una giusta aderenza alla realtà dei fatti e delle aspettative dei sempre più numerosi operatori intervenuti. GLI ITALIANI E IL BAGNO L'ATTEGGIAMENTO DEGLI ITALIANI NEI CONFRONTI DELLA CASA DOPO L'11 SETTEMBRE IN UNA RICERCA DI ASTRA E DEMOSKOPEA PER EXPOCOMFORT Milano, 2 novembre Il 38 per cento degli italiani adulti (18 milioni di persone tra i 14 e i 79 anni) dà la massima importanza alla casa, sia come investimento economico che psico-culturale, soprattutto dopo l'11 settembre, data del terrificante e tragico attentato alle Due Torri di New York, un avvenimento che ha spinto il 62 per cento della popolazione a concentrarsi su ciò che è vicino nel tempo perché il vicino appare più controllabile, meno ansiogeno, migliore, più desiderabile. E' uno dei dati emersi nel corso della conferenza stampa, di presentazione della 33.a Mostra Convegno Expocomfort, la biennale italiana di riscaldamento, condizionamento d'aria, refrigerazione, tecnica sanitaria e arredo bagno, che si terrà a Fiera Milano dal 5 al 9 marzo 2002, svoltasi stamane a Milano. Erano presenti, fra gli altri, Piergiacomo Ferrari, presidente di Fiera Milano International, Massimo Viviani, amministratore delegato di Fiera Milano International, Luigi Roth, presidente della Fondazione Fiera Milano ed i rappresentanti delle associazioni del settore. La 33.a edizione di Mce sarà ancora una volta un evento mondiale per il comparto del benessere ambientale. Si stenderà su una superficie di 140.000 mq netti (in pratica l'intera area espositiva di Fiera Milano), ospiterà 3.000 espositori. Attesi oltre 1.600 visitatori Enrico Finzi, sociologo e presidente degli istituti Astra e Demoskopea, ha anticipato i dati più salienti di una ricerca che verrà presentata durante la Mostra. Dalla ricerca emerge il cambiamento degli atteggiamenti collettivi nei confronti della casa. L'11 settembre ha prodotto una nuova cultura dei consumi, del rinvio delle grandi spese, ad esempio quella dell'auto (c'è un calo del 16 %), dei prodotti di gioielleria ( - 20%), degli elettrodomestici non indispensabili; per contro ha spinta la gente a concentrarsi sui cosiddetti "piccoli per l'arredamento della casa, e per gli impianti e le attrezzature per il bagno. Riguardo a questo lato specifico della ricerca,.Finzi ha anticipato che il 3 % dei 47,4 milioni di italiani adulti intervistati, non dispone di una stanza da bagno in casa. Risiedono nelle regioni del Centro e del Nord-Est, non al Sud, sono in prevalenza di classe medio-bassa, ma non poveri, operai e braccianti o disoccupati. La stragrande maggioranza degli intervistati ha sì il bagno in casa, ma in condivisione con altri familiari e conviventi. Inoltre, non tutti coloro che dispongono di bagno in casa godono di tutte le attrezzature che in genere si associano a questa struttura: l'8 % non ha il wc (che è esterno all'abitazione), il 30 % non ha la vasca, il 52 % non ha la doccia, il 9 % non ha bidet (di cui l'Italia detiene il primato), solo il 4% gode di idromassaggio, il 31 % non ha disponibilità illimitata di acqua calda e fredda. PIÙ DI MILLE ESPOSITORI E 30 MILA VISITATORI CIBUS TEC 2001 E' STATA UN'EDIZIONE-PRIMATO Milano, 2 novembre 2001 - "Quella di quest'anno è stata un'edizione da primato" ha commentato il direttore generale delle Fiere di Parma, Tommaso Altieri, tracciando un bilancio di Cibus Tec, la più importante rassegna al mondo di macchinari e impianti per le industrie alimentari svoltasi al 23 al 27 ottobre alle Fiere di Parma. "Non potevamo celebrare in modo migliore il sessantesimo anniversario di questa rassegna che, nata per prima in Italia per offrire un prezioso momento di incontro professionale agli imprenditori che operavano nel settore conserviero e dell'imballaggio metallico, si è estesa nel tempo anche a quelli del latte e della carne e dalle innovazioni tecnologiche trasversali ai vari comparti dell'industria alimentare ed è sempre rimasta la numero uno nel mondo per ampiezza e rappresentatività di filiera". "L'edizione 2001 di Cibus Tec", ha precisato Tommaso Altieri, "ha chiuso i battenti con tre primati storici: il numero di espositori, che quest'anno sono stati più di mille; l'estensione della superficie espositiva, che ha superato quota 80 mila metri quadrati, e il numero dei visitatori che, come era nelle nostre previsioni, sono stati 30 mila, giunti a Parma da ben 100 Paesi diversi. Questi dati, già di per sé importantissimi, ci rendono ancora più orgogliosi se si tiene conto che stiamo vivendo, a livello internazionale, un momento molto difficile e che tutti i maggiori eventi fieristici tenutisi in Europa e negli Stati Uniti dopo l'11 settembre, hanno registrato, purtroppo, un calo di espositori e di visitatori che mediamente è stato del 10-15%, con punte che per certe esposizioni professionali di settore hanno raggiunto quota meno 40%". Confermatosi uno degli appuntamenti professionali più importanti al mondo per dimensione complessiva e per ampiezza e rappresentatività di filiera, Cibus Tec anche quest'anno era articolato in quattro rassegne: "Tecnoconserve" (salone internazionale d'impianti ed attrezzature per la trasformazione, la conservazione ed il confezionamento degli alimenti), "Milc" (mostra internazionale delle attrezzature e degli impianti lattiero-caseari), "Tecnomeat" (sezione delle tecnologie per la lavorazione delle carni) e "Multitecno" (tecnologie intersettoriali e di filiera per l'industria alimentare). Quest'anno Cibus Tec si è arricchito di un nuovo salone che si è svolto in contemporanea nello stesso quartiere fieristico di Parma: Pizza Tec, la prima edizione italiana dell'unico salone europeo delle attrezzature, tecnologie e forniture destinate al mondo della pizza. Gli operatori professionali hanno trovato quindi a Parma una vetrina della filiera alimentare e tecno-alimentare ancora più completa e attraente. Il settore delle macchine e degli impianti per le industrie alimentari. solo in Italia. occupa più di 24 mila addetti e muove ogni anno un giro d'affari complessivo di oltre 7.640 miliardi (4.600 dei quali fatturati all'estero). Che CibusTec si tenga da ormai 60 anni a Parma, non è affatto un caso: è, infatti, in questa città che l'Europa alimentare ha la propria capitale tecnologica E' qui che opera la maggior parte delle aziende meccano-alimentari (di antica e più recente tradizione), ed è da qui che si esportano e si allestiscono nel mondo stabilimenti alimentari completi per la produzione industriale di salse e pelati di pomodoro, vegetali in genere, frutta continentale ed esotica, marmellate, bevande, conserve animali ed ittiche. E' sempre nel territorio di Parma che, oltre a uno dei bacini per la lavorazione delle conserve di pomodoro più importanti a livello internazionale, esiste uno dei più importanti distretti mondiali per la lavorazione dei formaggi (circa 10 milioni di quintali di latte provenienti da 8 mila aziende agricole di cui 6 milioni conferiti a 598 caseifici per la produzione di circa 2.700.000 forme di formaggio parmigiano, per un fatturato di circa 3.000 miliardi di lire). Parma e il suo territorio sono anche uno dei più grandi distretti mondiali della salumeria (oltre 16 milioni di prosciutti all'anno pari ad un fatturato di 2.000 miliardi di lire, circa il 50% del mercato nazionale). Cibus Tec ha chiuso i battenti ma continua a vivere su internet con il data base "Cibus Tec On-Line", consultabile 24 ore su 24 da tutto il mondo sul sito http://www.fiere.parma.it Realizzata per prima in Europa, la banca-dati elettronica di Cibus Tec On-Line facilita prima, durante e dopo il momento espositivo di Parma, gli incontri fra i vari protagonisti che operano sui mercati di tutto il mondo nel comparto delle tecnologie alimentari e per offrire alle singole aziende l'opportunità di accrescere la propria visibilità e di disporre di strumenti di business in grado di abbattere ogni barriera di spazio e tempo, Con "Cibus Tec On-Line", oltre a reperire le news scientifiche sulle ultime frontiere della tecnologia, si possono effettuare in tempo reale ricerche anagrafiche (presentazione professionale dell'azienda, dell'attività e delle linee di produzione), per settori tecnologici e, addirittura, per sequenze di processo di lavorazione. E' BIANCO&ROSSO LA VIA MONTENAPOLEONE DELL' ENOGASTRONOMIA "WINTER CHECK UP": 21 CONTROLLI A 35.000 LIRE MAGNA SIGLA L'ACCORDO DI COOPERAZIONE CON BMW PER LA PRODUZIONE DEL BMW
X3 SUPER HEAVY DUTY STE DI EXIDE LA NUOVA BATTERIA PER VEICOLI INDUSTRIALI
DESTINATI AD USI INTENSIVI IL 20 NOVEMBRE, APRONO LE BRITISH GALLERIES DEL VICTORIA&ALBERT MUSEUM L'ITALIANA GOPPION HA REALIZZATO LE 168 VETRINE DEL NUOVO, RIVOLUZIONARIO PERCORSO Milano, 2 novembre 2001 - Il 20 novembre, alla presenza del principe Carlo d'Inghilterra, saranno inaugurate le nuove British Galleries del Victoria&Albert Museum, il più importante intervento che, negli ultimi 50 anni, abbia avuto come soggetto il grande museo londinese. Con un investimento di 31 bilioni di sterline (circa 100 miliardi di lire), su una superficie espositiva di 3.400 mq, suddivisa in 15 sale (fra le quali si sono voluti ricostituire 5 ambienti storici), sono esposti 3.000 oggetti che hanno fatto la storia del design in Europa dal '500 ad oggi. Di questi, 2.000 non erano mai stati prima esposti. Le 168 vetrine speciali che accolgono i tesori delle British Galleries sono state realizzate da una impresa italiana, la Goppion srl - Laboratorio museotecnico con sede a Milano. L'eccezionalità del fatto certamente non sfugge, soprattutto considerando il legittimo orgoglio inglese per quel che riguarda la produzione ingegneristica e meccanica propria. L'incarico al Laboratorio museotecnico Goppion deriva dalla constatazione che nessun'altro fornitore europeo era in grado di rispondere alle esigenze di sicurezza e conservazione richieste dal Victoria&Albert Museum, e contemporaneamente gestire la complessità della fornitura degli elementi espositivi, uno diverso dall'altro, e del cantiere di così grandi dimensioni. La Goppion non è del resto nuovo a impegni di rilevanza internazionale: ricordiamo la costruzione delle vetrine per i gioielli della Corona inglese alla Torre di Londra, le vetrine per il Royal Armouries Museum a Leeds, quelle per la Gilbert Collection a Somerset House sempre a Londra, le grandi vetrine del Musée des Arts et Métiers a Parigi, le speciali vetrine per documenti al Getty Center di Los Angeles. In Italia, è sempre il Laboratorio museotecnico della Goppion che ha realizzato la vetrina per l'esposizione della Dama con l'ermellino di Leonardo da Vinci, nel suo viaggio a Milano, Firenze e Roma, le vetrine per il Codice Atlantico, ancora di Leonardo, esposto alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, la protezione del David di Michelangelo alla galleria dell'Accademia a Firenze, l'allestimento del Museo Nazionale Romano. Determinante, nella scelta dell'azienda italiana, è stato soprattutto l'aspetto delle vetrine, che presentano soluzioni ingegneristiche e di design d'avanguardia, di impatto estetico estremamente elegante e sobrio e dal contenuto tecnico sofisticato. Le vetrine sono tutte a controllo microclimantico, passivo o attivo, e ad installazione quasi ultimata hanno già ricevuto gli elogi e gli apprezzamenti degli specialisti del settore locali. Con l'apertura delle British Galleres, il panorama museale di Londra si trova nel pieno di un rilancio epocale: dopo la sensazionale copertura della corte del British Museum, opera di Sir Norman Foster, anche il Victoria&Albert Museum, il più importante museo britannico assieme al British stesso e alla National Gallery, sta attraversando una fase di rinnovamento radicale, che lo porterà alla ribalta della museologia e museografia internazionale. All'arrivo del nuovo direttore, Mark Jones, corrispondono infatti la realizzazione della "spirale", la struttura progettata da Daniel Libeskind (autore dello straordinario Nuovo Museo Ebraico di Berlino), dedicata all'arte contemporanea, di cui si prevede l'apertura del cantiere nel 2002, e il completamento delle nuove British Galleries. Con il progetto delle nuove British Galleries il V&A definisce nuovi standard, sia per quanto riguarda la conservazione degli oggetti che l'esposizione e la didattica. Il progetto dell'allestimento è opera dello studio CassonMann, che ha previsto un affascinante e variato gioco di schermi e pedane quasi bidimensionali, che da un lato strutturano lo spazio, mentre dall'altro creano la necessaria variazione di ritmo, definendo nuclei espositivi tematici. L'analogia del risultato con la dinamica del più recente linguaggio pubblicitario, caratterizzato dalla sovrapposizione e la fluttuazione di testi e superfici su diversi piani di profondità, conferma l'eccezionale attualità della trasformazione. Un grosso sforzo è stato fatto per progettare e realizzare l'allestimento in modo da porre il visitatore al centro dell'esperienza museale, con una serie di dispositivi multimediali, supporti interattivi e aree didattiche che consentano un più diretto coinvolgimento e una più profonda comprensione. In particolare si abbatte uno dei muri museografici, quello che impediva al visitatore di toccare gli oggetti: nelle nuove British Galleries si verrà esortati a maneggiare ceramica e campioni di tessuto, assemblare una sedia del XVIII secolo o addirittura provare a intrecciare un tappeto. All'interno di un museo che raccoglie le collezioni dei prodotti dell'artigianato di tutto il mondo, riunite dalla regina e dal suo consorte nello storico edificio, le British Galleries ospitano le origini del design moderno. Facendo tesoro delle tecniche e delle forme di altre culture, l'artigianato inglese ha sviluppato un proprio percorso originale, quello a cui si sono riferite personalità quali John Ruskin e William Morris, gli iniziatori dell'Arts and Crafts Movement, cui farà poi seguito l'esperienza tedesca del Werkbund e del Bauhaus: è la storia del design in Europa. Lo sesso design di cui le vetrine realizzate dal Laboratorio meseotecnico Goppion offrono una ulteriore, raffinata testimonianza. "BOTTEGA DEGLI EMBRIACHI": COFANETTI E CASSETTINE FRA IL GOTICO ED IL
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