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MERCOLEDI
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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 04 Giugno 2008 |
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Politica |
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PARLAMENTO EUROPEO: I PUNTI FORTI DELLA SESSIONE UNA POLITICA ESTERA COERENTE ED EFFICACE, LE RELAZIONI CON GLI USA, L´UNIONE DEL MEDITERRANEO E IL COMMERCIO INTERNAZIONALE |
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Bruxelles, 4 giugno 2008 – I punti forti della sessione: Mercoledì 4 giugno - Rinnovo della delegazione italiana al Parlamento europeo - Aprendo la seduta il Presidente dovrebbe ufficializzare la nomina dei subentranti di altri due eurodeputati italiani che, eletti lo scorso aprile alla Camera, hanno rinunciato al seggio europeo. Elisabetta Gardini e Giovani Robusti sostituiscono, rispettivamente, Renato Brunetta e Umberto Bossi. In precedenza erano stati annunciati gli avvicendamenti di sei deputati che hanno optato per un mandato nazionale. Queste cariche sono infatti incompatibili con il mandato di deputato europeo. Una politica estera e di sicurezza più efficace per l´Ue - Due relazioni all´esame dell´Aula sollecitano delle riforme volte a rafforzare l´efficacia, la coerenza e la responsabilità della politica estera europea. A tal fine, la Pesc deve definire i suoi obiettivi comuni e dotarsi degli strumenti adeguati. I deputati individuano alcune priorità tematiche (terrorismo, immigrazione, energia, armi di distruzione di massa) e geografiche (Balcani, Mediterraneo, Usa e Russia). Chiedono di creare un Corpo civile di pace e di potenziare i Gruppi tattici (relazioni Saryusz-wolski e Kuhne). Prossimo Vertice Ue-stati Uniti - Le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione apriranno un dibattito in Aula sul prossimo Vertice Ue-stati Uniti che si svolgerà a Brdo, in Slovenia, il prossimo 10 giugno. Il Vertice tratterà di tematiche regionali e politiche e di sicurezza globale, nonché delle attuali sfide globali e del partenariato bilaterale transatlantico. Il Parlamento adotterà una risoluzione. Commercio: un piano Ue per la lotta alla contraffazione - Una relazione all´esame dell´Aula rileva l´importanza di assicurare il rispetto delle misure di difesa commerciale e di preferenze tariffarie per garantire l´efficacia della politica commerciale. Occorre inoltre predisporre un piano Ue di lotta alla contraffazione e alla pirateria e trovare un equilibrio tra le esigenze di sicurezza e di facilitazione degli scambi. Sollecita poi una semplificazione e una maggiore trasparenza delle norme d´origine, nonché l´unificazione dei servizi doganali Ue (relazione Audy). Banche: agevolare il trasferimento dei conti correnti - Una relazione all’esame dell’Aula chiede di agevolare il trasferimento dei conti bancari con procedure più rapide e commissioni solo pienamente giustificate nonché fornendo ai clienti una sintesi, comparabile a livello Ue, di tutti i costi bancari. Occorre anche garantire la concorrenza tra i sistemi di pagamento, chiarire i metodi di calcolo delle commissioni interbancarie per le operazioni via bancomat e le responsabilità degli intermediari. E’ rilevato il ruolo delle cooperative bancarie (relazione Pittella). Promuovere servizi bancari e assicurativi transfrontalieri - Più concorrenza transfrontaliera nei servizi finanziari al dettaglio porterebbe vantaggi concreti per i consumatori e le Pmi. E´ quanto afferma una relazione all´esame della Plenaria chiedendo norme più uniformi a livello Ue, anche con l´autoregolamentazione. Vanno agevolati il cambio di fornitore, l´accesso a meccanismi extragiudiziali e a forme di azioni collettive. Occorre rafforzare il settore degli intermediari finanziari e controllare i gruppi transfrontalieri. E´ sottolineato il ruolo delle assicurazioni mutualistiche (relazione Karas). Euro 2008: continuare la lotta alla prostituzione coatta - Un´interrogazione orale alla Commissione aprirà un dibattito in Aula sulla lotta alla prostituzione forzata durante i prossimi campionati europei di calcio. I deputati, che intendono così sensibilizzare i cittadini su questo fenomeno, chiedono in quale misura e con quali risultati è stato attuato il piano d´azione Ue contro la tratta di donne e ragazze a scopo di sfruttamento sessuale e come intende incoraggiare la cooperazione transfrontaliera di polizia. Giovedì 5 giugno - Un´unione per il Mediterraneo - Le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione apriranno un dibattito in Aula sul futuro delle relazioni euro-mediterranee nel quadro del processo di Barcellona. Il prossimo 13 luglio è, infatti, previsto un vertice a Parigi che creerà un´Unione per il Mediterraneo, rilanciando così le relazioni euro-mediterranee. Si prevede inoltre la creazione di un segretariato e l´istituzione di un comitato permanente di rappresentanti euromediterranei. Il Parlamento adotterà una risoluzione. Accesso al mercato dei servizi per gli autobus - Il Parlamento si pronuncerà sulla proposta di regolamento su regole comuni di accesso al mercato dei servizi per i bus. I deputati propongono di dispensare dall´autorizzazione i servizi transfrontalieri che operano nel raggio di 50 km e di escludere l´orario di lavoro dalle disposizioni nazionali applicabili ai trasportatori che esercitano il cabotaggio. Chiedono poi di applicare sanzioni solo in caso di infrazioni gravi e di prevedere pene pecuniarie, oltre che amministrative (relazione Grosch). Meno oneri per le microimprese alimentari, garantendo la sicurezza - Una relazione all´esame dell´Aula accoglie con favore l´idea di esentare le microimprese alimentari da taluni oneri derivanti dal sistema analisi dei pericoli e punti critici di controllo (Haccp). Tuttavia, chiede che tale esenzione non sia concessa automaticamente, bensì associando alla flessibilità un´analisi dei rischi delle autorità competenti nazionali al fine di garantire la sicurezza dei consumatori. Non è esclusa una decisione definitiva se l´Aula approva degli emendamenti di compromesso (relazione Schnellhardt). Favorire il ricambio generazionale nell´agricoltura - Una relazione all´esame dell´Aula chiede di promuovere l´ingresso dei giovani nell´attività agricola, creando una "banca delle terre", fornendo prestiti agevolati e aumentando i massimali degli aiuti Ue. Occorre poi preservare l´unità aziendale nelle successioni ereditarie e subordinare i prepensionamenti al subentro di giovani imprenditori, agevolare l´insediamento in isole e montagne, dotandole di servizi pubblici, nonché promuovere la formazione e la mobilità degli agricoltori (relazione Veraldi). . |
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UE, COMMERCIO ESTERO: A TU PER TU CON PASCAL LAMY L´OMC DOVRÀ CONFORMARSI AGLI ACCORDI POST KYOTO |
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Strasburgo, 4 giugno 2008 - Con i negoziati sul commercio internazionale lanciati a Doha nel 2001 arrivati a un punto di svolta, il Parlamento europeo è sempre più convinto della necessità di rivedere i rapporti commerciali che frenano l´ascesa dei paesi terzi e pesano sul rapporto povertà benessere fra nord e sud del pianeta. In questo contesto, le commissioni parlamentari mercato interno e cambiamento climatico, hanno invitato il 29 maggio il direttore dell´Organizzazione mondiale del commercio (Omc) Pascal Lamy per parlare di barriere commerciali, prezzo degli alimentari, lotta alla povertà e cambiamento climatico. Ecco cosa ci ha raccontato in esclusiva l´ex commissario europeo Lamy prima dell´incontro. I negoziati in corso all´Omc sul "dossier agricoltura" possono influenzare ulteriormente la crisi dei prezzi agricoli? "La crisi alimentare è multiforme, esordisce Lamy, ci sono innanzitutto le ripercussioni che aggravano il problema della povertà. In questo contesto l´Omc può aiutare le nuove curve della domanda e dell´offerta: il legame che lega entrambi è il commercio". Occorre poi che i paesi più ricchi capiscano una volta per tutte il danno che apportano le sovvenzioni ai sistemi di produzione di certi paesi in via di sviluppo; questa crisi arriva in un momento importante dei negoziati". La corsa alle risorse naturali sta generando tensioni internazionali. Qual´è il contributo che l´Omc può fornire per equilibrare al meglio queste ricchezze che scarseggiano sempre più? "É proprio uno degli obiettivi dell´Omc", spiega l´ex commissario europeo, con lo scambio commerciale posto al servizio dello sviluppo sostenibile. "Innanzitutto occorre più scambio, se gli egiziani dovessero produrre tutti i cereali che mangiano e al caro prezzo di oggi, il Nilo sarebbe già prosciugato!", sottolinea Lamy, che ritiene che il commercio a volte "è un modo per disporre delle risorse naturali laddove sono più disponibili". "Possiamo poi agire a livello tariffario, ad esempio favorendo quei beni e servizi più rispettosi dell´ambiente, ma anche rivedere gli accordi che verranno siglati secondo i dettami ambientalisti del post Kyoto". Maggior commercio non significa dunque meno risorse naturali. "A volte sì. Confessa Lamy, ma in certi casi è proprio il contrario, come avviene ad esempio per l´import di rose dal Kenya, il cui trasporto in Europa, a dispetto dell´apparenza, inquina molto meno dell´import da paesi Ue, secondo i calcoli dello stesso Parlamento europeo". "Occorre calcolare prima di trarre facili conclusioni. ". . |
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UE, SETTIMANA VERDE 2008: ABBIAMO UNA TERRA SOLA, NON SPRECHIAMOLA! |
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Bruxelles, 4 giugno 2008 - La Settimana verde, la più grande conferenza annuale dedicata alla politica ambientale europea, si tiene quest´anno dal 3 al 6 giugno nel palazzo Charlemagne di Bruxelles. All´insegna del motto "Only One Earth – Don´t waste it" (Abbiamo una Terra sola, non sprechiamola!), la Settimana verde 2008 ha come tema centrale la necessità di un uso più sostenibile delle risorse da parte dell´Europa e del resto del mondo. Il programma di quest´anno prevede, oltre alle 38 sessioni della conferenza, numerose manifestazioni collaterali, tra cui la cerimonia del 3 giugno, nel corso della quale il commissario per l´Ambiente, Stavros Dimas, annuncerà i vincitori dello "European Business Awards for the Environment 2008" (il premio per l´ambiente assegnato alle imprese europee). In lizza per il premio vi sono undici società di sette Stati membri. Il commissario Dimas sarà presente alla sessione di apertura e a quella di chiusura, mentre il vicepresidente Günter Verheugen e la commissaria per la tutela dei consumatori, Meglena Kuneva, interverranno nel corso della settimana. Il commissario Dimas ha così commentato: "L´umanità sta consumando le risorse naturali della Terra ad un ritmo allarmante, eppure pochi si rendono conto della velocità a cui ciò sta avvenendo. Produciamo più rifiuti di quanti riusciamo a riciclare come risorse utili. Occorre intervenire urgentemente per sensibilizzare il pubblico e i responsabili politici in modo da invertire la tendenza. La Settimana verde offre alla Commissione e alle altre istituzioni Ue un´occasione preziosa per spiegare la loro attività, ma anche per ascoltare e imparare dal patrimonio di esperienze di numerose parti in causa". La Settimana verde, giunta quest´anno alla sua ottava edizione, si è imposta come forum annuale di dialogo e di scambio di esperienze, competenze e migliori pratiche sull´ambiente. Essa riunisce 3 000-4 000 rappresentanti di diversi livelli delle amministrazioni pubbliche, di istituzioni internazionali, di imprese, di organizzazioni non governative e della comunità scientifica e accademica. L´obiettivo ultimo è trovare il modo migliore per proteggere e migliorare l´ambiente europeo adesso e in futuro. La partecipazione del pubblico alla Settimana verde è gratuita. Nel quadro del tema generale dell´uso sostenibile delle risorse, la Settimana verde 2008 si articola in quattro sotto-temi: risorse e gestione dei rifiuti, consumo e produzione sostenibili, natura e biodiversità, e cambiamenti climatici. Le 38 sessioni della conferenza affronteranno una vasta gamma di temi: dai piani della Commissione volti a rivedere il sistema Ue di scambio delle quote di emissioni ai problemi della gestione dei rifiuti nei territori palestinesi occupati, dagli effetti economici della perdita della biodiversità all´applicazione della responsabilità estesa del produttore e dal risparmio idrico ai vantaggi e svantaggi dei biocarburanti. Tra gli oratori: Janez Podobnik, ministro per l´Ambiente sloveno, Anders Wijkman, parlamentare europeo, Angela Cropper, vice-direttrice esecutiva del Programma per l´Ambiente delle Nazioni Unite, Jacqueline Mcglade, direttrice esecutiva dell´Agenzia europea dell´Ambiente, Lorraine Bolsinger, vice-presidente di General Electric. Tutte le sessioni saranno ritrasmesse in streaming sul sito Web della Settimana verde all´indirizzo: http://ec. Europa. Eu/environment/greenweek/home. Html. Manifestazioni collaterali: gli Environment Business Awards e i premi Life . Alla cerimonia di premiazione, del 3 giugno, il commissario Dimas ha annunciato i vincitori dell´edizione di quest´anno degli European Business Awards for the Environment e ha consegneto loro i premi. Gli Awards danno un riconoscimento alle "migliori tra le migliori" imprese, già vincitrici di premi a livello nazionale. Tra le 125 candidature ricevute sono state selezionate undici società di sette Stati membri: premio per la gestione: Terr´avenir (Francia), The Co-operative Group Ltd (Regno Unito), Triip (Estonia) ; premio per il prodotto: Jcdecaux Sa (Francia), Red Eléctrica de España (Spagna), ertex-solar Gmbh (Austria); premio per il processo: Choren Gmbh (Germania), Dhv Bv (Paesi Bassi), Bayer Ag (Germania); premio per la cooperazione internazionale: Windkraft Simonsfeld Gmbh (Austria), Kit (Reale istituto per i tropici) (Paesi Bassi); Maggiori informazioni sui premi e sui candidati selezionati sono disponibili all´indirizzo Internet: http://ec. Europa. Eu/environment/awards/index_en. Htm Il 4 giugno, dalle 14. 00 alle 16. 00, verrà consegnato il premio ai cinque "migliori tra i migliori" progetti Life per l´Ambiente, di cui verrà data una breve presentazione. I progetti sono situati in Svezia, Finlandia, Ungheria, Grecia e Italia. Maggiori informazioni sui progetti sono disponibili all´indirizzo Internet: http://ec. Europa. Eu/environment/life/bestprojects/index. Htm Per maggiori informazioni: Programma completo e sala stampa: http://ec. Europa. Eu/environment/greenweek/home. Html Per registrarsi online: https://greenweek2008. Regware. Be/ . |
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L’UE PROMUOVE IL NUMERO DI EMERGENZA EUROPEO 112 PRIMA DELLE VACANZE ESTIVE |
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Bruxelles, 4 giugno 2008 - La Commissione europea intensifica gli sforzi per promuovere l´impiego del numero di emergenza europeo gratuito 112 in tutta l´Unione. A partire da oggi il nuovo sito web ec. Europa. Eu/112 spiegherà ai cittadini come utilizzare il 112 e a cosa può servire loro, soprattutto quando viaggiano nella Ue. Il sito mostra anche come funziona il numero in ciascuno Stato membro, più precisamente, con che rapidità ricevono risposta le chiamate e in quali lingue. "Quest’estate i milioni di cittadini europei che andranno in vacanza avranno bisogno di ricordare un solo numero di emergenza: il 112", ha dichiarato Viviane Reding, Commissaria europea per le telecomunicazioni. "Ora che il 112 è in funzione in tutti i paesi della Ue tranne uno, invito gli Stati membri a farlo conoscere meglio e a promuoverne l’utilizzo. Tutti i cittadini dell’Unione dovrebbero sapere che possono comporre il 112 per mettersi in contatto con i servizi di emergenza. In particolare sollecito gli Stati membri in cui non è ancora disponibile la funzione di localizzazione del chiamante, che serve ai servizi di emergenza per trovare le vittime di incidenti, ad attivarla al più presto per tutte le chiamate al 112. Sono fiduciosa anche che le autorità bulgare prenderanno misure tempestive per garantire infine la disponibilità del numero in tutto il paese. " In febbraio la Commissione ha invitato le autorità nazionali a informare meglio i cittadini sull’esistenza del 112, in seguito a un’indagine secondo cui solo il 22% dei cittadini europei era al corrente del fatto che, in caso di emergenza, ovunque in Europa è possibile chiamare il 112. La Commissione ha inaugurato oggi il 112 website con l’obiettivo di informare i cittadini, prima delle vacanze estive, sul funzionamento del numero nei vari Stati membri. Sulla base delle informazioni fornite da questi ultimi, il sito raffronta i risultati ottenuti dalle autorità nazionali nell’applicazione delle norme comunitarie relative al 112 e mette in evidenza le migliori pratiche: Trattamento rapido delle chiamate: Gli Stati membri hanno fornito informazioni sui tempi di risposta alle chiamate al 112 una volta ottenuta la connessione. Almeno il 97% delle chiamate riceve risposta entro 20 secondi nella Repubblica ceca, in Spagna e nel Regno Unito, e almeno il 71% entro 10 secondi nei Paesi Bassi e in Finlandia. 17 paesi hanno comunicato di essere in grado di rispondere alle chiamate al 112 effettuate in lingue straniere dell’Unione: I centri di risposta sono in grado di rispondere alle chiamate in inglese in 16 paesi (Austria, Bulgaria, Repubblica ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Finlandia, Francia, Ungheria, Grecia, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Slovenia, Spagna e Svezia). 7 paesi hanno dichiarato che i loro centri possono rispondere nella lingua di uno Stato membro confinante (Bulgaria, Germania, Estonia, Spagna, Lituania, Ungheria e Slovenia). Alcuni paesi hanno adottato disposizioni speciali che consentono ai loro centri di rispondere in altre lingue, come il trasferimento della chiamata ad altri centri di risposta che dispongono di personale competente (Repubblica ceca, Grecia, Slovenia e Spagna) o a servizi di interpretazione (Finlandia, Francia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Regno Unito). Azioni di sensibilizzazione: 4 paesi diffondono programmi Tv che pubblicizzano il 112 (Cipro, la Repubblica ceca, la Lettonia e la Svezia). La Finlandia e la Romania celebrano ogni anno la "giornata del 112" l’11 febbraio (Ip/08/198). Altri strumenti utili sono i cartelli informativi sulle autostrade (Austria e Ungheria), gli opuscoli ai caselli autostradali (Spagna) e gli Sms inviati agli utilizzatori di cellulari in roaming (Ungheria). Il 112 website illustra anche le carenze: Il 112 non è ancora pienamente disponibile in Bulgaria e un procedimento di infrazione è tuttora in corso. Da quanto comunicato, infatti, il numero di emergenza sarebbe attivo nella regione di Sofia ma non in tutto il paese. L’impossibilità di localizzare la chiamata nel caso di chiamate da telefoni cellulari: Sono stati avviati procedimenti di infrazione Ue a carico di 6 paesi (Italia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Romania e Slovacchia). 9 paesi non hanno fornito informazioni sui tempi di risposta alle chiamate al 112 una volta ottenuta la connessione: Belgio, Francia, Italia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia. 10 paesi non hanno fornito informazioni sulla capacità dei centri di risposta nazionali di rispondere a chiamate in almeno una lingua europea diversa dalla propria lingua nazionale o ufficiale. Belgio, Irlanda, Italia, Cipro, Lettonia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Romania e Slovacchia. Contesto Il numero di emergenza europeo 112 è stato introdotto nel 1991 per mettere a disposizione un numero di emergenza unico per tutti gli Stati membri, in aggiunta ai numeri di emergenza nazionali, e rendere così più accessibili i servizi di emergenza, soprattutto per i viaggiatori. Dal 1998, le norme Ue impongono agli Stati membri di garantire che tutti gli utenti di telefoni fissi e mobili possano chiamare il 112 gratuitamente. Dal 2003, gli operatori di telecomunicazioni devono fornire ai servizi di emergenza informazioni sulla localizzazione del chiamante per consentire ad essi di reperire rapidamente le vittime di incidenti. Gli Stati membri hanno inoltre il compito di sensibilizzare i cittadini sull’uso del 112. Per garantire un impiego efficace del 112, la Commissione ha avviato fino a ora 16 procedimenti di infrazione contro 15 paesi perché esso non è disponibile o non è attiva la funzione di localizzazione del chiamante. 9 di tali casi sono stati chiusi a seguito dell’adozione di misure correttive. Oggi alle ore 14:00, nell´edificio della Commissione Berlaymont, la Commissaria Reding e Diana Wallis, Vicepresidente del Parlamento europeo, inaugureranno un’esposizione dedicata al 112. Per saperne di più ec. Europa. Eu/112 Memo/08/358 http://ec. Europa. Eu/information_society/newsroom/cf/itemlongdetail. Cfm?item_id=4150 Iniziative del Parlamento europeo sul 112: http://www. Europarl. Europa. Eu/news/expert/infopress_page/065-10135-246-09-36-911-20070906ipr10134-03-09-2007-2007-true/default_en. Htm Annex: 112 in the Member States
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Fixed and mobile 112 calls possible |
Response time of emergency call handler to answer 112 call once connected |
Mobile 112 calls possible if no home network available |
Foreign Eu languages available for 112 calls |
Caller location provided (Push = automatically with every call, Pull = on request) & time needed for pull request |
Fixed |
Mobile |
At |
+ |
Few seconds |
+ |
English |
Pull – a few minutes |
Pull – a few minutes |
Be |
+ |
No information |
- |
No information |
Pull – no information on time |
Pull – no information on time |
Bg |
- (112 not yet available nationwide); infringement procedure pending |
1-5 seconds |
+ |
English, French, German, Romanian |
Push (Sofia region only) |
Push (Sofia region only) |
Cy |
+ |
No information |
- |
No information |
Pull – 45-75 seconds |
Push |
Cz |
+ |
All calls answered within 20 seconds |
+ |
English, German; calls in other languages can be transferred to other call handlers who speak the language concerned |
Pull – average time 3 seconds / max. 7 seconds |
Push |
Dk |
+ |
20-25 seconds |
+ |
English |
Push |
Push |
De |
+ |
5 seconds to 1 minute |
+ |
English, languages of neighbouring countries in border areas |
Pull – 30-60 seconds |
Pull – up to 60 minutes |
Ee |
+ |
10 seconds |
+ |
Finnish, English |
Push/ Pull – 23 seconds |
Push/ Pull – 23 seconds |
Ie |
+ |
1 second |
+ |
No information |
Push |
Pull – no information on time |
El |
+ |
9 seconds |
+ |
English, French; calls in other languages can be transferred to other call handlers who speak the language concerned |
Pull – up to 1 minute |
Pull – 10-36 minutes |
Es |
+ |
97% of calls answered within 20 seconds |
+ |
English, French, German, Portuguese, Italian in some areas; interpretation services and transfers to other call handlers who speak the language concerned available |
Push / Pull – 30 seconds |
Push / Pull - no information on time |
Fi |
+ |
71% of calls answered within 10 seconds |
+ |
English, interpretation service available for some other languages (e. G. German and French) |
Pull – 3-30 seconds |
Pull – 3-30 seconds |
Fr |
+ |
No information |
+ |
English; interpretation service available for other foreign languages |
Pull – few seconds |
Pull – up to 30 minutes |
It |
+ |
No information |
Subject to commercial agreement between operators |
No information |
Pull |
Not yet implemented; infringement procedure pending |
Lv |
+ |
4-5 seconds |
No information |
No information |
Pull – immediate |
Pull – 5-10 seconds |
Lt |
+ |
4-20 seconds |
+ |
Polish, English, German |
Pull – up to 1 minute |
Not yet implemented; infringement procedure pending |
Lu |
+ |
No information |
+ |
No information |
Pull – 1-4 seconds |
Push |
Hu |
+ |
5-10 seconds |
+ |
English, German, languages of neighbouring countries in border areas |
Pull – from 30-40 seconds to 3-4 hours |
Pull – from 30-40 seconds to 3-4 hours |
Mt |
+ |
No information |
+ |
English |
Pull – no information on time |
Pull – no information on time |
Nl |
+ |
90% of calls answered within 10 seconds |
+ |
English, German, interpretation service available for other languages |
Push |
Not yet implemented; infringement procedure pending |
Pl |
+ |
No information |
+ |
No information |
Pull – several minutes |
Pull – several minutes; Infringement procedure currently suspended in view of verification |
Pt |
+ |
6-20 seconds |
+ |
No information |
Push |
Push |
Ro |
+ |
No information |
- |
No information |
Push |
Not yet implemented; infringement procedure pending |
Si |
+ |
3-5 seconds |
+ |
English, German, Hungarian, Italian, calls in other languages can be transferred to other call handlers who speak the language concerned |
Push / Pull – 15 minutes |
Push / Pull – 15 minutes |
Sk |
+ |
No information |
+ |
No information |
Pull – 2-3 seconds |
Pull – 2-3 seconds; Infringement procedure pending |
Se |
+ |
9 seconds |
+ |
English; a new interpretation service launched in 2008 covers 10-15 languages |
Push |
Pull – up to 12 seconds |
Uk |
+ |
98% of calls answered within 20 seconds |
- |
Some emergency call centres can make use of interpretation service to deal with calls in foreign languages |
Pull – average less than 0. 1 seconds in case of electronic transmission |
Pull – average less than 0. 1 seconds in case of electronic transmission | . |
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ULTIMO CONSIGLIO "COMPETITIVITÀ" FORNISCE PROGRESSO PER LA RICERCA |
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Bruxelles, 4 giugno 2008 - Avvicinandosi alla fine la presidenza slovena dell´Unione europea, la 2871° riunione del Consiglio "Competitività", che ha avuto luogo il 29 e 30 maggio a Bruxelles, ha prodotto una serie di decisioni nel campo della ricerca. Queste includono, tra le altre cose, l´avanzamento dell´Iniziativa tecnologica congiunta per le celle a combustibile e l´idrogeno (Fch Jti) e il lancio del Processo di Lubiana. La Fch Jti aveva ottenuto il via libera dal Parlamento europeo all´inizio di questo mese e ora è in programma il suo lancio ufficiale per ottobre, dopo che gli Stati membri avranno adottato le necessarie regolamentazioni. I ministri europei della Ricerca e dell´economia hanno anche adottato una raccomandazione sulla gestione e il trasferimento della proprietà intellettuale. La cosiddetta Carta della proprietà intellettuale invita gli istituti privati di ricerca e le università a sviluppare strategie interne per tutelare e gestire la proprietà intellettuale. Questa azione è intesa come misura contro la perdita incontrollata di conoscenza e la contraffazione. Allo stesso tempo, la Carta fissa degli standard per l´avvaloramento della ricerca finanziata con denaro pubblico, che mira a dare una nuova qualità alla collaborazione internazionale nel campo. Inoltre, l´ultimo Consiglio "Competitività" ha sottolineato l´importanza delle strutture di ricerca europee e della loro dimensione regionale. "Le infrastrutture di ricerca eccellente rivestono un ruolo importante nello sviluppo dello Spazio europeo della ricerca (Ser) attraverso la promozione dell´eccellenza nella scienza, permettendo una ricerca mondiale di base e applicata," ha concluso il Consiglio, invitando la Commissione a facilitare ulteriormente la cooperazione e la combinazione delle fonti di finanziamento nazionali, regionali e locali. Parlando ad una conferenza stampa, il ministro sloveno dell´Istruzione superiore, scienza e tecnologia Mojca Kucler Dolinar ha dichiarato: "Il raccolto dei raggiungimenti durante la nostra presidenza sarà ricco, anche se ci avevano avvertiti di non essere stroppo ambiziosi. Tuttavia, la presidenza slovena ha chiuso tre pratiche legislative molto importanti, che condurranno al miglioramento della qualità della vita dei cittadini europei e miglioreranno anche la situazione delle Pmi. "Durante la nostra presidenza abbiamo fatto ogni sforzo per focalizzare su uno Spazio europeo della ricerca a lungo stagnante," ha continuato a dire la Kucler Dolinar "Abbiamo lanciato il processo della revisione del Ser, che è sato inserito nella lista delle priorità delle due precedenti e delle due future presidenze. Posso dire che siamo contentissimi di aver procurato una svolta nello Spazio europeo della ricerca. Saiamo riusciti a delineare una visione del suo sviluppo futuro. Abbiamo anche gettato le fondamenta per la futura gestione del Ser. " Riguardo alla scelta della sede centrale dell"Istituto europeo dell´innovazione e della tecnologia (Eit), la signora Kucler Dolinar ha sottolineato il fatto che i ministri avevano raggiunto un accordo sui criteri di selezione, cioè che la sede avrebbe dovuto trovarsi in uno dei nuovi Stati membri nel quale non si trova alcuna agenzia o istituto europei. La presidenza slovena è comunque determinata a continuare il suo lavoro per raggiungere un consenso da parte di tutti gli Stati membri, ha detto, dato che "ogni giorno senza sede per la Eit è un giorno perso, perché ci impedisce di concentrarci sulla creazione delle prime comunità basate sulla conoscenza e l´innovazione. " Giovedì la Polonia ha bloccato una deisione finale su Budapest (Ungheria), mentre la maggioranza degli Stati membri aveva sostenuto questa candidatura. Il commissario europeo della Ricerca Janez Potocnik ha elogiato il successo sia del Consiglio "Competitività" che della presidenza slovena. "Noi continueremo a mettere insieme i pezzi per costruire lo Spazio europeo della ricerca. Stiamo piano piano eliminando le barriere per la quinta libertà, la libertà della mobilità della conoscenza. Oggi abbiamo ufficialmente lanciato il processo di Lubiana. Questo processo potrebbe dimostrarsi una pietra miliare per la politica della ricerca europea," ha detto, ringraziando la Slovenia per il suo lavoro svolto negli ultimi mesi alla guida dell´Unione europea. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www. Consilium. Europa. Eu/ . |
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VIA AI NEGOZIATI PER IL NUOVO TRATTATO UE-RUSSIA |
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Bruxelles, 4 giugno 2008 - La Commissione Europea ha ricevuto il mandato per l´avvio della negoziazione del nuovo Trattato di partnership strategica con la Russia. La notizia è data dalla Bbc. Il Consiglio dei ministri Ue ha comunicato lunedì 26 maggio, che la prima fase dei negoziati si terrà il 26-27 giugno durante il summit Ue-russia a Khanty Masniysk. Il precedente Trattato di partnership era terminato nel dicembre 2007, ma l´avvio della nuova negoziazione è stato ritardato per l´avversa posizione della Polonia e della Lituania. . |
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RATIFICA DELL’ITALIA DEL TRATTATO DI LISBONA |
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Roma, 4 giugno 2008 - Il 30 maggio 2008 il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge di ratifica ed esecuzione del Trattato di Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007 dai rappresentanti dei 27 paesi dell´Unione europea, che apporta modifiche ai trattati sull´Unione europea e a quello che istituisce la Comunità europea, attualmente in vigore. Il nuovo trattato doterà l´Unione del quadro giuridico e degli strumenti necessari per far fronte alle sfide del futuro e rispondere alle aspettative dei cittadini. L’europa sarà più democratica e trasparente, capace di offrire ai cittadini maggiori possibilità di partecipazione, con una più chiara ripartizione delle competenze; di semplificare i suoi metodi di lavoro e le norme di voto. Sarà un´Europa di diritti e valori, di libertà, solidarietà e sicurezza, che avrà nuovi meccanismi di solidarietà e darà migliore protezione ai cittadini. Col raggruppare gli strumenti comunitari di politica estera, per quanto riguarda l´elaborazione e l´approvazione di nuove politiche, sarà potenziato il ruolo dell´Europa sulla scena internazionale. Il trattato di Lisbona entrerà in vigore quando sarà ratificato da tutti i 27 Stati membri, ai quali spetta decidere se procedere alla ratifica mediante referendum o voto parlamentare. L´auspicio è che il trattato possa entrare in vigore l’1 gennaio 2009, in modo che le sue disposizioni trovino applicazione prima delle elezioni del Parlamento europeo del giugno dello stesso anno. L´attuale trattato di Nizza, entrato in vigore nel 2003, resterà il punto di riferimento dell´attività dell´Ue fino a quando tutti i paesi europei non avranno completato il processo di ratifica del trattato di Lisbona. Attualmente, con il voto favorevole del Bundesrat del 23 maggio 2008, la Germania è diventata il quattordicesimo Stato membro ad aver concluso l´iter di ratifica parlamentare, dopo Ungheria, Malta, Slovenia, Romania, Francia, Bulgaria, Polonia, Slovacchia, Portogallo, Danimarca, Lettonia, Irlanda, Lituania. . |
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“REGIONS COMPETE" A CASTEL FLAVON - BOLZANO REGIONI IN COMPETIZIONE (5- 6 GIUGNO) |
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Bolzano, 4 giugno 2008 - Nell’ambito del programma europeo Asm – Innovazione Alto Adige, l’Assessorato innovazione, ricerca, sviluppo e cooperative organizza l’evento Regions compete” che si svolgerà il 5 e 6 giugno a Castel Flavon a Bolzano. Esperti internazionali ed esponenti di politica regionale, di economia e amministrazione pubblica si incontreranno per affrontare i temi “innovazione e strumenti di promozione”, “sviluppo regionale” e “valutazione dell’innovazione“. I lavori si svilupperanno dalle 9 alle 19. Per poter prendere parte al convegno è necessaria la prenotazione. Ospite speciale della giornata sarà il professor Fan Gang, Direttore del National Economic Research Institute della China Reform Foundation, presidente dal 2003 al 2007 dell’università Tongji a Shanghai, una delle università più rinomate della repubblica popolare cinese. Http://www. Asm. Bz. It/138d517. Html. . |
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"LA CENTRALITÀ DELLA PERIFERIA: L´INDIA TRA POTENZA ECONOMICA E POTENZA REGIONALE", |
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Roma, 4 Giugno 2008 - Il prossimo 12 giugno, alle ore 18. 00, si terrà a Roma una Tavola Rotonda dal titolo "La centralità della periferia: l´India tra potenza economica e potenza regionale", organizzata in occasione della pubblicazione del N. 7 dei Quaderni di Relazioni Internazionali dell´Ispi dedicato a "La centralità della periferia: l´India e i suoi vicini". Www. Ispionline. It . |
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PROTOCOLLO PER SVILUPPO RETI INTERREGIONALI FSE |
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Trieste, 4 giugno 2008 - Tra i punti principali dell´Obiettivo comunitario "Competitività regionale e Occupazione", del Fondo sociale europeo/Fse 2007-2013, il programma operativo sviluppato dalla Regione Friuli Venezia Giulia (approvato dalla Ue a novembre dello scorso anno) pone anche la realizzazione e lo sviluppo di iniziative e di reti su base interregionale e transnazionale. Per questo motivo la Giunta regionale, su proposta dell´assessore al lavoro ed alla Formazione Alessia Rosolen, ha deliberato oggi di sottoscrivere un protocollo di cooperazione per "accompagnare e favorire" i programmi Fse, allo scopo di migliorare l´impatto di tali programmi nei Paesi e nelle realtà regionali dell´Unione europea. Sarà così possibile attivare scambi di esperienze ed analisi sulle priorità del Fse, la valutazione di eventuali progetti bilaterali e multilaterali, la formulazione di raccomandazioni alle autorità comunitarie per l´ottimizzazione delle future attività del Fondo sociale europeo. Il protocollo è già stato siglato da realtà italiane (Sicilia, Toscana, Province di Trento e Bolzano) nonché da altri partner locali e regionali di Austria, Belgio, Finlandia, Germania, Irlanda del Nord, Lituania, Malta, Polonia e Slovenia. . . |
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L´EUROPA AVVIA UNA INDAGINE TRA LE IMPRESE PER INDAGARE IL FENOMENO DEI RITARDI DI PAGAMENTO DA PARTE DELLE PP.AA. NEI CONFRONTI DEI "FORNITORI". IL 1 LUGLIO UN CONVEGNO A ROMA PER FARE IL PUNTO SU RICORSO E "LANCIARE" NUOVE INIZIATIVE NAZIONALI. |
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Roma, 4 giugno 2008 - A partire dal 26 maggio ´08 e fino a tutto agosto l´Unione Europea ha avviato sul "proprio web", una inchiesta tra le imprese di tutta Europa, per conoscere le proporzioni e le caratteristiche del fenomeno dei ritardi di pagamento, che in Italia è particolarmente drammatico per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione nei confronti dei fornitori. Si tratta di un fenomeno grave, che rischia di ridurre la libera concorrenza, di impedire la crescita di tante imprese e di mettere in serio pericolo posti di lavoro. La direttiva europea 2000/35/Ce prevede, in sintesi, l´osservanza degli obblighi contrattuali e il pagamento obbligatorio di interessi di mora in caso di ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. Tuttavia, molti interlocutori hanno indicato che la normativa europea contiene troppe scappatoie e lacune per essere pienamente efficace. L´indagine, disponibile in tutte le lingue dell´Unione europea, sarà aperta sino al 31 agosto. Link al questionario in italiano: http://ec. Europa. Eu/yourvoice/ipm/forms/dispatch L´osservatorio su Imprese e Pubbliche Amministrazioni (Oipa), voluto e promosso oramai da due anni da Euro Service Group spa e presieduto da Antonio Persici, ha promosso nei mesi scorsi una serie di indagini e sondaggi sul fenomeno dei ritardi di pagamento. Dopo aver patrocinato, come primo passo, la presentazione di una Interrogazione Parlamentare alla Commissione Europea, visto l´immediato riscontro del Commissario per le Imprese e l´Industria sig. Gunter Verheugen, nel mese di febbraio 2008, Oipa ha depositato alla stessa Ce anche un reclamo/denuncia sottoscritto da molte associazioni imprenditoriali e imprese, tra cui Api Napoli, Api Caserta, Api Matera, Api Salerno, Api Siracusa, Assistal, Acen, Acfapo, Consorzio Conai Service, Federfarma Italia, Federlab Italia, Societa´ Cooperativa "Verso Il Futuro Arl", Societa´ Cooperative "Don Lorenzo Milani Arl", Societa´ Cooperativa "Teorema Arl", Societa´ Gruppo "Omega Service Srl", Societa´ Cooperativa Progetto Servizi Arl, Unionservizi, Associazione "Il Pioppo", in rappresentanza di oltre 30. 000 imprese. Da qui la Commissione, con risposta del 29 Aprile ´08, ha deciso di avviare un´ampia consultazione, tra le imprese europee, per conoscere, specie in Italia, la gravità del fenomeno e dare, quindi, uno specifico seguito al ricorso di Oipa e di intraprendere, alla fine del procedimento stesso, anche eventuali ed adeguati provvedimenti a carico degli Stati inadempienti. " Le nostre iniziative e i dati dei nostri studi sono serviti a sensibilizzare la Commissione Europea. Il 1 luglio a Palazzo Marini, presso la Camera dei Deputati, terremo un convegno al quale, ci auguriamo, possano dedicare la Loro attenzione i parlamentari neo eletti, le associazioni di categoria e gli esponenti del nuovo Governo, al fine di individuare, insieme, le iniziative più idonee per sconfiggere questo grave problema che interessa l´ intero nostro paese", – ha dichiarato il Presidente Antonio Persici. . |
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CRESCE EURES TRANSTIROLIA, SINN: "SEMPRE MENO OSTACOLI ALLA MOBILITÀ DEL LAVORO" |
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Bolzano, 4 giugno 2008 - Si è riunito nei giorni scorsi ad Innsbruck il comitato direttivo di Eures Transtirolia, iniziativa europea di collaborazione transfrontaliera nel mercato del lavoro fra Tirolo del Nord, Alto Adige e Cantone dei Grigioni. "La mobilità dei lavoratori fra le tre regioni è in crescita - spiega il presidente del comitato Helmuth Sinn - e gli ostacoli sono ormai ridotti al minimo". Nel corso della riunione del comitato direttivo, i rappresentanti di tutte le tre regioni coinvolte nel progetto transfrontaliero hanno concordato nel fissare gli obiettivi da perseguire per il prossimo futuro: sostegno sempre maggiore alla libertà di movimento della forza lavoro fra i territori che fanno parte di Eures Transtirolia, e una maggiore propensione allo scambio e al confronto. "Dalle analisi più recenti in nostro possesso - spiega il direttore della Ripartizione provinciale lavoro, nonchè presidente del comitato direttivo di Eures Transtirolia Helmuth Sinn - il pendolarismo dei lavoratori nelle zone di confine è cresciuto del 10% dal 2004 sino ad oggi". "Ciò significa - commenta con soddisfazione l´assessora provinciale Luisa Gnecchi - che l´impegno portato avanti dalle tre regioni negli ultimi anni è stato speso nella giusta direzione, e i risultati ci danno ragione". Se gli ostacoli alla mobilità transfrontaliera possono dunque considerarsi pressochè abbattuti, c´è però ancora molto da fare per realizzare compiutamente un mercato del lavoro davvero senza confini. "Il problema principale - sottolinea Sinn - è la mancanza di informazioni. Proprio per questo motivo il comitato direttivo di Eures Transtirolia ha deciso di puntare su un deciso rafforzamento delle iniziative legate alla comunicazione. Il primo passo consiste nella pubblicazione di una brochure intitolata "Consigli per i transfrontalieri", che contiene tutte le informazioni necessarie dal punto di vista sociale, fiscale e del lavoro, per coloro che sono interessati a svolgere la propria professione al di là dei confini che separano le tre regioni del Tirolo, dell´Alto Adige e dei Grigioni". La brochure, redatta in italiano e tedesco, è a disposizione presso tutti i centri di mediazione lavoro della provincia, e può essere scaricata dal sito internet www. Eures-transtirolia. Eu . |
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INTERREG ITALIA-SVIZZERA: PRESENTAZIONE PROGETTI DAL 13 GIUGNO |
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Bolzano, 4 giugno 2008 - Ammontano a quasi 70 milioni di euro i finanziamenti per progetti di cooperazione transfrontaliera messi a disposizione dall´Ue a favore del programma Interreg Italia-svizzera nel periodo 2007-2013. Da venerdì 13 giugno possono essere presentati i progetti. Ogni soggetto pubblico o privato interessato a realizzare progetti di cooperazione transfrontaliera Italia-svizzera può presentare domanda di contributo pubblico dal 13 giugno online sul sito www. Interreg-italiasvizzera. It/ e in copia cartacea alla Provincia. Le risorse finanziarie messe a bando ammontano a 51. 763. 200 €, ripartite fra gli Assi del Programma Ambiente e territorio, Competitività, Qualità della vita. Il Comitato di Pilotaggio selezionerà le domande pervenute entro e non oltre le ore 12 del 22 settembre e procederà alla formulazione dell’elenco dei progetti ammessi e del relativo finanziamento in base ai criteri di ammissibilità e selezione riportati nel Vademecum per l’utilizzo del Programma relativo ai progetti ordinari. Le domande presentate dopo la data del 22 settembre saranno esaminate nella prima finestra di valutazione nella primavera del 2009. Analogamente possono essere presentate, entro il 31 ottobre, le manifestazioni di interesse per i Piani integrati transfrontalieri che dispongono di risorse finanziarie per oltre 17 milioni €. Il Vademecum per l’attuazione del Programma che fornisce le indicazioni utili alla presentazione dei progetti, e il fascicolo progettuale possono essere scaricati dal sito ufficiale del Programma www. Interreg-italiasvizzera. It/ Per ogni chiarimento gli interessati potranno rivolgersi al Stc e a tutte le Amministrazioni corresponsabili: per l’Italia: Regione Lombardia, Regione Piemonte, Regione Autonoma Valle d’Aosta, Provincia Autonoma di Bolzano; per la Svizzera: Cantone Ticino, Cantone dei Grigioni e Cantone Vallese, ai recapiti riportati nel suddetto Vademecum. . |
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POLONIA: 36 MILA POSTI DI LAVORO CREATI NELLE ZONE ECONOMICHE SPECIALI NEL 2007 |
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Varsavia, 4 giugno 2008 - Le Zone economiche speciali hanno ottenuto risultati positive nel 2007 con altri 10 mln Pln investiti in nuovi progetti ed un aumento del 25% (36mila) di nuovi posti di lavoro. La Zona economica di Cracovia si è collocate al primo posto con un incremento del 213% degli investimenti, raggiunto soprattutto grazie all’investimento della Man Trucks a Niepołomice, del valore di 410 mln Pln. La Zona economica di Tarnobrzeg è al secondo posto: il capitale della Lg Philips Lcd Poland (a Kobierzyce) ha inciso con 928 mln Pln e costituisce il 22% dell’investimento complessivo nella zona. Al terzo posto si è collocata la Zes di Kostrzyn-słubice. Il 40% del capitale investito è andato alle zone di Katowice e Wałbrzych. La Zes di Katowice primeggia anche per il tasso di occupazione. Complessivamente sono 35 mila le persone che lavorano nella zona grazie ai posti creati recentemente dalla Trw Polska (4. 280), dalla General Motors Manufacturing Poland (2. 736) e dalla Lear Corporation Poland Ii (oltre 1800). Al secondo posto si colloca la Zona di Wałbrzych, con 28mila lavoratori, distribuiti, fra gli altri, alla Mahle Polska - 2906, alla Polar - 2498, alla Faurecia Wałbrzych - 2292 e la Toyota Motor Manufacturing Poland - 2073. Tuttavia, il tasso di crescita più alto dell’occupazione è stato registrato nella Sez della Pomerania, di Łódź e di Kamiennagóra. I Paesi che hanno investito maggiormente, incidendo per il 75% sul capitale complessivo immesso, sono Polonia, Germania, Stati Uniti, Giappone e Italia. Il settore automobilistico è stato quello trainante nelle zone di Katowice, Legnica, Wałbrzych e Kraków, dove le spese degli investimenti hanno inciso per il 32% del capitale. L’area complessiva delle zone polacche è cresciuta di 2800 ettari, raggiungendo i 10 963,11 ha. La zona di Wałbrzych , con un’espansione di 500 ha , ha ottenuto il 70% della terra distribuita nel 2007. . |
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SLOVENIA TERZA IN EUROPA PER DISTRIBUZIONE EQUA DELLA RICCHEZZA |
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Lubiana, 4 giugno 2008 - Secondo il rapporto sulla situazione sociale in Europa pubblicato dalla Commissione Europea, il Paese si è collocato terzo per la minor disparità della distribuzione dei redditi, preceduta da Svezia e Danimarca. La Commissione ha evidenziato che i Paesi con una distribuzione dei redditi più paritaria, misurata dal coefficiente Gini, hanno anche una maggiore crescita economica. In termini di reddito medio la Slovenia pareggia l’Italia. Solo il 16% della popolazione ha un reddito inferiore al 60% del reddito medio, la media europea è del 25%. Secondo il rapporto 238mila sloveni vivono sotto la soglia di povertà, circa il 60% di questi sono in età lavorativa, il 25% sono adulti ed il 15% bambini. Le donne anziane e sole compongono la maggior parte della popolazione povera (circa 15%), le coppie con uno o due figli con un solo stipendio seguono col 14%, mentre i single sotto i 65 anni senza un lavoro full-time incidono per il 10%. Il rapporto misura anche l’accesso delle famiglie ai vari beni e servizi essenziali. La percentuale di famiglie che non può permettersi un auto è relativamente bassa fra i vecchi Paesi membri e alta fra i nuovi, con l’eccezione di Slovenia e Cipro. La Slovenia si colloca fra l’Italia e l’Austria, dove la percentuale di popolazione che non può permettersi un auto è inferiore al 5%, mentre la Lettonia è in cima alla lista con il 38%. Meno di un decimo degli sloveni non può permettersi un pasto di carne o di pesce a giorni alterni, questa percentuale è simile all’austriaca. In Slovacchia, invece, le persone che non possono mangiare carne regolarmente sono il 40%. La disparità maggiore è stata registrata in Portogallo, unico Stato membro in cui la disparità è maggiore che negli Stati Uniti. . . |
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LETTONIA: IL SALARIO MENSILE LORDO SALE DEL 28,1% A/A NEL 1° TRIMESTRE |
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Riga, 4 giugno 2008 - Secondo i dati dell’Ufficio statistico centrale, il salario medio mensile in Lettonia nel 1° trimestre ha raggiunto i 453 Lvl 453 (644,56 Eur), pari ad un incremento del 28,1% a/a. Considerato che i prezzi al consumo sono cresciuti del 16,$% nel periodo, i salari reali hanno segnato un incremento solo dell’11. 4%. I salari mensili del settore pubblico nel periodo gennaio-marzo si sono attestati sui 516 Lvl (734 Eur), con un incremento del 27,2% a/a. Nel settore privato è cresciuto del 28,6% a/a a 424 Lvl (603,3 Eur). L’incremento più rapido del salario mensile lordo è stato registrato nel settore dell’istruzione (+31,1% a/a, a 432 Lvl), in quello delle comunicazioni (+31,4% a/a, a 488 Lvl), nei servizi commerciali (+30% a/a a 491 Lvl), nelle costruzioni (+28,7% a/a 416 Lvl) e nel commercio (+28% a/a, 380 Lvl). Il salario medio mensile è cresciuto del 31,5% nel 2007, arrivando a 398 Lvl. . |
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SLOVENIA, TENDENZE DI MERCATO MAGGIO ´08 |
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Lubiana, 4 giugno 2008 - In maggio in Slovenia l´indice di fiducia dell´economia è sceso di 2 punti rispetto al mese precedente. Lo rivela l´Ufficio di Statistica Nazionale Sloveno. Rispetto a maggio 2007 e alla media su lungo termine, esso ha registrato un calo di 8 e 4 punti, rispettivamente. L´indice di confidenza del settore manifatturiero è calato rispetto al mese precedente di 2 punti percentuali, mentre è sceso di 11 punti su base annua, anche se si trova 5 punti sopra la media su lungo termine. Nel commercio al dettaglio, l´indice è salito di 1 punto rispetto ad aprile ed è aumentato del 4 per cento su base annua; per quanto riguarda il settore terziario, l´indice di fiducia è diminuito di 1 punto rispetto ad aprile, ed è calato di 2 punti percentuali rispetto al 2007. L´indice di fiducia dei consumatori è diminuito di 6 punti su base mensile, ed è 8 punti al di sotto della media del 2007. . |
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PIANO INDUSTRIALE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE |
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Roma, 4 giugno 2008 - Le amministrazioni pubbliche devono tornare ad essere strumenti essenziali per la crescita civile, sociale ed economica del paese: è l´obiettivo del piano industriale presentato il 28 maggio scorso dal ministro per la pubblica amministrazione e l´innovazione, Renato Brunetta. Il Piano prevede, essenzialmente, due interventi: uno, di tipo legislativo, per ottimizzare la produttività del lavoro, l´altro di riorganizzazione dell´amministrazione. Intervento legislativo per ottimizzare la produttività del lavoro Le direttrici sono cinque: riconoscere e premiare il merito; potenziare e valutare con criteri moderni e trasparenti l’operato del personale delle amministrazioni pubbliche; ridefinire diritti e doveri del dipendente pubblico, restituendo dignità e prestigio a questo ruolo e consentendo di sanzionare chi lo svilisce con un comportamento scorretto; rivalutare il ruolo e i compiti del dirigente pubblico; potenziare la funzionalità delle amministrazioni attraverso la contrattazione collettiva e integrativa anche al fine di consentire la riorganizzazione dei luoghi di lavoro in accordo con i modelli dell’organizzazione del lavoro ad alta performance. Riorganizzazione amministrazione - Parallelamente alla riforma del lavoro pubblico, occorre intervenire con misure, normative e non, dirette a razionalizzare l’organizzazione delle Pubbliche Amministrazioni e a sviluppare una forte accelerazione dell’innovazione tecnologica. Le azioni si muovono su quattro punti principali: Mobilità delle funzioni; Qualità e Customers’ satisfaction; Utilizzo ottimale degli immobili; Sponsorizzazioni e project financing. . |
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TARGHE IMMOBILI SU 18 PREFETTURE: PROGETTO PER LA RICONOSCIBILITÀ DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE DELLO STATO |
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Roma, 4 giugno 2008 - Il 2 giugno 2008 è partito il secondo importante appuntamento del Progetto Targhe, denominato "Conoscere per Riconoscere". L´agenzia del Demanio concluderà, infatti, la prima fase dell´apposizione delle targhe agli immobili di proprietà dello Stato e avvierà l´operazione di conoscenza di tali immobili con una sezione dedicata sull´homepage del portale www. Demaniore. Com. Saranno 18 le targhe apposte nelle Prefetture delle città di Reggio Calabria, Salerno, Bologna, Parma, Forlì-cesena, Ravenna, Trieste, Gorizia, Frosinone, Savona, Pesaro, Verbania, Nuoro, Messina, Livorno, Trento, Bolzano e Bari dove prenderà parte all´evento il Direttore dell´Agenzia del Demanio, Elisabetta Spitz. Il Progetto, avviato con la prima targa sul Consolato di Nizza il 14 marzo scorso, interessa sia i beni situati su tutto il territorio nazionale che quelli di proprietà dello Stato italiano all´estero e si pone l´obiettivo, di incentivare, promuovere e sviluppare la consapevolezza dell´appartenenza del patrimonio statale alla collettività. Su ogni targa saranno riportati i dati sintetici dell´immobile, tra cui la destinazione, l´anno di costruzione e l´anno di acquisizione nel patrimonio dello Stato e un codice identificativo che permetterà di accedere, tramite il portale www. Demaniore. Com ad una scheda descrittiva del bene più ampia e dettagliata. Entro il 2011 saranno apposte complessivamente 3. 000 targhe identificative sui beni di proprietà dello Stato. L´iniziativa dell´Agenzia del Demanio si inserisce nel programma delle celebrazioni per i 150 anni dell´Unità d´Italia, ed intende promuovere la conoscenza dei beni che fanno parte della storia e dell´identità del nostro Paese rendendola più accessibile ai cittadini. . |
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PRIMI PASSI PER LA FINANZIARIA "TRIENNALE". |
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Roma, 4 giugno 2008 - Come annunciato dal Governo nell´incontro con le parti sociali, la prossima legge finanziaria sarà anticipata da un provvedimento legislativo che integrerà il Dpef. Un provvedimento che conterrà tanto un piano triennale di stabilizzazione della finanza pubblica, quanto un piano mirato allo sviluppo economico. Un piano basato su di una vasta strategia delle riforme, che si estenderà dalle infrastrutture alle liberalizzazioni, dalle privatizzazioni alle semplificazioni. Il 29 maggio, presso il Ministero dell´Economia e Finanze, alla presenza dei Ministri Brunetta, Calderoli, Matteoli, Sacconi, Scajola, Tremonti e dei relativi staff, si è svolta la prima riunione tecnico - politica. Sta prendendo così forma, in maniera non virtuale ma sostanziale, come espressione dell´azione del Governo, un vero e proprio "piano Attali". . |
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NUOVE REGOLE PER DIVENTARE SOCI BPM. VERIFICATI I PROFILI DI ESECUTIVITÀ E INDIPENDENZA DEGLI AMMINISTRATORI AI SENSI DEL CODICE DI AUTODISCIPLINA. |
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Milano, 4 giugno 2008 - Il Consiglio di Amministrazione di Bipiemme, nella riunione di ieri, ha approvato il nuovo testo della Delibera Quadro in tema di regole per l’ammissione e la gestione dei Soci – nella formulazione proposta dalla Commissione Soci – che sostituirà quella attualmente vigente a partire dal prossimo 1° luglio (e quindi efficace con riferimento alle domande di ammissione che verranno presentate da tale data). Il nuovo testo della suddetta Delibera (che verrà pubblicato nei prossimi giorni sul sito internet aziendale www. Bpm. It - sez. Azionariato e Soci e a cui si rimanda per il dettaglio delle singole previsioni ivi contenute) nel ribadire i principi alla base del modello cooperativo cui la Banca appartiene, raccoglie alcune istanze provenienti dal mercato, introducendo significative novità in merito ad aspetti rilevanti quali la procedura di ammissione all’iscrizione a Libro Soci e i rapporti degli stessi con la Banca e con gli altri soci cooperatori. In particolare si prevede: la creazione di un apposito “Archivio Indirizzo Soci”, in cui verranno inseriti – previo rilascio di specifico consenso espresso da parte dei singoli Soci – gli indirizzi degli stessi (oltre ovviamente ai relativi dati anagrafici, peraltro già presenti nel Libro Soci), al fine di consentire la consultazione di tali dati (e il rilascio dei relativi estratti) a favore di altri soci richiedenti e favorire in tal modo maggiori conoscenze e interrelazioni nell’ambito della compagine sociale; l’eliminazione, tra le situazioni impeditive all’ammissione a Socio, del rigido criterio facente riferimento alla semplice residenza in Stati a regime fiscale privilegiato (già ricompresi nella cd. “black list”) e l’introduzione di un diverso approccio basato su una valutazione articolata del livello di trasparenza assicurato dall’aspirante Socio, al fine immutato di consentire alla Banca la verifica dei requisiti richiesti in capo al reale titolare della partecipazione e di favorire l’ingresso nella compagine sociale dei soggetti che hanno assicurato nel tempo fiducia alla Banca. Si rende altresì noto che nella medesima riunione il Consiglio di Amministrazione ha proceduto - sulla base delle raccomandazioni contenute nel Codice di Autodisciplina delle Società Quotate (versione marzo 2006), cui la Banca ha integralmente aderito - alla verifica periodica del profilo di esecutività e dei requisiti di indipendenza dei singoli Amministratori, con il seguente esito: amministratori esecutivi (e quindi non indipendenti): dott. Roberto Mazzotta e dott. Marcello Priori; amministratori indipendenti: dott. Mario Artali, sig. Enrico Airaghi, sig. Luca Caniato, sig. Giuseppe Coppini, dott. Piero Lonardi, prof. Ssa dott. Ssa Maria Martellini e sig. Jean-jacques Tamburini; amministratori non indipendenti: prof. Dott. Marco Vitale, dott. Emilio Castelnuovo, prof. Dott. Enrico Corali, prof. Dott. Rocco Corigliano, sig. Eugenio Crosta, dott. Roberto Fusilli, dott. Michele Motterlini, dott. Gianfranco Pittatore, avv. Graziano Tarantini, prof. Avv. Valerio Tavormina e dott. Michele Zefferino. Nell’ambito della suddetta verifica, il Collegio Sindacale ha dichiarato corrette l’applicazione data ai criteri stabiliti dal Codice e le procedure di accertamento a tal fine utilizzate. . |
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FETIVAL ECONOMIA, L’UNIONE EUROPEA: UN MERCATO SENZA DEMOCRAZIA? L’INTERVENTO DEL PROFESSOR SERGIO FABBRINI E DEL GIORNALISTA CARLO BASTASIN |
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Trento, 4 giugno 2008 - L’unione Europea è qualcosa di più di un’unione economica e commerciale? E’ un mercato o una democrazia? Da questi interrogativi ha preso avvio il dibattito che ha portato Sergio Fabbrini a concludere che l’Unione è un vero e proprio sistema politico con caratteristiche democratiche e post nazionali. Ha bisogno però di una Costituzione per fare un notevole passo in avanti, soprattutto nell’ottica di proiettare la sua influenza all’esterno. Le istituzioni europee, come ha ricordato il politologo dell’Università di Trento Sergio Fabbrini, sono una realtà molto complessa che regola la vita di circa 500 milioni di abitanti in 27 stati diversi. Sono nate grazie ad una serie di trattati e come risposta di pace alle due guerre mondiali. Per questo motivo l’Unione rappresenta una formidabile esperienza di combinazione di elementi statali e sovrastatali. Non poteva essere costruita centralizzando il potere o seguendo lo schema classico di rappresentanza che si adotta nei singoli stati proprio perché è una realtà che tiene assieme paesi di dimensioni e di peso molto diversi tra loro. E’ caratterizzata dall’assenza di un governo, inteso nel senso statale di luogo ultimo dove si decide, perché è costruita sulla base della negoziazione e del confronto dialettico tra istituzioni diverse. Nonostante questo non può non essere definita democratica poiché chi prende le decisioni a Bruxelles non sono i componenti della burocrazia comunitaria ma persone elette direttamente o indirettamente dai cittadini degli stati. Inoltre esiste un complesso sistema di norme e di controlli giudiziari a garanzia della tenuta complessiva dell’impianto istituzionale. In sintesi l’Unione Europea è sicuramente un’organizzazione che regola un mercato ma è anche un vero e proprio sistema politico visto che prende decisioni vincolanti per tutti e che incidono nella vita di tutti come dimostra il fatto che circa due terzi delle leggi nazionali consistono in adattamenti o applicazioni delle decisioni prese a Bruxelles. Per fare un vero salto di qualità l’Unione ha bisogno però di una Costituzione, soprattutto per rivolgere la sua influenza verso l’esterno. Carlo Bastasin ha evidenziato che il calo di consenso nei confronti dell’Unione, registrato soprattutto tra il ‘91 e il ‘98, e ancora non recuperato, è dovuto in buona parte al processo di integrazione monetaria che ha messo a nudo le incoerenze e le inadeguatezze delle politiche nazionali di difesa del lavoro e del capitale. . |
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FESTIVAL ECONOMIA: I PARTITI CHE PUNTANO SOLO A ESSERE ELETTI, SI ASSOMIGLIANO E INSEGUONO IL CENTROL’UNICA PREOCCUPAZIONE DEI CANDIDATI? ASSECONDARE LE GENERAZIONI PIÙ NUMEROSE E QUINDI PIÙ RILEVANTI AI FINI DELL’ESITO DELLE URNE. UN MONITO ALLA CLASSE POLITICA
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Trento, 4 giugno 2008 - Partiti a caccia di voti. Partiti che, per vincere le elezioni, fanno sempre meno leva sulla componente ideologica e sempre più sull’età e sulle simpatie di chi va a votare. Attenti ad assecondare le generazioni più numerose e, quindi, più rilevanti ai fini del risultato elettorale. È lo scenario analizzato al Festival dell’Economia 2008 da Vincenzo Galasso per il ciclo di incontri “Parola chiave”. E la “parola chiave” è stata “Elettore mediano”. Nell’aula Rossa della Facoltà di Economia dell’Università di Trento Galasso ha illustrato – facendo riferimento a casi e ricerche italiani, di altri Paesi europei e degli Stati Uniti d’America – la sua teoria dell’elettore mediano, nota a chi abbia letto il libro dal titolo “Contro i giovani. Come l’Italia sta tradendo le nuove generazioni” (Mondadori 2007) che Galasso ha scritto con Tito Boeri. Libro che, con la sua copertina forte ed esplicita, era sul tavolo dei relatori. Vincenzo Galasso, professore associato di Economia politica alla Bocconi, consulente economico all’Ocse, ricercatore che svolge attività per il Centre of Economic Policy Research di Londra e per l’Istituto Innocenzo Gasparini per la Ricerca Economica, autore di varie pubblicazioni e articoli, ha tra i suoi principali interessi di studio la politica economica, i sistemi previdenziali e il welfare. Nell’incontro, introdotto da Stefano Comino, ricercatore presso la Facoltà di Economia di Trento, Galasso non ha definito subito cosa intenda per elettore mediano. “Prima vi porto un po’ a spasso” ha esordito. La “passeggiata” è cominciata da ciò che “Wikipedia” dice alle voci “elettore”, “mediano”, “mediana”. Poi ha proposto una sorta di abc sulle elezioni. Quindi un tuffo nella statistica tra grafici e definizioni. Per arrivare, infine, a descrivere chi sia l’elettore mediano (in senso astratto e in Italia), perché sia importante e quale sia la tendenza della vita politica e sociale di un Paese in cui liste e candidati mettano l’elettore mediano al centro dei propri pensieri e dei propri programmi, in cui l’alternativa sia sempre meno tra destra e sinistra e sempre più tra giovani e vecchi. E per tratteggiare le prospettive di cosa accadrà quando l’elettore mediano, che già oggi in Italia non è un ragazzino (ha 46 anni), invecchierà ulteriormente. Quando Galasso parla di “elettore mediano” non fa riferimento al calcio e al giocatore che agisce nella fascia centrale del campo. Il riferimento è, invece, a un termine usato in statistica: la mediana. La mediana, in una serie ordinata di valori, è il valore che sta nel mezzo. Il numero dei valori che lo precedono, cioè, è uguale al numero di valori che lo seguono. Galassi ha spiegato chi sono i politici office-seeking: “Sono quelli che vogliono semplicemente essere eletti o rieletti”. E su di essi ha puntato l’attenzione. Perché sembra proprio questa la tendenza. Sembra che il risultato elettorale, il successo elettorale, stia diventando per tanti la motivazione prevalente. Uno scenario che al termine, dal pubblico presente in aula, è stato definito sconfortante. Perché la conseguenza di campagne elettorali e votazioni impostate in questo modo è che si appiattiscono programmi e linee politiche, che non si dà spazio e voce alle giovani generazioni. Galasso – con l’aiuto della statistica - ha illustrato come si posizionano gli elettori in base alle loro preferenze. “Difficilmente un elettore trova un partito che propone esattamente ciò che lui vuole e quindi di solito vota per il partito che propone la policy più vicina alla sua policy preferita”. Dalle politiche economiche a quelle sull’immigrazione, dalle politiche sulla sicurezza a quelle sull’ambiente e così via, chi va alle urne tende a votare il partito che sostiene la linea più vicina alla propria (o, almeno, la meno lontana). Sempre con il supporto della statistica e mostrando dei grafici sulla distribuzione delle preferenze, Galasso ha affermato: “Per vincere le elezioni, basta convincere l’elettore mediano”. In altri termini: per avere la maggioranza i politici devono soddisfare l’elettore mediano, cioè colui che esprime preferenze “di mezzo”, l’elettore che divide la distribuzione delle preferenze degli elettori in due metà. “L’elettore mediano – ha ribadito – è al centro fra le persone più a destra di lui (che sono il 50%) e quelle più a sinistra (altro 50%)”. Prendendo il caso di due partiti non ideologici, A e B, Galasso ha detto che “la strategia migliore per massimizzare la probabilità di vincere le elezioni è accontentare il votante mediano”. E ancora: “In un sistema bipartitico dove i partiti sono office-seeking, vogliono solo vincere le elezioni, e non sono vincolati nello scegliere le policy da forti componenti ideologiche, entrambi i partiti scelgono la piattaforma elettorale preferita dal votante mediano. Questo vuol dire che, in un sistema bipartitico di questo tipo, i partiti scelgono piattaforme simili (si assomigliano) e scelgono piattaforme moderate e lontane da posizioni estreme (inseguono il centro)”. Uno sguardo alle primarie e alle elezioni negli Usa. “Cosa ci possiamo aspettare che accada?” si è chiesto il docente. “Quando sono finite le primarie, democratici e repubblicani di riposizionano verso il centro”. Quindi è passato a considerare la realtà italiana. In base ai dati 1999 sulla posizione soggettiva nella scala politica tra sinistra e destra, ai dati 2000 sull’età, ai dati 2006 sulla distribuzione del reddito e ai dati sull’istruzione, ha tracciato l’identikit dell’elettore mediano in Italia. “Donna, 46 anni, con un diploma superiore, di centro (sinistra), con un reddito familiare di 26 mila euro”. È questo elettore che i politici devono inseguire se vogliono vincere le elezioni. Galasso è, quindi, passato a considerare alcune politiche di attualità: concorrenza, meritocrazia, federalismo fiscale, immigrazione e tolleranza, politiche ambientali, donne al lavoro e figli analizzando i risultati di una serie di indagini. “Cosa decideranno di fare i politici in Italia, se vogliono seguire la volontà dell’elettore mediano?” si è chiesto il docente. Dando ai politici alcuni preziosi spunti e suggerimenti. Dagli esiti delle ricerche – ha illustrato - emerge che l’elettore mediano considera la concorrenza una cosa positiva, si dice favorevole a legare i salari alla produttività, si schiera per il federalismo fiscale e chiede una legge sull’immigrazione. Altre istanze dell’elettore mediano riguardano nuove politiche ambientali e nuovi strumenti di conciliazione tra il lavoro della donna fuori casa e il suo ruolo di mamma. Ha concluso con una nota dolente tutta italiana. I politici italiani sono più anziani che altrove. Un dato? “L’età media dei nuovi eletti in Parlamento (nel 2006) è di 50 anni. Un’età molto elevata”. E anche l’elettore mediano invecchia. Oggi ha 46 anni, nel 2050 ne avrà 56. Ha lanciato l’interrogativo: “Cosa accadrà alle politiche a favore dei giovani? E degli anziani?”. Un invito alla classe politica – come quello contenuto nel libro con Boeri - a superare il conflitto tra generazioni su come allocare le risorse. “Perché – ricorda - si vive tutti meglio in un Paese che cresce e che investe sui giovani. ” . . |
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FESTIVAL ECONOMIA: PIÙ CONTROLLO SULLE ATTIVITÀ PRIVATE DI CHI DECIDE DI DEDICARSI ALLA VITA PUBBLICA LA TEORIA DELLA DIVULGAZIONE PER FAR FRONTE ALLA CORRUZIONE DEI POLITICI LA DISPONIBILITÀ DI INFORMAZIONI SULLA CATTIVA CONDOTTA GENERA UN’ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DA PARTE DI CHI GUIDA GLI STATI |
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Trento, 1 giugno 2008 - L’elenco degli scandali che hanno investito capi di governo e primi ministri di tutto il mondo sembra non avere fine: solo per citarne alcuni, a livello internazionale, si possono ricordare il “Toilet-gate” argentino, quando il ministro dell’economia Felisa Miceli non riuscì a giustificare gli 80. 000 dollari ritrovati nel suo bagno, senza che lei li avesse nemmeno dichiarati, oppure il caso ucraino per cui Viktor Yushennko fu attaccato pubblicamente per non aver dichiarato il possesso di automobile quando il figlio guidava invece auto di lusso, o ancora i ministri Britannici che non hanno dichiarato i loro interessi esterni fornendo invece informazioni sbagliate e si potrebbe continuare. Sono principalmente tre i livelli sui quali si basa il controllo dell’attività della vita e dell’attività politica degli Stati: innanzitutto il sistema di check and balances tra i poteri (legislativo, politico ed esecutivo), l’attuazione della legge ed infine la possibilità del popolo di decidere tramite elezioni. Andando oltre il pensiero tradizionale, Andrei Shleifer, docente di Economia all’Università di Harvard, il terzo economista più citato secondo la graduatoria stilata dall’Università del Connecticut e candidato come premio Nobel per l’economia, ha elaborato una teoria della divulgazione dei redditi e dei collegamenti commerciali dei politici. Per valutare quale correlazione possa esistere tra una divulgazione finanziaria (in certi Stati obbligatoria in altri invece no) e il livello di corruzione (sia a livello interno al parlamento, che tra parlamentari e altri gruppi di interesse), Shleifer ha preso in considerazione 126 Paesi: in 89 di questi la divulgazione è prevista per legge, a non per tutti gli Stati valgono le stesse regole. Degli 89, 33 prevedono la disponibilità dei documenti solo per uso del parlamento, altri 56 invece sono consultabili pubblicamente, 3 sono disponibili solo alla stampa e 7 prevedono una disponibilità condizionate (ad esempio per quanto riguarda la possibilità di fotocopiare e riprodurre). L’eccezione riguarda i Paesi scandinavi dove pur non essendo previsto alcun obbligo per legge, politici rendono pubblici i loro affari. In totale, quindi le informazioni sono disponibili in 46 Stati su 126. Per quanto riguarda l’aspetto pratico, mentre il modulo di dichiarazione in Canada è molto lungo (20 pagine) e contiene richieste dettagliate in altri Stati (tra cui l’Italia) la richiesta di informazioni è sommaria e si risolve addirittura in poche righe. Nel secondo caso dove accanto alla dichiarazione del reddito non sono specificate ulteriori attività, è difficile scoprire le condotte riprovevoli. Il risultato della ricerca offre, quindi, una panoramica sul rapporto tra divulgazione dei dati e livello della corruzione: quest’ultima è decisamente minore quando la dichiarazione dei dati personali opera di fatto e non solo nel diritto (quindi quando la legge viene realmente applicata e non per la sua mera esistenza); inoltre l’attività citata deve essere anche qualificata e ricondotta ad una determinata tipologia, solo così sarà possibile individuare le condotte riprovevoli. Infine, nei Paesi a regime democratico e dove i politici denunciano le loro attività il livello di corruzione è più basso. Un ruolo particolare occupa il rapporto tra norme che impongono la pubblicità degli affari dei politici e la tutela della privacy. A questo proposito l’idea di Shleifer è chiara: la distinzione che necessariamente bisogna fare è tra chi decide di partecipare alla vita pubblica e chi no: i primi, infatti, decidono deliberatamente di porsi sul banco di prova davanti ad un elettorato, mentre i non politici non hanno intenzione di farsi valutare dai cittadini. I primi, quindi, non dovrebbero avere nessun problema a rendere noti i loro affari, spesso se invocano il diritto alla privacy è perché vorrebbero eludere la legge. . . |
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FESTIVAL ECONOMIA, TIBET: LA LOTTA PACIFICA PER L’AUTONOMIA GUENTHER COLOGNA DI ITALIA-TIBET E SONAM FRASI DEL PARLAMENTO TIBETANO IN ESILIO HANNO RIBADITO IL CARATTERE NON-VIOLENTO DELLA STRATEGIA DEL DALAI LAMA NEI CONFRONTI DELLA CINA |
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Trento, 4 giugno 2008 - Da quando le truppe di Mao sono entrate in Tibet – nel 1950 – il popolo tibetano lotta per preservare la sua cultura e la sua identità. Il carattere di questa lotta è non-violento e il Dalai Lama, leader ad un tempo politico e spirituale del popolo tibetano, continua ad insistere per aprire un dialogo “vero” con la Cina, che porti all’unica soluzione realistica: un’autonomia del “Paese delle nevi”. Ma perché questi tentativi vengono continuamente frustrati? Se n’è parlato oggi pomeriggio in un incontro introdotto dal giornalista e scrittore Federico Rampini, a cui hanno preso parte il presidente dell’associazione Italia-tibet Guenther Cologna e Sonam Frasi del Parlamento tibetano in esilio. Rampini nella sua introduzione ha dato una risposta di carattere storico: la Cina si è accorta dell’importanza strategica del Tibet agli inizi del ‘900, in un’epoca in cui il Paese, un Impero millenario, era estremamente vulnerabile e pativa profonde umiliazioni da parte delle altre potenze, vicine e lontane. Dopo la breve spedizione militare inglese a Lhasa – la capitale del Tibet, dove risiedeva il Dalai Lama con la sua corte - Pechino si rese conto che il Tibet andava preservato dagli appetiti degli stranieri, rappresentando una “porta d’ingresso” verso la stessa Cina. Da allora Pechino si tiene ben stretto il “Paese delle Nevi” e tende a considerare ogni posizione che possa mettere in forse la sua sovranità sulla regione come una manovra esterna, volta a mirare la stessa integrità statuale cinese. Rampini si è chiesto a questo punto – anche alla luce delle recenti rivolte scoppiate a Lhasa – se la via della non-violenza, da sempre propugnata dal Dalai Lama, oggi non possa sembrare troppo debole ai tanti tibetani che, dentro e fuori dal Tibet, non vedono maturare risultati concreti, mentre al contrario la sinizzazione del Tibet continua a ritmi sempre più accelerati, favorita anche dall’enorme squilibrio demografico (i tibetani sono 6 milioni, i cinesi Han che vivono in Cina circa un miliardo e duecento milioni). Sia Sonam Frasi che Guenther Cologna hanno risposto di no: la non-violenza rimane sempre attuale, essa, è parte integrante della cultura tibetana e della religiosità del paese. La rivolta legata al passaggio della torcia olimpica deriva dal senso di frustrazione accumulato a causa della rigidità del governo cinese, ma non mette in discussione il carattere pacifico della lotta del popolo tibetano. “Del resto – ha ricordato il parlamentare tibetano – lo squilibrio è così grande che sarebbe una pazzia da parte nostra tentare vie violente. ” La Cina però ha portato anche lo sviluppo economico e lo stesso Dalai Lama ha espresso in più occasioni una visione molto pragmatica riguardo a questo aspetto dell’occupazione cinese. “E’ vero, soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture è stato fatto molto – ha riconosciuto Sonam Frasi – ma ciò è andato a vantaggio più della Cina che dei tibetani. Le risorse del Tibet vengono usate per lo sviluppo della Cina, e la più importante di queste risorse è l’acqua. ” Guenther Cologna ha riportato il dibattito sul terreno della politica. “La Cina oggi non dovrebbe fare nessuna modifica costituzionale per riconoscere al Tibet un’ampia autonomia; del resto questa soluzione era stata prospettata dallo stesso Deng Xiaoping. La Cina oggi accetta il regime speciale di realtà come Hong Kong o Macao, pur essendo queste realtà abitate non da una popolazione diversa e distinta da quella maggioritaria in Cina ma dagli stessi cinesi Han che costituiscono il 92% della popolazione totale. ” La verità dunque è un’altra: la Cina – come si è detto nelle ultime battute dell’incontro - scommette sul fattore tempo. Aspetta cioè che il Dalai Lama muoia. Sta già manovrando per pilotarne la successione: quando ciò sarà avvenuto potrebbe considerare il problema risolto. . |
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FESTRIVAL ECONOMIA: RUSSIA, QUANDO I CEREALI DECIDONO TUTTO LA TESTIMONIANZA DI EGOR GAYDAR, EX PRIMO MINISTRO DI ELTSIN |
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Trento, 4 giugno 2008 - “Dal collasso dell’impero sovietico possibili importanti lezioni per quel che siamo oggi” Nel 1992 è stato primo ministro russo sotto il governo di Boris Eltsin e ha promosso l’abolizione della regolamentazione dei prezzi da parte dello Stato. Nel 1994 è stato tra i fondatori del partito della Scelta Democratica della Russia e fino al 2003 è stato deputato. Negli ultimi anni si è gradualmente ritirato dalla scena politica per concentarsi sulla ricerca economica. Del 2007 il libro “Collasso di un impero: lezioni per la Russia moderna”, tradotto con successo in inglese e spagnolo e destinato anche al mercato italiano. E proprio “Il collasso dell’impero” è il titolo della conversazione che – per gli appuntamenti delle “Visioni” del Festival dell’economia – ha visto protagonista, in Sala Depero, Egor Gaydar. Ad incalzarlo John Lloyd, editorialista del “Financial Times”. Il suo è stato un viaggio dentro l’attualità, certamente, ma con continui riferimenti al passato, a partire dagli anni Trenta e dallo stalinismo e con il ricorso a citazioni continue dagli archivi della storia sovietica. Per l’ex primo ministro russo, comunque, ´´se i prezzi petroliferi sono oltre i 100 dollari è più facile governare la Russia´´ e il riferimento è stato alle grandi difficoltà del governo russo durante la crisi petrolifera del 1995-96. Esaminando l´attuale situazione economica della Federazione russa, Gaydar ha invece aggiunto che ´´c´e´ una forte pressione all´emissione di obbligazioni di Stato, che però non si possono garantire´´. Ha tuttavia giudicato positivamente la politica economica degli ultimi anni ´´che ha fatto - ha ricordato - una riforma fiscale con la flat tax, esenzioni e riduzioni di imposte sugli utili, cambiamenti nell´imposizione sulle risorse naturali. Si è ottenuto un incremento dei redditi ed è migliorato il federalismo fiscale. Soprattutto stabilizzare l´economia prima del crollo del petrolio nel 2003 è stato un successo´´. Gli è stato anche chiesto un giudizio sul nuovo presidente Dmitri Medvedev. Gaydar si e´ limitato a dire che ´´lo vedremo solo nei prossimi mesi´´ ma si è dichiarato ´´più ottimista rispetto a sei mesi fa. E comunque Medvedev è persona istruita, vuole fare qualcosa di buono per la Russia. E poi ho un mio metodo per giudicare i politici: non da quello che dicono, ma da quello che fanno”. Un accenno, non senza toni polemici, ai rapporti tra Unione Europea e Russia. “E’ vero che l’elite russa cerca un rapporto con l’Europa ma io ricordo la battuta di un ministro degli esteri di un paese dell’Est: entrare in Europa è il paradiso, ma il negoziato per entrarci è l’inferno. L’unione Europea deve trattare la Russia come un buon vicino, non per imporre regole ma per decidere come vivere insieme”. Nel suo racconto momenti drammatici (1991, la crisi dei cereali, l’urbanizzazione crescente, la guerra in Afghanistan) e il tentativo di raccontare la storia della Russia, ha detto, per riparare ad un errore concettuale, una sorta di fanfaluca: “Quella di chi racconta che c’era una volta un grande Impero, una superpotenza con problemi ovvi poi toccata da un tentativo di riforme con risultati disastrosi (crollo impero, dissoluzione Urss) prima che qualcuno riuscisse a riportare la Russia al suo ruolo”. Per andare oltre questo schematico racconto dell’era Gorbaciov – Eltsin, l’ex primo ministro è partito appunto da Stalin, dai cereali confiscati ai contadini, dalle terribili purghe. E sempre attorno al ruolo centrale dei cereali – dapprima esportati e poi importati, in una alternanza dalle tinte drammatiche, con rischi concreti di guerra civile anche negli Anni Novanta – Gaydar ha sviluppato il suo intervento. O forse sarebbe meglio dire: i suoi ricordi. . . |
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FESTIVAL ECONOMIA: IL TRATTATO DI LISBONA, TRA PAURE E ASPETTATIVE “L’UNIONE EUROPEA: UNA STORIA NON UFFICIALE” ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI RICCARDO PERISSICH, SI È DISCUSSO DEL FUTURO DELL’EUROPA. DIVERSE LE TESI A CONFRONTO. |
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Trento, 4 giugno 2008 - È l’interrogativo sul futuro dell’Europa il fil rouge che collega l’intera discussione intorno al nuovo libro di Riccardo Perissich “L’unione Europea: una storia non ufficiale”, edito da Longanesi. Sono intervenuti, oltre all’autore, Carmela Decaro, già Capo Dipartimento per le Politiche comunitarie della Presidenza del Consiglio che ha da poco rimesso il suo mandato - per dedicarsi all’attività accademica e Lorenzo Bini Smaghi, membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea. La prima domanda, è arrivata secca e decisa per Riccardo Perissich da parte del moderare dell’incontro Roberto Ippolito, direttore delle relazioni esterne dell’Università Luiss Guido Carli: “Il Trattato di Lisbona funzionerà?”. La risposta è stata altrettanto categorica: “Quello di Lisbona è un Trattato innovativo – ha argomentato l’autore – ma manca di un certo dinamismo intrinseco. Inoltre le nuove figure previste, quelle del Presidente del Consiglio Europeo e quella del rappresentante degli esteri (una sorta di ministro degli esteri) non hanno ancora un ruolo ben definito”. Più ottimista invece è la tesi sostenuta da Carmela Decaro, soprattutto guardando alla storia. Si festeggiano, infatti, nel 2008 importanti anniversari: i 50 anni dall’entrata in vigore dei Trattati di Roma, i 60 anni della Costituzione Italiana (“due Signore mature ed estremamente affascinanti”, le ha descritte la professoressa) e i 10 anni della Banca Centrale Europea. Per non parlare, inoltre, della moneta unica europea: “la profezia di una lingua comune”. Oggi, l’Unione Europea, può costruire il suo futuro su basi inimmaginabili cinquant’anni fa. Per quanto riguarda infatti l’opinione pubblica e il sentire comune, però, non è ancora sentita la “doppia cittadinanza” citata anche da Ciampi: quella italiana e quella europea. Anche secondo il parere di Lorenzo Bini Smaghi è un errore ritenere che il “Minitrattato” com’è anche chiamato il Trattato di Lisbona non funzionerà, come probabilmente fu un errore di Altiero Spinelli, al tempo, votare contro l’Atto Unico Europeo. La moneta unica è un legame tra gli Stati che crea una dimensione europea fortissima, questo un buon inizio per arrivare ad una politica europea condivisa, anche perché se l’Europa non si esprimerà su di una linea di politica estera unitaria saranno “gli altri”, ovvero i Paesi esterni all’Unione, a costringerla a farlo. È comunque innegabile, come ha sottolineato il professor Perissich, che il Trattato di Lisbona nasce dalla sconfitta dell’ambizioso progetto della Costituzione europea: oggi l’opinione pubblica vive con distacco e disaffezione la questione dei temi dell’Unione perché spesso la distanza tra annunci e realtà è stata troppa. “La mia paura - ha affermato Perissich – è che non si raggiunga una politica estera comune, come annunciato nel Trattato di Lisbona”. . . |
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FESTIVAL ECONOMIA: DEMOCRAZIA E IMPRESE IN CERCA DI REGOLE CERTE IL FORUM CON COLLINI, GALLINO, GHIDINI, GRANDE STEVENS E TABACCI TROPPO SPESSO L’ECONOMIA PRECORRE IL DIRITTO E PIÙ CHE DI “BILANCI SOCIALI” ABBIAMO BISOGNO DI “BILANCI VERI” |
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Trento, 4 giugno 2008 - E’ finita con Paolo Collini, preside della facoltà di economia di Trento, a dire: “Per far sì che il rapporto tra democrazia ed imprese abbia un senso, occorre che le regole siano precise. Insomma: ognuno faccia la sua parte. I ruoli siano chiari. Non va bene se lo Stato fa l’imprenditore, non va nemmeno bene se l’azienda fa da Stato”. C’è il segno di una anomalia tutta italiana nelle conclusioni al lungo (due ore) ed articolato forum di sala Depero. “La democrazia e le imprese”, giustappunto, il titolo. A coordinare Marco Panara, giornalista di “Repubblica”. Accanto a Collini – avrebbe dovuto, stando al ruolino di marcia, “introdurre”: in realtà i suoi sono stati interventi di stimolo, a tutto campo – nomi importanti. Nel loro campo, autorità risconosciute. Della partita Luciano Gallino, il sociologo de “Il lavoro non è una merce”; Gustavo Ghidini, docente di diritto industriale, ha scritto pagine importanti riguardo ai diritti dei consumatori; Franzo Grande Stevens, avvocato, giurista e presidente della Compagnia San Paolo; Bruno Tabacci, parlamentare della Rosa Bianca, grande attenzione alle liberalizzazioni e al cittadino consumatore. Dibattito denso, si è detto. Spesso sospeso tra la constatazione – un po’ desolata – di quanto in Italia fatichi ad affermarsi una cultura che sappia unire democrazia ed impresa e dall’altrettanto necessaria constatazione che i meccanismi della globalizzazione (che Grande Stevens preferisce chiamare “economia su scala mondiale, perché se davvero fosse globalizzazione esigerebbe regole e sanzioni globali, per tutti mentre la verità è che esistono conflitti tra Stati e gruppi di Stati e dunque non possiamo parlare di mercato e democrazia solo in riferimento all’Italia ma invece collegandoci ad una bufera mondiale che viene da fuori”) ci costringono ad allargare gli orizzonti. Paolo Collini ha messo sul tappeto una serie di “provocazioni”. La necessità che le aziende forniscano trasparenza, informazione, correttezza nel comunicare i propri risultati: passaggio fondamentale per contrastare l’opacità che troppo spesso domina la scena economica. Poi, le regole di funzionamento: “ci si preoccupa tanto dei limiti temporali per l’elezione dei politici. Non potrebbero esserci limiti per i manager delle aziende, magari? specie se apportatori di risultati deludenti”. Ancora: chi rischia in una azienda merita più partecipazione e questo potrebbe riguardare anche i lavoratori, anche con forme di partecipazione ai profitti. Ancora: occhio alle privatizzazioni di facciata con un sistema pubblico ancora molto forte visto che in molte realtà le principali aziende sono proprio quelle dei servizi pubblici, dalla sanità ai trasporti. E’ giusto? Infine: i consumatori che chiedono correttezza e trasparenza. Bastano le crescenti class action a farci ritenere che il ruolo possa diventare un po’ meno marginale, un po’ meno umiliante? Queste le carte messe in tavolo dal preside. Ai relatori il compito di prenderle, soppesarle, valutarle, interpretarle, lasciarle, rilanciarle, scartarle, e se del caso, mostrarne di nuove. Bruno Tabacci. “Vedo in Italia una distanza tra le regole fissate e come si vivono. C’è un approssimativo approccio alla legalità. Conosciamo più la furbizia che non la responsabilità. Sulla vicenda Alitalia un silenzio assordante: il titolo sale del 250 per cento in una settimana grazie a voci messe in giro ad arte e nessuno trova di che ridire? Non mancano le regole, c’è una cattiva propensione ad applicarle. Più che di un bilancio sociale abbiamo bisogno di un bilancio veritiero. Per non dire delle banche: vedo banchieri condannati in primo grado che non solo restano al loro posto, ma fanno anche carriera. Aggiungo che è anche nella connessione tra giornali e potere economico che si gioca la democrazia. Di come funziona il sistema televisivo in Italia, sappiamo. Ma c’è anche un silenzio della grande stampa su alcuni temi economici. Allora, che ognuno faccia la sua parte. C’è una scollatura tra il muoversi dei diritti e dei doveri. Se non scendono in campo i doveri, i diritti sono effimeri”. Gustavo Ghidini. “L’ambiguità è sovrana in Italia. La partecipazione dei piccoli azionisti attraverso i Fondi ne è un tipico esempio. Diventano infatti i rappresentanti di interessi di massimizzazione a breve di un profitto che si salda, guardacaso, alle stock option dei manager. Appetiti voraci, locuste come li chiamano in Germania. Nemici di uno sviluppo dell’impresa basato su ricerca e sviluppo. Nella storia economica italiana se cerco chi ha perseguito ricerca e sviluppo, Olivetti è l’unico e ormai lontano ricordo positivo. Ma c’è un’altra ambiguità. Si parla della responsabilità sociale dell’impresa. Ma oggi le imprese puntano sull’immagine cosmetica a presa rapida. Usano politiche mediatiche con sprezzo dei consumatori e dei piccoli azionisti. Allora l’impresa faccia l’impresa e lasci beneficenza, restauri e opere di bene alle Fondazioni: esistono per quello. Ci siamo dimenticati che per recepire il concetto europeo della pubblicità menzognera abbiamo dovuto aspettare otto anni? Già: le leggi arrivano dall’Europa, da noi non si legifera nulla. Ed invece servono regole senza orpelli, diversivi, fumi ed alibi”. Luciano Gallino. “Quanti disastri finanziari dal 2000 ad oggi. Ci siamo scordati che Enron, settimo gruppo al mondo, si è volatilizzato in poche settimane? Quanto all’Italia, ha il record mondiale: ci siamo scordati la vicenda Parmalat? Adesso siamo in ballo con la vicenda dei mutui facili, specie negli Usa. Guardate che sono già spariti mille miliardi di dollari. E all’origine vi sono comportamenti irresponsabili di manager o di intere società. C’è chi – ad esempio Bush – parla di mele marce. Ma è un termine che distoglie dalle analisi delle cause strutturali degli scandali. Il fatto è che oggi le aziende e le imprese, nell’epoca della finanza selvaggia, chiedono che ogni investimento renda, in breve, il 15 o il 20 per cento. Non importa come, dove e a che prezzo. Non importano le condizioni dei lavoratori, il rispetto dell’ambiente. Il fatto è che per molti manager è difficile perseguire la responsabilità sociale delle imprese. I codici etici fanno sorridere. All’estero è in corso un grande sforzo per riscrivere le regole delle società. Ci sono molte novità, c’è impegno per far sì che democrazia e imprese possano coincidere. In Italia, finora nulla”. Franzo Grande Stevens. “Mi preme dire che viviamo in uno scenario generale perché noi non siamo isolati. E’ vero invece che c’era nella nostra Costituzione la ragione iniziale di un mercato libero e democratico. In questo la Costituzione fu lungimirante. Però oggi l’economia precorre il diritto. Ci sono le ombre di una finanza malata che specula sul credito e sulle azioni per succhiare utili e dividendi a più non posso. E’ urgente che si fissino regole certe per impedire taluni disinvolti comportamenti”. . . |
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FESTIVAL ECONOMIA: “VIVIAMO UN PAESE INDIFFERENTE AL MALCOSTUME” IL GIUDICE DAVIGO DIALOGA CON IL VICEDIRETTORE DEL CORSERA MUCCHETTI SU CORRUZIONE, GIUSTIZIA E SVILUPPO ECONOMICO. |
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Trento, 4 giugno 2008 - Da quella stagione di pulsioni ed eventi repentini sono trascorsi più di tre lustri, ma per il grande pubblico è rimasto uno dei simboli di Mani Pulite. Lui, al secolo Piercamillo Davigo, è oggi uno stimato consigliere della Corte di Cassazione, ma il pubblico del Festival dell’economia di Trento ha affollato la sala del Castello del Buonconsiglio per ascoltare una delle icone della stagione di Mani Pulite parlare di corruzione, giustizia e sviluppo economico. E il tema non poteva essere altro, considerata la frequenza con cui la cronaca riporta fatti e misfatti di un’economia italica talvolta protagonista di performance in negativo. Davigo, è bene chiarirlo subito, non ha deluso le attese, sollecitato anche dalle domande di Massimo Mucchetti, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera e penna tra le più temute dall’establishment economico e finanziario di casa nostra. Non a caso, nel 2005, qualcuno tentò di penetrare nel suo pc della redazione, proprio mentre era in corso un tentativo di scalata del quotidiano milanese, per capirne le carte scomode in suo possesso. Non ha deluso, dunque, Davigo, il “dottor Sottile” - così lo chiamavano i colleghi del pool milanese, Antonio Di Pietro, Gerardo D´ambrosio, Francesco Saverio Borrelli, Francesco Greco e Gherardo Colombo – per via della sua maestria a costruire l’architettura giuridica del castello accusatorio che minò definitivamente una Prima Repubblica già sulla via dell’implosione. “L’italia - osserva Davigo – si è ormai abituata a convivere con il malcostume. Il paese funziona con regole diverse da quelle scritte nelle leggi, i comportamenti sono diversi. Faccio un esempio: abbiamo un sistema rigoroso che regola gli appalti, ma in realtà le cose stanno diversamente. All’anas avevano una stanza piena di valigette e così ordinarono di portare i soldi delle tangenti in buste, più facili da smaltire… Quando Craxi, con un discorso durissimo, osservò che tutti avevano concorso al sistema delle tangenti, maggioranza ed opposizione, nessuno si alzò per zittirlo. Era purtroppo vero, maggioranza ed opposizione si spartivano i soldi delle tangenti che non servivano affatto a finanziare i partiti ma le loro articolazioni, le diverse correnti”. E’ cambiato poco, a sentire il magistrato, nel nostro paese dal 1992, quando scoppiò Mani Pulite, ad oggi: 16 anni costellati da fatti gravi, quali ad esempio gli scandali finanziari. Il “malcostume” è dunque un fatto quasi accettato nel nostro paese, eccetto che nei periodi di crisi economica, “quando il malumore e le preoccupazioni impediscono alle persone di sentirsi raccontare delle bugie”. Secondo Davigo – che su questo ci ha scritto anche un libro - i grandi scandali economici coincidono con i periodi di crisi: scandalo petroli, manipulite: “La corruzione emerge quando la torta non basta. Il patto illecito, stretto tra due parti che non hanno interesse a farlo sapere, si rompe quando una delle due parti è insoddisfatta e quindi litiga con il ‘socio’”. Per combattere il malcostume sarebbe necessario un patto tra politica e giustizia, ma questo non è possibile: “I finanziamenti illeciti – ripete Davigo – non servono a finanziare i costi assurdi della politica. Ancora oggi, la legge elettorale non consente la reale selezione della classe politica che è il presupposto per un patto tra politica e giustizia. L’elezione di un parlamentare dipende dal posto occupato sulla scheda elettorale, non dalla preferenza dell’elettore. Dentro il partito vinci i congressi in base al numero di tessere. Il problema è che un politico onesto deve conquistarsi tessera per tessera, voto per voto; un farabutto trova più facile inventarsi i tesserati. Secondo voi – chiede ironico Davigo – chi vince tra i due? Io non ho dubbi, ma non possiamo più accettare che i partiti, destinatari di ingenti finanziamenti pubblici, siano soggetti non riconosciuti, liberi di aggiustare i bilanci. E’ necessario arrivare ad una regolamentazione giuridica dei partiti”. Il vicedirettore del Corsera incalza Davigo, non troppo convinto dell’accostamento tra successo delle indagini e crisi economica, e fa notare che oggi, a differenza di qualche anno fa, è molto più difficile arrivare ad una condanna e vedere le conseguenze (concrete) determinate dall’azione giudiziaria: “Ora non succede nulla – taglia corto Mucchetti – non si sa più nulla sull’esito e gli sviluppi di grandi inchieste, con l’eccezione delle scalate bancarie del 2005 che portarono alle dimissioni del Governatore della Banca d’Italia e all’arresto dei “furbetti del quartierino”. Ma, credo, che molto fu possibile grazie alla guerra in corso all’interno del sistema bancario…”. Con un fenomeno nuovo – a detta di Mucchetti – rispetto a qualche anno fa: ovvero alla scomparsa della competizione tra i partiti. A preoccupare i due relatori – ma questo è forse il dato in negativo che più ricorre nelle diverse sessioni e nei diversi interventi di questa 3° edizione del Festival dell’Economia di Trento – è la metamorfosi della finanza, sempre più globale, sempre più fuori controllo da parte dell’ authority nazionale, sempre più dotata di strumenti sofisticati, rimasta fedele solo all’obiettivo di trasferire il rischio da chi si è assunto l’impegno ad altri soggetti (piccoli investitori). “Al tempo dei bond Cirio e Parmalat – osserva a questo proposito Mucchetti - è stato facile capire l’illecito che si celava dietro alla cartolarizzazione dei mutui, anche a nessuno ha mai spiegato il motivo per il quale coloro che avrebbero dovuto controllare e verificare i bilanci non l’abbiano fatto. Mi chiedo se dietro a queste nuove forme di finanza spregiudicata, i cui rischi sono da tempo denunciati, non sia individuabile un profilo penale”. “L’azione penale esiste – ribatte Davigo – nonostante che l’Italia non abbia ancora ratificato la direttiva europea che introduce la corruzione privata. Oggi, il direttore dell’ufficio acquisti di una grande azienda che incassa delle tangenti per ammettere dei fornitori, rischia al massimo una causa civile dalla stessa azienda”. Ma è sull’inadeguatezza degli Stati nazionali ad affrontare la materia che Davigo insiste: “In Italia abbiamo declassato il reato del falso in bilancio che resiste solo se sono i soci a subire il danno. Ebbene tutti noi sappiamo che in molti casi sono gli stessi soci a commettere questo tipo di reato… In America hanno trovato una soluzione, facendo giurare l’amministratore delegato in tribunale circa l’autenticità del bilancio. Il risultato? Molti gruppi internazionali hanno preferito abbandonare la borsa di New York”. Per non parlare dei paradisi fiscali dove “le resistenze e i vincoli non esistono per i ladri ma per le guardie”. “Io ho dovuto lavorare – ricorda Davigo, facendo sorridere il pubblico - due anni per una rogatoria su Hong Kong. Ad un certo punto hanno tentato pure di negare l’esistenza della banca, una delle più grandi del paese, per poi sentirmi dire che non mi era concesso sapere il destinatario di una tangente. Due anni per un’operazione da banca a banca, che aumentano in modo esponenziale se quella tangente, prima di venire ritirata, rimbalza tra diverse banche di diversi paradisi fiscali sparsi in giro per il mondo. Insomma, non possiamo più attendere 20 anni per ricostruire il giro compiuto in un giorno da una tangente: tutto ciò è incompatibile anche con la vita umana. Uno fa in tempo a morire prima di essere scoperto”. Applausi e qualche sorriso in sala. Ma è un’ironia amara. . . |
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FESTIVAL ECONOMIA: L’AUTORITARISMO NON FRENA L’ECONOMIA DI MERCATO MA SENZA MERCATO NON CI PUÒ ESSERE DEMOCRAZIA LA TRANSIZIONE DEI PAESI POST SOVIETICI E DELLA CINA SECONDO GÉRARD ROLAND “IMPORTANTE IL RUOLO DELL’UNIONE EUROPEA PER STABILIZZARE LE ISTITUZIONI NEI NUOVI PAESI MEMBRI” |
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Trento, 3 giugno 2008 - Le economie socialiste non avevano né mercato né democrazia. Alcuni di questi paesi, in particolare quelli dell’Europa centrale, hanno avuto una transizione verso il mercato e la democrazia, la Cina ha vissuto e sta vivendo una forte crescita economica pur rimanendo sostanzialmente un paese senza democrazia, mentre la Russia e molti paesi dell’ex Unione Sovietica, dopo aver vissuto un periodo di apertura democratica, hanno imboccato la via dell’autoritarismo. Percorsi diversi che insegnano una cosa: mentre un’economia di mercato può essere compatibile con l’autoritarismo e l’assenza di democrazia, non può esistere democrazia senza economia di mercato o, detto in altri termini, la democrazia non è compatibile con l’economia pianificata. E’ la tesi che Gérard Roland, economista belga che insegna economia e scienze politiche all’Università di Berkeley, ha esposto oggi a Palazzo Geremia. “La democrazia e la pianificazione centrale – ha spiegato Roland – non sono compatibili perché è necessario imporre quotidianamente numerose decisioni relativamente alla distribuzione delle risorse”. Prendiamo l’esempio dell’Urss: la crescita ha cominciato a rallentare sotto Gorbaciov perché le imprese minacciavano di non realizzare i propri piani di produzione a meno di non ottenere maggiori risorse. “L’esperimento comunista – sostiene Roland – ha dimostrato l’inferiorità della pianificazione centrale rispetto all’economia di mercato, ma l’incompatibilità di democrazia e pianificazione centrale è una lezione cruciale anche del ventesimo secolo”. In che modo si può spiegare questa divergenza? Studioso di economia della transizione, Roland individua nell’inerzia in termini di valori e credenze che ha caratterizzato quei paesi la spiegazione dell’assunto iniziale. Tale processo ha interessato però in modo diverso questi paesi, cosa che però non spiega da sola la divergenza istituzionale fra Europa centrale e Russia e le altre ex repubbliche sovietiche. Il sostegno alla democrazia è inferiore in Russia ma non nell’ex Unione Sovietica rispetto ai paesi che hanno di recente aderito all’Unione Europea, mentre il sostegno all’economia di mercato è in generale maggiore nei nuovi stati membri, ma è piuttosto variabile nell’ex Unione Sovietica: basso in Russia, Armenia, Bosnia, Kazakhstan, alto in Mongolia, Albania e Tagikistan, medio in Tagikistan, Montenegro, Serbia, Ucraina e Uzbekistan. Quale il ruolo svolto dall’Europa? “L’adesione all’Unione Europea – sostiene Roland – ha svolto il ruolo di ancora istituzionale per i nuovi stati membri, così come ha fatto a suo tempo per Spagna, Grecia e Portogallo. I previsti benefici dell’adesione hanno portato all’introduzione di importanti riforme istituzionali nei paesi dell’Europa centrale, si è trattato di un incentivo che ha funzionato molto bene, basti ricordare la situazione che c’era in Italia prima dell’adesione all’Euro, ma questo incentivo è scomparso dopo l’adesione, creando una certa tensione fra il progresso istituzionale compiuto e i valori relativamente autoritari e interventisti. L’unione Europea dovrà quindi ancora svolgere un ruolo importante per stabilizzare le istituzioni nei nuovi paesi membri”. Se in Europa centrale la spinta alla democratizzazione è arrivata dal basso grazie alla presenza di una forte società civile, in Urss il cambiamento è avvenuto soprattutto in seguito al fallito colpo di stato del 1991, che mise fuorilegge il Partito comunista. “Ciò ha avuto un effetto importante sulle scelte delle istituzioni. L’ex Unione Sovietica ha introdotto sistemi presidenziali forti, mentre i paesi baltici e quelli dell’Europa centrale, dove c’era una società civile forte, si sono introdotti sistemi politici con una minore concentrazione di potere nelle mani dell’esecutivo”. Un modello interpretativo, quello di Roland, che si ferma ai confini della Cina, che ha avuto la crescita più spettacolare di tutti i paesi post comunisti, pur mantenendo un governo comunista e pur essendo “molto più autoritaria della Russia di Putin”, con un basso punteggio per quanto riguarda lo stato di diritto. Un vero rompicapo quello cinese, che per Roland è spiegabile solo guardando alla storia di questo grande paese ed alla sua tradizione meritocratica e di decentramento fiscale. “Un posto di funzionario governativo è ancora oggi tra le carriere più ambite e desiderate dai cinesi e c’è una grande competizione all’interno dell’apparato burocratico. Di più, i leader provinciali hanno autonomia sulle risorse fiscali e fanno velocemente carriera se riescono ad avere una buona crescita economica nei territori da loro amministrati”. Ma crescita e riforme non avvengono semplicemente riducendo il peso del governo. “Meritocrazia e decentramento fungono da sostituti dello stato di diritto e della separazione dei poteri. Una meritocrazia che è riuscita a raggiungere tassi di crescita spettacolari dovrebbe essere in grado – sostiene Roland – di ottenere altri obiettivi – ad esempio la riduzione dell’inquinamento ambientale - se esistesse la volontà politica, cosa che invece fino ad ora non si è vista”. Dunque l’esperienza comunista – questa la conclusione di Gérard Roland – ha dimostrato l’incompatibilità della pianificazione centrale con la democrazia. Le differenti traiettorie democratiche in Europa centro-orientale, dove una maggiore democrazia si è associata ad una migliore crescita economica, si possono spiegare con una combinazione di differenze culturali, con l’adesione all’Ue e con il diverso sviluppo della società civile. Mentre la crescita cinese, unica fra i paesi post comunisti, trova ragione nella meritocrazia e nell’obiettivo di governo, nazionalista, della crescita che hanno sostituito lo stato di diritto. . . |
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FESTIVAL ECONOMIA: IL TERRORISMO NON SI NUTRE DI POVERTA’ E IGNORANZA E’ UN ATTO POLITICO, UNA MANIFESTAZIONE DI VOLONTÀ, PARAGONABILE, PUR CON ALTRI MEZZI, AL VOTO ALAN KRUEGER HA TRACCIATO L’IDENTIKIT DEI TERRORISTI ANDANDO ALL’ORIGINE DELLE LORO MOTIVAZIONI |
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Trento, 3 4 giugno 2008 - Un’ opinione piuttosto diffusa, anche perché fatta propria da qualche governo dopo l’11 settembre e sposata dai mass media, è che alla base del terrorismo ci siano povertà e mancanza di istruzione. In realtà molte analisi dimostrano che spesso i terroristi provengono dalla classe media e hanno una buona istruzione. A spingerli alla lotta armata con i mezzi del terrore sono motivazioni di carattere etico o politico. Di terrorismo e terroristi ha parlato questa mattina, al Castello del Buonconsiglio, Alan Krueger con la relazione “Chi sovverte la democrazia”. Basandosi su analisi statistiche ha approfondito la genesi di un terrorista, applicando metodi d’indagine già sperimentati nello studio del mercato del lavoro e dei meccanismi che portano a scegliere una determinata carriera professionale. Krueger ha citato alcune affermazioni fatte dalla politica statunitense a proposito della nascita del terrorismo. Nel marzo del 2002 il Presidente George W. Bush, ha dichiarato:“Combattiamo la povertà perché la speranza è una risposta al terrore”. Nel febbraio dello stesso anno Al Gore aveva detto “. La povertà, le malattie e il deterioramento ambientale formano un asse del male che spinge molte persone ad intraprendere attività terroristiche”. Dati alla mano Krueger ha respinto queste interpretazioni evidenziando che, sia per quanto riguarda gli attentati suicidi contro gli americani e altri occidentali in Irak che per gli attacchi contro Israele, di un significativo campione di persone del mondo arabo quelle meno istruite erano le meno propense a prendere una posizione o a giustificare gli attacchi. I più estremisti si sono rivelati gli studenti. Krueger ha citato anche la ricerca condotta da Nasra Hassan, che si occupa di aiuti internazionali per conto dell’Onu. Ha intervistato 250 militanti coinvolti nella causa palestinese dal 1996 al 1999 e ha concluso che molti provenivano dalla classe media e avevano un lavoro regolare. Nel confronto tra kamikaze palestinesi e popolazione palestinese di uguale età, Krueger ha rilevato che mediamente i kamikaze hanno meno probabilità di provenire da famiglie povere e godono di un’istruzione maggiore rispetto al resto della popolazione, qualcuno addirittura di buon livello. Lo stesso discorso vale per Hezbollah, Gush Emunim, organizzazione di matrice israeliana e la stessa Al Qaeda. Krueger ha sottolineato come anche in Italia all’interno delle Brigate Rosse vi fossero molti laureati. L’analisi dei messaggi contenuti in 40 tra discorsi e video fatti tra il 2005 e il 2006 da terroristi islamici mostra come non siano i problemi materiali i temi più citati ma piuttosto la religione, la guerra dell’occidente contro il mondo islamico, l’occupazione dei territori. “In realtà – ha detto Krueger – quello che porta la gente al terrorismo è la volontà di dichiarare la propria posizione, magari partendo dalla convinzione di essere perseguitati. Alla base c’è la volontà di affermare le proprie idee, come si fa, con metodi ben diversi, con il voto. Chi vota all’interno delle società? Le persone più istruite e più inserite”. I dati sul terrorismo internazionale tra il 1997 e il 2003, proposti da Krueger, dicono che il 91% degli attacchi è stato condotto da più terroristi, l’88% da persone nate nel paese che ha subito l’attacco, nel 62% dei casi si è registrata una differenza di credo religioso tra attentatori e vittime. Mediamente gli attentati si sono indirizzati a paesi di un certo benessere. I terroristi provengono più spesso da paesi dove mancano o sono compresse le libertà civili o da paesi sottoposti a occupazione. Non sembrano invece molto rilevanti gli effetti del terrorismo sull’economia, specialmente se questa è diversificata. Quanto all’effetto politico dipende molto dal contesto in cui si svolgono gli attacchi. In Spagna nel marzo del 2004 il terrorismo ha avuto, secondo Krueger, influenza sulle elezioni politiche facendo sì che il governo Aznar perdesse il sostegno popolare per come aveva gestito l’emergenza. In conclusione Krueger ha ricordato che, poiché uno degli obiettivi del terrorismo è diffondere la paura, un ruolo determinante nel bene e nel male lo svolgono anche i mass media che spesso puntano troppo sulla velocità dell’informazione e sul sensazionalismo a scapito della precisione. Alan Krueger è professore di Economia all’Università di Princeton, nelle sue ricerche si è occupato principalmente di economia della formazione, distribuzione del reddito, regolazione del mercato del lavoro. È direttore del Princeton University Survey Research Center e Associate del National Bureau of Economic Research and of the Institute for the Study of Labor. Dal 2000 al 2006 è stato editorialista per il New York Times. Tra le sue pubblicazioni: Education Matters: A Selection of Essays on Education, Edward Elgar Publishing Ltd. 2000; Inequality in America: What Role for Human Capital Policies? (Con J. Heckman), Mit Press 2004; What Makes a Terrorist, Princeton University Press 2007. . . |
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FESTIVAL ECONOMIA: BASTA PIANGERSI ADDOSSO: LA PRECARIETA’ MIGLIORA LA VITA VIVERE E COMPETERE NELLA SOCIETÀ DEL QUATERNARIO |
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Trento, 4 giugno 2008 - Il problema è meramente di natura psicologica. La società del post-terziario, in realtà, ha innalzato le opportunità professionali permettendo alle persone di svincolarsi da forme lavorative rigide. Ognuno di noi, grazie alla precarietà, può divenire imprenditore di se stesso. Il mondo del lavoro tradizionale non c’è più, mentre avanza l’economia del quaternario. Siamo entrati nella società della piena disoccupazione dominata da servizi innovativi e ad alto valore aggiunto, nella quale tramonta la cultura del lavoro salariato. Anche se il fenomeno spaventa e scalda gli animi, tra sinistra antagonista e destra sociale, con i nuovi meccanismi di produzione del quaternario il lavoro resterà necessariamente flessibile e volatile. Per la politica la sfida è complessa e ineludibile. Solo le comunità capaci di adattarsi ai cambiamenti, anche rivoluzionando l’organizzazione dello stato sociale riusciranno ad ottenere benefici dall’avvento della società dei servizi personalizzati. Per quei Paesi che si riveleranno incapaci di governare il mutamento, il declino è ormai dietro l’angolo. Questa in sintesi la tesi di fondo di “Piena disoccupazione”, saggio edito da Einaudi Editore e scritto da Massimo Gaggi, inviato del Corriere della Sera con base a New York ed Edoardo Narduzzi, docente di Economia dei mercati e degli intermediari finanziari all’Università Bocconi. “Il concetto da capire - dichiara Gaggi - è questo: la cultura del rischio porta a nuove opportunità. Nell’economia del quaternario, ossia quella dei servizi che in America interessa l’80% delle persone, il modo di lavorare cambia, tutto diventa più frammentario, la creatività assume un ruolo fondamentale. Diventa quindi difficile ingabbiare questi aspetti in un contratto ma questo non vuol dire che sia un male”. “Sconfiggere la precarietà non è un obiettivo realistico – incalza il moderatore del dibattito Roberto Ippolito, direttore relazioni esterne dell’Università Luiss – questo dato di fatto quanta paura sta generando?” A rispondere Antonio Schizzerotto professore di sociologia all’Università degli Studi di Trento “Stabilirlo è difficile anche perché si stanno sviluppando meccanismi di adattamento. Il problema vero che emerge è fino a che punto nell’economia sia mutato il processo di individualizzazione del corso della vita, di rottura dei legami. Bisognerebbe misurare con un po’ più di accuratezza la questione, cosa stia succedendo. La Germania – controbatte Schizzerotto agli autori del libro – è un modello industriale ed in questo momento è l’elemento trainante dell’economia europea. Il mondo manifatturiero non deve quindi considerarsi finito”. Chiamato ad esaminare il cambiamento delle regole del lavoro, preso in esame da “Piena disoccupazione”, Michel Martone, docente di diritto del lavoro all’università Luiss. “Il libro di Gaggi e Narduzzi mi fa paura- afferma - perché ci porta al mondo del quaternario in un momento in cui lo Stato si trova a parlare ancora dell’articolo 18. Che significa questo? Che l’economia industriale è ferma, che il sistema di regole è vecchio, che il sindacato ha un peso eccessivo ma soprattutto che lo Stato non è in grado di tenere il passo con l’evoluzione del mercato”. L’obiettivo del futuro, secondo Gaggi, sta nel costruire nuovi strumenti di tutela affinché ognuno di noi possa divenire imprenditore di se stesso. La discussione è andata poi a toccare i temi del capitale e del lavoro. “Il capitale – sostiene Narduzzi – è il grande vincitore perché ha saputo adattarsi al progresso tecnico, è divenuto un capitale che può facilmente allocarsi, muoversi. Il capitale insomma ha eliminato alle persone il rischio di rimanere vincolato ad un tipo di occupazione per decenni”. Non così bene, a quanto dice il professore, è andato al lavoro. Quest’ultimo, che deriva dalla cultura della manifattura, dai contratti, ha avuto più difficoltà e oggi ne subisce gli effetti sulla precarietà. L’interrogativo cruciale diventa quindi come aumentare la produttività della conoscenza. Ma questo necessità di cambiamenti continui. A tenere banco ancora i giovani. “I ventenni hanno aspettative di vita minori rispetto a quelle dei loro genitori. Una disillusione – afferma Schizzerotto - portata dalle peculiari riforme sul mercato del lavoro. Indagini sistematiche su larga scala circa gli effetti della globalizzazione indicano che a pagarne il conto sono i giovani”. Controbattendo alla tesi dei due autori il docente di sociologia dichiara “se i giovani sono i più istruiti perché la conoscenza non riesce a sconfiggere la precarietà? Secondo me l’economia della conoscenza non è tutta conoscenza. Le parti più importanti dell’economia dei servizi a mio avviso non necessitano di conoscenze specialistiche e questo punto deve far pensare”. Ma in sostanza, chiede Ippolito, i figli stanno meglio o peggio dei loro genitori? “I figli si ritrovano sulle spalle il terzo debito pubblico del mondo – spiega Martone – e devono fare i conti con uno dei sistemi economici più complicati in assoluto. In più a complicare il tutto ci si mettono problematiche nuove che richiedono soluzioni nuove. Qualche esempio? Più fantasia è più capacità di rischiare in un mercato sempre più globale. Il vero dramma – prosegue Martone – è che l’Italia ha sempre subito il cambiamento invece che cavalcarlo. E’ arrivato il tempo di attivare un mutamento culturale. Solo in questo modo il nostro Paese ritornerà a crescere, solo così si potrà sviluppare positivamente il mercato del quaternario”. Un’altra soluzione suggerita da Gaggi potrebbe riguardare il welfare. “La tutela del mercato del lavoro – commenta - che non riguarda più la certezza del posto di lavoro, dovrà essere di tipo assicurativo. La vera sfida del futuro riguarderà però la redistribuzione del reddito tra tutti. La precarietà altro non è che un sistema che non produce ricchezza, che non è in grado di dare tutele ai giovani” A mio modo di vedere, conclude Schizzerotto, la formula da applicare dovrebbe essere la seguente: “Situazioni di mercati di lavoro ampliamente flessibili con la necessità di dare garanzia di sicurezza sociale”. . . . |
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FESTIVAL ECONOMIA: PARTE DAI NUOVI IMPRENDITORI LA LOTTA DEL MERIDIONE CONTRO LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA LE TESTIMONIANZE DEI PROTAGONISTI DELLA BATTAGLIA PER LA LEGALITÀ AL SUD |
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Trento, 4 giugno 2008 - L’imperativo è rompere i rapporti organici fra mafia, affari e sistema politico. Per i Riina e i Provenzano non c’è possibilità di recupero. Il mercato creato dalle organizzazioni criminali è il mercato non-democratico per eccellenza. Si nutre di connessioni profonde e ramificate con il mondo imprenditoriale e con la politica, gestisce gli appalti pubblici, gli aiuti di stato, prospera dunque nella zona grigia dove legale e illegale si confondono e si contaminano a vicenda. Facile intuire dunque perché in un Festival dell’economia dedicato al tema “mercato e democrazia” le testimonianze sentite, di alcuni dei protagonisti della lotta a mafia, camorra, ‘ndranghera e altre organizzazioni criminali nel Meridione, con vasti agganci però anche nel resto dell’Italia e all’estero, assumano un’importanza eccezionale. “La lotta per la legalità” era il titolo scelto per questo confronto, moderato dal giornalista de “Il Sole 24 Ore” Nino Amadore, e non ha deluso le aspettative: sul palco le testimonianze di Ettore Artioli, responsabile di Confindustria con delega per il Meridione, giovane imprenditore che nel 1991 , quando venne ucciso Libero Grassi, denunciò l’indifferenza e finanche le collusioni fra la stessa organizzazione di cui faceva parte e Cosa nostra; Maria Teresa Morano, imprenditrice calabrese e coordinatrice delle associazioni antiracket; Liliana Ferraro, ex-collaboratrice di Falcone e protagonista della lotta alla mafia in Sicilia; Michele Prestipino, magistrato, già alla Direzione nazionale antimafia, il cui lavoro contribuì alla cattura di Michele Provenzano. “Un paese normale vorrebbe un paese senza spazzatura ma soprattutto senza la spazzatura umana rappresentata dai mafiosi”, ha esordito Amadore, che nel suo lavoro – e con la più assoluta libertà da parte dell’editore, ha tenuto a precisare - ha scritto anche cose che “a qualcuno non sono piaciute, ma si va avanti, perché chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. “Ci sono molti buoni motivi per dire che la mafia con l’economia c’entra eccome, perché il denaro mafioso cerca canali nuovi ogni giorno per arrivare nel circuito legale – ha proseguito il giornalista, aggiungendo che – al Sud è mancata una rivoluzione borghese. Abbiamo avuto un po’ di democrazia, ma ci è mancato il mercato. ” Quel mercato, mercato pulito, mercato fatto di imprenditori che come ovunque nel mondo chiedono solo di fare il loro lavoro, sta tuttavia lentamente emergendo; è questa la grande novità oggi in Sicilia, ed è questo che fa sì che Cosa nostra stia perdendo terreno, assieme naturalmente all’offensiva delle forze dell’ordine. “Gli anni ’90 sono stati gli Anni di piombo nella mafia – ha detto Artioli - , ne colpivano uno per educarne cento, per citare il triste slogan di un’altra tragedia italiana. Io conoscevo Libero Grassi, conoscevo i suoi figli, frequentavamo gli stessi posti a Palermo. Prima della sua morte, la Confindustria da mesi sembrava occupata solo a prendere le distanze da lui e dalle sue denunce. Avevo trent’anni, pensavo ancora che il mondo potessero essere cambiato in meglio: manifestai, assieme a tanti altri giovani imprenditori, pieno dissenso verso il comportamento dei senior dell’organizzazione. Ma la colpa non era nemmeno loro, andava ricercata molto più indietro, quando la macchina si è messa in moto. Oggi molte imprese in Sicilia guardano al mercato, non solo al denaro pubblico, per questo le cose cominciano a cambiare. Il Meridione deve affrancarsi dal denaro pubblico. A volte mi chiedono cosa ne penso dell’ondata federalista che cresce al Nord: io penso che per il Sud sarebbe uno choc, ma alla fine avrebbe l’effetto di mettere in moto le sue vere energie produttive e imprenditoriali. Per questo sostengo l’abolizione della legge 488 (sugli aiuti alle imprese): perché sappiamo che i mafiosi conoscon benissimo i sistemi per portare le risorse stanziate da quella legge nelle loro casse”. In Calabria, invece, questo risveglio ancora non si vede: “Forse la struttura produttiva della Calabria non è forte come quella della Sicilia – ha detto Maria Teresa Morano - ; le grandi imprese non hanno dato ancora alcun segno di cambiamento. Se non stai alle regole sei tagliato fuori. Gli imprenditori che si ribellano non lavorano: c’è un’impresa di calcestruzzi con 50 dipendenti che ha denunciato il racket e dopo non ha più venduto un metro quadro di calcestruzzo, in una regione dove si sta rinnovando la Salerno-reggio Calabria; la soluzione è andarsene, ma che ne è dei lavoratori? Questo non significa che non si possa dire di no. L’importante è capire che c’è differenza fra il farlo da soli, come fu purtroppo il caso di Libero Grassi, e farlo dentro un gruppo, un’organizzazione che fa da scudo. Questo è il nostro ruolo. Bisogna affrontare anche il nodo delle sanzioni per chi paga, perché chi paga il pizzo, oltre a tutte le conseguenze sociali del suo gesto, fa anche una concorrenza sleale all’imprenditore onesto. ” Liliana Ferraro ha rievocato i tempi in cui si costruiva l’aula bunker di Palermo: “Ogni mattina controllavamo i camion che entravano in cantiere, facevamo controlli incrociati sulle targhe, i mezzi in odore di mafia non passavano. Un lavoro lunghissimo: bonificammo perfino le fognature perché temevamo che potessero farci arrivare una bomba per quella strada. Alla fine però la spuntammo. E dopo? Ci saremmo attesi che la Sicilia ci venisse dietro. Ma non è successo. Come Fondazione Falcone facemmo un’indagine nelle scuole: si scoprì che c’era una grande condivisione delle azioni della mafia. Per questo trovo straordinario vedere tanti giovani, qui a questo Festival dell’Economia di Trento. Da noi la tensione si è attenuata; abbiamo portato Ciampi, abbiamo portato Amartya Sen e tanti altri, raccogliendo 30-40 persone scarse. Ma non mi si venga a dire che le organizzazioni criminali riguardano solo il Sud dell’Italia. Dove vanno i profitti? Non certo a Napoli o a Palermo: magari a Los Angeles, dove il consolato francese era in affitto in uno stabile di proprietà di un mafioso italiano, che viveva in Costa Azzurra, godendo dell’immunità garantita dalle leggi del Paese: in Francia non mi credevano, poi mi hanno dato ragione, e finalmente ci hanno concesso l’estradizione. ” Riguardo al regime carcerario, infine, la Ferraro è netta: “Per gente come Riina o Provenzano non è possibile recupero. ” Infine Michele Prestipino, che ha sottolineato come il problema stia innanzitutto nella “zona grigia”, quella che fiancheggia la criminalità organizzata. Una zona fatta di addentellati politici (negli anni ’70, in Sicilia, all’epoca del “sacco di Palermo”, Vito Ciancimino), ma anche economici e finanziari. “Oggi sta accadendo un fenomeno nuovo: Cosa Nostra ha perso o almeno attenuato la sua forza, e ha subito durissimi colpi. Ma dall’altro lato ci sono gli interlocutori di sempre, quelli che hanno beneficiato delle loro relazioni con la mafia: la tentazione, per essi, potrebbe essere di iniziare a fare da soli, senza più appoggiarsi direttamente all’organizzazione criminale. Bisogna capire insomma che il rapporto fra organizzazioni criminali e tessuto economico non è mediato solo dalla tangente, dal famoso 3%. Lo stesso imprenditore spesso trae la sua convenienza dal rapporto con il mafioso. Per questo è stato straordinario vedere, recentemente, la scesa in campo della gente che lavora e che produce, gente che mette in gioco la sua faccia e i suoi affari, non, passatemi il termine, l’antimafia’parolaia’. Ma anche altre categorie dovrebbero esporsi: liberi professionisti e politici su tutti. ” . . . |
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FESTIVAL ECONOMIA: CONTRO LA FLESSIBILITá GLOBALE SENZA DIRITTI TORNI IL PRIMATO DELLA POLITICA I PARADOSSI DEL LAVORO GLOBALE NELL’ANALISI CONTROCORRENTE DI LUCIANO GALLINO |
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Trento, 4 giugno 2008 - “C’è una precisa strategia delle imprese transnazionali per tagliare le conquiste e i diritti ottenuti dai lavoratori nel ventesimo secolo”. In Italia tra i 10 e gli 11 milioni di persone hanno un lavoro “flessibile”, e di questi 5-6 milioni sono i “precari per legge”, lavoratori con contratti atipici ma regolari, il resto è tutto lavoro nero. Luciano Gallino, uno dei padri della sociologia in Italia e uno dei massimi esperti del lavoro, parla quasi sottovoce ma ciò che dice ha il fragore di un tuono: “Non è vero che la flessibilità del lavoro sia un processo virtuoso e, soprattutto, inevitabile”. Di economisti che la pensano come lui ce ne sono pochi, ma ci sono, e sono quelli convinti che debba essere la politica a governare l’economia, non viceversa. Un controcanto ” sviluppato nel suo ultimo libro Il lavoro non è una merce. Contro la flessibilità Laterza 2008 e che il direttore dei “Quaderni di Sociologia ha riproposto a Palazzo Geremia, sovvertendo molti luoghi comuni e credenze, ad esempio che economia irregolare ed economia regolare non siano due facce della stessa medaglia ma che, anzi, esse siano strettamente legate in molti settori produttivi, attraverso il gioco degli appalti e subappalti. Gallino ha il merito di chiamare le cose col loro nome. Parla di lavoro decente e lavoro indecente, di “rimercificazione” del lavoro, di una strategia concordata delle imprese transnazionali e dei governi occidentali per tagliare i guadagni e i diritti ottenuti dai lavoratori nel ventesimo secolo. Da funambolo dei numeri qual è, Gallino parte da alcuni dati. “In Italia, secondo una stima molto prudente, 4-5 milioni di persone hanno un contratto di lavoro regolare ma moltissimi di questi contratti (cococo, a tempo determinato, a progetto ecc. ) recano una data di scadenza: qualche mese, settimane, in qualche caso alcuni giorni. Nel 2005 la durata media dei contratti era di 18,3 giorni. Molti contratti prevedono un orario ridotto: almeno il 60 per cento dei contratti, subiti o imposti, sono a tempo parziale. Stiamo andando verso un peggioramento della situazione. Nei primi mesi di quest’anno le nuove assunzioni riguardano per il 70 per cento contratti a scadenza e solo il 15 per cento delle imprese hanno comunicato la transizione al tempo indeterminato. Contratti che prevedono una retribuzione media di 1. 200 euro al mese, ma teniamo conto che stiamo parlando di periodi lavorativi che non superano in media gli 8 mesi. Ben 5 milioni di italiani sono occupati con un contratto irregolare, sono i lavoratori dell’economia sommersa, dei quali 3 milioni sono a tempo parziale”. Perché trattare insieme i lavoratori flessibili con contratto irregolare e quelli flessibili con contratto regolare? Perché i passaggi tra questi due bacini sono molto intensi e fragili. “Contrariamente a quanto si dice, l’economia irregolare è strettamente legata a quella regolare, in molti settori produttivi, attraverso gli appalti e subappalti”. Per Gallino, la domanda di lavoro flessibile nasce dalla ristrutturazione su scala globale del processo produttivo. Obiettivo principale di questa ristrutturazione è quello di produrre qualsiasi bene nei paesi in cui il costo del lavoro è minimo e dove sono minimi anche i diritti dei lavoratori. Secondo l’Organizzazione mondiale del lavoro, le persone che lavorano sono 3 miliardi, 1,3 dei quali sono lavoratori che non guadagnano abbastanza per vivere (2 dollari al giorno). “La sfida – afferma Gallino - non viene da Cina e India, ma dalle imprese occidentali là insediate, i sindacati hanno pochi strumenti per opporsi a questa offerta di forza lavoro a basso costo e quindi la vera sfida della globalizzazione si gioca sul terreno della politica del lavoro. L’esito di questa sfida dipenderà dal pareggiamento tra i redditi e i diritti delle forze lavoro più “benestanti” e quelli delle dei lavoratori meno o per nulla tutelati, un incontro che avverrà verso l’alto della scala, facendo salire un miliardo di lavoratori, oppure verso il basso”. Fenomeno nuovo? Niente affatto. Il rischio che i paesi in via di sviluppo siano utilizzati dalle imprese transnazionali per aggirare i lacci e lacciuoli delle legislazioni che tutelano i diritti dei lavoratori è stato individuato già quarant’anni fa. Molti sono i documenti, le linee guida e le Dichiarazioni dettate nel tempo al fine di assicurare, da parte delle imprese transnazionali, il rispetto di fondamentali diritti sociali nei paesi in via di sviluppo, il problema è che tali principi sono completamente disattesi da decine di migliaia di imprese. Il motivo è semplice: questi documenti non prevedono sanzioni di alcun tipo, vedi ad esempio sul lavoro infantile, e dunque… “Le clausole non dovrebbero essere indirizzate agli Stati ma alle imprese”. Torna l’esempio della Cina. “In Cina i salari non arrivano a 1 dollaro l’ora, non sono riconosciuti i diritti dei lavoratori, che sono obbligati di risiedere nel recinto della fabbrica, a lavorare per 60 ore a settimana, e vige il divieto di sciopero. Le zone economiche speciali e le zone franche cinesi occupano molte decine di milioni di lavoratori. Da queste zone provengono in buona parte le esportazioni delle imprese occidentali. Un fiume di export che diventa una enorme pressione sui salari di tutto il mondo. Il legame tra la globalizzazione in Cina e la possibilità di avvalersi laggiù di lavoratori docilmente flessibili è emerso un anno fa in modo evidente, quando il governo cinese si apprestò ad introdurre nuovi requisiti per i contratti, prevedendo che siano posti sotto la tutela dell’autorità pubblica, prevedendo un salario minimo garantito, l’indennità di licenziamento e , cosa straordinaria, la contrattazione sindacale. Che cosa è accaduto? Molte imprese americane ed europee hanno iniziato una campagna molto intensa al fine di costringere il governo cinese ad annacquare quelle proposte. Hanno avuto un certo successo, perché la nuova legge, entrata in vigore il primo gennaio 2008, è stata approvata con regole meno rigide. Chi si è indignato per primo? Qualche organizzazione non governativa o qualche sociologo? No, i parlamentari americani, che hanno parlato con sgomento, di fronte agli sforzi delle imprese americane, di una vergognosa campagna lobbistica contro i diritti fondamentali dei lavoratori. In Europa e in Italia non è avvenuto niente del genere! La democrazia ha lasciato andare troppo oltre il mercato”. Il caso cinese – questa la conclusione di Luciano Gallino - dice che le politiche del lavoro dovrebbero essere il problema centrale. Il mercato del lavoro sembra essere una secondaria questione economica. Una politica mondiale del lavoro dovrebbe perseguire obiettivi quali assicurare i diritti dei lavoratori che non li hanno fino ad avvicinarli a quelli dei lavoratori ed alle retribuzioni dei paesi più sviluppati. La domanda, ossessiva e ossessionante, delle imprese relativamente alla flessibilità nasce dallo squilibrio tra queste due categorie di lavoratori. Ridurre tale squilibrio è però possibile e vi sono molti dispositivi delle leggi internazionali che lo consentono. . |
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FESTIVAL ECONOMIA: GLI USA SONO UNO DEI PAESI PIU’ IMMERITOCRATICI AL MONDO SI PARLA TANTO DI MERITOCRAZIA MA CHI SAREBBE DISPOSTO A LASCIARE IL PROPRIO POSTO A QUALCUNO PIÙ BRAVO? |
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Trento, 4 giugno 2008 - Tante questioni in ballo poche certezze. Daniele Checchi, professore di economia del lavoro all’Università Statale di Milano avverte subito la platea giunta ad ascoltarlo: “il tema del merito è scivoloso ed ideologico. Dal punto di vista teorico esso è visto come principio allocativo; sotto l’ottica empirica la messa in atto del merito è davvero complicato”. Il motivo? Perché non è ancora del tutto chiaro, e forse non lo sarà mai, che cosa si deve andare a misurare quando si parla di merito. Economicamente parlando il principio meritocratico si esplica in tre concetti fondamentali: il successo deve dipendere in massima parte dal merito ed in minima parte dalla fortuna e/o dalle condizioni familiari; ciascuno può aspirare al successo e competere sulle proprie possibilità; ogni individuo è responsabile del proprio eventuale insuccesso in altre parole, come sostiene il 60% degli americani, il povero è povero perché non ha voglia di lavorare. Una domanda sorge spontanea: alla luce della sua complessità è possibile misurare il merito? “Ci hanno provato e ci provano in tanti – afferma Checchi –tra cui Michael Young che in The rise of meritocracy vede il merito come una combinazione di talento ed impegno. Una formula che si rivelerà però inefficiente”. Isolare una componente “generica” da una “ambientale” è difatti impossibile perché il talento e l’impegno tendono a muoversi insieme. E ancora, il talento non può essere mono-dimensionale. Altra questione: si può perlomeno misurare il talento naturale? Negli anni ’60 si pose grande fiducia negli Iq-test. Fiducia scemata vent’anni più tardi quando ci si accorse che le misurazioni erano influenzate dal contesto in cui si svolgevano. Ci ha poi provato la medicina con le analisi sui gemelli monozigoti e di zigoti. Un metodo che consente sì di isolare l’impatto del talento naturale sulle scelte formative, ma non di misurarlo. Attualmente la tendenza è quello di monitorare l’impatto delle abilità cognitive e di quelle non cognitive nelle determinanti delle retribuzioni. “Saper eseguire gli ordini in tali casi – commenta Checchi – consente di ottenere dal mercato una remunerazione maggiore di quella che spetterebbe per l’effettivo patrimonio cognitivo posseduto”. Molto più facile misurare l’impegno. Esso si può determinare difatti dal tempo investito nello studio e/o dal livello di studio conseguito; dall’orario di lavoro effettivo e/o disponibilità ad un suo ampliamento; risultati in termini di output. Oggetto dell’intervento del professor Checchi anche la meritocrazia vista come allocazione efficiente. “Abbiamo visto che determinare il talento con esattezza è assai complicato così come, di conseguenza, fornire ordinamenti sociali in termini di meritocrazia. Ma anche potendo osservare misure indirette del talento, tanto per dirla alla Pareto – si è chiesto Checchi – come accade il passaggio dal talento (distribuito plausibilmente in modo normale nella popolazione) al reddito (distribuito evidentemente in modo asimmetrico nella popolazione)? E poi: è giusto premiare una persona per il proprio talento? Per qualità cioè innate, di cui non può vantare nessun merito?” Ad occuparsi del problema di allocazione efficiente del talento alle occupazioni lo studioso Roy. “Immaginando che gli individui scelgano il mestiere dove ottengono il reddito più elevato – scrisse – avremo autoselezione gerarchica ed efficiente dei talenti sulla base dei redditi attesi” Questo però – è stato fatto notare durante l’incontro – richiederebbe che tutti conoscano il talento di tutti e che il mercato del lavoro remuneri il talento. In alcuni casi tuttavia il mercato è in grado di individuare e valorizzare il talento perché esso è facilmente osservabile. Inoltre la remunerazione del talento può essere molto elevata se ci sono economie di scala legate alla tecnologie. Un esempio su tutti il caso degli sportivi e degli attori che guadagnano relativamente molto più oggi di ieri solo perché la tecnologia mediatica ha abbassato il costo della fornitura dello spettacolo per unità di spettatore. A cercare di dare risposta, invece, all’argomento del merito e della meritocrazia come allocazione giusta è scesa in campo anche la filosofia. Crescente la letteratura che studia l’esistenza o meno di uguaglianza delle opportunità come valutazione del grado di giustizia sociale. “Se è possibile – fa notare Checchi – che il risultato è dato dalle circostanze e dall’impegno allora a parità di circostanze il risultato rivela l’impegno. Quindi – come sostenne Roemer – la disuguaglianza può essere decomposta in una componente accettabile ed in una componente iniqua”. Anche in questo caso l’approccio, che è il più vicino alla misurazione della meritocrazia che abbiamo a tutt’oggi, presenta diversi limiti poiché: l’impegno raccoglie al suo interno anche il talento e la buona sorte; l’impegno e le circostanze tendono a muoversi insieme. “Se misurare l’uguaglianza delle opportunità per data distribuzione – fa notare Checchi può essere problematico, più consolidato è misurare la persistenza intergenerazionale dello status. Le statistiche indicano che se un genitore aveva un reddito pari al doppio della media, il figlio avrà in media un reddito superiore al 40% a quello della media” Difficile però fare confronti internazionali su queste misure. Altra componente che va ad influire pesantemente sul merito è l’istruzione. In molti Paese c’è un legame di casualità molto forte tra questa componente e il merito. Non in Italia però. Le cause? Sistemi secondari stratificati che sfornano studenti indipendentemente dalle capacità ed il fatto che le università siano accessibili a tutti. “Ognuno può andare dove vuole – dichiara Checchi – indipendentemente dalle proprie abilità” Il Paese più meritocratico rimangono quindi gli Stati Uniti? Niente affatto – dichiara Checchi – se misuriamo la meritocrazia sulla base della correlazione tra i redditi di una generazione e di quella successiva i numeri ci dicono che c’è forte persistenza ossia negli Usa conta tanto la famiglia da cui vieni. E questo confligge con il principio meritocratico al di là che ci sia il mito che ognuno possa divenirne il presidente”. . . |
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FESTIVAL ECONOMIA, IL PIL E LA COMPETIZIONE: I BERSARGLI DELLA CRITICA DI PIERANGELO DACREMA L’ECONOMISTA METTE IN GUARDIA DI FRONTE ALL’OSSESSIONE PER IL NUMERO E RIBADISCE CHE IL VERO VALORE PER UN PAESE È UN ALTRO, E DIFFICILMENTE SINTETIZZABILE. |
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Trento, 4 giugno 2008 - Il Pil è generalmente considerato l’indice del benessere di un Paese, il metro incontestato del successo di una collettività; il libro di Pierangelo Dacrema “La dittatura del Pil. Schiavi di un numero che frena lo sviluppo”, edito da Marsilio Editore, tenta di confutare questa tesi collaudata all’interno del modello economico occidentale. Docente di economia all’Università degli Studi della Calabria e per diversi anni operatore di borsa, Dacrema sostiene sulla scia di quanto scrive nel libro che “è inacettabile la posizione assunta dal Pil nel sistema dei valori collettivi. I Paesi sono schiavi di un numero che non riesce a ricomprendere al suo interno i veri attributi del benessere umano; non per questo mi ritengo un fautore della “decrescita” essendo il destino dell’umanità un altro, e comunque indirizzato al progresso. Semplicemente non credo che un numero sia in grado di spiegare la nostra economia”. Il discorso di Dacrema che si riallaccia a quello famoso pronunciato il 18 marzo 1978 da Bob Kennedy che “ammoniva il popolo americano che la felicità non si trova nel benessere economico. Il Pil – continuava Kennedy - spesso non ce ne rendiamo conto ma comprende molto altro, come il fumo nocivo delle sigarette che consumiamo, o i programmi della tv “spazzatura” che guardano i nostri figli”. Da questo punto di vista il Pil sarebbe un complice del consumismo. Giorgio Rodano, docente di economia all’Università La Sapienza, offre un’analogia molto forte: “così come il peso può essere un’ossessione che produce l’anoressia, il numero, se ci concentriamo troppo su di esso, può portare alla malattia”. La riflessione contenuta nel libro di Dacrema contiene un “sotto-bersaglio”: la competizione economica. La critica dell’economista colpisce l’ansia di dover “crescere per forza, perché si nasce per vivere, non per vincere”. Da questo punto di vista, secondo Dacrema, “la Spagna di Zapatero che esulta perché il suo Pil è riuscito a superare quello italiano non è per nulla giustificabile. ” Dacrema non ipotizza di blocccare la concorrenza tra le imprese, ma fa presente che “coloro che subiscono i costi della concorrenza sono i cittadini ordinari, non il grande manager”. . . |
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FESTIVAL ECONOMIA: RICCARDO FAINI, UN ECONOMISTA AL SERVIZIO DELLE ISTITUZIONI INASCOLTATO SULL’IMMIGRAZIONE, MA PER I SUOI STUDENTI ERA “ER MEIO PROFESSORE” |
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Trento, 4 giugno 2008 - Ci sono economisti, pochi in verità, che ad un certo punto della loro vita professionale decidono di mettere le proprie competenze a disposizione dei governanti, dei politici che, per dirla con Tito Boeri, “spesso non sanno le cose che devono fare e che per questo hanno bisogno di chi sa far guardare loro oltre la rassegna stampa del giorno dopo”. E’ il caso di Riccardo Faini, al quale il Festival ha dedicato oggi un ricordo, a poco più di un anno dalla scomparsa, alla Facoltà di Economia. Faini fu tra i relatori alla prima edizione del Festival, ed a lui venne dedicata la seconda edizione della kermesse di Trento. L’occasione per riparlare di lui è l’uscita di un volumetto a lui dedicato (Riccardo Faini, un economista al servizio delle istituzioni, Il Mulino 2008) curato da Alessandra Del Boca, che di Faini fa un affettuoso ritratto professionale ma soprattutto umano. Un aspetto, la sua umanità, che ancor prima delle parole di Boeri, dell’amico e collega Giampaolo Galli, della stessa Del Boca e finanche del figlio Matteo (anche lui “cervello” italiano in fuga all’estero), emerge in modo sorprendente dai messaggi, lunghi chilometri, che gli studenti di Tor Vergata, l’università dove aveva ripreso ad insegnare dopo le parentesi come consulente dei ministeri del tesoro e dell’economia, hanno dedicato a “er meio professore”. Garbo, rigore, gentilezza, generosità, riservatezza, ironia: erano queste – ha ricordato la curatrice del volumetto – le qualità di un uomo che sapeva anticipare fenomeni che sarebbero poi diventati cruciali, quali ad esempio l’immigrazione. Spesso il destino degli economisti che si mettono a disposizione dei decisori politici è quello di rimanere inascoltati. Anche Riccardo Faini rimase inascoltato. “Chiedeva ai governi di ridurre i costi delle rimesse degli emigranti – ha ricordato Del Boca – ma i suoi suggerimenti continuano a rimanere lettera morta. Descriveva il nostro paese come povero di capitale umano ed oggi vediamo profilarsi il reato di clandestinità, particolarmente ironico per un paese come il nostro dove si attende per otto mesi un permesso di soggiorno valido due anni. Riccardo si sarebbe arrabbiato, ma poi, com’era nel suo stile, si sarebbe chiesto “che cosa possiamo fare?”. “Quando eravamo insieme al Mit di Boston – ha ricordato Galli – eravamo certi che saremmo riusciti a portare un po’ di quella cultura nelle università italiane, ma oggi vediamo che i giovani bravi continuano ad andare all’estero, sapendo che non sarà per loro affatto facile tornare in Italia. Cosa che ad esempio non accade agli studenti cinesi che studiano negli Stati Uniti e che già sanno che il loro paese avrà bisogno di loro”. A Riccardo Faini è intitolata anche una borsa di studio annuale di 15. 000 euro, promossa dall’associazione Ere-empirical Research in Economics, a favore di giovani economisti che hanno scelto di fare ricerche sulla raccolta dei dati economici, attività quasi impossibile in Italia e con la quale si scontrano gli economisti che vogliono studiare gli effetti delle politiche economiche. E proprio grazie alla borsa “Riccardo Faini” due giovani ricercatrici della Bocconi, Michele Braga e Lucia Corno, hanno potuto svolgere una ricerca sui senzatetto dell’area metropolitana di Milano, della quale sono stati oggi illustrati i risultati. . |
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FESTIVAL ECONOMIA: SCOPPIETTANTE E IMPIETOSA ANALISI DEL GIUDICE DAVIGO SULLA SITUAZIONE DELLA GIUSTIZIA IN ITALIA AL GIUDICI NON SERVONO PIU’ SOLDI, MA CERTEZZA DELLA PENA, MENO APPELLI E CODICI CHE NON SIANO SCRITTI DA FOLLI! |
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Trento, 4 giugno 2008 - Il dato emerso dalla relazione del giovane economista Giovanni Mastrobuoni che oggi, presso la Facoltà di Economia di Trento, ha cercato assieme al giudice Piercamillo Davigo di rispondere alla domanda “Chi paga il prezzo della giustizia inefficiente?”, farebbe rabbrividire qualsiasi economista e indignare il più semplice dei cittadini. L’ultimo indulto, quello del 2006, per intenderci, e che ha finora rimesso in libertà circa 24mila detenuti, ha fatto sì risparmiare allo Stato in media 56mila euro per detenuto non più in cella, ma ha creato un danno economico che per ogni persona liberata ammonta per difetto a 145. 000 euro circa. In altre parole, l’assioma economico che sta alla base di qualsiasi comportamento virtuoso, e cioè che per ogni euro investito debbo ottenere un beneficio superiore all’euro iniziale, nel caso dell’indulto è stato clamorosamente smentito: a fronte di un relativo risparmio da parte del Paese, ammontano a circa 2 (due!) miliardi di euro i danni economici causati da quelle 24mila persone, una parte delle quali recidive, uscite di prigione (e molte di esse in prigione ci sono già ritornate, con ulteriori danni per l’erario). Ma allora ha ragione quel 66 per cento di Italiani che si sono dichiarati contrari all’indulto! Hanno ragione coloro che chiedono almeno indulti “selettivi”, che escludano cioè i recidivi e i reati più gravi commessi contro la persona e contro la proprietà! Hanno ragione quelli che domandano di risolvere i problemi dell’affollamento delle carceri con una nuova politica di edilizia carceraria! Dopo Giovanni Mastrobuoni, è toccato al giudice Piercamillo Davigo proseguire a cascata nell’impietosa analisi della condizione della Giustizia nel nostro Paese: “Un Paese – ha detto Davigo, – che è sotto esame da parte dell’Europa per l’irragionevole durata dei processi. Una situazione aberrante, questa, tanto che quando l’Europa s’è vista subissare da ricorsi provenienti dall’Italia a causa dei processi interminabili, per smaltire tutto il lavoro ha dovuto anche lei aumentare da due anni e mezzo a tre il limite temporale per il primo grado di giudizio!”. I conti sono presto fatti: un semplice processo di quattro udienze potrebbe esaurirsi in quattro giornate di lavoro; se tra un’udienza e l’altra dovesse servire del tempo istruttorio, il tempo necessario per arrivare a sentenza si dilaterebbe diciamo a quattro mesi. “Il fatto è che, se quel processo di quattro udienze viene affidato a un giudice che deve seguire duemila processi, la durata di quel singolo procedimento sarà di quattro anni! Ecco dove nascono i tempi biblici della nostra giustizia, ecco da dove si originano anche gli sprechi economici e i danni monetari provocati dalla giustizia!” Se ad un’assicurazione conviene andare in giudizio e ritardare il pagamento del risarcimento per anni e anni, perché così riesce addirittura a recuperare il valore del risarcimento che dopo dieci anni dovrà pagare al danneggiato, creiamo ingiustizia e ingolfiamo i tribunali (il 40% dei processi di Milano, ha ricordato il giudice Davigo, sono per incidenti stradali!). Se ad ogni depenalizzazione approvata dal Parlamento per diminuire il carico di processi segue invariabilmente un insieme di nuove leggi, approvate sempre dallo stesso Parlamento, che introducono reati sempre nuovi, è chiaro che dall’ingolfamento non ci si stacca. Se soltanto in Italia vige il principio che il giudice, all’inizio di ogni processo, non deve sapere nulla, deve essere “una pagina bianca” e quindi i testimoni e i periti debbono ripetergli oralmente quanto già detto e verbalizzato dalle forze dell’ordine e dal pubblico ministero, è evidente che la lunghezza dei processi sarà faraonica. Come uscirne? “Io vado in controtendenza – ha concluso Piercamillo Davigo, – e affermo serenamente che la giustizia italiana non ha bisogno di più soldi, per poter funzionare meglio. Possiamo contare sullo stesso budget dell’Inghilterra e là le cose funzionano meglio! È sui meccanismi che dobbiamo agire: dobbiamo agire sui codici di procedura, che contengono i principi fondanti dello stato di diritto, ma che talvolta sembrano scritti da folli; dobbiamo rendere poco conveniente l’andare in giudizio rispetto al risarcimento immediato del danno provocato; dobbiamo introdurre il concetto di risarcimento non in proporzione al danno provocato, ma in proporzione alla gravità del comportamento di chi il danno lo ha procurato; dobbiamo rivedere l’istituto dell’appello. Dobbiamo rivedere, ancora, la composizione delle Corti d’appello: se nei tribunali normali lavorano quelli che io chiamo i giudici padri, che sono severi quando serve, nelle Corti d’appello lavorano i cosiddetti giudici nonni, quelli che per troppa bontà rovinano i nipoti! Dobbiamo garantire la sicurezza della pena, perché è solo con quella che disincentiviamo il crimine e la convenienza ad agire in modo criminale!” Parrebbe così semplice che, forse proprio per questo, non se ne farà nulla, ha mormorato qualcuno tra il pubblico. Comunque abbiamo tutti capito chi paga il prezzo di una giustizia inefficiente: coloro che con la giustizia non hanno mai avuto a che fare e che mai entreranno nell’aula di un Tribunale! . . |
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FESTIVAL ECONOMIA: AMERICA LATINA: SUBCONTINENTE DESAPARECIDO DALLE CRONACHE, MA PROTAGONISTA PER MATERIE PRIME E GIOVANI DALLA CRESCITA GENIALE DEL BRASILE AL MODELLO ARCAICO DEL VENEZUELA |
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Trento, 4 giugno 2008 - Dialogo con Castronovo e Valladão sui dilemmi di 24 Paesi sospesi tra economia di rendita e liberismo, tra democrazia retorica e rappresentanza di massa Un subcontinente di cui si parla poco. Eppure un subcontinente, in cui negli ultimi 15-20 anni ci sono state varie sperimentazioni per coniugare democrazia e mercato. E che nei prossimi anni è chiamato a giocare un ruolo da protagonista, ricco com’è di materie prime (a cominciare dal petrolio) e forte di una popolazione giovane. Paesi sospesi e che si dibattono tra arretratezza e sviluppo, tra economia di rendita e compezione e globalizzazione, che chiedono (e hanno le potenzialità di esserlo) area nevralgica negli equilibri del mondo. Al Festival dell’Economia 2008 si è parlato di America Latina. Per la sezione “Dialoghi”, si è tenuto l’incontro dal titolo “I dilemmi dell’America Latina”. Affollata di giovani e di meno giovani l’aula magna della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento. Segno che, nonostante (o forse anche perché) sui giornali e nei tg se ne parli poco, e in modo episodico, si tratta di una realtà che suscita interesse e di cui la gente cerca di informarsi, vuole conoscere. L’incontro, introdotto da Dario Laruffa (giornalista e conduttore del Tg2 Rai), ha visto come ospiti Valerio Castronovo (già ordinario di Storia contemporanea all’Università di Torino, curatore dell’edizione italiana della Cambridge Economic History per Einaudi e autore di Piazze e caserme. I dilemmi dell’America latina dal Novecento a oggi per Laterza) e Alfredo Valladão (docente dell’Institut d’études politiques de Paris, direttore della cattedra Mercosur e coordinatore del Working group on Eu-mercosur negotiations e dell’International conference of Forte Copacabana on defense and security European-south American dialogue). “Negli ultimi anni si parla poco di America latina” ha esordito Castronovo. “Quasi fosse – ha ripreso - un subcontinente desaparecido. Ed è un peccato perché l’America meridionale diventerà uno dei protagonisti nei prossimi anni, non solo in ambito economico ma anche politico”. Castronovo registra un ritardo nell’opinione pubblica. Quando si parla di America Latina, cioè, si pensa più alle sue vicende del passato che alle cronache di oggi e ai mutamenti che stanno avvenendo. Più ai golpe, alle guerriglie e alle dittature di ieri che alle novità e alle potenzialità. Per Castronovo l’America Latina diventerà protagonista della scena mondiale perché ha materie prime (dal petrolio alla soia, dalla carne ai minerali all’oro), perché ha l’oro blu che è l’acqua, perché sta accrescendo la propria base industriale e le esportazioni, perché ha una popolazione giovane e grandi potenzialità. Perché sta investendo sulla scuola e sull’università. “L’america Latina – ha proseguito Castronovo – si è emancipata ormai del tutto dalle dittature”. E ancora: “È la zona del mondo dove negli ultimi 15-20 anni si sta sperimentando, si sta cercando di coniugare democrazia e mercato”. Ha soggiunto: “Non voglio sorvolare sui problemi della povertà estesa, della corruzione nella pubblica amministrazione, sui retaggi del latifondismo, sul fatto che ci sia una borghesia urbana ancora debole e un mondo contadino ancora emarginato, sulle grandi disparità che ci sono”. Castronovo, nel suo incontro, ha semplicemente preferito porre l’accento sulle potenzialità dei 24 Paesi a cui, comunemente, ci si riferisce quando parla di America Latina. Una definizione che va stretta a Valladão. Che ha affermato: “L’america Latina non esiste. Sono Paesi che non si possono mettere tutti nella stessa cesta. Hanno differenze enormi. Sono popoli separati. Abbiamo molti problemi comuni. Ma le risposte a questi problemi, sono risposte diverse a seconda del Paese”. Valladão ha poi osservato: “L’america Latina sta vivendo una transizione da una democrazia retorica, fatta per pochi, a una democrazia rappresentativa di massa, che non è più semplicemente populismo. L’america Latina è indipendente da 200 anni, sono vecchi stati costituzionali”. Quindi ha analizzato le cause della povertà e della disuguaglianza che affligge il subcontinente: “Questa spaventosa disuguaglianza sociale non è frutto del liberismo, ma di un’economia basata sulla rendita e basta”. Disuguaglianza sociale che si è combinata con gli alti livelli del debito estero che hanno caratterizzato vari Paesi e con la presa di coscienza da parte dei cittadini dei propri diritti, favorita da una forte urbanizzazione e dall’ampio e progressivo accesso ai media. Valladão ha ripercorso la storia e le fasi dello sviluppo industriale fino ai nostri giorni. “Oggi – ha spiegato – i nuovi imprenditori vogliono essere competitivi, vendere. Prima la logica era quella di essere comprati. Hanno deciso di aprire alla globalizzazione“. Il fatto che in 22 dei 24 governi sia al potere la sinistra (con la distinzione fatta da Castronovo tra la sinistra riformista ad esempio di Brasile, Cile, Perù e Paraguay, la sinistra populista postperonista dell’Argentina e la sinistra radicale di Paesi come Venezuela, Bolivia, Nicaragua ed Ecuador) sarebbe espressione della volontà di questi nuovi imprenditori e delle istanze della gente. Ma in che modo i Paesi dell’America Latina si stanno aprendo alla globalizzazione? Valladão ha individuato tre modelli di apertura al mercato. Quello seguito dai Paesi dell’area del Pacifico (dalle iniziative del Costa Rica nel campo delle industrie ict a quelle del Cile per sviluppare un polo di biotecnologie sul salmone), che hanno negoziato e firmato accordi di libero scambio con diversi partner. “Hanno adottato – ha riferito - un modello di apertura totale alla globalizzazione accettando le regole fissate dai grandi centri economici degli Stati Uniti e dell’Europa”. Poi c’è il modello brasiliano. “Il Brasile – ha detto Valladão – vuole accettare la globalizzazione, ma vuole avere influenza sulle regole e forza di decidere. C’è sotto la strategia di aggregare tutta l’America del Sud intorno al Brasile”. L’area – ha proseguito - è interessata al mercato del Brasile e alla sua “crescita geniale”, ma non sembra disposta ad accettare una globalizzazione come disciplina comune con il Brasile nel ruolo di leader. Infine c’è un terzo modello. “La terza via è quella di Chavez. È un modello arcaico quello del Venezuela“. Così l’ha definito. “Un ritorno all’economia di rendita. Il Venezuela ha solo il petrolio. E Chavez lo prende e lo distribuisce con una logica clientelare. È il regime populista classico”. Un modello che non ha mai assicurato crescita e benessere. E i segnali non si fanno attendere. Dagli alti tassi di inflazione alla violenza urbana che dilaga in Venezuela. “La sfida dell’America Latina – ha concluso – non è una sfida di povertà, ma una sfida di giustizia“. . |
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FESTIVAL ECONOMIA: LA MANCANZA DI REGOLE FA COMODO A TUTTI? “MUTUI SPAZZATURA”, DELOCALIZZAZIONE, LAVORO MINORILE E REDISTRIBUZIONE DELLE RICCHEZZE SONO I TEMI DI UNA TAVOLA ROTONDA PROMOSSA DAL SOLE 24 ORE |
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Trento, 4 giugno 2008 - Il mercato globale, fin dall’inizio e sino ad oggi, è cresciuto a livelli esponenziali, senza però essere guidato da regole certe e da tutti accettate; anzi, per certi versi le regole non ci sono proprio state. E quindi ecco il diffondersi della delocalizzazione come anticamera di uno sfruttamento neocoloniale, ecco il dramma dei mutui americani subprime, quelli che in Spagna vengono chiamati “mutui spazzatura”, e che, proprio grazie alla globalizzazione, per l’assenza di regole e per la mancata trasparenza stanno trascinando al di là dell’orlo del baratro banche dei cinque continenti e, con esse, milioni e milioni di risparmiatori. Per cercare di fornire una risposta, o più risposte, al tema proposto dal Festival dell’economia, e cioè “a chi tocca cambiare le regole del gioco” per rendere finalmente meno grigia quella linea che demarca in modo approssimativo il lecito dall’illecito, a Palazzo Calepini, a cura del Sole 24 Ore, si sono ritrovati alcuni esperti italiani che di mercato mondiale e di globalizzazione se ne intendono per motivi professionali. L’avvio lo ha dato Claudia Segre, esperta di finanza in quanto responsabile del settore mercati esteri di Abaxbank che, prendendo spunto dalla relazione del governatore della Banca d’Italia Draghi, ha indicato nei 65 punti per arrivare a nuove regole di trasparenza e di vigilanza e che il prossimo G8 che si terrà ad Osaka tra due settimane sarà chiamato a discutere, una delle strade da percorrere per individuare quei criteri da tutti condivisi. “Non bisognerà più ripetere l’errore fatto con i mutui americani, che sono scoppiati come una bomba nelle mani delle banche perché nessuno ha sentito la necessità di darsi e di dare agli altri delle norme di vigilanza, di controllo, di trasparenza. E adesso tutto il mondo trema!” L’analisi impietosa della Segre è stata, se possibile, ulteriormente confermata, rafforzata e aggravata dall’economista Loretta Napoleoni, autrice del libro dal titolo espressivo di “Mercato canaglia”: “La situazione mondiale non è mai stata così tragica, visto che la crisi causata da mancanza di liquidità della Federal Riserve potrebbe far scoppiare un secondo 1929, con conseguenze generali facilmente intuibili! È evidente che la mancanza di norme ha spinto le banche americane ad aprire linee credito anche là dove l’insolvenza era molto probabile e ha consentito, poi, alle banche mondiali di acquistare queste linee con una moltiplicazione esponenziale dei futuri rischi. Ma se vediamo che i redditi pro capite, ad esempio in Italia, sono oggi inferiori a quelli degli Anni Settanta, mentre nei Paesi in via di sviluppo sono superiori a quelli di vent’anni fa, con la conseguenza che il livello del risparmio in Occidente è ai minimi storici, tutto ciò significa che il mercato globale ha bisogno di regole urgenti: non riusciranno, certo, a risolvere i problemi del passato, ma almeno potranno indirizzarci decisamente verso l’obiettivo del futuro prossimo, che è quello di una più equa redistribuzione delle ricchezze su tutto il globo”. Più pragmatica e improntata ad un ottimismo di fondo la visione dell’imprenditore, che al Festival dell’Economia ha vestito i panni di Andrea Tomat, presidente di Lotto Sport Italia e della Fondazione Nordest. La delocalizzazione, ha esordito Tomat, “in realtà è uno strumento che consente la redistribuzione delle ricchezze. Potremmo discutere sulle modalità e sulle complicazioni etiche e sociali di questa redistribuzione, ma vediamo quel che è successo in Cina in questi ultimi dieci anni e ci renderemo conto di quanto siano migliorate le condizioni di vita in quel grande Paese. In secondo luogo normalmente il diffondersi del mercato nei Paesi poveri via via fa crescere le capacità di negoziazione e ciò crea una nuova coscienza nelle maestranze. È quel che è accaduto in Cina dove, alla negoziazione, il governo cinese ha preferito un decreto che in modo imperativo ordinava agli investitori stranieri di prevedere alcuni benefici per i lavoratori e prescriveva alcune norme di tutela per aumentare la sicurezza sul lavoro”. In realtà oggi ragioniamo ancora in termini di G8, 9 e 10, “ma per avere delle regole che guidino il mercato globale ci manca – ha concluso Tomat – un organismo internazionale simile a quello che ha fino all’altro giorno guidato le sorti del mondo, ma che abbia al suo interno anche la Cina, l’India e la Russia”. All’imprenditore ha immediatamente risposto la sindacalista Valeria Fedeli, segretaria nazionale della Filtea Cgil. “È vero, la delocalizzazione ha portato ricchezza in alcuni Paesi e li ha promossi a Paesi in via di sviluppo, ma è mancata in tutti un’etica della responsabilità. Nel 2001 gli Stati Uniti e alcuni Paesi europei, fra cui la Francia, si sono opposti all’inserimento fra le regole degli scambi commerciali del concetto di dimensione sociale: quello stesso concetto che oggi impedirebbe alla Cina, che per dieci anni ha beneficiato degli investimenti esteri, di trasferire a sua volta duemila piccole aziende di scarpe in altri Paesi ancor più poveri e a loro volta pronti per essere sfruttati!” Ma chi dovrebbe guidare il mercato globale e vigilare sull’osservanza delle regole? Per Valeria Fedeli non ci sono dubbi: “Esiste già l’Organizzazione Internazionale del Lavoro: noi sindacati non siamo contro i profitto, sappiamo che nessuno apre un’azienda per rimetterci, ma ci sono dei limiti che non vanno superati!”. Quali limiti?: “Non usiamo lavoratori minorenni, ad esempio; non usiamo lavoratori carcerati che lavorano a costo praticamente zero; consentiamo in tutti i Paesi in via di sviluppo la libertà di associazione e di negoziazione. , che non deve essere condotta dal governo, come accade in Cina!” Insomma, è giunto il momento, anche in vista della sopravvivenza stessa dell’Occidente, che le multinazionali si diano dei comportamenti più responsabili e, soprattutto “bisogna che l’egoismo degli Stati Uniti e di alcuni Paesi europei, e anche qui c’è la Francia, cambino atteggiamento e consentano la piena reciprocità nell’apertura dei mercati industriali”. In altre parole, i Paesi in via di sviluppo potranno cominciare a crescere e a raggiungere la piena maturità del progresso solo se potranno non solo ricevere inventori stranieri, ma anche esportare i loro prodotti verso i Paesi ricchi”. Altrimenti le tensioni si scaricheranno dai ricchi ai meno ricchi, e da questi agli ancor più poveri: “La cosa più triste, però, – ha amaramente chiosato la sindacalista della Cgil, – è che forse la mancano di regole a livello internazionale ha fatto comodo e sta facendo comodo un po’ a tutti, tranne che ai Paesi africani, sui quali si sta per scatenare una nuova, impressionante e drammatica colonizzazione ad opera dei colossi continentali”. . |
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FESTIVAL ECONOMIA: COME SI POSSONO TUTELARE CONCRETAMENTE I PICCOLI AZIONISTI? CON ALCUNI ESEMPI IL PROFESSOR HART HA SPIEGATO COME LA REGOLA “UN’AZIONE = UN VOTO” SIA POSITIVA SOLO IN ALCUNE SITUAZIONI |
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Trento, 4 giugno 2008 - “Recentemente l’Europa ha deciso di non rendere obbligatorio il sistema “un’azione = un voto” ed io ritengo che si sia trattato di una decisione giusta”. E’ questa la conclusione a cui giunge il professor Oliver Hart dopo l’ora abbondante della sua lecture in cui ha spiegato al pubblico come “dopo i miei studi ritengo che la cosa più sensata sia quella di consentire alle imprese di scegliersi l’assetto proprietario più adatto a seconda della loro natura”. La lezione di Hart è stata introdotta da Bruno Perini, giornalista de "Il Manifesto", che ha ricordato come “in Italia non c’è una storia positiva per quel che riguarda i piccoli azionisti. Anzi si dice cha la legislazione italiana sia a tutela dei grandi azionisti”. Docente di Economia all’Università di Harvard, ha in precedenza insegnato alla London School of Economics e al Mit di Boston, il professor Oliver Hart è esperto di matematica economica. E da buon professore ha tenuto una vera e propria lezione con alcuni esempi pratici. “Le aziende sono come piccole società. Devono essere governate ma chi lo fa? Gli azionisti sono estremamente vulnerabili perché danno il loro denaro all’impresa in cambio di una debole promessa, e cioè il dividendo. Ma questo solo se l’impresa decide di pagarlo”. “Cosa succede – si chiede Hart – se i manager decidono di non dividere il dividendo?”. L’azionista è vulnerabile fin quasi all’esproprio, è la risposta. “Il voto dà all‘azionista almeno un qualche potere perché gli permette di licenziare il consiglio di amministrazione se non è soddisfatto o, in alternativa, di vendere le proprie azioni al miglior offerente”. Ma non è sempre così facile, la realtà è più complessa. “Ci sono anche le società di lavoratori (pensiamo ad esempio ad uno studio legale) o le cooperative di consumo. In questi casi di solito non ci sono azionisti esterni ma si possono avere dei problemi di capitale. Ecco perché le grandi società che ovviamente hanno bisogno di enormi capitali sono solitamente di proprietà degli azionisti esterni”. L’economista ha poi spiegato con due esempi come possa essere virtuoso sia il sistema “un’azione = un voto” sia quello a doppia classe. Dipende soprattutto dalla natura specifica dell’azienda stessa. “Pensate ad esempio ad un giornale di alta qualità. Il sistema ‘un’azione = un voto’, che sembrerebbe il più democratico, in questo caso porterebbe a vendere più facilmente il giornale ed al suo probabile svilimento. Se invece in quell’impresa vige il sistema a due classi, la famiglia fondatrice che ha a cuore il giornale perché, ad esempio, l’ha fondato, avrebbe, detenendo il pacchetto di azioni con il doppio voto, la possibilità di bloccare l’offerta d’acquisto. E’ esattamente quello che è successo quando Rupert Murdoch si è interessato al Wall Street Journal. La famiglia Bancroft avrebbe potuto respingere l’offerta anche se poi non l’ha fatto”. Poi il professor Hart si è concesso una provocazione: “Da quest’analisi economica del voto nelle società che lezione possiamo traslare alla politica? Potrebbe essere un’idea consentire alla gente di vendere il proprio voto, cosa che in passato è già avvenuta?” Citando un improbabile esempio di testa a testa negli Stati Uniti d’America tra Barack Obama e il miliardario Ross Perot, il matematico fa chiaramente capire come egli sia totalmente contrario a quest’ipotesi: “C’è un’importante differenza fra le comunità e le imprese: posso comprare la tua quota in un’impresa ma non posso comperare il tuo interesse in una comunità”. In conclusione della lecture il moderatore Perini ha citato – per riportare il ragionamento in Italia e prima di passare la parola alle domande del pubblico – il famoso suggerimento di Enrico Cuccia che era solito sottolineare come “le azioni non si contano ma si pesano”. Il primo intervento non lascia scampo al professore: “In Italia nelle assemblee societarie non c’è la minima democrazia. So di una banca che poco tempo fa ha approvato il proprio bilancio con un venti per cento di maggioranza, cose che neanche in un condominio accadono! Ritengo che in Italia il voto degli azionisti sia pari a zero”. “Purtroppo ha ragione – gli ha replicato l’economista di Harvard – ma la situazione, ad esempio negli Stati Uniti non è migliore, forse lo è un pochino in Gran Bretagna. Mi ricordo che mi hanno riferito di un’assemblea societaria durata venti minuti!. Del resto in Usa se da un lato molti piccoli azionisti non badano neanche alle sorti dell’azienda, non hanno il tempo, la voglia o la competenza per seguirne le vicende, dall’altro sta nascendo un movimento dei piccoli azionisti che sta un po’ cambiando le cose per esempio con delle azioni volte a criticare pubblicamente gli stratosferici stipendi dei Ceo (Chief Executive Officer, ovvero l’amministratore delegato). Oppure pensiamo alla quasi rivolta degli azionisti di Yahoo quando i boss della società hanno rifiutato la mega-offerta della Microsoft. Quello è stato un caso davvero eclatante. Qualcosa si muove, ma c’è indubbiamente molto da fare”. Infine un signore rimasto molto colpito – quasi spaventato – dalla provocazione sulla possibilità di un voto di scambio ha tenuto a precisare che lo riterrebbe “devastante, inconfessabile”. “E’ esattamente quello che ho cercato di spiegarvi – ha replicato Hart – Economia e politica non sono la stessa cosa”. . . |
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FESTIVAL ECONOMIA, INDUSTRIA DEL FALSO: UN BUSINESS DA 200 MILIARDI DI DOLLARI STANNO CLONANDO L’ITALIA PER RIVENDERLA IMPUNEMENTE IN PERÙ SOTTO FORMA DI RUBINETTI |
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Trento, 4 giugno 2008 - Quasi il 9 per cento del commercio mondiale è costituito da merce contraffatta che lede i diritti d’autore, i brevetti, i modelli. Una multinazionale senza marchio, gestita dalla criminalità organizzata. Un business incentivato, talvolta, dalle stesse aziende copiate. Gli esempi non mancano: dal viaggio dei rottami di rame sottocosto dal porto di Gioia Tauro al Tibet (dove il governo cinese sta finanziando la nascita di una Silicon Valley), alla rubinetteria made in Italy clonata nel Guang Dong e smerciata in Perù con il marchio di origine contraffatto. L’industria del falso non si ferma, anzi. Avanza sempre più. A dimostrarlo i dati: duecento miliardi di dollari di fatturato per una quota del commercio mondiale pari al 7-9%. Un vero e proprio network criminale, invisibile, senza sedi o marchi riconoscibili, gestiti da pirati-manager in giacca e cravatta, mossa da una unica mission: clonare a costi stracciati tutto ciò che ha mercato rivendendo, poi, illegalmente a prezzi ultra-competitivi. Un fenomeno che agisce nell’ombra e che Rita Fatiguso, giornalista del “Sole 24 Ore”, ha svelato in “Le navi delle false griffe. Fatti e misfatti della globalizzazione”. Composto da 12 capitoli che raccontano altrettanti reportage il libro, dal taglio investigativo, ha consentito di individuare le modalità attraverso le quali avvengono i traffici del falso. Qualche esempio? E-mail e skype. Alla regia del fenomeno criminale ci sono persone altamente qualificate e competenti che utilizzano proprio le nuove tecnologie per concludere affari illeciti in tempi brevissimi. “Un business - spiega l’autrice – che si muove tra la corruzione dei porti, tra le pieghe dell’amministrazione e nello scarto tra i pochi che guadagnano tanto e i molti che guadagnano poco. Questa inchiesta – precisa Fatiguso – è nata per cercare di capire come mai catene molto alla moda riuscissero a far arrivare grosse quantità di merce fashion alla portata di tutti. Il problema di oggigiorno è quello di confezionare numerosi capi e farli giungere sul mercato in tempi brevi pur ricalcando certi stili. Prada in primis. E, cosa più interessante, ciò che viene falsificato non è, come forse si pensa, il marchio bensì il modello”. “La Cina – chiede il moderatore Roberto Ippolito, direttore relazioni esterne all’Università Luiss – ha un bisogno impellente di dissimulare l’origine. Per quale motivo? “La ragione è semplice – risponde la giornalista del Sole 24 Ore – tra Occidente ed Oriente è in corso una grossa battaglia. La filiera delle navi fantasma vuole far sì che la quota dei prodotti made in Cina si spalmi in mezzo alle quote degli altri Paesi e questo per non pagare dazi ed Iva”. Quello che dobbiamo capire – è stato spiegato durante l’incontro tenutosi nella biblioteca comunale – è che il fenomeno della contraffazione ha fatto un salto di qualità. In Cina, ad esempio, è utilizzato per riciclare i soldi sporchi. “Non vi dico quanti container vuoti arrivano in quel Paese – afferma l’autrice” Spostiamoci all’Italia. I nostri prodotti, come sappiamo, sono tra i più copiati al mondo. Ma oltre che clonati siamo anche clonatori? “C’è una componente italiana molto forte che si dedica alla contraffazione. Non a caso siamo alle spalle della Cina e della Turchia. A gestirla soprattutto la criminalità organizzata che si è globalizzata” Che fare per stroncare questa piaga? Secondo Rita Fatiguso bisognerebbe avere uomini ovunque poiché i meccanismi sono facilmente aggirabili. Il grande dibattito a livello europeo – dice la giornalista - è: quote sì oppure quote no? Dazi all’importazione o totale liberalizzazione? Si deve poi tener conto della differenza tra le economie dell’Europa. Mentre i Paesi del nord sono grandi commercianti, quelli del sud Europa sono rimasti produttori e questo li porta ad avere un interesse nella difesa dell’industria dagli attacchi dei cinesi. “Nei porti mondiali - commenta la giornalista – solo il 2% dei container viene passato al setaccio. I controlli spesso sono a campione e dipendono dall’indice di pericolosità. C’è insomma una linea grigia nella linea grigia. Il fenomeno certo si può stroncare ma è necessario volerlo davvero. Non dimentichiamoci che esiste una quota di produzione che viene fatta fare appositamente falsa e che sembra fare gioco alle grandi firme Un contributo notevole allo stop delle navi delle false griffe potrebbe arrivare dall’introduzione del reato di associazione finalizzata alla contraffazione. Una proposta in tal senso è stata presentata dall’Alto Commissario per la lotta alla contraffazione Giovanni Kessler. Bisogna però fare presto. Nella convinzione che l’industria del falso danneggia tutti, produttori e consumatori. Nessuno escluso. . |
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FESTIVAL ECONOMIA: IN CERCA DI UNA LEGGE ELETTORALE, IN FRETTA L’ANALISI DI GUIDO TABELLINI, NUOVO RETTORE DELL’UNIVERSITÀ BOCCONI “LO STATUS QUO ATTUALE È INSOSTENIBILE E IL MIRACOLO IRRIPETIBILE DEL VOTO 2008 VA COLTO PER CONSOLIDARE IN ITALIA IL BIPOLARISMO” |
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Trento, 4 giugno 2008 - Non ci sono solo i politici nel frattempo diventati ministri, per i quali la partecipazione al Festival dell’economia – decisa qualche mese fa – si rivela oggi nei fatti impossibile. Ci sono anche i docenti universitari nel frattempo nominati rettore e che, comunque, confermano la loro partecipazione. Il caso è quello di Guido Tabellini, indicato quale nuovo rettore dell’Università Bocconi di Milano. Scelto all’unanimità, entrerà in carica, per un biennio, il prossimo primo novembre. Ordinario di economia politica, Tabellini, 52 anni, è stato protagonista a Trento, nel colloquio – Sala Depero – con Tiziano Marson, direttore dei tre quotidiani del Gruppo Espresso di area “dolomitica”: Trentino, Alto Adige e Corriere delle Alpi. Argomento: i sistemi elettorali tra efficienza e rappresentanza. Subito, le conclusioni di Tabellini, protagonista di una “lezione” asciutta, sorretta tanto dalle analisi dell’economista che dalla passione di chi frequenta anche i territori della politica. Ebbene, dice Tabellini, “lo status quo italiano è insostenibile e quella che abbiamo davanti è una occasione unica per consolidare in Italia il bipolarismo. La presenza di pochi partiti e l’esigenza di governabilità spingono in questa direzione. Ci sono due pericoli: a sinistra che prevalga, a fronte della necessità di una legge elettorale, la tentazione delle alleanze; a destra che il problema venga sottovalutato e ci si concentri solo sulla governabilità. Ovviamente senza scordare che tra un anno c’è il referendum, il cui impatto è imprevedibile”. Però, “riformare si deve, per guadagnare efficienza ed efficacia. Una legge elettorale siffatta presenta sintomi pesanti: miopia, incapacità a decidere, corruzione e inefficienza”, ha detto Tabellini. Che ha poi analizzato pro e contro dei sistemi attorno ai quali da anni si dibatte: quello proporzionale e quello maggioritario. Tabellini non ha nascosto le sue simpatie per un proporzionale basto sui piccoli distretti (sul modello spagnolo) con soglie minime. “Mi sembra possa indurre al bipolarismo, ma non è detto che basti. Però potrebbe trovare tanto il sostegno del Pdl che del Pd e la stessa Lega, che in alcuni distretti è forte, potrebbe sposarlo”. Certo, ci sono altre alternative all’attuale sistema. Il maggioritario a turno unico: ma lo abbiamo già provato e non è servito. Il maggioritario a doppio turno per ridurre il potere contrattuale delle forze estreme: ma la destra non lo vuole. Infine, il proporzionale puro con soglie di sbarramento: favorisce il centro e induce instabilità del governo, ricorda Tabellini. Il nuovo rettore della Bocconi ammonisce: il voto del 2008 è un miracolo irripetibile, segnato a sinistra dalla voglia di marcare le distanza dai veti incrociati interni al governo Prodi e a destra dalla certezza di vincere e dalla voglia di governabilità. Ma la drastica riduzione dei partiti, analizza Tabellini, non si ripeterà se il premio di maggioranza non sarà spostato dalla coalizione al partito. Ma la “lezione” di Tabellini, ha offerto altri spunti. Sintomi, evidenze empiriche, conclusioni. A partire dagli effetti diretti e indiretti della legge elettorale, in tre aspetti: la formula voti uguale seggi; la dimensione del distretto; il metodo del voto singolo (candidato o lista). Ancora: voto di lista vuol dire favorire corruzione e assenteismo mentre il proporzionale facilita l’ingresso di forze diverse sulla scena politica. E ci sono degli effetti diretti, dice ancora Tabellini, sulla spesa pubblica: il sistema proporzionale parrebbe favorire maggiore spesa in beni pubblici generali e welfare mentre il sistema maggioritario premierebbe con benefici locali. Ma non esiste, ha detto Tabellini, l’evidenza che un sistema sia migliore dell’altro. Esiste, invece, la certezza già enunciata: il miracolo irripetibile del 2008 va capitalizzato, con l’attuale legge elettorale il rischio paralisi non è scongiurato. E un nuovo sistema elettorale va fatto, giacché tutti convengono sul fatto che l’attuale è comunque una “porcheria”. . |
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FESTIVAL ECONOMIA: QUALI REGOLE E QUALI COMPORTAMENTI POSSONO FAVORIRE LA COOPERAZIONE? ECCO COSA DICONO GLI STUDI SUI MECCANISMI E LE BUONE PRATICHE. |
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Trento, 4 giugno 2008 - Cosa significa, in termine di vantaggio individuale, cooperare? Quanto – e come - l’azione collettiva può fare meglio di quella del singolo? E’ stato questo il filo logico dell’intervento di Oriana Bandiera in uno dei primi incontri di questo Festival dell’Economia 2008. La conferenza – introdotta da Marco Faillo, ricercatore alla facoltà di Economia dell’Università di Trento ed intitolata “Problemi di azione collettiva e cooperazione: lezioni da Paesi in via di sviluppo ed esperimenti di laboratorio” – è stata l’occasione per analizzare le dinamiche che determinano il successo di molte attività economiche con particolare riguardo ad alcuni esempi di situazioni concrete che Oriana Bandiera ha studiato da vicino. Tutto parte, in pratica, dal dilemma del prigioniero e dalla teoria dei giochi. Ma qual è il problema? “in molte circostanze, le scelte che massimizzano il benessere dei singoli individui non coincidono con quelle che massimizzano il benessere della società ma – prosegue la ricercatrice – se gli individui non riescono ad agire ‘collettivamente’ il risultato sarà peggiore per tutti”. E a supporto della tesi che resterà sottesa a tutta la conferenza vengono citati due esempi illuminanti: l’azione dei pescatori in un lago (se il pesce lo pesco io, non lo peschi tu) e la pulizia dei giardini (se nessuno cestina le cartacce il parco sarà sporco per tutti). “Vi sembrano esempi di poco conto? Chiede provocatoriamente la Bandiera? “Se ci pensate bene al primo esempio si può sostituire il caso – ben più importante – dello sfruttamento ittico degli oceani. E il secondo invece è metaforico di uno dei più gravi problemi che l’umanità sta affrontando e cioè come riciclare i rifiuti e qual è lo sviluppo sostenibile che, come umanità, ci possiamo permettere”. Altro problema è che “la teoria non offre indicazioni precise sulle condizioni che favoriscono la cooperazione”. Un filone di ricerca sta lavorando per rispondere a queste due vitali domande: “Esistono regole che favoriscono la cooperazione? Esistono caratteristiche individuali o di gruppo che facilitano la cooperazione?”. Di grande interesse è l’analisi di alcune situazioni che si verificano in Paesi in via di sviluppo. La professoressa Bandiera ci spiega perché. “In questi luoghi c’è un’assenza di regole e istituzioni formali e una maggiore importanza delle risorse comuni come foreste, pascoli, risorse idriche rispetto ai Paesi industrializzati”. E ancora: “L’analisi della gestione delle risorse comuni dimostra quindi che gli individui cooperano con successo quando esistono regole e sanzioni chiare e condivise da tutti, quando i costi sono proporzionali ai benefici, quando le azioni individuali possono esser monitorate e soprattutto quando esiste un meccanismo per dirimere eventuali controversie”. Ma quali sono le caratteristiche del gruppo che favoriscono la cooperazione? “Analisi statistiche della gestione delle risorse comuni rivelano che gruppi più eterogenei cooperano di meno e che al contrario l’esistenza di relazioni interpersonali consolidate la favorisce nettamente”. Fin qui la teoria ma Oriana Bandiera passa poi a sottolineare il punto dolente di questo filone scientifico e cioè che “gli studi sul campo mostrano correlazioni, non relazioni causali. Ad esempio il fatto che gruppi che cooperano con successo usino meccanismi di monitoraggio non implica che questi meccanismi garantiscano la cooperazione. Il problema – ha aggiunto – deriva dal fatto che l’efficacia del monitoraggio potrebbe derivare da altre variabili non osservate come ad esempio lo zelo dei controllori”. Allora verrebbe da pensare: perché non affidarsi agli studi di laboratorio? “Purtroppo però non esiste la prova che gli individui si comportino allo stesso modo in laboratorio e nel mondo reale. Tant’è vero che una nuova metodologia di ricerca denominata ‘esperimenti sul campo’ combina la realtà degli studi sul campo con la rigorosità degli studi di laboratorio”. Ed è proprio in questo nuovissimo, interessante, filone di ricerca che la professoressa sta indirizzando i suoi sforzi scientifici. Infine è stato toccato il rapporto tra governo e cooperazione: “Gli studi sul campo indicano che l’intervento del governo è associato a risultati peggiori. Questo potrebbe essere però dovuto al fatto che il governo interviene laddove precedentemente la comunità ha fallito. Studi più recenti ispirano più ottimismo invece sugli interventi del pubblico come dimostrano alcuni studi specifici citati dalla professoressa Bandiera. Siracusana, trentaseienne è docente alla London School of economics, nel 2007 ha ricevuto un importantissimo premio per giovani ricercatori nell’economia del lavoro. La professoressa è insomma venuta a parlare di cooperazione proprio in uno dei territori in cui questa è nata ed ha proliferato fino al livello dei giorni nostri: “Noi ricercatori siamo un gruppo ridottissimo e chiuso. E’ un grande piacere potersi confrontare con un pubblico più vasto e con voi studenti. Grazie al Festival di Trento quindi!”. E gli studenti hanno risposto all’appello gremendo i gradoni dell’Aula rossa ad Economia e non lasciandosi sfuggire l’occasione di “interrogare” la giovane ricercatrice. Tra le domande una delle più attinenti ha evidenziato i rischi che la cooperazione – quando funziona – venga istituzionalizzata perdendo quindi capacità d’innovazione. “Ha ragione – ha replicato la Bandiera – Questo è uno dei rischi. A tal proposito c’è uno studio interessantissimo sui mercanti maghrebini del Xii secolo che commerciavano solo con determinati porti. Tutto funzionava alla perfezione. Con la scoperta dell’America però, ed il conseguente aprirsi di nuove vie commerciali, restarono fossilizzati sulle loro rotte lasciandosi scappare completamente quel nuovo, floridissimo business”. Un’altra domanda ha sottolineato come il “successo della cooperazione dipenda soprattutto dalla disponibilità di risorse”. “Non è facile rispondere a questa domanda – ha replicato la giovane ricercatrice della London school of Economics – Sembra che quello che più è determinante sia che i beni in questione abbiano esternalità, e quindi un’influenza che va al di là, nel bene e nel male, del loro mero utilizzo”. La Bandiera ha concluso con un suggerimento rivolto soprattutto ai protagonisti della mattinata, gli studenti: “Mi raccomando ragazzi quando studiate qualcosa in economia chiedetevi sempre: come può quello che sto analizzando essere usato per migliorare il mondo?”. . |
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MAGGIORANZA. GALAN: “LA POLITICA E’ FATTA DI SCELTE E DI AZIONI. LASCIO AGLI INGEGNERI DELLA POLITICA LA CELEBRAZIONE DI INUTILI RITI E DI ANTICHE CERIMONIE” |
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Venezia, 4 giugno 2008 “La politica è fatta di scelte e di azioni. Lascio agli ingegneri della politica celebrare inutili riti e antiche cerimonie. E lascio ai giornali la libertà di costruire dietrologie e di inventare false verità. ” Lo ha detto ieri il presidente della Regione del Veneto, Giancarlo Galan, a Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale, a margine della riunione di maggioranza voluta per stabilire i punti all’ordine del giorno del calendario della politica veneta. Con i capigruppo della maggioranza il presidente ha posto al centro del programma di fine legislatura due temi importanti quali il nuovo statuto regionale e il nuovo regolamento consiliare. “Sono due tematiche che mi stanno davvero a cuore e su cui - ha detto Giancarlo Galan - siamo chiamati con forza a dare una risposta ai cittadini veneti. Poi, voglio che si lavori con altrettanta determinazione per dare concretezza al progetto del partito unico del Popolo della libertà, nato prima della campagna elettorale, ma destinato ad allargarsi nella nostra regione ad altre forze politiche che si sono già dichiarate interessate come il Movimento per l’autonomia. Movimento che non entrerà, però, in Giunta con un suo rappresentante perché l’Udc resta parte dell’attuale maggioranza. ” “Per quanto concerne la configurazione della Giunta - ha ribadito Galan - posso confermare che sono fasulle tutte le interpretazioni che leggo nei maggiori quotidiani veneti. Nego, per esempio, che sia stato proposto un incarico a Lia Sartori che mai rinuncerebbe al suo ruolo di europarlamentare. Nego anche che il Popolo della libertà abbia preteso per sé la delega della sanità che è sempre stata, come da precedenti accordi, della Lega nord. Così come smentisco che tra me e il segretario nazionale della Lega nord, Gianpaolo Gobbo, ci sia la corsa a chi comunicherà per primo i nomi dei nuovi assessori. ” “Peccato, invece, che sia stato anticipato sulla stampa regionale prima di un qualsiasi colloquio interlocutorio - ha sottolineato il presidente Galan - il nome di Vittorio Mincato, uomo di grandi capacità, con un passato di successo all’Eni e alle Poste, che avrebbe dato un grande contributo alla nostra regione e che mi riserverò comunque di incontrare quanto prima. ” Il presidente ha, infine, ricordato che “Fabio Gava deciderà a metà giugno se fare il parlamentare o l’assessore regionale” e che venerdì prossimo in occasione della seduta di Giunta “avverrà il passaggio istituzionale degli incarichi ai due nuovi assessori che la Lega nord indicherà autonomamente, ma che sin dall’inizio per logiche territoriali sono stati sempre solo due, e cioè Sandro Sandri e Franco Manzato. ” . |
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I MOTIVI CHE RALLENTANO LO SVILUPPO DELL’IMPREDITORIA CALABRESE |
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Reggio Calabria, 4 giugno 2008 - “Le difficoltà di accesso al credito bancario, i tassi elevati, e soprattutto quell’iniqua commissione di massimo scoperto applicata senza regole, sono i problemi veri che rallentano, quando non impediscono, lo sviluppo dell’imprenditoria calabrese”. E’ decisa la risposta del presidente della Regione Calabria, interpellato dai giornalisti sui problemi di credito alle imprese nella regione. “Che la commissione di massimo scoperto sia indifendibile perché per nulla trasparente – ha affermato Loiero – lo ha confermato il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. Avevamo visto giusto: è lì che si annida quel pericolo d’usura bancaria riconosciuta dai magistrati di Palmi nel processo promosso dall’imprenditore Nino De Masi nel quale la Regione Calabria si è costituita parte civile”. “Dopo quel processo – ha rimarcato Loiero – abbiamo avviato un confronto con l’Abi di cui va apprezzata la grande disponibilità. È interesse di tutti, degli imprenditori e anche delle stesse banche, che si arrivi a un accordo che consenta alle aziende di abbattere i costi del denaro, a incominciare, come indicato da Draghi, con la sostituzione della commissione di massimo scoperto, con altra commissione rapportata al fido concesso, così come avviene già in altri Paesi dove la concorrenza bancaria induce a processi migliorativi del mercato”. . |
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BOLZANO,: DURNWALDER INCONTRA IL PRESIDENTE DELLA BASSA SASSONIA CHRISTIAN WULFF |
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Bolzano, 4 giugno 2008 - Il ruolo delle regioni in Europa, l´agricoltura e l´efficienza amministrativa: questi gli argomenti al centro del colloquio tra il presidente della Provincia Luis Durnwalder e il suo omologo della Bassa Sassonia Christian Wulff, che ha trascorso il fine-settimana in Alto Adige. All´incontro hanno partecipato anche gli assessori Berger e Saurer. Wulff ha incontrato la delegazione della giunta altoatesina lunedì 2 giugno presso il centro di ricerca Laimburg. "Naturalmente la realtà della Bassa Sassonia non può essere paragonata a quella altoatesina - ha commentato Durnwalder dopo il colloquio - le differenze sono troppo marcate dal punto di vista economico e delle dimensioni. Ciononostante si è trattato di un incontro positivo, che ci ha permesso di scambiare esperienze e pareri su molti argomenti di notevole importanza e interesse". Durnwalder, accompagnato dagli assessori Otto Saurer e Hans Berger, si è confrontato con Wulff soprattutto sul ruolo e l´importanza delle regioni nel contesto europeo. "Ci siamo trovati d´accordo - sottolinea il presidente altoatesino - sul fatto che in futuro l´Europa, anche alla luce dei possibili ampliamenti, potrà funzionare solo se verrà seriamente applicato il principio di sussidiarietà. I governi locali hanno un contatto molto più ravvicinato con la popolazione e con i propri problemi, e sono in grado di raccogliere la sfida politica che consiste nella risoluzione delle questioni più importanti". Un altro argomento trattato nel corso dell´incontro è stato quello dell´efficienza amministrativa, con particolare attenzione all´informatizzazione e allo snellimento dei procedimenti burocratici e allo sviluppo dell´E-government. "Le amministrazioni locali - conclude Durnwalder - hanno la possibilità di sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia informatica e da internet per migliorare la propria struttura e il proprio funzionamento, e per offrire un servizio sempre più vicino ai bisogni dei cittadini". Il presidente Durnwalder ha anche colto l´occasione per presentare al suo omologo Wulff il nuovo progetto di abbattimento dei costi burocratici recentemente varato dalla giunta provinciale. . |
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AL VIA A RIMINI EUROP.A. 2008 - IL SALONE DELLE AUTONOMIE LOCALI |
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Rimini, 4 maggio 2008 – Oggi presso la Fiera di Rimini la 8° edizione di Europ. A. (www. Euro-pa. It), l’unico appuntamento nazionale interamente dedicato al mondo delle Autonomie Locali: un’occasione unica di aggiornamento, confronto e programmazione per tutti gli operatori della P. A. Locale e centrale. L’inaugurazione sarà affidata al Sen. Davico, che parteciperà al primo dei due appuntamenti del Ministero dell’Interno, concludendone i lavori: Ore 10. 00, sala Mimosa 1 – Ministero dell’Interno ed Enti Locali insieme sul Territorio a garanzia dell’effettività dei diritti civili e sociali del cittadino – a cura del Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali – in cui verrà presentato un protocollo condiviso tra Ministero e Anci sulle politiche di sicurezza e si aprirà un confronto sulle possibili misure attuative. Al convegno, interverranno: Prefetto Giovanni Troiani, Capo Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali; Prefetto Angelo Di Caprio, Direttore Centrale per le Autonomie; Dott. Giancarlo Verde, Direttore Centrale della Finanza Locale; Dott. Ssa Annalisa D’amato, responsabile Istituzioni, Personale e Relazioni Sindacali dell’Anci Avv. Lorenzo Camarda, Direttore Generale e Segretario Generale della Provincia di Brescia. Moderatore del convegno sarà il Dott. Giuliano Giubilei, giornalista Tg3; concluderà i lavori il Sen. Davico. Il secondo appuntamento del Ministero dell’Interno, oltre che del Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali, è a cura anche del Dipartimento della Pubblica Sicurezza: Ore 15. 00, sala Mimosa 1 – Comitato di Coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere: un’esperienza nel contrasto dell’infiltrazione della criminalità. Al convegno, interverranno: Prefetto Bruno Frattasi, Coordinatore del Comitato di Coordinamento per l’Alta Sorveglianza delle grandi opere; Dirigente Superiore Dott. Enzo Calabria, Direttore del Servizio Analisi Criminale della Criminalpol; Ing. Leonardo Miconi, Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi, Forniture. Sono oltre 150 i convegni in programma per la quattro giorni fieristica che tratteranno i temi maggiormente legati al mondo della pubblica amministrazione, di grande interesse sia per i suoi operatori e amministratori che per i professionisti che con essa collaborano: ambiente, contrattualistica e servizi pubblici, sicurezza, politiche europee, finanza e fiscalità locale, innovazione, istruzione, organizzazione e personale, architettura e progettazione del territorio, riforme istituzionali, sanità, servizi alla persona, servizi demografici, problematiche del lavoro e sviluppo locale. L’elenco completo – suddiviso per date e per temi – è visionabile alla pagina http://www. Euro-pa. It/programmi. Htm#temi. Va segnalata una novità nell’ambito dei temi del Salone, che inaugura così un osservatorio privilegiato sulla comunicazione istituzionale: si tratta del convegno “Informazione locale e processi globali. La professione giornalistica a livello territoriale come strumento di conoscenza delle istituzioni”, in programma Venerdì 6 giugno, nell’ambito del quale sarà presentato il Premio P. A. Vicina, che verrà consegnato a partire dall’edizione 2009 della manifestazione. Il nuovo riconoscimento, patrocinato da Ministero dello Sviluppo Economico e Comunicazioni, Ordine nazionale dei Giornalisti, Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale, Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-romagna, Co. Re. Com dell’Emilia-romagna, valorizzerà il rapporto tra media e istituzioni a livello locale e il ruolo svolto dalle redazioni locali nel rendere più trasparente l’attività amministrativa e politica, e nel migliorare l’accesso ai servizi pubblici da parte dei cittadini. Europ. A. È anche occasione per premiare le eccellenze nella Pubblica Amministrazione locale e centrale. Per questo, verranno consegnati: Premio Innovazione nei Servizi Sociali (Vi edizione) , in programma per giovedì 5 giugno alle ore 9. 30; Premio E-gov (Iv edizione) , in programma per giovedì 5 giugno alle ore 10. 00; Premio Iqu Innovazione e Qualità Urbana (Iv edizione) , in programma per venerdì 6 giugno alle ore 15. 00; Premio Comuni. It (Vii edizione) , in programma per venerdì 6 giugno alle ore 12. 00; Premio Ben-essere (I edizione) , in programma per venerdì 6 giugno alle ore 9. 30. . |
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BOLZANO: IL SINDACO DI MONACO UDE ACCOLTO DALL´ASSESSORA KASSLATTER MUR |
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Bolzano, 4 giugno 2008 - Dopo quello di Berlino, un altro sindaco di una metropoli tedesca arriva in Alto Adige: Christian Ude, da 15 anni primo cittadino di Monaco, è stato accolto il 30 maggio a Bolzano dall´assessora provinciale Sabina Kasslatter Mur. Si è parlato di politica vicina ai cittadini e dei loro problemi. Kasslatter Mur ha invitato il sindaco di Monaco Ude in Alto Adige e oggi pomeriggio lo ha accolto alla stazione di Bolzano. Nel primo incontro si è discusso di vari temi rapportati alle due realtà, "perchè non dobbiamo dimenticare che l´Alto Adige ha la popolazione di un quartiere di Monaco", ha detto Kasslatter Mur. Le sfide per i rispettivi governi sono simili: "Dal potere d´acquisto al carovita, dalla coesione sociale alla politica familiare, tutte questioni che chiamano la politica a nuovi interventi", ha continuato l´assessora provinciale. Con il sindaco Ude si è parlato anche dell´esigenza di una politica vicina ai cittadini: "Il fatto che Ude sia sindaco di Monaco da 15 anni dimostra la grande fiducia di cui gode tra la popolazione", ha aggiunto Kasslatter Mur. . |
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ISOLE: METRÒ DEL MARE E 1,5 MILIONI PER LA MOBILITÀ DEI RESIDENTI QUATTRO MILIONI PER LA PESCA, 1 PER IL SANTUARIO DEI CETACEI, OLTRE AI FONDI UE |
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Firenze, 4 giugno 2008 - «Serve un’azione integrata ed intersettoriale per lo sviluppo delle isole minori. La Regione Toscana sosterrà questo impegno con il progetto Memorario, un metrò del mare capace di garantire migliori collegamenti tra la terraferma e le isole, che entrerà in funzione nel 2011 non appena avremo le competenze sui servizi marittimi. Nel frattempo, ed è notizia appena giunta, i residenti potranno contare su 1,5 milioni di euro, destinati interamente alla Toscana, per tariffe scontate a sostegno della mobilità dei residenti in tutti i Comuni dell’Arcipelago». Lo ha annunciato l’assessore regionale al coordinamento delle politiche per il mare, Giuseppe Bertolucci, aprendo i lavori della prima Conferenza europea sulle Isole minori in programma oggi e domani al Centro congressi De Lauger, a Portoferraio, Isola d’Elba. L’assessore ha ricordato anche i progetti per lo sviluppo della pesca, per la quale sono stati stanziati 4 milioni di euro nel quadriennio 2007-2010, destinati alla portualità, allo sviluppo del pescaturismo, alla tracciabilità e valorizzazione del pescato. In tre anni all’Osservatorio toscano dei cetacei andrà 1 milione di euro, messi a disposizione da Regione, Provincia di Livorno e Comune di Capoliveri. Per lo sviluppo delle isole sarà possibile attingere, presentando specifici progetti, ai fondi europei: i 20 milioni di euro previsti a livello nazionale dalla Finanziaria 2008 e i 23 milioni del programma transfrontaliero Italia-francia marittimo per le province costiere di Corsica, Liguria, Sardegna e Toscana. «Nell’ultima settimana di maggio 2009 – ha aggiunto l’assessore Bertolucci – si svolgerà all’Elba la Xiii edizione dei Giochi delle isole, un evento capace di richiamare qui dalle isole di tutti i mari 2. 000 atleti tra i 12 e i 16 anni. Si tratta di un appuntamento che va nella direzione dello sviluppo turistico, che vogliamo di favorire attraverso la qualificazione dei servizi, l’allungamento della stagione durante tutto l’anno, la convegnistica, il turismo ambientale, l’offerta culturale, sportiva, termale ed enogastronomia». Tra i problemi da affrontare, quello dello smaltimento dei rifiuti, dell’approvvigionamento idrico e di quello energetico. Per il primo la Regione sta sostenendo le amministrazioni locali più virtuose nello sviluppo della raccolta differenziata, per le risorse idriche la strategia è di andare verso l’autonomia dell’Arcipelago, con una prima fase che prevede la realizzazione di un dissalatore a Giannutri. Quanto all’energia, si punta allo sviluppo della produzione da fonti rinnovabili. Visti i problemi di compatibilità ambientale per gli impianti eolici, si punta allo sviluppo del fotovoltaico e sui piccoli impianti a biomasse. L’arrivo del metanodotto algerino Galsi potrà rappresentare l’occasione per la metanizzazione dell’Elba: la Regione affiderà entro l’anno l’incarico per la realizzazione di un apposito studio di fattibilità. In apertura dei lavori il presidente dell’Anci Toscana e sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi, aveva auspicato che per rifiuti ed energia si facesse ricorso a soluzioni innovative, soprattutto nel campo delle fonti rinnovabili, per garantire lo sviluppo equilibrato e sostenibile di una comunità dell’Arcipelago che nei mesi estivi vede crescere il numero dei suoi componenti fino a sette volte. . |
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GARANTIRE ALLE ISOLE PARI OPPORTUNITÀ DI ACCESSO AI SERVIZI PRIORITÀ AI COMUNI ISOLANI NEI FINANZIAMENTI PER LA CREAZIONE DI NIDI |
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Portoferraio (Li), 4 giugno 2008 - “Settantatre milioni di euro per 56 nuovi nidi nei prossimi tre anni in Toscana, con 6. 500 nuovi posti per i bambini da zero a tre anni e la priorità data ai comuni che non ne sono dotati, tra i quali figurano il Giglio, Capraia e cinque degli otto comuni elbani”. Lo ha annunciato l’assessore regionale all’istruzione, formazione e lavoro, Gianfranco Simoncini nel corso della seconda giornata, nella sessione dedicata alle sfide della cultura e della conoscenza, della prima Conferenza europea sulle isole minori che si conclude oggi a Portoferraio, Isola d’Elba. Simoncini ha posto l’accento sulla centralità degli investimenti in capitale umano e nella conoscenza, così da garantire a tutti i cittadini, a partire da quelli delle isole dell’Arcipelago, pari opportunità di accesso ai servizi scolastici e alla formazione. Per farlo la Toscana può contare su 1 miliardo e 119 milioni di euro per il periodo 2005-2010 destinati all’istruzione e al lavoro. In questo settore sono stati oltre 2. 500 gli abitanti delle isole che hanno partecipato a corsi di formazione professionale finanziati dal Fondo sociale europeo e la regione intende potenziare i due poli di formazione a distanza esistenti a Portoferraio e all’interno del carcere di Porto Azzurro. L’assessore regionale alla ricerca e all’università, Eugenio Baronti, ha invitato a ripensare l’attuale modello di sviluppo basato spesso sul turismo di massa, in favore di una riscoperta dell’identità dei luoghi e delle isole in particolare. “La sfida fondamentale – ha detto infatti Baronti – è quella di riuscire a riqualificare il nostro modello di sviluppo e fare in modo che le isole del nostro arcipelago non perdano il loro fascino e la loro attrattività riscoprendo invece la loro vocazione e la loro specificità. In questo senso un contributo importante può venire dalla nuova legge sulla ricerca a cui stiamo lavorando”. . |
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ISOLE MINORI, L’ATTENZIONE NON DIVENTI ASSISTENZIALISMO |
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Portoferraio (Li), 4 giugno 2008 - Le piccole isole meritano attenzione. Ma l’attenzione non può diventare assistenzialismo: lavoriamo semmai insieme. Lo ha chiarito il presidente della Toscana Claudio Martini concludendo il 30 maggio la prima conferenza europea delle isole minori, iniziata ieri a Portoferraio sull’isola dElba. «Le rivendicazioni delle isole, che rappresentano spesso realtà molto diverse tra loro ma che sono per lo più giuste e comprensibili – ha chiarito a margine del convegno Martini, incontrando i giornalisti - devono diventare occasione di collaborazione. E’ necessario che ci sia una corrispondenza biunivoca: serve l’impegno dell’Europa, dove la politica e la sensibilità già dimostrata dalla Commissione devono ora tradursi in strumenti concreti, serve l’impegno dei governi nazionali, serve l’impegno delle Regioni ma è necessario che anche le isole si impegnino per risolvere i loro problemi. Avanzando proposte, ad esempio. E con un maggior senso di appartenenza, a volta, al resto della regione». La questione dello smaltimento dei rifiuti sull’Elba o dello sviluppo urbanistico dell’isola, che ha la necessità di un´unica cabina di regia, sono due esempi tra i tanti possibili a cui la ricetta andrebbe applicata. Anche perché, prosegue Martini, le isole (come la montagna) hanno indiscutibili problemi, dall’accesso ad internet ai trasporti, ma sulle isole la qualità delle vita complessivamente non è bassa e in tanti vorrebbero magari vivere a Capri o all’isola d’Elba, anziché a Firenze o in una grande città. Il presidente Martini annuncia dall’Elba un prossimo incontro, forse in autunno, tra la giunta e l’intero sistema istituzionale e economico dell’Elba e dell’arcipelago, per scrivere insieme una nuova carta degli impegni e delle cose da fare, ognuno per quello che gli compete. Poi parla del Dupim cancellato, ovvero di quei 20 milioni di euro che il Parlamento a gennaio aveva stanziato per le isole minori e che il governo ha annunciato di aver tagliato. «Lo leggiamo sui giornali, - dice - anche perché finora non c’è stato alcun incontro con il governo. La prospettiva è comunque preoccupante. Si taglia la cultura, si tagliano i fondi per lo sviluppo delle isole minori. Se la riduzione dell’Ici ed altri sgravi si devono finanziare così, non mi sembra di grande aiuto per il paese. E’ solo un modo per spostare i ‘buchi’ da una parte all’altra, creando peraltro un clima di grande incertezza. Quei soldi erano stati il frutto di una lunga trattativa con il precedente governo». «Occorre che non salti un canale di dialogo e di discussione – avverte - Ho parlato con il ministro Bondi e mi ha assicurato che si sta impegnando perché tagli sulla cultura non ce ne siano. Ne prendo atto e aspetto». L’ultima questione riguarda la proposta di fare delle isole un ponte nel Mediterraneo, per accorciare le distanze e risolvere insieme problemi comuni, dall’ambiente all’immigrazione. Durante la mattina ne aveva parlato una professoressa tunisina e il presidente della rete ellenica delle isole minori. «La potenzialità esiste, - risponde Martini, parlando in questo caso da presidente della Conferenza delle regioni periferiche marittime d’Europa – ma le isole non possono riuscire nell’obiettivo da sole. Serve una politica globale, nazionale e europea, che faccia tesoro di questa loro sensibilità». Altrimenti rischia di rimanere solo una bella utopia. . |
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UN’UNIVERSITÀ DELLE ISOLE PER UNIRE IL MEDITERRANEO E DALLA SPONDA SUD LA RICHIESTA DI COOPERAZIONE PER LA DIFESA DELL’AMBIENTE |
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Portoferraio (Li), 4 giugno 2008 - Dall’isola d’Elba arriva la proposta della prima università mediterranea delle isole, una open university che viaggia su internet, che potrà servire a fare rete e dove ognuno porterà la propria specificità: l’Italia per l’arte o l’architettura, la Tunisia e la sponda sud del Mediterraneo per l’ambiente, la Francia magari per la fotografia, Malta e Cipro con altre discipline ancora. Un’università internazionale, corale e a più voci. A lanciare l’idea è stato Eleftherios S. Kechagioglou, presidente della rete delle piccole isole elleniche. La professoressa Saloua Aouij Chaouch dell’Università di Tunisi “El Manar”, che ha parlato di parchi nazionali e riserve marine, di sviluppo sostenibile, di turismo di qualità che deve sostituirsi al turismo di massa, di opportunità economiche e integrazione sociale in grado di creare nuovi posti di lavoro e dunque fronteggiare così anche l’emigrazione, ha invece richiamato l’attenzione sulla necessità di una collaborazione transfrontaliera, tra le opposte sponde del Mediterraneo, per consolidare e difendere assieme gli equilibri a volte fragili del nostro mare. In Tunisia ci sono 60 piccole isole e isolotti. “Dobbiamo costruire uno spazio euromediterraneo che ci consenta di avere una voce comune – ha spiegato - Serve un ponte ed un punto di incontro tra i nostri due continenti, che sono sì separati da un mare ma che sono in fondo così vicini”. E’ iniziata con un occhio decisamente rivolto a Bruxelles la seconda e ultima giornata della prima conferenza europea sulle isole minori, in corso al centro De Laugier di Portoferraio: un’iniziativa dell’Ancim, l’associazione nazionale dei comuni insulari, e della Regione Toscana, un convegno ma anche un caleidoscopio di iniziative collaterali che tra mercatini, mostre, stand e spazi espositivi animano l’isola d’Elba da lunedì e hanno dato voce e visibilità a tante piccole isole d’Italia, del Mediterraneo e dell’Europa. Dopo i saluti della Provincia di Livorno e la relazione del presidente dell’Ancim e sindaco di Rio nell’Elba, Catalina Schezzini, che ha chiesto un diverso modo di ripartire le risorse che non guardi solo all’estensione dei territori e al numero degli abitanti ed ha proposto un programma interregionale e internazionale appositamente dedicato alle isole minori, un nuovo Interreg, candidando le isole a diventare il fulcro ma anche lo spazio fisico per il dialogo euro-mediterraneo, la parola è passata a Gianluca Spinaci del Comitato Regioni d’Europa, 344 membri, organo consultivo e pezzo più recente del puzzle europeo dopo Maastricht. Poi è stata la volta di Jean Didier Hache, segretario esecutivo della Commissione isole della Crpm, la Conferenza delle regioni periferiche marittime d’Europa nata nel 1973 e che riunisce 155 regioni e 24 autorità regionali. Di seguito è intervenuto J. Pierre Philippe, direttore dell’Associazione Ile du Ponant, che riunisce i sindaci di 15 isole della Bretagna sulla Manica e nell’Atlantico, con 16 mila abitanti e 2-3000 visitatori l’anno. Da un paese all’altro le realtà sono diverse. Non esiste neppure una definizione comune di piccola isola. Per accordare i suoni servono buoni geografi, come scriveva nel “Piccolo Principe” Saint Exupery, ma anche esploratori, ovvero chi sul territorio vive, osserva e poi riferisce, portando una testimonianza diretta. . |
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ELEZIONE NUOVI ORGANISMI DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI BOLZANO |
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Bolzano, 4 giugno 2008 - in relazione all’elezione dei nuovi organismi della Camera di Commercio di Bolzano da parte del Consiglio Camerale, di seguito è stata riportata la dichiarazione di voto di Confcooperative Bolzano, Confesercenti, Cna-unione Artigiani e Legacoopbund che esprimono la loro astensione rispetto alla candidatura alla presidenza della Camera di Commercio, presentata ieri. L’astensione è motivata dal fatto che la candidatura per la Presidenza e la Giunta Camerale è stata formulata senza alcun coinvolgimento e concertazione con i rappresentanti delle nostre organizzazioni e quindi senza tenere conto di una importante componente della economia provinciale. La carica di Presidente della Camera di Commercio è della massima importanza per tutte le imprese iscritte e, tra queste, anche per le più di 4. 500 aziende da noi rappresentate. Eventuali consultazioni ed accordi raggiunti tra altri gruppi di associazioni, senza la nostra presenza , non possono essere considerati esaustivi e sufficienti per la auspicata nomina unitaria del Presidente e degli altri organismi della Camera di Commercio. Le imprese da noi rappresentate affermano la loro volontà di voler partecipare a pieno titolo alla vita ed alla gestione dell’Ente. Le modalità seguite in questa circostanza per la definizione delle candidature non lo hanno reso possibile. Sarà comunque costante impegno delle nostre Associazioni, contribuire a raggiungere la piena unità di intenti tra le varie componenti della Camera , nell’interesse dell’economia locale. Ci aspettiamo per il futuro un tale atteggiamento da parte di tutti, ed in particolare da parte dei nuovi organismi camerali. Ci auguriamo di vedere concretizzati al più presto questi nuovi rapporti in modo da poter trasformare la nostra astensione in un motivato positivo consenso nella gestione democratica della Camera di Commercio. ” . |
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NOMISMA S.P.A. CHIUDE IL 2007 CON UN UTILE PARI A EURO 482.890 |
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Bologna, 4 giugno 2008 - Positivi i risultati sia in termini di crescita delle attività che di redditività, a conferma del raggiunto consolidamento economico e finanziario della Società. Il valore della produzione nel 2007 sale a Euro 6. 146. 000, con un aumento di Euro 1. 476. 000 rispetto all’esercizio precedente. Dopo ammortamenti, svalutazioni ed accantonamenti per 199. 610 Euro e imposte di competenza per 413. 680 Euro, l’utile d’esercizio si attesta a 482. 890 Euro. Il risultato della gestione caratteristica ammonta a Euro 451. 168 con una incidenza sul valore della produzione passata dal 1,8% del 2006 al 7,3% nel 2007. Nel corso del 2007 Nomisma, grazie al contributo degli oltre 40 ricercatori interni e a quello di numerosi collaboratori esterni ha: realizzato 37 pubblicazioni; lanciato la nuova linea editoriale ‘Nomisma libri per l’economia’; lavorato a 169 commesse; partecipato a 117 i convegni nel corso dei quali ai quali i ricercatori di Nomisma hanno presentato e discusso progetti e ricerche su diverse e rilevanti tematiche economico-sociali. Positive anche le prospettive per il 2008 tanto da far immaginare un ulteriore miglioramento sia dei risultati economici sia della presenza e della credibilità della Società nel dibattito nazionale e internazionale sui grandi temi dell’economia applicata. . |
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PERUGIA: I° TRIMESTRE 2008 IN NEGATIVO PER L’ECONOMIA DELLA PROVINCIA |
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Perugia, 4 giugno 2008 - Presentati dalla Camera di Commercio di Perugia i risultati dell’Osservatorio Congiunturale sul Settore Manifatturiero e del Commercio della provincia di Perugia per il I° trimestre 2008. L’osservatorio è realizzato su base trimestrale dall’Ufficio Studi e Ricerche Economiche dell’ente camerale, in collaborazione con l’Unioncamere nazionale. Per i settori del manifatturiero il campione è di 286 aziende, rappresentativo dell’universo delle piccole e medie imprese (fino a 500 dipendenti). Dal I° trimestre 2008 l’Osservatorio ha allargato l’indagine congiunturale anche al settore del Commercio attraverso un campione di 105 imprese rappresentative delle imprese del commercio al dettaglio della provincia. Manifatturiero Nel I trimestre del 2008 dal settore manifatturiero della provincia di Perugia provengono segnali di criticità. La Produzione, il Fatturato e gli Ordinativi delle piccole e medie imprese manifatturiere registrano, infatti, una riduzione tendenziale. Le flessioni provinciali sono più contenute di quelle nazionali e del Centro Italia. L’andamento della Produzione manifatturiera nel I trimestre 2008 è in calo: la variazione tendenziale registra un – 0,6% rispetto all’analogo periodo del 2007, mostrando un’inversione di tendenza rispetto all’ultimo trimestre del 2007, quando si registrò un +2%. La riduzione della produzione provinciale è più contenuta rispetto a quella nazionale (-1,6%), e soprattutto a quella delle regioni del Centro, caratterizzate da una flessione del -2,7%. Più marcata la flessione del Fatturato (Volume d’affari) con una variazione del – 1,7% nei confronti dell’analogo trimestre dell’anno precedente. Più marcato il peggioramento sull’ultimo trimestre del 2007 chiuso con un +2,3%. L’andamento del fatturato provinciale è in linea con quello nazionale e del centro Italia. Gli Ordinativi delle imprese manifatturiere della provincia nel I trimestre 2008 registrano un calo tendenziale del 0,8% rispetto allo scorso anno, in controtendenza rispetto allo scorso trimestre, in cui era stato evidenziato un +2%. La riduzione provinciale è meno accentuata rispetto al valore nazionale (-1,6%), e a quella registrate nelle regioni del Centro (-1,8%). Un nota positiva viene dalle Esportazioni, che registrano un aumento tendenziale del 0,7% rispetto al I° trimestre del 2007. In questo caso la provincia di Perugia ottiene risultati meno brillanti della media nazionale (+2,4%) e soprattutto delle altre regioni del Centro Italia (+5,2%). Alviero Moretti, presidente della Camera di Commercio di Perugia: “Il bilancio negativo del I trimestre 2008 è da ricondurre in particolare alle difficoltà incontrate dalle imprese di dimensioni minori - con meno di 10 dipendenti – che segnano una significativa flessione rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno: -2% nella Produzione, -2,3% nel Fatturato e -2,5% negli Ordinativi. Meno consistente la riduzione per le imprese da 10 a 49 dipendenti, che registrano variazioni pari a –0,8% per la Produzione, a -0,7% per il Fatturato e a – 0,9% per gli Ordinativi, in controtendenza rispetto al dato tendenziale (circa +2%) dell’ultimo trimestre 2007. Le imprese con 50 e più dipendenti, invece, pur con qualche segnale di rallentamento, evidenziano minori criticità (Produzione + 0,4% e Ordinativi stazionari), fatta eccezione per il fatturato, in calo del 2,4%”. “Risultati non incoraggianti – ha aggiunto Moretti – ma le attese erano anche peggiori. Voglio infatti sottolineare come il sistema economico provinciale dimostri – anche in periodi duri per tutti - notevoli dinamicità e capacità di stare sul mercato: non a caso otteniamo risultati migliori rispetto alla media nazionale e alle altre regioni del Centro Italia”. Settori A livello settoriale si segnalano i buoni risultati per le industrie delle macchine elettriche ed elettroniche, con un incremento del 4,5% nella produzione, del 5,6% nel fatturato e del 2,4% negli ordinativi. Dal lato opposto, le flessioni più consistenti sono segnalate dalle industrie del trattamento dei minerali non metalliferi, con –4,4% nella produzione, -12,8% nel fatturato e -1,8% negli ordinativi; seguite dalle industrie del legno e del mobile con –4,1% nella produzione, -4,1% nel fatturato e -3,9% negli ordinativi. Prezzi I prezzi praticati nel mercato interno registrano un aumento dell’1,2% rispetto allo stesso trimestre del 2007, a fronte di un aumento del 1,1% nazionale. A livello settoriale, sono da segnalare gli aumenti del 2,1% nelle industrie meccaniche e dei trasporti, e del 1,7% nel trattamento dei metalli e minerali metalliferi. In calo soltanto i prezzi delle industrie del trattamento dei minerali non metalliferi: –1% rispetto all’analogo trimestre del 2007. I prezzi dei prodotti artigianali della provincia evidenziano un incremento in linea con quelli del manifatturiero complessivo (+1,3%), ma superiore rispetto ai prezzi praticati a livello nazionale (+0. 8%). Previsioni I dati poco incoraggianti d’inizio anno non sembrano aver influenzato negativamente le previsioni relative al Ii trimestre del 2008 delle imprese manifatturiere perugine. Il saldo tra la percentuale di imprese che prevedono un incremento della produzione e quelle che si attendono una flessione è pari a +33, superiore al dato nazionale (+19). Il saldo del fatturato è +26, migliore rispetto al +18 registrato a livello nazionale. Per gli ordinativi interni il saldo è + 17, di poco superiore al +15 nazionale, mentre per quelli esteri, il saldo provinciale è +27, superiore al +19 nazionale. Artigianato L’artigianato provinciale nel I trimestre 2008 evidenzia ancora una flessione delle principali variabili economiche: -0,7% per la Produzione, a fronte di –0,6% dello scorso trimestre; - 1,7% per il Fatturato, in peggioramento rispetto al - 0,4% di fine anno, e – 0,8% per gli Ordinativi, che migliora il –1,3% dello scorso trimestre. “Non ci consola sapere che a livello nazionale le cose vanno anche peggio – ha dichiarato Alviero Moretti – ma certo la differenza è significativa visto che su base nazionale la Produzione dei comparti artigiani registra – 4,1%, il Fatturato – 4% e gli Ordinativi - 4,1%”. Non si prevedono variazioni sostanziali per il Ii° trimestre 2008. Le aspettative degli artigiani della provincia di Perugia segnano un +19 per la produzione, + 21 il fatturato e + 20 per gli ordinativi interni. Meno buone invece le aspettative per gli ordinativi esteri, con un saldo pari a + 7. Commercio L’osservatorio della Camera di Commercio di Perugia, da questo trimestre fornisce anche il quadro congiunturale relativo ai settori del Commercio della Provincia di Perugia. Rallentano i consumi e quindi anche le vendite delle imprese commerciali perugine, in calo nel I° trimestre 2008 dello 0,5% rispetto all’analogo periodo del 2007. La riduzione delle vendite provinciali è comunque meno accentuata di quella registrata a livello nazionale (-2,5%), e soprattutto di quella delle regioni del Centro, caratterizzate da una flessione del - 4,4%. Le difficoltà più consistenti le incontrano le imprese del commercio al dettaglio di prodotti alimentari e non alimentari, che scontano flessioni delle vendite superiori al 2% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. L’indagine, quindi, conferma le difficoltà delle vendite del commercio al dettaglio di prodotti alimentari e non, evidenziando tra l’altro una flessione più marcata per il commercio alimentare (-2,6%) rispetto a quello non alimentare (–2,1%). A livello nazionale questi due comparti evidenziano andamenti più critici, con variazioni del – 3,5% per il commercio al dettaglio di prodotti alimentari e del – 3,6% per quelli non alimentari. Positivo l’andamento nella grande distribuzione che realizza incrementi delle vendite pari al +3,8% (media nazionale + 2,1%). Le giacenze a fine trimestre vengono giudicate adeguate dal 81% delle imprese, mentre il 15% le giudica esuberanti. Le variazioni negative registrate in questo primo trimestre non sembrano però aver influenzato negativamente le previsioni relative al Ii trimestre del 2008 fatte dalle imprese commerciali della provincia. La percentuale di imprese che prevedono un incremento delle vendite supera nettamente quelle che si attendono una diminuzione, il saldo risulta pertanto positivo e pari a +50, superiore al dato nazionale (+10) e a quello del Centro (+13). Più contenuto il saldo tra le attese di aumento e di diminuzione degli ordini rivolti ai fornitori, che risulta pari a +11, ma si mantiene comunque superiore rispetto al +1 registrato a livello nazionale e di ripartizione territoriale (Centro Italia). Le previsioni positive sono confermate anche dalle aspettative riferite ad un arco temporale maggiore: la quasi totalità delle imprese intervistate, infatti, ritiene che nel corso di un anno il settore rimarrà stabile o addirittura risulterà in crescita. . |
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MANTOVA: INCONTRO INFORMATIVO SULLA CLASS ACTION |
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Mantova, 4 giugno 2008 – La Camera di Commercio di Mantova, in collaborazione con Isdaci (Istituto scientifico per l’arbitrato e il diritto commerciale) di Milano, organizza mercoledì 4 giugno alle 14. 30 al Mamu, Mantova Multicenter di largo Pradella 1, un incontro informativo rivolto ad associazioni, consumatori, imprese e professionisti sulla class action (causa collettiva) per illustrarne opportunità e criticità, e valutarne la ricaduta sul sistema economico. La partecipazione è gratuita previa iscrizione. Per informazioni è possibile telefonare allo 0376 234423 oppure consultare il sito internet www. Mn. Camcom. It. . |
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LUCCA, PROGETTO START-UP PER LE NUOVE IMPRESE INNOVATIVE |
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Lucca, 4 giugno 2008 - Al via l’edizione 2008 del “Progetto Start-up” per le nuove imprese innovative. L’iniziativa è rivolta ad aspiranti imprenditori che, in base ad un bando di concorso annuale, dovranno presentare un’idea d’impresa innovativa, che potrà ottenere un premio in danaro e agevolazioni fiscali. Il progetto è stato ideato dalla Fondazione Giuseppe Lazzareschi, in collaborazione con la Camera di Commercio, l’Associazione degli Industriali di Lucca, l’Università degli studi di Pisa e con l’appoggio della Cassa di Risparmio di Lucca. Periodo di formazione gratuito e personalizzato e realizzazione di un piano di impresa con l’ausilio di un team di professionisti sono i punti vincenti. Beneficiari Il progetto si rivolge ad aspiranti imprenditori o nuclei imprenditoriali composti da non più di tre persone. Possono partecipare anche coloro che hanno già avviato l’attività, purché l’anzianità di iscrizione alla Camera di Commercio non superi i 6 mesi. Potranno essere presentati ed eventualmente esaminati, ad insindacabile giudizio della Commissione Esaminatrice, anche progetti provenienti da altre province. Calcolo ed erogazione del contributo Sono previsti tre livelli di selezione: 1° livello: valutazione dei progetti presentati in termini di innovatività, concretezza e coerenza; 2° livello: colloquio tecnico-motivazionale che si svolgerà presso la sede della Fondazione; 3° livello: periodo di formazione offerto dalla Fondazione, in collaborazione con la Camera di Commercio, finalizzato all’acquisizione delle conoscenze necessarie alla redazione del business plan definitivo. Ai tre migliori progetti di impresa sarà conferito anche il “Premio Start-up” della Fondazione Lazzareschi, che consiste in un “Attestato” ed in una somma di danaro pari ad un importo massimo di 20. 000,00 Euro a copertura di effettive, documentate e congrue spese di costituzione e di avvio dell’impresa. Presentazione della domanda La domanda in carta libera, completa degli allegati, dovrà pervenire entro le ore 24 del 10 Luglio 2008 alla Fondazione Giuseppe Lazzareschi o alla Camera di Commercio di Lucca. Per le modalità di invio e per ulteriori informazioni: www. Lu. Camcom. It . |
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MISSIONE LUCANA IN CANADA IN OCCASIONE DI “ECHO ITALIA 2008” |
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Potenza, 4 giugno 2008 - - Offrire la Basilicata come opportunità localizzativa di attività imprenditoriali e di business, a partire dall’offerta di turismo e dal patrimonio dei beni culturali; attivare rapporti con il sistema imprenditoriale canadese e del Nord America; riaffermare i legami con la comunità lucana emigrata nel Quebec che tra l’altro vede presenti imprenditori lucano-canadesi con attività affermate nel panorama imprenditoriale canadese: sono questi gli obiettivi della missione della Regione Basilicata a Montreal dove ha partecipato ad “Echo Italia 2008” un evento promosso, per il quinto anno consecutivo, dalla Camera di Commercio Italiana in Canada, in collaborazione con l’Enit e l’Ice. Hanno composto la delegazione della Regione, guidata dall’assessore alla Formazione-lavoro-cultura, Antonio Autilio, il presidente della Commissione dei Lucani all’Estero, Pietro Simonetti, la dirigente dell’Ufficio Progettazione Strategica del Dipartimento, Patrizia Minardi, il dirigente dell´Ufficio Internazionalizzazione, Rocco Messina, oltre a Donato Caivano, presidente dell’Associazione Lucani in Canada e una rappresentante dell’Apt. A Montreal, nel prestigioso e storico Edificio Le Windsor si sono svolte diverse azioni promozionali per la Basilicata, tra cui Workshop per l´attrazione degli investimenti orientati ad imprese del settore del turismo, alle imprese tecnologiche e alla comunità dei canadesi di origine lucana interessati ad investire nelle terre d´origine. A completare la presenza lucana nella capitale canadese, momenti istituzionali quali il festa nazionale per la Repubblica Italiana del 2 giugno presieduta e offerta dal Console Generale Italiano in Canada Francesco Paolo Venier, con il pranzo a base dei piatti tipici lucani. “La partecipazione a Echo Italia – ha sottolineato l’assessore Autilio - è stata di sicuro prestigiosa perché la Regione insieme a Lombardia, Lazio e Molise, figura tra i partner ufficiali di una delle vetrine più importanti del Nord America. In particolare, l’esperienza che abbiamo realizzato con il Progetto Culture in Loco e abiamo presentato ad imprenditori ed operatori italo-canadesi – ha aggiunto – ha riscosso grande interesse perché per il target turistico del Nord America l’offerta di turismo culturale è in forte crescita e perché la nostra esperienza è considerata un “modello di filiera” per coniugare cultura e attività imprenditoriali. Abbiamo inoltre favorito rapporti economici tra gruppi imprenditoriali che non mancheranno di produrre risultati importanti tenuto conto che da più di 10 anni l’Italia figura tra i principali partner economici del Quebec. Quanto ai legami con i nostri corregionali in Canada, sono certo – ha detto l’assessore –che possano compiere un salto di qualità per favorire le attività e le iniziative di investimenti canadesi in Basilicata e attrarre nuovi flussi turistici”. . |
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PIEMONTE IN CIFRE 2008: ESPERIENZE, OPPORTUNITá E SFIDE DEI GIOVANI IMPRENDITORI L’11 GIUGNO PRESENTAZIONE DEI DATI STATISTICI REGIONALI E TAVOLA ROTONDA SULL’IMPRENDITORIA GIOVANILE IN PIEMONTE |
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Torino, 4 giugno 2008 - L’edizione 2008 di “Piemonte in Cifre”, realizzato da Unioncamere Piemonte, Regione Piemonte e Istat, sarà presentata mercoledì 11 giugno alle ore 11 presso il Centro Congressi Torino Incontra di via Nino Costa 8, a Torino. Dopo i saluti del Presidente Unioncamere Piemonte Renato Viale, del Presidente Istat Luigi Biggeri e dell’Assessore all’Industria della Regione Piemonte Andrea Bairati, seguirà la relazione di Roberto Strocco, Coordinatore del comitato tecnico-scientifico Piemonte in cifre su “Il Piemonte: numeri e tendenze”. Interverranno poi sul tema “Giovani imprenditori in Piemonte: esperienze, opportunità e sfide” Lamberto Vallarino Gancia, Presidente F. Lli Gancia & C; Pietro Prosino, Presidente Consiglio di Amministrazione Prosino; Franco Thedy, Amministratore Delegato Birra Menabrea; Mark Vanderbeeken, Senior Partner Experientia; Cesare Verona, Direttore Generale Aurora; Giovanni Vitaloni, Amministratore Delegato Nicodesign. La tavola rotonda sarà moderata da Gianfranco Fabi, Vice Direttore Il Sole 24 Ore. Concluderà il programma della mattinata Mercedes Bresso, Presidente Regione Piemonte. Giunto alla sedicesima edizione, anche quest’anno “Piemonte in cifre”, raccolta di statistiche che coprono tutti i campi socio-economici, con un sensibile livello di disaggregazione territoriale, sarà presentato in una doppia veste. A fianco dell’Annuario Statistico Regionale, curato tradizionalmente da Unioncamere Piemonte, Regione Piemonte e Istat, si consolida infatti il Quadro Statistico Complementare, a cura di Unioncamere Piemonte e Regione Piemonte, che raccoglie informazioni provenienti da fonti autorevoli della statistica non ufficiale: indagini congiunturali e macroeconomiche, dati e analisi statistiche ed economiche realizzate con indagini campionarie ad hoc. Anche quest’anno Piemonte in cifre viene diffuso con diverse modalità: l’Annuario Statistico Regionale in cartaceo, affiancato dal volume tascabile Profilo Statistico Regionale, i due cd-rom che contengono la totalità delle tabelle dell’Annuario Statistico e del Quadro Statistico Complementare, e infine il sito internet www. Piemonteincifre. It . |
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INFORTUNI SUL LAVORO: SCENDONO IN CAMPO GLI ESPERTI VERIFICATORI DI MACCHINARI E IMPIANTI IL TRENTINO PROMUOVE LA FORMAZIONE DI UNA NUOVA FIGURA PROFESSIONALE DAL 3 GIUGNO L’ISCRIZIONE AI CORSI ORGANIZZATI DALL’AGENZIA DEL LAVORO |
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Trento, 4 giugno 2008 – Cantieri edili, gru, macchine per il sollevamento delle persone, impianti a vapore: sono molte e di diversa tipologia le attrezzature e macchinari impiegati nei luoghi di lavoro che, al fine di prevenire gli infortuni, devono essere periodicamente sottoposti a controllo e verifiche relativamente alla loro funzionalità e sicurezza. Tali verifiche sono effettuate dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari, in capo alla quale è incardinata l’attività di prevenzione degli infortuni sul lavoro e malattie professionali. Ma i cantieri ed i macchinari da controllare sono migliaia, ed è proprio per estendere a tutti i cantieri tale attività di verifica che, su proposta dell’assessore alle politiche per la salute Remo Andreolli, la Giunta provinciale, nell’intento di dotarsi di nuovi strumenti per combattere il fenomeno degli infortuni sul lavoro, ha promosso la formazione di “esperti verificatori”. Si tratta di una figura nuova, prevista dalla recente legge provinciale in materia di prevenzione delle cadute dall´alto e promozione della sicurezza sul lavoro. Per gli esperti verificatori è previsto anche un apposito elenco provinciale. Il provvedimento, per altro, mantiene in capo all´Azienda provinciale per i servizi sanitari le funzioni di indirizzo necessarie per l´effettuazione delle verifiche e quelle di controllo a campione sulla corretta effettuazione delle stesse, affidando all’Agenzia del Lavoro l’incarico di organizzare e realizzare i corsi per esperti verificatori e l’aggiornamento degli stessi. I corsi saranno articolati in una formazione di base comune e in moduli di specializzazione in relazione alla tipologia dell’attrezzatura per la quale viene rilasciata l’abilitazione. Per quanto riguarda questi ultimi, si inizia con due moduli di specializzazione riferiti al “sollevamento cose” e al “sollevamento persone”. Il prossimo 4 giugno usciranno i primi bandi e si darà il via alle iscrizioni. Per l’anno in corso si prevedono quattro corsi base, il primo dei quali inizierà il 23 giugno. A settembre partiranno invece i corsi di specializzazione. Per garantire il coordinamento tra i soggetti istituzionali interessati alla formazione degli esperti verificatori, la Giunta ha infine costituito un comitato tecnico di coordinamento che, oltre al compito di definire il programma formativo dei corsi di aggiornamento che ogni verificatore della sicurezza iscritto nell’apposito registro provinciale sarà tenuto a frequentare ogni 5 anni, dovrà monitorare il fabbisogno provinciale di queste nuove figure professionali, prevedendo anche azioni di sensibilizzazione e di coinvolgimento dei professionisti tecnici e dei rispettivi Ordini e Collegi professionali. Per quanto riguarda la parte economica, ferma restando la possibilità di determinare liberamente le tariffe, i compensi che gli esperti verificatori iscritti nell´elenco provinciale potranno richiedere per l´esplicazione della propria attività non potrà superare una maggiorazione del 50 per cento delle tariffe che risultano applicabili per le corrispondenti prestazioni garantite dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari. . |
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SULLA PAGINA WEB DI MARTINI LA CAMPAGNA ELECTROLUX SI PUÒ INVIARE LA CARTOLINA VIRTUALE PER SOSTENERE LA MOBILITAZIONE DEI LAVORATORI PROTAGONISTI I FIGLI DEI DIPENDENTI: «CHE FUTURO AVREMO NOI?» |
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Firenze, 4 giugno 2008 - Dal sito del presidente Martini si può inviare una cartolina virtuale al Presidente del Consiglio e al Ministro dello Sviluppo Economico per sollecitarli ad interessarsi alla vicenda Electrolux. «E’ una scelta di solidarietà e di sostegno delle istituzioni in difesa dei posti di lavoro e per il futuro delle giovani generazioni», ha detto il presidente Martini. I figli dei dipendenti dello stabilimento Electrolux di Scandicci sono i testimonial di una campagna contro la chiusura dello stabilimento deciso dalla multinazionale svedese. I volti dei bambini sono impressi su 30 mila cartoline con la frase "Che futuro avremo noi?". Le prime 15 mila cartoline verranno spedite a Stoccolma al presidente di Electrolux Hans Straberg, mentre le altre arriveranno a Governo, Parlamento, media e istituzioni. Chi vuole inviare le cartoline virtuali può cliccare su: http://www. Claudiomartini. It o su http://www. Regione. Toscana. It/electrolux . |
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IN EUROPA LA MECCANICA ITALIANA E’ SECONDA SOLO ALLA GERMANIA I DATI ORGALIME, ASSOCIAZIONE EUROPEA DELLE IMPRESE METALMECCANICHE, CONFERMANO IL GRANDE RUOLO DELLA MECCANICA ITALIANA IN EUROPA E NEL MONDO |
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Milano, 4 giugno 2008 – Orgalime, l’associazione europea delle imprese metalmeccaniche di cui la Federazione Anima fa parte, considera positivamente i risultati del 2007, con un aumento nel volume di produzione complessivo di circa il 5,8% nell’Europa a 27, un trend positivo confermato anche nei primi mesi del 2008. In particolare, il comparto della meccanica, uno dei settori rilevati da Orgalime e di cui Anima rappresenta una parte importante in Italia, ha raggiunto nel 2007 il 9% della produzione industriale dell’Unione Europea. La meccanica gioca un ruolo fondamentale nell’espansione sia della competitività che della produttività dell’industria in generale e nel 2007 ha accresciuto il suo fatturato raggiungendo un livello storico anche grazie all’intensificazione degli scambi commerciali intra ed extra Ue pari al 10 %. I volumi di produzione hanno raggiunto complessivamente una crescita dell’8%. In Italia nel 2007 si è registrato un aumento nel volume di produzione pari al 3% con una quota export del 10% sul fatturato totale. Nei primi mesi del 2008 gli operatori della meccanica italiana hanno evidenziato un atteggiamento di prudente attesa con l’export che continua a rappresentare una voce particolarmente positiva. “Come evidenzia il rapporto di Orgalime, i dati relativi all’industria meccanica in Europa sono confortanti. Nel 2007, l’Italia ha risentito della crisi economica internazionale più dei nostri partner europei. Per il 2008 i primi dati rilevati sono meno negativi di quanto prospettato” ha commentato Vittorio Leoni Presidente di Anima la Federazione delle Associazioni Nazionali dell´Industria Meccanica Varia ed Affine aderente a Confindustria “Nonostante la difficile congiuntura il settore si dimostra vitale. In questi anni le performance della meccanica Italiana hanno raggiunto dei picchi importanti nelle esportazioni e mantenuto costante l’occupazione. Da rilevare che la quota di mercato italiana sull’intero comparto europeo della meccanica è pari a ben il 21%, quota che è seconda solo al colosso Germania e doppia rispetto alla Francia. Come ha osservato il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, "continua Leoni “nel nostro Paese ci sono tutte le premesse per la ripresa economica. Sono convinto che la meccanica italiana possa rappresentare uno dei punti chiave per sostenere il rilancio dell´economia nazionale. ” . |
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CONVEGNO COSTRUIRE CON L’ACCIAIO |
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Milano, 4 giugno 2008 - ´Costruire con l’acciaio´, se ne parlerà venerdì 06 giugno, ore 09. 00, all’Headquarter Pirelli Re di Milano. In una fase storica, in cui l’andamento del mercato delle materie prime è fuori controllo, costruire in acciaio richiede l’adozione di meccanismi di adeguamento che seguano l’andamento dei costi dei diversi prodotti siderurgici. Cla è il comitato impegnato nella diffusione della cultura del costruire con l´acciaio, e si concentra su due messaggi: la convenienza dell´opera in acciaio nell´ambito del ciclo di vita dell´opera e la rapidità di realizzazione dell´opera stessa. Il convegno “costruire con l’acciaio” è organizzato da Acai (Associazione fra i Costruttori in Acciaio Italiani) e Aiz, in collaborazione con: comitato Cla (Costruire con l’Acciaio), C. T. A. (Collegio dei Tecnici dell’Acciaio) e rivista “Costruzioni Metalliche” ed è destinato ad un esteso pubblico di addetti del settore (progettisti, tecnici, costruttori). Si tratta della conclusione di un primo ciclo di iniziative volte ad approfondire le tematiche del settore, e quindi del terzo appuntamento, dopo quelli del 4 ottobre scorso a Catania e del 18 aprile a Roma. La manifestazione sarà affiancata da un area espositiva allestita dalle principali aziende italiane che operano con l’acciaio nel settore delle costruzioni. Il programma scientifico fornirà le risposte innovative del mondo dell’acciaio al settore delle costruzioni. Sono previste inoltre le seguenti sessioni: “le regole fondamentali del costruire con l’acciaio, dal progetto alla realizzazione”, “l’acciaio come sintesi tra struttura e architettura” . Hanno Confermato La Loro Partecipazione: Geom. Giancarlo Coracina, Acai , arch. Luca Gonzo – Senior Partner, Director "Dante O Benini & Partners architects", Milano, prof. Paolo Setti – Dis, Politecnico di Milano, ing. Gian Vincenzo Salamone - Thyssen Krupp Acciai Speciali Terni, ing. Sante Costa – Fontana Luigi, Veduggio, prof. Arch. Andrea Campioli - Dip. Best, Politecnico di Milano, arch. Giuseppe Losurdo, Studio Amati Architetti, Roma, geom. Andrea Burchi, Dirigente azienda di carpenteria metallica, Casale dei Mezzani, Parma, ing. Alberto Vintani, Libero professionista, Milano, ing. Paolo Odorizzi – Harpaceas, Milano, geom. Massimo Tosoni, Presidente Sezione Carpenterie Acai, ing. Ambrogio Angotzi – Arup Italia, Milano, prof. Massimo Majowiecki – Università Iuav, Venezia, prof. Romeo Fratesi – Dip. Fimet, Università Politecnica delle Marche, ing. Tommaso Tirelli – Arcelormittal, Milano, p. I. Giorgio Marzorati – Orsogril, Anzano del Parco, prof. Attilio De Martino – Università “Federico Ii” di Napoli, prof. Ing. Carlo Urbano – Dis, Politecnico di Milano, On. Pierluigi Petrini . |
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RIDURRE I COSTI DELLA BUROCRAZIA, CONVEGNO SUL NUOVO PROGETTO DELLA PROVINCIA DI BOLZANO |
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Bolzano, 4 giugno 2008 - In occasione del convegno “Riduzione degli oneri amministrativi per imprese e cittadini” ospitato giovedì 29 all’Eurac, il presidente Luis Durnwalder e l’assessore Werner Frick hanno presentato, assieme ai ricercatori dell’Eurac e ad esperti internazionali, il modello di misurazione degli oneri amministrativi e la sua applicazione in Alto Adige. Districarsi tra mille uffici per far fronte agli obblighi informativi richiesti dalla pubblica amministrazione come le domande di autorizzazione, la compilazione di moduli e le relazioni sull’attività produttiva. Problemi all’ordine del giorno per imprenditori e cittadini di tutta Europa, e anche per quelli altoatesini. Riducendo la burocrazia, ci sarebbero maggiori fondi a disposizione, se si pensa che in Austria imprese e cittadini sborsano ogni anno qualcosa come 4 miliardi di euro per far fronte a questi obblighi. Ora la Provincia di Bolzano vuole fare la sua parte, e ha incaricato l’Eurac di verificare, in collaborazione con un istituto di Amburgo che si occupa di de-burocratizzazione a livello europeo, a quanto ammontano i costi della burocrazia in Alto Adige. Il passo successivo sarà quello di ridurre questi oneri amministrativi. Il progetto è stato presentato durante un convegno ospitato dall’Eurac di Bolzano, al quale hanno partecipato il presidente Luis Durnwalder e l’assessore alle finanze Werner Frick. “Gli apripista in questo campo – ha sottolineato Frick – sono stati i Paesi Bassi che con il loro Standard Cost Model sono riusciti, a partire dalla fine degli anni ‘90, a misurare gli oneri amministrativi e a ridurli del 25%”. “Vogliamo adattare il modello olandese alla realtà altoatesina – gli ha fatto eco Durnwalder - lo scopo è quello di fare delle misurazioni anche a livello locale per capire come ridurre i costi”. L’alto Adige sarà la prima provincia in Italia a sperimentare una misurazione sistematica degli oneri amministrativi secondo lo Standard Cost Model. A questo proposito verrà istituito, all’interno dell’amministrazione provinciale, un centro di verifica con il compito di controllare il “grado di burocrazia” delle nuove leggi e di quelle già in vigore. “Non si tratterà di di mettere in discussione le oltre mille leggi e regolamenti di attuazione già esistenti – ha spiegato Josef Bernhart, vice-direttore dell’Istituto per il Management Pubblico dell’Eurac - ma di verificare se i cittadini e le imprese possano essere sgravati da oneri amministrativi eccessivi”. . |
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PRESENTATO IN TOSCANA IL RAPPORTO 2002 - 2006 SUI BILANCI DELLE SOCIETÀ DI CAPITALE |
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Firenze, 4 giugno 2008 - Commentando i dati emersi dall´Osservatorio sui bilanci delle società di capitale in Toscana, Pierfrancesco Pacini, Presidente di Unioncamere Toscana, ha detto: "Con questa terza esperienza si consolida ulteriormente la collaborazione fra l´Ufficio Studi di Unioncamere Toscana ed il Dipartimento di Scienze Aziendali della Facoltà di Economia dell´Università di Firenze. Grazie a questo, l´indagine è stata quest´anno affinata sia metodologicamente che operativamente, consentendo di disporre di un "Osservatorio" non soltanto in grado di misurare le performance economico finanziarie delle imprese locali, ma anche di tracciare l´evoluzione di alcuni aspetti delle strategie organizzative e gestionali approfondendo peraltro il tema delle traiettorie tecnologiche e di innovazione dei vari settori economici. L´analisi conferma per molti aspetti gli andamenti descritti dalla contabilità economica degli ultimi anni: nel periodo 2005-2006 il sistema delle imprese ha agganciato la ripresa del prodotto interno lordo regionale, realizzando buoni incrementi di fatturato (+6,1%) e valore aggiunto (+6,4%) ed intraprendendo processi di riposizionamento competitivo sui mercati. Lo testimonia una più elevata redditività degli investimenti, oltre che il buon incremento nel numero di società di capitali (+3,7%), indice del rafforzamento produttivo e patrimoniale delle aziende. La realizzazione di rapporti di analisi sui bilanci delle imprese rappresenta un importante contributo conoscitivo nel tentativo di interpretare le dinamiche in atto nell´economia regionale, valorizzando il vasto patrimonio informativo contenuto negli archivi disponibili presso il Sistema Camerale, e costituisce una novità all´interno del panorama delle metodologie di indagine tradizionalmente utilizzate". Aprendo i lavori del convegno, nel corso del quale l´Osservatorio sui bilanci delle società di capitale ha presentato il Rapporto 2002 - 2006, Enrico Ciabatti - Vicesegretario di Unioncamere Toscana ha detto: "I risultati dell´indagine che oggi presentiamo, relativi all´andamento delle società di capitale toscane nel quinquennio 2002-2006, si inserisce nell´ambito dell´Osservatorio Regionale sui Bilanci, giunto ormai alla terza annualità. Si tratta di una iniziativa che, sotto il coordinamento dell´Unione Regionale, vede coinvolte le Camere di Commercio della Toscana, e che nel corso dei prossimi mesi vedrà la presentazione e la diffusione, in occasione di specifici eventi sul territorio, di rapporti dettagliati di analisi che approfondiranno le dinamiche locali. Con questa terza esperienza si consolida ulteriormente la collaborazione, avviata a partire dal 2006, fra l´Ufficio Studi di Unioncamere Toscana ed il Dipartimento di Scienze Aziendali della Facoltà di Economia dell´Università di Firenze che, grazie alla costituzione di un gruppo di lavoro coordinato dal Prof. Francesco Giunta, ha contribuito alla impostazione metodologica ed alla realizzazione dell´Osservatorio. Anche in virtù dell´esperienza acquisita con le due precedenti annualità, l´indagine è stata pertanto affinata sia metodologicamente che operativamente, consentendo di disporre di un "Osservatorio" per molti versi originale ed in grado di "fotografare", ad un buon livello di dettaglio, non soltanto le performance, i punti di forza e le possibili criticità delle imprese locali, ma anche l´evoluzione di alcuni aspetti delle relative strategie organizzative e gestionali. La realizzazione di rapporti di analisi sui bilanci delle imprese rappresenta un importante contributo conoscitivo nel tentativo di interpretare le dinamiche in atto nell´economia regionale e nel monitorare l´andamento economico-produttivo delle imprese, valorizzando a tal fine il vasto patrimonio informativo contenuto negli archivi disponibili presso il sistema camerale. Si tratta inoltre di un giacimento di informazioni di non facile impiego: la semplice lettura dei documenti che costituiscono il bilancio d´esercizio, infatti, non è di per sé sufficiente, e gli analisti devono rielaborarne i dati e interpretarli preordinando un sistema di indicatori rilevanti. Occorre infine ricordare che, con l´introduzione dei nuovi accordi interbancari definiti di "Basilea 2", il valore informativo dei dati aziendali ha assunto un´importanza che fino a qualche anno fa non aveva, in conseguenza di un processo che comporta l´utilizzo di maggiore trasparenza e completezza nella comunicazione delle informazioni aziendali da parte delle imprese. Come detto, Unioncamere Toscana dedica quindi l´iniziativa odierna alla presentazione dei risultati della terza annualità dell´indagine condotta sui bilanci delle imprese toscane. In particolare, il rapporto che oggi presentiamo si è incentrato sull´analisi degli andamenti economico-finanziari risultanti dai bilanci di esercizio delle società di capitali che, nel periodo 2002-2006 (quelli relativi al 2007 sono infatti ancora in fase di deposito), hanno registrato ricavi superiori ai 500mila euro. Dall´indagine sono escluse soltanto le attività del settore dell´intermediazione monetaria e finanziaria che, per la particolare natura dell´attività svolta e la struttura dei relativi schemi contabili, si è ritenuto opportuno tener fuori dall´analisi: dal punto di vista settoriale, pertanto, l´Osservatorio comprende i bilanci di società agricole, industriali e di servizi, assicurando una ampia copertura sotto il profilo in questione. Al fine di realizzare un´analisi dell´andamento dei bilanci delle società di capitale che tenga conto anche delle diverse traiettorie tecnologiche settoriali, si è ripresa la nota proposta di classificazione settoriale di Pavitt (1984) in relazione alle caratteristiche tecnologiche dei settori di attività economica appartenenti all´industria, e dunque ai meccanismi di diffusione dell´innovazione sul territorio. Tale classificazione è stata inoltre estesa anche al terziario attraverso la tassonomia sviluppata da Van Ark et al. (2003), nell´ambito del progetto olandese Siid (Structural Provision of Information on Innovation and Services), successivamente ripresa ed adottata dalla Commissione Europea. Sottolineo, tuttavia, che questo Osservatorio concentra la propria attenzione su un segmento particolarmente qualificato dell´imprenditoria regionale, quello delle società di capitale, nella misura in cui tale forma giuridica risulta di gran lunga la più dinamica all´interno del panorama imprenditoriale toscano. Nel periodo 2002-06, la numerosità delle società di capitale è infatti cresciuta di ben il 21,7%, a fronte di una dinamica imprenditoriale del +1,3% per le restanti forme giuridiche. Grazie a quasi 15 mila società di capitali aggiuntive, sul totale delle imprese registrate è quindi aumentata significativamente nel quinquennio, passando dal 17,2% del 2002 al 19,9% nel 2006. Per quello che qui più interessa, soprattutto, la forte crescita delle società di capitale può essere interpretata come un segnale di come il nostro sistema economico-produttivo abbia cercato di reagire alle difficoltà attraversate nel corso degli ultimi anni, anche mediante processi di ristrutturazione organizzativa e gestionale in grado di mettere le imprese in condizione di fronteggiare le nuove sfide legate alle crescenti difficoltà provenienti dalla nuova concorrenza internazionale. Degno di nota è del resto il fatto che la diffusione delle società di capitali sia avvenuta in un contesto di generalizzata stagnazione dell´economia toscana, oltre che per quella nazionale. La ripresa cui abbiamo assistito nel corso del biennio 2006-07 pone infatti degli interrogativi in relazione ai fattori che ne sono alla base ed alla sua sostenibilità nel tempo. Se da un lato sembrano del tutto inappropriati toni trionfalistici, è altresì vero che il recupero attualmente osservato sembra avere spiegazioni più complesse rispetto a quelle di natura strettamente congiunturale, essendo riconducibili ai profondi processi di selezione e ristrutturazione organizzativa che, a seguito di una dura selezione competitiva, hanno interessato il tessuto imprenditoriale toscano nel corso degli ultimi anni. Crescono infatti le analisi che mettono in luce come una più intensa adozione di innovazioni di prodotto e di processo richieda, prima ancora di una modificazione della specializzazione regionale verso settori a più alto contenuto tecnologico, un vero e proprio rinnovamento delle formule imprenditoriali fin qui adottate a livello nazionale e regionale. La crisi che ha investito l´intero sistema economico nazionale dalla fine del 2001 alla metà del 2005 non ha risparmiato neanche i bilanci delle società di capitali toscane, che hanno visto ridursi a livello aggregato sia i ricavi che il valore aggiunto ed il Roi. Proprio a partire dal 2005 si è assistito però ad un recupero delle performance che si è poi consolidato durante il 2006, nel corso del quale il tasso di variazione dei ricavi ha segnato un +6,2%, il valore aggiunto è cresciuto del 6,4%, ed il Roi, ovvero il rendimento degli investimenti operativi, è passato al 7,3% dal 6,5% dell´anno precedente. Del periodo di stagnazione hanno risentito soprattutto le micro imprese (ricavi compresi fra 500 mila e 2 milioni di Euro) che hanno mostrato pesanti perdite (ricavi -21% fra il 2001 e il 2005), mentre le grandi imprese (ricavi maggiori di 10 milioni di euro) sono state in grado, nonostante alcune lievi difficoltà rilevate nel 2003, di sviluppare la loro attività in termini di ricavi, cresciuti del 4% nel biennio 2004-2005 e passati poi ad un +8,1% nel 2006; un andamento similare si è rilevato per il valore aggiunto, anche se con tassi di crescita lievemente inferiori. Un comportamento analogo ha caratterizzato le medie imprese (ricavi da 5 a 10 milioni di euro), che si sono collocate su livelli di sviluppo di poco inferiori a quelli delle grandi, mentre le piccole (ricavi da 2 a 5 milioni di euro) hanno sofferto maggiormente il periodo di crisi, mostrando successivamente una complessiva stabilità nei livelli di fatturato e valore aggiunto, per poi tornare a crescere nel corso del 2006. Tale andamento risulta infine accentuato per le micro imprese (ricavi da 500 mila a 2 milioni di euro), per le quali i risultati economici sono tornati in positivo soltanto a partire dal 2005. Gli ultimi anni si confermano come un periodo nel quale il ruolo svolto dalla grande e dalla media impresa all´interno dell´economia toscana è uscito rafforzato: l´emergere di alcune difficoltà insite nella piccola dimensione hanno comunque determinato la necessità di ri-articolarne la struttura economica attorno ad una molteplicità e ad una maggiore varietà di forme organizzative. A livello settoriale, l´analisi evidenzia inoltre come il periodo di difficoltà attraversato dall´economia regionale abbia interessato trasversalmente tutti i macrosettori economici. L´agricoltura, da un lato, ha risentito in maniera sensibile dell´altalenante andamento climatico del periodo, con oscillazioni annuali del valore aggiunto abbastanza evidenti ed una tendenziale diminuzione del rendimento dell´attività caratteristica, anch´esso peraltro altalenante. L´industria invece, pur vivendo una fase di più accentuata difficoltà nel periodo analizzato (valore aggiunto a -3,8% nel 2003), ha mostrato a partire dal 2004 un arresto nella caduta dei principali indicatori reddituali, per poi mostrare nel 2006 una buona crescita di ricavi delle vendite (+5,9%) e del valore aggiunto (+7,6%). Anche il settore dei servizi ha mostrato segnali di difficoltà nel corso del biennio 2003-2004, con ricavi e valore aggiunto in graduale diminuzione nel periodo, per poi tornare a crescere significativamente nel 2005 e nel 2006 (ricavi +6,4%; v. A. +5,6%). La redditività delle vendite (Ros), invece, dopo aver toccato un minimo nel 2005 (6,2%), è tornata a crescere solamente nel corso del 2006 (7,0%). Il carattere trasversale delle difficoltà attraversate dai diversi settori economici, per quanto differenziate nell´intensità, avvalorano pertanto tutte quelle analisi che in misura crescente, nel corso degli ultimi anni, hanno teso a leggere in maniera "sistemica" la crisi di competitività che ha caratterizzato l´economia toscana, sottolineando come questa sia in sostanza riconducibile non soltanto alle attività manifatturiere, maggiormente esposte alla concorrenza internazionale, ma anche a quelle del terziario. Queste, in breve, alcune linee guida emerse dalla ricerca, che fra breve il Prof. Giunta illustrerà comunque in maggior dettaglio. Mi auguro, per concludere, che questa indagine possa offrire elementi di riflessione e di spunto anche per la programmazione economica regionale, costituendo altresì un supporto all´attività che le Camere di Commercio svolgono a sostegno delle economie locali e per la promozione delle imprese del proprio territorio". |
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DAL FVG A MILANO PER INCONTRI CON 13 DELEGAZIONI STRANIERE |
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Pordenone, 4 giugno 2008 - Si è svolta dal 27 al 30 maggio nel quartiere espositivo di Fiera Milano-rho la 21° edizione di Xylexpo New, la biennale mondiale delle tecnologie per la lavorazione del legno e le forniture per l’industria del mobile, che ha ospitato quasi mille espositori provenienti da ben 38 Paesi. Rilevante il numero di aziende del Friuli Venezia Giulia presenti alla manifestazione fieristica che hanno potuto beneficiare di importanti contatti con ben 13 delegazioni straniere per un totale di più di cento delegati provenienti da Russia, Ucraina, Polonia, Estonia, Lituania, Bulgaria, Serbia, Croazia, Romania, Messico, India e Canada. Di particolare interesse la presenza di operatori serbi, polacchi e ucraini che hanno incontrato diversi produttori friulani di macchine ed accessori, nonché componentistica per l’industria del legno. Grazie alle iniziative promozionali avviate dalla Camera di Commercio di Pordenone in qualità di capofila a livello regionale nell’ambito del progetto Serbia e del progetto Europa Nord Orientale che comprende Polonia, Bielorussia e Repubbliche baltiche, entrambi finanziati dalla L. R. 1/2005, i contatti avviati dalle aziende regionali durante Xylexpo, potranno essere approfonditi in occasione di missioni economiche nei Paesi di interesse o di accoglimento di operatori stranieri in territorio regionale. Si segnala in particolare la missione imprenditoriale organizzata a livello nazionale in Serbia dal 21 al 24 settembre e l’accoglimento di una delegazione serba del settore legno-arredo prevista dal 15 al 18 ottobre. Le aziende del settore macchine e componentistica del legno interessate ad avviare nuovi contatti commerciali possono consultare i cataloghi degli operatori esteri presenti a Xylexpo presso l’Ufficio Internazionalizzazione di Concentro (tel. 0434. 381250). . |
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PARI OPPORTUNITÀ UNA GIORNATA DI RIFLESSIONE E DIBATTITO SULLA LEGGE REGIONALE VIOLENZA SULLE DONNE: SOLO IL 6,6% LA DENUNCIA |
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Firenze, 4 giugno 2008 - La legge, ma non solo. Anche il tavolo di lavoro permanente, le politiche per la sicurezza urbana, la partecipazione diretta ai progetti varati dal ministero, la campagna di comunicazione di imminente realizzazione, la legge sulle politiche di genere. Tanti strumenti, con i quali la Regione cerca di contrastare in maniera efficace la violenza contro le donne. Li ha ricordati il vicepresidente Federico Gelli, che ora ha la delega alle pari opportunità, partecipando il 30 maggio, a Pisa, al seminario “Strumenti legislativi per contrastare la violenza sulle donne e tutelare le vittime”, organizzato dalla Provincia di Pisa. “La legge regionale del 2007 ‘Norme contro la violenza di genere’ – ha detto Gelli – è un atto importante, ma non isolato. Nasce infatti da una politica regionale, propria di questa legislatura, di lotta contro la violenza nei confronti di donne e bambini”. Gelli ha ricordato le dimensioni del fenomeno nella nostra regione: “In Toscana i dati sulla violenza contro le donne delineano uno scenario di particolare gravità: secondo l’indagine multiscopo Istat 2006 sono 450. 000 le donne dai 16 ai 70 anni che hanno subito almeno un episodio di violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita, e solo il 6,6% denuncia il reato. Gli autori di tale violenza sono sempre legati alla vittima da rapporti di parentela”. La giornata di studio a Pisa è stata l’occasione per fare il punto sulle azioni e gli strumenti messi in atto dalla Regione Toscana, in collaborazione con enti locali e associazioni, per contrastare il fenomeno della violenza. La legge, appunto, ma non solo quella. Gelli ha ricordato che dal novembre 2006 la Regione ha istituito un Tavolo di lavoro permanente del governo regionale per contrastare ed eliminare la violenza su donne e bambini. Primo obiettivo, effettuare un’analisi approfondita del fenomeno e una ricognizione delle esperienze territoriali più significative, per far emergere, valorizzare e sostenere le ‘buone pratiche’ attivate in quasi tutte le Province, in molti Comuni, dalle associazioni di volontariato, nelle aziende sanitarie, nella scuola e nell’Università. Il Tavolo di lavoro regionale è partner istituzionale del progetto “Fili e trame”, finanziato dal Dipartimento diritti e Pari Opportunità del consiglio dei ministri. Un altro progetto nazionale a cui partecipa la Toscana è il Progetto Arianna, che prevede la gestione del servizio di accoglienza telefonica 1522 per un primo aiuto alle donne in difficoltà e a rischio di violenza e abuso. Federico Gelli ha ricordato le prossime iniziative della Regione: la campagna di comunicazione regionale contro la violenza, che partirà nell’autunno 2008; e la legge sulle politiche di genere, della quale porterà l’articolato in giunta nel prossimo mese di giugno. “Ma prima fra tutte – ha sottolineato – la collaborazione sarà con la scuola, per far crescere nuovi modelli culturali, più consapevoli e rispettosi dei diritti”. . . |
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APQ IN ROSA: VALORIZZARE LE COMPETENZE DELLE DONNE PROSEGUONO GLI INCONTRI PER L’ORIENTAMENTO PROFESSIONALE |
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Roma, 4 giugno 2008 - Prosegue con successo la seconda edizione di “Apq in Rosa”, l’iniziativa promossa dai Quadri Cisl (Apq) per valorizzare e supportare la crescita professionale delle donne quadro e manager di tutta Italia. Numerosi sono stati fino ad ora i servizi gratuiti messi a disposizione: dai corsi di formazione all’invio delle pubblicazioni periodiche dell’associazione, dallo Sportello Mobbing ad una ricca serie di convenzioni e sconti. Ma la novità di questa edizione è lo Sportello Carriera, un servizio gestito dalla società Cross per l’orientamento professionale e la consulenza di carriera. “L’obiettivo che ci siamo posti attraverso questo servizio – ha commentato Roberto De Santis, Presidente dell’Associazione Progetto Quadri - è stato innanzitutto quello di poter offrire a chi si è rivolto ad ‘Apq in Rosa’ il supporto necessario per affrontare particolari momenti della propria vita professionale, sia che si tratti di un cambiamento lavorativo, sia che si voglia procedere ad una propria evoluzione professionale e personale. Lo sviluppo del nostro sistema economico e professionale dipende moltissimo dal contributo delle donne al mondo del lavoro e in questo senso riteniamo fondamentale fornire loro strumenti utili per stare sul mercato e crescere professionalmente”. A tre mesi dall’avvio dell’iniziativa numerose sono state le donne che si sono rivolte allo Sportello e che hanno dimostrato interesse per il servizio. “In questi primi mesi lo Sportello ha ottenuto risultati molto positivi – ha dichiarato Cinzia Rossi, direttrice della Società Cross -. Le donne contattate hanno dimostrato sin dal primo incontro un enorme interesse per il servizio offerto e più dell’80% di queste ha scelto di proseguire il percorso orientativo proposto sulla base delle singole esigenze professionali”. L’iniziativa di Apq in Rosa continuerà ancora per tutto l’anno in corso. Per informazioni rivolgersi all’Associazione Progetto Quadri – tel. 06. 44701884-6 – mail: associazione. Quadri@cisl. It . . . |
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SI AMPLIA LA COMUNITÀ IMPRENDITORIALE FEMMINILE STRANIERA IN TOSCANA |
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Firenze, 4 giugno 2008 - In occasione della presentazione dell´andamento dell´imprenditoria femminile toscana, effettuata dall´Osservatorio Regionale sulle Imprese Femminili, il Presidente di Unioncamere Toscana Pierfrancesco Pacini, ha commentato: "Come nelle passate annualità, anche nel 2007 la demografia imprenditoriale femminile ha mostrato andamenti migliori rispetto alle imprese non femminili, addirittura con la differenza che nell´anno citato gli andamenti osservati, tra le due tipologie di impresa, hanno mostrato segno opposto (rispettivamente +0,7%, -0,3%). Diminuisce invece il numero di imprenditrici iscritte al Registro Imprese. In particolar modo sono le imprenditrici di origine "toscana" a diminuire, a fronte di un aumento delle imprenditrici straniere. Questa particolare situazione (imprese che aumentano ed imprenditrici che diminuiscono) non dovrebbe però destare particolari preoccupazioni; occorre infatti prestare attenzione nel tirare le conclusioni. Queste dinamiche non sempre sono strettamente connesse alla chiusura di una attività, ma sono invece determinate da una rimodulazione della formula imprenditoriale (tipo di impresa, cioè più società di capitali e meno di persone, con le imprese individuali stabili) e dal numero dei componenti del nucleo imprenditoriale. Resta il fatto che le istituzioni, tra cui le Camere e la stessa Unioncamere Toscana, devono proseguire nelle iniziative di assistenza e di orientamento all´avvio imprenditoriale, nonché di consolidamento di imprese già avviate. A tal proposito sottolineo la proficua collaborazione volta a sostenere l´imprenditoria femminile, che Unioncamere Toscana ha intrapreso da anni con la Regione Toscana. Mi riferisco in particolare alle iniziative ricomprese nel Programma Regionale per la promozione delle Imprese femminili, tra cui cito il Mentoring e l´"Osservatorio sulle Imprese Femminili". . . |
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PARI OPPORTUNITÀ, ECCO IL LOGO DISEGNATO DAGLI STUDENTI IL CONCORSO BANDITO A OTTOBRE DA REGIONE E FONDAZIONE SISTEMA TOSCANA |
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Firenze, 4 giugno 2008 - Un uomo e una donna che si abbracciano, creando così un’unica forza. Un segno stilizzato che richiama esplicitamente il simbolo orientale del tao, e quindi dell’unione delle due energie che creano e formano la realtà. E’ il logo per le pari opportunità disegnato da Lorenzo Tusa, allievo dell’Accademia d’arte e design Cappiello di Firenze, vincitore del concorso “Un logo per le pari opportunità”, premiato il 29 maggio dal vicepresidente Federico Gelli, che ha la delega alle pari opportunità uomo-donna, e da Mauro Tanzi, presidente di Fondazione Sistema Toscana. Al concorso, che era stato bandito nell’ottobre 2007, hanno partecipato con i loro elaborati 35 studenti delle scuole d’arte toscane (superiori ed enti universitari). Promosso dall’assessorato alle pari opportunità in occasione dell’Anno Europeo per le pari opportunità, realizzato e gestito da Fondazione Sistema Toscana, il concorso era stato lanciato al Festival della Creatività il 25-28 ottobre scorsi. Il bando aveva come obiettivo quello di coinvolgere gli studenti delle scuole d’arte toscane nella creazione di un logo che sapesse esprimere e rappresentare sia le finalità dell’Anno Europeo che gli obiettivi perseguiti dalla Regione in tema di pari opportunità: diritti, rappresentatività, riconoscimento, rispetto. «Questa iniziativa – spiega Federico Gelli – è una tappa del percorso che stiamo facendo, segno dell’impegno e della sensibilità della Regione rispetto a questi temi, con interventi che dialogano col mondo del lavoro, assistenziale, della formazione, dell’istruzione. Per garantire reali pari opportunità stiamo attuando politiche di attenzione alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; entro la fine del mio mandato voglio porre la prima pietra dell’asilo aziendale; nei prossimi mesi partirà una campagna di comunicazione istituzionale su uno dei temi più difficili e scottanti, la violenza sulle donne; e entro fine giugno vorrei portare in giunta l’articolato della legge sulle politiche di genere». “Il concorso – ha dichiarato il presidente di Fondazione Sistema Toscana Mauro Tanzi – ha visto una collaborazione piena tra Regione Toscana e Fondazione Sistema Toscana. Per la promozione e valorizzazione del concorso la Fondazione ha coinvolto due espressioni di punta della sua attività: il portale ufficiale della Toscana in toscana. It e il Festival della Creatività. Il concorso ha consentito inoltre alla Fondazione Sistema Toscana di realizzare un circuito virtuoso tra finalità condivise con la Regione. Una sinergia che ha visto da una parte gli strumenti comunicativi e promozionali della Fondazione e dall’altra la partecipazione attiva degli studenti e dei loro professori. Un modello ideale che speriamo di poter replicare in futuro in tante altre occasioni”. Gli elaborati inviati dagli studenti sono stati giudicati da una giuria composta da un rappresentante del settore pari opportunità e uno del settore comunicazione della Regione Toscana; un rappresentante di Fondazione Sistema Toscana; un esperto in materia di comunicazione e pubblicità; un rappresentante della Direzione scolastica regionale. La giuria ha riscontrato un buon livello generale degli elaborati e il rispetto dei criteri ispiratori del bando. Per quanto riguarda il logo vincitore, la giuria osserva che “la simbologia utilizzata è sostanzialmente originale, non essendo stata utilizzata quella classica dei generi maschile e femminile e nello stesso tempo comunque intuitiva e realizzata in modo da suggerire anche un’idea di movimento: la forza, l’energia che scaturisce dall’abbraccio delle due figure”. Al vincitore è stato consegnato un buono del valore di mille euro per l’acquisto di un pc (o di un programma grafico); un buono di 500 euro, sempre per l’acquisto di un pc o di un programma grafico, è stato dato all’istituto da lui frequentato. Il logo potrà essere utilizzato dalla Regione per tutte le iniziative in tema di pari opportunità. . . |
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GLI INTERMETALLICI PER UN’ENERGIA ECOCOMPATIBILE |
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Roma, 4 giugno 2008 - Realizzare palette di turbina per motori aeronautici più leggere, così da rendere il trasporto aereo meno inquinante; ma anche celle a combustibile super economiche per alimentare laptop di nuova generazione. Sono alcuni degli obiettivi di Impress: Intermetallic Materials Processing in Relation to Earth and Space Solidification, il più importante progetto dell’Unione Europea sugli intermetallici, che conta 42 partners tra gruppi di ricerca e industrie, provenienti da 15 nazioni europee oltre alla Russia, e che ha lo scopo di individuare nuovi materiali e tecnologie a basso impatto ambientale. “Le leghe intermetalliche sono composti ottenuti per solidificazione da fusione di due o più metalli e sono oggetto di notevole interesse, specialmente a livello industriale”, spiega Enrica Ricci, ricercatrice dell’Istituto per l’energetica e le interfasi (Ieni) del Cnr di Genova, Istituto partner nel progetto. “Una delle tematiche che intendiamo sviluppare riguarda la struttura e le proprietà di alcune leghe intermetalliche e il loro utilizzo tra vari campi di applicazione, dai componenti per strutture aerospaziali ai nuovi sistemi di generazione di energia”. “Ad esempio, il loro impiego per la produzione di alcuni componenti delle turbine dei motori aerei permetterà di ridurne il peso del 50%”, afferma Valentino Lupinc, Ieni – Cnr di Milano, “aumentando di molto l’efficienza e diminuendo quindi il consumo del carburante, con una conseguente notevole riduzione delle emissioni”. Tra i vantaggi a lungo termine del progetto, che è coordinato dall’Agenzia spaziale europea, vi sarà la capacità di realizzare nuovi prodotti che oggi non esistono ancora sul mercato. "Come, ad esempio, grandi pale operanti in condizioni estreme di sforzi, temperatura e ambiente aggressivo", prosegue Lupinc, "che porteranno a costruzioni di turbine a gas per produzione di energia elettrica di grandi dimensioni, potenza e rendimenti”. La possibilità di utilizzare leghe intermetalliche in forma di nano-particelle, a seguito di un processo di vaporizzazione ad alta temperatura, permetterà anche di produrre catalizzatori più efficienti per celle a combustibile ad idrogeno che costerebbero la centesima parte di quelli attualmente utilizzati in platino. “Le nuove celle a combustibile potranno essere impiegate, ad esempio, in oggetti portatili come i laptop di nuova generazione, o come generatori in nuovi mezzi di locomozione quale il prototipo di scooter presente al National Science Museum di Londra nella sezione dedicata al progetto Impress”, spiega Ricci. “Anche in questi casi, i risultati del progetto potranno fornire notevoli benefici a livello ambientale grazie alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica e di ossido di azoto”. Uno dei principali obiettivi di Impress, cui l’industria sembra maggiormente interessata, è capire come i processi di solidificazione possano influire sulle proprietà finali del composto. “In tale senso lo spazio è l’ambiente ideale per ottenere misure accurate delle proprietà termofisiche”, conclude Ricci. “E’ per questo che il progetto prevede la sperimentazione in assenza di gravità con voli parabolici, razzi sonda e, in prospettiva, sulla stazione spaziale internazionale”. . |
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TERNA LANCIA IL NUOVO LOGO UN RESTYLING CHE ESPRIME COERENZA CON L’ATTUALE PROFILO DI SOLIDITÀ, INDIPENDENZA ED EFFICIENZA DEL GESTORE DELLA RETE DI TRASMISSIONE NAZIONALE |
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Roma, 4 giugno 2008 - Modernità, innovazione tecnologica e solidità, sono questi gli elementi distintivi a cui Terna, principale proprietario e gestore della Rete di Trasmissione Nazionale, si è ispirata nella creazione del nuovo logomarchio. Graficamente il nuovo marchio presenta l’inserimento del caratteristico reticolato nella forma perfetta del quadrato, sino all’eliminazione della sfumatura e all’allargamento dei punti di fuga della rete. La scritta Terna, moderna nello stile, propone una spaziatura più equilibrata delle lettere e assume una colorazione metallica opaca, a sottolineare il valore tecnologico dell’Azienda. Infine, la denominazione sociale “Rete Elettrica Nazionale” è stata eliminata in conseguenza della maggiore awarness acquisita e in accordo con le tendenze del mercato. Il restyling, frutto di un accurato studio realizzato in collaborazione con la società Interno Otto, è stato ideato secondo una linea di continuità e non di rivoluzione. Pur non abbandonando gli elementi essenziali che caratterizzano il percorso di Terna fino ad oggi, il nuovo logo rappresenta un’evoluzione concettuale e stilistica, in linea con l’attuale posizionamento di Terna quale leader europeo della trasmissione elettrica. . |
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TRENTO: PIANO PLURIENNALE DEGLI INVESTIMENTI NELL’ENERGIA SI PUNTA SUL TELERISCALDAMENTO E SUL METANO IN VAL RENDENA PROSEGUE INVECE LA DIFFUSIONE DELLA RETE DEL METANO |
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Trento, 4 giugno 2008 – Teleriscaldamento e metano: sono queste le due voci più consistenti del terzo aggiornamento del Piano pluriennale degli investimenti nel settore dell’energia, approvato il 30 mggio dalla giunta provinciale su proposta dell’assessore all’energia, Ottorino Bressanini. Nel settore del teleriscaldamento gli investimenti più importanti riguardano Madonna di Campiglio (Biorendena Spa) e il Primiero (Ecotermica San Martino). Alle due località, l’esecutivo ha assegnato rispettivamente 4,18 e 5,56 milioni di euro di contributo, pari al 35 per cento della spesa. Per quanto riguarda invece il metano, gli interventi finanziati riguardano le valli Giudicarie e, soprattutto, la val Rendena, con i comuni di Breguzzo, Darè, Pelugo, Spiazzo, Vigo e Villa Rendena, e Zuclo, con contributi per quasi 4,5 milioni di euro, pari al 60 per cento della spesa totale. Gli interventi pubblici riguardano investimenti considerati “significativi”, già programmati negli scorsi anni e previsti dalle norme sui "Provvedimenti per il risparmio energetico e l´utilizzazione delle fonti alternative di energia" e sugli "Interventi a favore della realizzazione delle reti di distribuzione del metano nella provincia di Trento". Gli interventi sono realizzati da soggetti pubblici o privati mediante agevolazioni provinciali che presentano un costo nel caso di interventi diretti, ovvero una spesa ammessa nel caso di interventi agevolati, superiore ad 1. 000. 000 di euro. In tale contesto sono considerati investimenti pubblici significativi quelli destinati – secondo la delibera - alla “fornitura di un servizio di pubblica utilità che superano la soglia, da chiunque realizzati ed indipendentemente dalla percentuale di agevolazione provinciale. Rientrano nella stessa fattispecie procedurale gli interventi di costruzione di reti di distribuzione di gas naturale in Comuni non ancora metanizzati, indipendentemente dal loro importo”. La delibera approvata oggi rende possibile la prosecuzione degli interventi programmati, mediante un ulteriore aggiornamento del Piano pluriennale di settore. Il piano comprende nuove domande di intervento e riprende in considerazione le domande di contributo per interventi che erano stati inseriti in Area di priorità nel secondo aggiornamento del Piano ma che non erano stati poi finanziati sul bilancio provinciale a seguito dell’attivazione dell’Agenzia provinciale per l’energia. Il terzo Aggiornamento del Piano prevede una spesa complessiva a carico del bilancio dell’Agenzia provinciale per l’energia per nuovi interventi (indicati nelle tabelle riportate di seguito), pari a 23,27 milioni di euro a fronte di una spesa complessiva di 52,39 milioni di euro. In seguito all’aggiornamento approvato oggi dalla giunta, il costo complessivo del Piano Pluriennale degli investimenti per l’energia per la Xiii legislatura, ammonta a 34,056 milioni di euro a fronte di una spesa ammessa di 74,413 milioni . Settore Teleriscaldamento
Soggetto - Intervento |
Spesa ammessa (Euro) |
% contr. |
Contributo conto capitale (Euro) |
Modalità di erogazione |
2008 (Euro) |
Biorendena s. P. A. Teleriscaldamento a biomassa |
11. 852. 569,00 |
35 |
4. 148. 399,50 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
4. 148. 399,50 |
Ecotermica S. Martino teleriscaldamento a biomassa |
15. 881. 311,00 |
35 |
5. 558. 458,85 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
5. 558. 458,85 |
Bioenergia Fiemme s. P. A. Potenz. Centr. E rete teleriscaldamento biom. |
2. 947. 291,00 |
35 |
1. 031. 551,85 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
1. 031. 551,85 |
Comune di Fierozzo teleriscaldamento a biomassa |
1. 296. 042,00 |
90 |
1. 166. 437,80 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
1. 166. 437,80 |
Valsugana Energia s. P. A. Centrale trigenerazione (subentro a Stet s. P. A. ) |
2. 217. 158,00 |
25 |
554. 289,50 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
554. 289,50 |
Comune di Rumo teleriscaldamento a biomassa |
1. 550. 000,00 |
70 |
1. 085. 000,00 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
1. 085. 000,00 |
Comune di Vermiglio teleriscaldamento a biomassa |
1. 500. 000,00 |
70 |
1. 050. 000,00 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
1. 050. 000,00 |
Comune di Canal S. Bovo teleriscaldamento a biomassa |
1. 852. 867,00 |
90 |
1. 667. 580,30 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
1. 667. 580,30 |
Comune di Cembra teleriscaldamento a biomassa |
1. 830. 950,00 |
70 |
1. 281. 665,00 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
1. 281. 665,00 |
Comune di Mezzana teleriscaldamento a biomassa |
4. 987. 150,00 |
35 |
1. 745. 502,50 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
1. 745. 502,50 |
Comune di Condino recupero calore industriale con teleriscaldam. |
1. 622. 914,00 |
70 |
1. 136. 039,80 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
1. 136. 039,80 |
Totale Area Di Priorita´ |
47. 538. 252,00 |
|
20. 424. 925,10 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
20. 424. 925,10 |
Totale C. To capitale |
47. 538. 252,00 |
|
20. 424. 925,10 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
20. 424. 925,10 | Settore Metano
Soggetto – Intervento |
Spesa ammessa (Euro) |
% contr. |
Contributo conto capitale (Euro) |
Modalità di erogazione |
2008 (Euro) |
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Comune di Bolbeno |
294. 638,66 |
60% |
176. 783,20 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
176. 783,20 |
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Comune di Breguzzo |
664. 461,06 |
50% |
332. 230,53 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
332. 230,53 |
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Comune di Dare´ |
354. 289,43 |
60% |
212. 573,66 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
212. 573,66 |
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Comune di Pelugo |
489. 859,37 |
60% |
293. 915,62 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
293. 915,62 |
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Comune di Spiazzo |
1. 415. 350,13 |
60% |
849. 210,08 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
849. 210,08 |
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Comune di Vigo Rendena |
533. 241,75 |
60% |
319. 945,05 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
319. 945,05 |
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Comune di Villa Rendena |
829. 688,01 |
60% |
497. 812,81 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
497. 812,81 |
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Comune di Zuclo |
276. 562,67 |
60% |
165. 937,60 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
165. 937,60 |
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Totale Area Di Priorita´ |
4. 858. 091,08 |
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2. 848. 408,55 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
2. 848. 408,55 |
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Totale C. To capitale |
4. 858. 091,08 |
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2. 848. 408,55 |
C. To Capit. Cap. Ape 3300 |
2. 848. 408,55 |
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BOSCH ACQUISISCE LA MAGGIORANZA DI ERSOL SOLAR ENERGY AG: ANNUNCIATA L’OPA PER L’ACQUISIZIONE DEL RESTANTE CAPITALE A 101,00 EURO AD AZIONE |
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Milano, 4 giugno 2008 - Bosch ha firmato l’accordo con il gruppo di privat equity Ventizz Capital per l’acquisizione del 50,45% delle azioni della ersol Solar Energy Ag con sede a Erfurt, Germania. Per l’acquisizione sono stati investiti complessivamente 564,4 milioni di euro, pari a 101,00 euro per ogni azione. L’acquisizione è al vaglio delle autorità antitrust. Bosch intende lanciare un’offerta pubblica di acquisto per i restanti titoli al costo di 101,00 euro ad azione. Ventizz a parte, ulteriori azionisti, la cui quota totale di titoli arriva al 3. 3%, si sono impegnati con atto irrevocabile ad accettare l’offerta. Ersol Solar Energy Ag sviluppa, produce e commercializza celle solari. L’azienda attiva nel fotovoltaico occupa 1. 000 collaboratori in tre sedi e ha generato nel 2007 un fatturato di 160 milioni di euro. Nel 2008, ersol prevede di chiudere l’anno con ricavi per oltre 300 milioni di euro. L’azienda. Con questa acquisizione Bosch intende potenziare il suo business nelle energie rinnovabili. “Con questa acquisizione, Bosch, azienda leader nella tecnologia e nei servizi, vuole contribuire significativamente alla difesa dell’ambiente e alla salvaguardia delle risorse naturali. Ersol è l’azienda ideale per espandere il nostro business in questo settore. Contiamo molto nel know-how e nell’esperienza del management di ersol e dei suoi collaboratori”, ha affermato Franz Ferenbach, Ceo del Gruppo Bosch. . |
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A WALQA I GIOVANI INDUSTRIALI MARCHIGIANI PER L``ENERGIA DEL FUTURO. |
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Ancona, 4 Giugno 2008 - L´assessore Gianni Giaccaglia accompagnera` dall´11 al 14 giugno a Walqa (Saragozza) la delegazione dell´Assindustria di Ancona che, con il contributo della Banca Popolare di Ancona, visitera` il parco tecnologico piu` moderno d´Europa. ´Un´opportunita` ´ ha detto Giaccaglia ´ di conoscenza e di reale applicazione di innovazione tecnologica, che apre molte prospettive ai nostri imprenditori e alla stessa attivita` della Regione Marche che fa parte del coordinamento nazionale per l´Energia. In particolare vedo potenzialita` di sviluppo nel risparmio energetico nel campo dell´eolico e dell´idrogeno, per cui a Walqa sono molto avanti, e anche un indotto importante nell´ambito occupazionale. Ne parlai anche con Jeremy Rifkin, quando venne la prima volta ospite dei Giovani Industriali qui ad Ancona: mi descrisse questo parco come un´opera del futuro. Fermo restando che lo sviluppo possibile per ora e` nella realizzazione di supporti integrativi piu` che alternativi al consumo energetico quotidiano, la nostra intenzione e` comunque proseguire nella direzione che questa giunta ha sempre sostenuto con il Pear per un maggiore risparmio energetico. Dunque massima attenzione per capire tre cose: quanto costa, in quanto tempo e come si realizza un impianto di questo tipo e di tale livello´´. Come hanno ricordato infatti il presidente dei Giovani Industriali Claudio Schiavoni e il responsabile del Progetto Walqa Gianluca Mei, l´iniziativa prende le mosse dal lavoro svolto nell´ambito del convegno ´Energeticamente´, di due anni fa. Tenuto conto che ´ come ha sottolineato il dirigente Fabrizio Costa della Regione Marche ´ l´80% degli interventi regionali per il sostegno alle pmi e` destinato di norma all´innovazione tecnologica, questa visita a Walqa e` una tappa obbligata. Inoltre, se da una parte tutti gli imprenditori in questo momento di impennata dei prezzi del barile di petrolio, sono interessati nell´ambito dei tagli di spese, al contenimento di quella per l´energia, e` chiaro che il risparmio energetico diventa argomento prioritario, cosi` come e` vero che la provincia di Saragozza e` molto simile alla nostra per le piccole e medie imprese che ne caratterizzano il tessuto economico industriale. . |
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PER LOIERO, SULL’ICI, VI È UN CONFLITTO COSTITUZIONALE TRA LA CALABRIA ED IL GOVERNO |
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Reggio Calabria, 4 giugno 2008 - Il governo Berlusconi sottrae alla Calabria oltre 1381 milioni d’euro per finanziare l’abbattimento dell’Ici e la Regione lo chiama in causa, con un conflitto di attribuzione, davanti alla Corte Costituzionale. Tra i fondi destinati alla Calabria che verranno a mancare, oltretutto, ci sono anche 150 milioni per i salari dei forestali e 3 milioni per la stabilizzazione degli Lsu: “Si rischiano tensioni sociali incontrollabili, ed è bene che si sappia, e si annullano opere infrastrutturali bloccando i tentativi di sviluppo che stiamo operando. Non si può scaricare su un territorio fragile, economicamente e civilmente, il costo di un provvedimento che vuole favorire tutto il Paese. Questo mi sembra un federalismo rovesciato: il Sud paga per il Nord”. C’è allarme nel governo calabrese che questo pomeriggio ha discusso delle conseguenze derivanti dal decreto che abolisce l’Ici cancellando fondi già assegnati dal governo Prodi alla Regione. “Il governo Berlusconi – ha aggiunto Loiero - ha dato una sforbiciata a una settantina di norme dell’ultima finanziaria e del cosiddetto decreto mille proroghe per rimborsare i Comuni dai mancati introiti dovuti all’abolizione dell’Ici sulla prima casa. Le somme più consistenti sono state prelevate dai fondi che erano destinati alle infrastrutture e alla difesa del suolo (ex risorse Ponte dello Stretto) in Sicilia e in Calabria per un totale di 1. 363 milioni e mezzo di euro. Non possiamo certo stare a guardare. Il governo deve rispettare gli impegni. Quei soldi deve darceli tutti e per questo ci rivolgiamo alla Corte Costituzionale”. La giunta regionale, così, questo pomeriggio, ha votato una delibera decidendo “le iniziative a tutela del gettito finanziario derivante da disposizioni statali in corso d’abrogazione”. È lungo l’elenco dei fondi che il governo ha sottratto alla Calabria per finanziare l’abbattimento dell’Ici in tutto il Paese. Ecco in cifre il dettaglio. Fondi per la viabilità provinciale: 375 milioni; Fondo per la mobilità sulla Salerno-reggio Calabria: 20 milioni di euro per il 2008, 22 per il 2009 e 7 per il 2010; fondo a sostegno delle autostrade del mare riguardante i Porti di Corigliano e Gioia Tauro: 10 milioni di euro per il 2008; Commissario per il Porto di Gioia Tauro: 0,6 milioni per il 2008 e 0,75 milioni per il 2009. Altri tagli riguardano: 84 milioni di euro destinati al sistema degli attracchi del Porto di Villa San Giovanni; 265 milioni di euro per il megalotto della statale 106 Sibari-roseto; 25 milioni per la progettazione del megalotto Crotone-cariati; 15 milioni della tangenziale di Reggio Calabria. 150 milioni del fondo per la forestazione e riforestazione; 50 milioni per l’acquisto di navi e aliscafi per la navigazione nello Stretto di Messina a cui sono legate risorse per migliorare le condizioni dei viaggiatori pendolari; 70 milioni dei fondi per l’ammodernamento della rete idrica nazionale; 43 milioni per la spesa del suolo; 210 milioni di eco bonus (misure a sostegno degli autotrasportatori che imbarcano il mezzo senza impegnare la Salerno-reggio Calabria) Sono stati ridotti inoltre vari fondi generali che di conseguenza andranno a sottrarre risorse alla Calabria aggravando le criticità esistenti. Nel dettaglio si tratta di 3,5 milioni per gli interventi a difesa del suolo nei piccoli Comuni; 30 milioni (nel triennio 2008-2010) di fondi relativi alle infrastrutture ferroviarie; 3 milioni di fondi per la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili. Non è nota la destinazione dei fondi per la Trasversale delle Serre. . |
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ASSOEDILIZIA INCONTRA I CONSOLATI DI RUSSIA-USA-SVIZZERA-CANADA-BRASILE-ARGENTINA SULL´APPLICAZIONE DEL DL SICUREZZA. |
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Milano, 4 giugno 2008 - Nelle maglie del D. L. Sulla sicurezza del 23/5 (reclusione e confisca per cedenti immobili a stranieri irregolari) ricadono i rapporti con cittadini statunitensi,canadesi,svizzeri,russi, sudamericani, giapponesi,australiani. Un vero problema per le nostre citta´,che hanno sempre offerto una disponibilita´ di alloggi in locazione e vendita a cittadini di quei paesi senza particolari formalita´ . Assoedilizia nei prossimi giorni prendera´ urgenti contatti con i rispettivi consolati per esaminare i profili applicativi della normativa del D. L. Uno dei problemi più rilevanti è rappresentato dalle locazioni e dalle vendite a parenti di nostri emigranti che non dispongano della cittadinanza italiana. Il problema si pone anche per gli immobili ad uso diverso dall´abitativo: uffici, negozi,opifici. E per le societa´ che prendono in locazione,per uso diverso o abitativo,ad esempio ad uso foresteria,come si verifica la regolarita´ della loro posizione,ed il requisito del regolare soggiorno da parte cessionario? Quanto ai contratti conclusi prima dell´entrata in vigore della norma se il locatore ha il sospetto o il timore che il conduttore non sia regolare deve comunicare disdetta in modo che il contratto non si rinnovi automaticamente alla prima scadenza? Tutti gli immobili di nuova costruzione in fase di ultimazione a quali condizioni potranno essere venduti regolarmente ai cittadini degli stati summenzionati dimoranti occasionalmente in Italia? Queste ed altre problematiche sono attualmente allo studio da parte dell´Ufficio studi di diritto penale della nostra organizzazione, coordinato dall´avv. Niccolo´ Bertolini. . |
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ROMANIA: TRIPLICHERANNO GLI SPAZI DEI CENTRI COMMERCIALI |
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Bucarest, 4 giugno 2008 - Secondo le stime della società di consulenza immobiliare Cushman & Wakefield, entro la fine del 2009 l’area complessiva dei centri commerciali ne Paese triplicherà raggiungendo i 2,7 mln mq, aggiungendoo 1,8 mln mq ai centri già esistenti. Attualmente l’area occupata da centri commerciali è di 910mila mq. Il rapporto sui centri commerciali europei indica la Romania al 4° posto in Europa per l’estensione dell’area ad essi dedicata che verrà completata nei prossimi due anni. Il Paese si colloca dopo la Russia (3,2 mln mq), Ucraina (2,8 mln mq) e Spagna (1,98 mln mq). La Romania è una delle principali destinazioni per gli sviluppatori immobiliari internazionali, considerate le aree commerciali esistenti, le dimensioni del mercato, il tasso di crescita economica e l’incremento della spesa energetica negli ultimi anni. La Romania è particolarmente attraente per i centri commerciali internazionali per la carenza di offerta di aree moderne per lo shopping. Mentre l’Unione Europea ha una media di 195 mq ogni mille abitanti, in Romania la media è solo di 40,9 mq. Gli esperti dell’agenzia immobiliare Colliers hanno spiegato che, tuttavia, il 40% dei centri previsti non saranno costruiti per mancanza di fondi. Quest’anno a Bucarest verranno costruiti 85mila mq. . |
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DEDALO MINOSSE: PROTAGONISTA LA COMMITTENZA DI QUALITA’ PREMIATI OGGI POMERIGGIO AL TEATRO OLIMPICO DI VICENZA I VINCITORI DELLA SETTIMA EDIZIONE |
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Milano, 4 giugno 2008 - 547 opere, provenienti da oltre 36 paesi, sono stati i progetti iscritti alla settima edizione del Premio Internazionale Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura, promosso da Ala Assoarchitetti e dalla rivista l’Arca, con la sponsorizzazione di Caoduro Lucernari. Un premio unico nel suo genere che, premiando opere già realizzate, pone l’attenzione sulla committenza, in molti casi sottovalutata quando si parla d’architettura, dimenticando che il compimento di opere architettoniche di qualità, può avere origine solo dall´esemplare connubio tra chi la promuove e chi la progetta. Oggi pomeriggio nella scenografica cornice del Teatro Olimpico di Andrea Palladio a Vicenza, sono stati consegnati i 4 premi di questa edizione, oltre al Premio d’Onore Decennale che festeggia i 10 anni dalla fondazione. La cerimonia - seguita dal concerto del contralto Victoria Lyamina - è stata presentata da Alessandro Cecchi Paone e dall’attrice teatrale Roberta Nanni. Al Premio, si affianca anche la mostra dei progetti premiati allestita nel palladiano Palazzo Valmarana Braga di Vicenza e inaugurata subito dopo la premiazione. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 24 agosto 2008. Successivamente sarà in tour in Italia e all’estero. L’evento è stato anticipato ieri pomeriggio dalla tavola rotonda “Architetture in Rete, Architetture Globali. Committenti e Architetti a confronto”, organizzata in collaborazione con l’Associazione Industriali della Provincia di Vicenza - Sezione Costruttori Edili, l’Ordine degli Architetti della Provincia di Vicenza e il Vaga - Associazione Giovani Architetti della Provincia di Vicenza e moderata da Oliviero Toscani con la partecipazione in qualità di relatori di Cesare Maria Casati – direttore de l’Arca - , Franco Mirenzi - direttore di Ofarch -, Antonella Minetto - Direttore Editoriale di Abitare -, Mario Botta - Architetto -, Antonio Chiarappa direttore tecnico di Risanamento Gruppo Zunino e Adolfo Guzzini, Presidente dell’In/arch. Ha anticipato la premiazione la conferenza stampa di annuncio tenutasi nella Sala degli Stucchi del Municipio di Vicenza che ha visto presenti in qualità di relatori, davanti ad un folto pubblico, il neo Sindaco di Vicenza Achille Variati, Bruno Gabbiani (presidente di Ala - Assoarchitetti), Cesare Maria Casati (direttore de l’Arca), Paolo Caoduro (titolare di Caoduro Lucernari - Main Sponsor), l’Architetto Mario Botta che ha firmato il progetto vincitore del Premio d’Onore Decennale e l’Architetto Nigel Ryan dello Studio Meier che ha firmato il progetto vincitore del Premio Internazionale Dedalo Minosse. Presenti anche l’Architetto Manfredi Nicoletti che ha firmato il progetto vincitore del Premio Speciale Regione Veneto e Satoshi Okada, l’Architetto del committente premiato nel 2006. Anche per quest’edizione, che ha segnato il decennale dalla fondazione, tra i committenti spiccano nomi prestigiosi, tra i quali l’Arcidiocesi di Torino, il Santuario di Fatima, Emergency, Wwf, Smeg, Bmw, Citroën, Porsche, Pirelli, Benetton, Ferrero e Nestlè. Anche tra gli architetti, nomi noti del panorama mondiale come Mario Botta, Richard Meier, Zaha Hadid, Manfredi Nicoletti, accanto a progettisti emergenti. Il punto di forza del Premio Dedalo Minosse risiede, infatti, oltre che nel porsi come punto d’incontro tra la cultura architettonica contemporanea e la società, anche nel consacrare accanto ai grandi progetti, nomi ancora poco noti, ponendo in luce il ruolo di arricchimento apportato dal committente nel promuovere l’attività progettuale futuro patrimonio della collettività. L’interessantissimo e complesso panorama di tutte le opere partecipanti tocca ambiti eterogenei, spaziando da edifici per il culto religioso, per l’educazione e per la cultura a quelli che promuovono l’ambiente, i viaggi e la famiglia. Diversificate anche le scale dei progetti: dalle grandi infrastrutture alle sedi aziendali, sino alle abitazioni private. Unico parametro di giudizio in questo vasto scenario, la qualità dell’esito, osservata e valutata relativamente al progetto complessivo che ha portato alla realizzazione finale. Particolare attenzione nel valutare le opere vincitrici, è stata posta a specifici aspetti del progetto, quali l’uso attento delle risorse energetiche, i valori ambientali, il Design for All, la spinta alla ricerca. Oltre ai 4 premi, sono stati assegnati altri 8 Premi Speciali tra i quali spiccano: il Premio Speciale Nievo, dedicato al celebre scrittore ambientalista che, fino alla sua improvvisa scomparsa nel 2006, fu presidente della giuria dalla prima edizione e i Premi Speciali assegnati dagli Sponsor Caoduro Lucernari, Granitifiandre, Eurotherm e Trend. Altri due Premi Speciali sono stati assegnati dalla rivista internazionale di architettura comunicazione e design l’Arca e dalla Regione del Veneto (*), promotori della manifestazione insieme ad Ala Assoarchitetti. Altri 15 sono, invece, i progetti segnalati e 51 quelli pubblicati. (*) “Iniziativa Regionale realizzata in attuazione della L. R. 5. 9. 1984, n. 51 art. 11” Qui di seguito riportiamo nel dettaglio i premi e i progetti vincitori della settima edizione: Premio d’Onore Decennale - Committente: Arcidiocesi di Torino, Cardinale Severino Poletto, Progetto: Studio Architetto Mario Botta, Opera: Chiesa del Santo Volto, Realizzazione: 2006 – Torino, Italia, Credit fotografo: Enrico Cano. Premio Internazionale Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura - Committente: Hobag Spa, Peter Reichegger, amministratore delegato, Progetto: Richard Meier and Partners Architects Llp, Opera: Jesolo Lido Village, Realizzazione: 2008 – Jesolo (Ve), Italia. Premio Ala – Assoarchitetti, Committente: Smeg Spa, Roberto Bertazzoni, presidente, Progetto: Canali Associati Srl, Guido Canali, Opera: Nuovi uffici della Smeg, Realizzazione: 2006 – San Girolamo di Guastalla (Re), Italia. Premio Internazionale Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura Occam Under 40, Committente: Holocaust Education Center, Makoto Otsuka, Progetto: Uid Architects, Keisuke Maeda, Opera: Holocaust Education Center, Realizzazione: 2007 – Fukuyama (Hiroshima), Japan. Premio Ala - Assoarchitetti Under 40, Committente: Nicola De Risi, Progetto: Sergio Bianchi, Opera: Casa De Risi, Realizzazione: 2007 – Bellegra (Roma), Italia, Credit fotografo: Enrico Bianchi, Di seguito, i progetti vincitori dei Premi Speciali: Premio Speciale Stanislao Nievo, Committente: Emergency Onlus – Ong, Progetto: Studio Tamassociati, Opera: Centro Salam di Cardiochirurgia, Realizzazione: 2007 – Soba – Khartoum, Sudan. Premio Speciale L’arca, Committente: Lilja Pálmadóttir & Baltasar Kormákur, Progetto: Studio Granda, Steve Christer and Margrét Hardardóttir, Opera: Hof Residence, Realizzazione: 2007 – Holdastrond, Iceland. Premio Speciale Caoduro Committente: Lumenart, Dean Skira, presidente Progetto: Rusan Arhitektura, Andrija Rusan Opera: House of light office building Realizzazione: 2007 – Pula, Croatia Credit fotografo: Damir Fabijanic Premio Speciale Regione del Veneto, Committente: Amministrazione Comunale di Arezzo, Progetto: Manfredi Nicoletti, Opera: Nuovo Palazzo di Giustizia, Realizzazione: 2007 – Arezzo, Italia. Premio Speciale Granitifiandre, Committente: Bmw Ag Munich, Progetto: Zaha Hadid Architects, Opera: Bmw Central Building, Realizzazione: 2005 – Leipzig, Germany. Premio Speciale Eurotherm, Committente: Ice Ontwikkeling, Ron Lubbers, direttore, Progetto: Mecanoo Architecten, Francine M. J. Houben, Francesco Veenstra, Opera: Business Innovation Center Fifty Two Degrees, Realizzazione: 2007 – Nijmegen – Gelderland, The Netherlands. Premio Speciale Trend, Committente: World Wide Fund for Nature, Jan Van den Bremer, Progetto: Rau, Thomas Rau, Opera: Oneplanetarchitecture Wwf – Netherlands, Realizzazione: 2006 – Zeist, The Netherlands. Premio Speciale Iidd, Committente: Primetime child development, Christine Bruder, direttore, Progetto: Studio Mk 27, Marcio Kogan, Lair Reis and Diana Radomysler, Opera: Primetime child development nursery, Realizzazione: 2007 – Saõ Paulo, Brazil. . |
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PREMIO DI 7.000 EURO PER MATENERE LE "VILES" DELLA VAL BADIA |
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Bolzano, 4 giugno 2008 - Gli abitanti della val Badia che si impegnano per il mantenimento della tipologia abitativa delle "viles" saranno premiati dalla Giunta provinciale. Su proposta dell´assessore provinciale responsabile per la scuola e cultura ladina, Florian Mussner, è stato indetto il premio "Na vila de valüta“ (Una casa di valore) con montepremi di 7. 000 Euro. Come sottolinea l´assessore provinciale Florian Mussner, le "viles" costituiscono una testimonianza culturale rilevante per i ladini; per tale ragione i committenti che si impegnano al loro mantenimento dovrebbero ottenere un riconoscimento. Il premio ha quale obiettivo di mantenere le "viles" nella loro simbiosi di pregio fra cultura, natura ed architettura e di far si che restino abitate, in modo tale che restino popolate anche le zone di montagna. Saranno i Comuni della Val Badia, presso i quali sono attualmente depositati 27 progetti per nuove costruzioni, risanementi ed ampliamenti di "viles", a presentare al concorso premio i progetti ritenuti migliori inviando le realtive planimetrie coredate da una relazione e da immagini al Dipartimento scuola e cultura ladina della Provincia. Spetterà ad una giuria giudicare la qualità architetonica degli edifici, gli interventi nel quadro compelssivo delle "viles" e gli aspetti culturale e di tutela artistica nel contesto agroculturale nella simbiosi fra innovazione e tradizione. Il committente del progetto vincitore sarà premiato con una somma di 7. 000 Euro. Sarà citato il nome del progettista e sarà organizzata una mostra complessiva dei progetti in concorso. . |
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NUOVA SEDE PER IL CATASTO DI CAVALESE ALLESTIMENTI ED INTERNI CURATI DALLA REGIONE |
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Trento, 4 giugno 2008 - Sono pronti i nuovi uffici del Catasto e del Libro Fondiario di Cavalese che dal 4 giugno, saranno aperti al pubblico nella nuova sede situata in via Unterberger nell’immobile di casa Riccabona, precedentemente occupato dall’Hotel Astoria. Gli allestimenti interni e gli arredamenti sono stati curati dall’Ufficio Tecnico della Regione che prosegue così nell’opera di rinnovamento delle sedi periferiche catastali come previsto da un protocollo d’intesa firmato nel 2004 con le Province autonome di Trento e Bolzano, nell’ambito della delega di funzioni amministrative in materia di Libro Fondiario e Catasto. L’intero organismo edilizio che ospita i nuovi uffici è costituito da un edificio costruito probabilmente tra gli anni 1750 e 1780, con l’attuale forma planimetrica composta da due corpi di fabbrica di differente volumetria e da una torretta con caratteristica copertura in scandole di legno di larice. I nuovi uffici del Libro Fondiario e del Catasto occupano una superficie di 450 m2 ciascuno e sono collocati rispettivamente al primo e al secondo piano. Sono corredati da una serie di locali ad uso archivio per complessivi 100 m2 situati a piano terra e da 20 posti macchina in parte interni e in parte su un area esterna di fronte all’edificio. Completano l’intero edificio un ulteriore piano mansardato di 300 m2 dove verranno collocati altri uffici pubblici e alcuni locali tecnologici al piano terra. I nuovi uffici sono stati realizzati con gli standard di ergonomia, funzionalità e tecnologia che caratterizzano tutte le recenti realizzazioni regionali. Sono pertanto dotati di pavimenti sopraelevati e pareti mobili al fine di garantire la massima flessibilità agli spazi interni nonché di cablaggio strutturale per la trasmissione dei dati. Anche in questo contesto, l’Amministrazione regionale ha voluto porre particolare attenzione al problema del risparmio energetico continuando l’esperienza di architettura pubblica ecosostenibile iniziata con il palazzo del Libro Fondiario e Catasto di Rovereto, realizzato negli anni scorsi e premiato dall’Azienda Speciale per l’energia del Trentino nel 2005. In questo caso, diversamente dalle precedenti realizzazioni dove la disponibilità di spazi consentiva l’installazione di sistemi fotovoltaici e solari termici, si è operato sull’abbattimento del fabbisogno energetico dell’edificio realizzando un sistema di coibentazione delle murature costituito da un cappotto esterno e un pacchetto isolante interno che abbatte il fabbisogno energetico dell’intera costruzione, secondo i criteri di Casa Clima dell’Alto Adige, a 53 kWh a metro quadro per anno con un conseguente dimezzamento della spesa per il riscaldamento e una mancata emissione in atmosfera di circa 36. 000 Kg di anidride carbonica annua, considerando un riscaldamento a gasolio. Tale beneficio è ulteriormente amplificato dal fatto che l’edificio è collegato alla rete di teleriscaldamento del comune di Cavalese. Si è inoltre installato un impianto per la gestione intelligente dell’illuminazione che consente di regolare l’accensione ed il livello di luminosità dei locali in relazione alla presenza di persone all’interno degli stessi e all’apporto di luce naturale. La realizzazione dell’impianto sopra descritto consentirà il risparmio di circa 6. 400 kWh/anno corrispondenti a circa 1. 150 euro all’anno, considerato il costo medio a kWh di 0,18 euro. Tale risparmio genera una mancata emissione in atmosfera di 4. 800 Kg. Di anidride carbonica. (fm) . |
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