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VENERDI

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Notiziario Marketpress di Venerdì 15 Gennaio 2010
MILANO SEMPRE PIÙ CAPITALE DELLA CULTURA: AUMENTANO DEL 30 PER CENTO I VISITATORI DELLE MOSTRE  
 
Palazzo Reale, “n. 1” della cultura italiana. Nella classifica delle sedi espositive nazionali, infatti, nessuno può vantare un numero di visitatori tale: oltre un milione e 300 mila biglietti staccati. Il record di presenze per le mostre promosse dal Comune di Milano consolida così il capoluogo lombardo tra le “città di cultura” più importanti d’Europa. I dati parlano chiaro ed evidenziano un “trend” positivo importante: rispetto allo scorso anno, infatti, il 2009, ha registrato un incremento del 30 per cento di visitatori. E non sono mancati i “casi” di successo, come la prestigiosa rassegna dedicata ai giardini di Monet o il San Giovanni Battista di Leonardo, autentico “cult” turistico e culturale del mese di dicembre. Le mostre più viste sono state: Monet. Il tempo delle ninfee (Palazzo Reale, dal 1 maggio al 27 settembre 2009) con 170. 793, Futurismo 1909-2009. Velocità +Arte+azione (dall’11 febbraio al 12 giugno 2009) con 135. 900 e Edward Hopper. Aperta il 14 ottobre, la mostra dedicata all’artista americano ha registrato, sino ad oggi, oltre 110 mila presenze. Durante le feste di Natale turisti (italiani e stranieri), così come i milanesi hanno indubbiamente scelto la cultura. Il 24, 25 e 26 dicembre le sedi espositive del Comune di Milano (Palazzo Reale, Pac – Padiglione d’Arte Contemporanea, Palazzo della Ragione, Rotonda di via Besana) sono state visitate da oltre 28mila persone. Grande successo annunciato anche per il San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci, in mostra per un mese a Palazzo Marino. Promossa e realizzata da Eni con il Museo del Louvre di Parigi, di cui è “mécène exceptionnel”, in collaborazione con il Comune di Milano, che ospita l’evento, e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la mostra “Leonardo a Milano – Dal museo del Louvre a Palazzo Marino. Esposizione straordinaria del San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci”, curata da Valeria Merlini e Daniela Storti, ha offerto gratuitamente al pubblico l’opportunità di un confronto diretto e approfondito con un grande capolavoro leonardesco. In soli trenta giorni di esposizione sono state registrare 180. 600 presenze. “Questo risultato non è che la tappa di una meta assai più ambiziosa – spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Massimiliano Finazzer Flory -: fare dell’Expo 2015 un’esposizione orientata culturalmente. Una sorta di olimpiade della conoscenza. Bisognava, però, riallineare l’immagine sbilanciata di una Milano economica e finanziaria con una città della cultura e della creatività”.  
   
   
MILANO: AL MUSEO DI STORIA CONTEMPORANEA UNA MOSTRA FOTOGRAFICA DEDICATA A INDRO MONTANELLI  
 
Milano celebra Indro Montanelli dedicandogli una mostra fotografica, a ingresso libero, che sarà aperta da domani, giovedì 24 dicembre, sino al 31 gennaio 2010 al Museo di Storia Contemporanea di via Sant’andrea 6. L’esposizione “Omaggio a Indro Montanelli 1909 – 2009” è curata da Mario Cervi e Luigi Mascheroni ed è promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune, in collaborazione con le Civiche Raccolte Storiche, Palazzo Reale e l’agenzia Contrasto. A cento anni dalla nascita del grande giornalista, una selezione di 45 scatti dell’Archivio Contrasto racconta la vita, gli incontri, il lavoro di Montanelli. Le immagini sono di Guido Harari, Giorgio Liotti, Giuseppe Pino, Giancolombo e Ferdinando Scianna. “Con questa mostra puntavamo a un duplice obiettivo: presentare un ritratto del grande giornalista e ripercorrere, al tempo stesso, un secolo di storia italiana – spiega l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory -. Il punto di vista delle immagini che raccontano la figura di Montanelli si incrocia con alcuni dei suoi scritti incisivi e talvolta provocatori che descrivono, analizzano e assumono una presa di posizione decisa e schietta sui fatti”. “Curare una mostra di immagini montanelliane è il mestiere più facile del mondo – spiega Mario Cervi –. Indro pareva nato apposta per essere fotografato. Tutto aiutava in lui. L’alta statura, il corpo filiforme, l’eleganza ossuta delle mani che artigliavano idee e battute. E soprattutto quel volto che avrebbe fatto invidia, per come forava l’obiettivo e per come rifletteva i sentimenti, a un Eduardo De Filippo. Passava, il volto di Indro, dal sorriso al cipiglio, dalla tenerezza alla tristezza, dalla riflessione alla severità”. Accanto alle fotografie sono riportate frasi di Montanelli tratte da articoli, libri, trasmissioni televisive, interviste, ma anche ascoltate e “tramandate” dai redattori de Il Giornale, quotidiano che fondò e diresse fino al 1994. Ne esce il ritratto di un uomo, solo fino a un certo punto burbero e pungente come vuole la leggenda. Perché, come ricorda Cervi, “era più dolce di come lo descrive e lo ricorda chi non l’ha ben conosciuto”. Info: Omaggio a Indro Montanelli 1909-2009 - Museo di Storia Contemporanea, via Sant’andrea 6 – fino al 31 gennaio 2010 - ingresso libero - www. Museodistoriacontemporanea. It – tel. 0288465933/64176 .  
   
   
MILANO: DAL 9 GENNAIO AL 6 FEBBRAIO PASSEGGIATE E VISITE GUIDATE PER SCOPRIRE LA MILANO DEL LIBERTY  
 
Saranno sei imperdibili passeggiate gratuite ad accompagnare i milanesi e i numerosi turisti alla scoperta delle più eclettiche e fantasiose testimonianze dell’Art Nouveau a Milano. Prendono, infatti, il via sabato 9 gennaio per proseguire sino al 6 febbraio 2010 gli appuntamenti con “La Milano del Liberty” il nuovo percorso turistico realizzato dall’Assessorato al Turismo, Marketing Territoriale, Identità in collaborazione con l’Associazione Culturale Opera d’Arte e inserito nel più ampio progetto di valorizzazione dell’offerta turistica cittadina denominato 100Milano, www. 100milano. Com, per scoprire i tanti aspetti insoliti e poco noti della città. “Un nuovo itinerario turistico che spaziando tra le imponenti dimore della città ornate da stucchi, ferri battuti e colorate maioliche illustra il fascino immutato del Liberty a Milano: palazzi e monumenti che meritano di essere riscoperti e raccontanti” così l’Assessore al Turismo, Marketing Territoriale, Identità Massimiliano Orsatti. “Un percorso – continua Orsatti - che non è solo un omaggio al ricco e variegato patrimonio architettonico di Milano, ma il suggerimento ad alzare gli occhi mentre si passeggia per scoprire in prima persona i tratti più riconoscibili della Milano dei primi del’900”. Ricco il programma offerto da “ La Milano del Liberty” che propone per ogni data due interessanti visite, una al mattino alle 10. 30 e una pomeridiana alle 15. 00. Il primo appuntamento è per Sabato 9 gennaio con ritrovo in via Pontaccio 21 per “Il liberty nel cuore di Milano” una visita guidata dal Pontaccio a Piazzetta Liberty per scoprire le significative tracce dell’Art Nouveau nel centro storico della città, tra edifici ad uso industriale e commerciale, case d’abitazione e luoghi di svago oltre a curiose opere di restauro. Si prosegue sabato 16 gennaio, con partenza da Viale Piave angolo Via Mascagni, con “Il liberty tra sacro e profano” una passeggiata dall’Hotel Diana al Santuario del Sacro Cuore, la zona più intensamente Liberty della città che presenta l’unico esempio di architettura religiosa in stile. Sabato 23 gennaio sarà invece la volta di “Liberty: architettura e alta borghesia” una insolita camminata, con partenza da Via Bellini 11, per scoprire le case più belle e bizzarre del Liberty milanese progettate senza limite di spesa per l’agiata borghesia dell’epoca, come Casa Campanini e Casa Tosi. Sabato 30 gennaio, con partenza da via Carducci angolo via S. Vittore, si verrà condotti alla scoperta della raffinata zona di corso Magenta dove, oltre ad osservare numerose testimonianze dell’epoca come il Castello Cova e Casa Frisia, si potrà visitare anche l’unica attività commerciale in stile ancora in attività: la farmacia S. Teresa. A conclusione, Sabato 6 febbraio una inusuale visita al Cimitero Monumentale per scoprire la più grande e affascinante galleria d’arte a cielo aperto della città. Tutti gli eventi della Milano del Liberty sono a ingresso libero previa prenotazione obbligatoria, per informazioni Opera d’Arte, tel 02. 45487400 o su info@operadartemilano. It.  
   
   
MILANO: "IL SEGNO DEI DESIGNER" A CURA DI GIANNI VENEZIANO  
 
Presso la Triennale Design Museum di Milano, lo scorso 16 dicembre, è stata inaugurata la mostra "il segno dei designer" a cura di Gianni Veneziano. La mostra presenta un´ampia selezione di disegni di importanti designer italiani e internazionali, una preziosa testimonianza dei processi creativi che sottendono alla dimensione progettuale di ogni designer. Nomi storici si alternano a nuove leve attraverso opere provenienti dagli archivi o realizzate appositamente per la mostra che resterà aperta dal 17 dicembre 2009 al 17 gennaio 2010. Quella del disegno è una pratica in cui si fondono idee ed emozioni, pensieri e intuizioni. I soggetti raffigurati e le tecniche impiegate sono molteplici e riflettono le diverse e variegate sfaccettature del design. Di disegno in disegno emerge l´anima di ciascuno dei progettisti coinvolti: che siano onirici, poetici, fiabeschi, fumettistici o concettuali, i segni tracciati sono sempre la fedele restituzione di scenari mentali e idee che tendono a prendere una forma. Un racconto di segni e disegni che si completano con la graphic animation di Felice Limosani. Un´opera visuale che sposta la vita del tratto da un foglio in orizzontale A4 a uno schermo in formato 16:9. Un´estensione del linguaggio che parte dalla creatività combinatoria del Dj come tributo digitale del Design Thinking . Al termine della mostra, la raccolta dei disegni verrà donata alla Collezione Permanente del Triennale Design Museum. Elenco dei designer: 5. 5 Designers, Adriano Design, Aquilialberg, Dodo Arslan, Antonia Astori e Nicola De Ponti, Karim Azzabi, Emmanuel Babled, Mario Bellini, Guglielmo Berchicci, Luisa Bocchietto, Sergio Calatroni, Aldo Cibic, Biagio Cisotti e Sandra Laube, Antonio Citterio, Annalisa Cocco, Carlo Colombo, Matali Crasset, Mario Cucinella, Riccardo Dalisi, Lorenzo Damiani, Carlotta De Bevilacqua, Giuseppe De Gennaro, Michele De Lucchi, Silvio De Ponte, Matteo Bazzicalupo e Raffaella Mangiarotti [deepdesign], Paolo Deganello, Anna Deplano, Elio Di Franco, Giuseppe Di Somma, Luciana Di Virgilio, Dante Donegani e Giovanni Lauda, Nathalie Du Pasquier, Marco Ferreri, Odoardo Fioravanti, Jacopo Foggini, Stefano Follesa, Anna Gili, Stefano Giovannoni, Kostantin Grcic, Alessandro Guerriero, Martì Guixe, Gumdesign, Eva Guzek & Marco Veneziano, Maria Christina Hamel, Makio Hasuike, Richard Hutten, Giulio Iacchetti, Massimo Iosa Ghini, Italo Rota, Setsu e Shinobu Ito, Toyo Ito, Joe Velluto, Kazuyo Komoda, Kengo Kuma, Ugo La Pietra, Arik Levy, Felice Limosani, Roberto Lucci, Angelo Mangiarotti, Federica Marangoni, Ugo Marano, Ilaria Marelli, Enzo Mari, Massimo Mariani, Elio Martinelli, Alberto Meda, Alessandro Mendini, Simone Micheli, Adolfo Natalini, Nendo, Luca Nichetto, Paolo Orlandini, Paola Palma e Carlo Vannicola, Lorenzo Palmeri, Ludovica+roberto Palomba, David Palterer, Daniele Papuli, Donata Paruccini, Francisco Gomez Paz, Terri Pecora, Maurizio Peregalli, Gaetano Pesce, Renzo Piano, Marco Piva, Franco Poli, Franco Raggi, Matteo Ragni, Bruno Rainaldi, Karim Rashid, Prospero Rasulo, Ronan & Erwan Bouroullec, Marc Sadler, Denis Santachiara, Luca Scacchetti, Luca Schieppati, Roberto Semprini, Luigi Serafini, Kaori Shiina, Claudio Silvestrin, George Sowden, Nicola Tarshito Strippoli, Ilkka Suppanen, Irene Taddei, Matteo Thun, Barbara Uderzo, Paolo Ulian, Ben van Berkel [Unstudio], Gianni Veneziano, Nanda Vigo, Marco Zanuso Jr. , Vered Zaykovsky, Nika Zupanc. Info: Il segno dei designer, a cura di Gianni Veneziano - Triennale di Milano – fino al 17 gennaio 2010 - Catalogo Electa .  
   
   
MILANO: MOSTRA “CINA RINASCITA CONTEMPORANEA”  
 
Palazzo Reale ospiterà da domani, venerdì 11 dicembre, al 7 febbraio 2010, la mostra Cina. Rinascita contemporanea che illustra l’arte degli ultimi quindici anni della Repubblica Popolare Cinese. L’esposizione, ideata da Primo Giovanni Marella, offre al pubblico italiano un percorso tra oltre 50 artisti e più di 180 opere, fra dipinti, installazioni, sculture e video. La mostra è promossa dal Comune e da 24 Ore Motta Cultura, in collaborazione con Primo Marella Gallery e con il patrocinio della Fondazione Italia Cina. Le opere presenti, a partire dal 1993, si dividono in sette sezioni e documentano il susseguirsi dei movimenti artistici del primo decennio del Xxi secolo. In questo periodo l’arte contemporanea di quest’area geografica rompe con gli schemi tradizionali del passato portando alla ribalta un linguaggio artistico che fa riferimento a quello occidentale ma che riesce a mantenere un forte legame con la tradizione e la cultura locale. “Autori come Zhang Xiaogang, Zeng Fanzhi, Yue Minjun, Liu Ye e molti altri ci introducono in un affascinante universo con-temporaneo capace di scardinare non pochi stereotipi sull’arte cinese. E soprattutto in rapporto all’Occidente – spiega l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory -. Tra multimedia e conceptual, fotografia, video arte e sperimentazione si snoda il racconto di una Cina che si confronta con l’Occidente, con tematiche politiche d’attualità, con le correnti di pensiero che indagano la società di oggi, senza timore di misurarsi con le ideologie, con il consumismo e la rivoluzione femminile, perfino con tinte d’ironia. E se l’arte contemporanea è specchio del proprio tempo, compresi i conflitti e le contraddizioni – conclude Finazzer Flory - sarà bene guardare con attenzione a quanto sta accadendo in Oriente e in Cina”. Gli esordi della pittura. La sezione ospita artisti come Zhang Xiaogang, considerato il maestro della pittura contemporanea cinese, Zeng Fanzhi, Yue Minjun, Liu Ye, He Sen e Feng Zhengjie, l’artista che più di tutti si associa al mondo occidentale in quanto fa sua la cromia della Gaudy Art, esasperando le tonalità della Pop Art americana. Tra coloro che pongono al centro della propria poetica il consumismo contemporaneo e l’uomo, troviamo Zeng Hao, Zhou Tihehai e Ma Liuming. L’east Village. Negli anni Novanta, particolarmente importante fu il movimento creatosi nell’East Village, il quartiere di Pechino dove si stabilirono musicisti, critici e artisti. Significative le performance di un gruppo di artisti tra cui Ma Liuming, Cang Xin, Rong Rong, Zhu Ming e Zhang Huan. Tendenze tra il ‘Multimedia’ e il ‘Conceptual’. La sezione raggruppa tutti gli artisti che hanno affrontato, attraverso l’arte, ricerche concettuali. Tra questi vanno ricordati Jiang Zhi, che mette in luce la dipendenza psicologica della nostra società nei confronti del consumismo; Shi Jinsong, che trasforma oggetti innocui e piacevoli, come carrozzine e culle, in oggetti da guerra simboleggiando le battaglie che vanno combattute quotidianamente per sopravvivere alla natura manipolatrice e violenta della cultura consumistica; ma anche Liu Wei, Qiu Zhijie e Xu Zhongmin. “Out of the red” generazione di fotografi. La sezione prende in considerazione autori che si sono avvicinati alla fotografia rompendo, com’era già avvenuto in occidente, con la pittura. Tra di essi, Huang Yan, che affronta tematiche politiche ed è uno dei pochi ad esser riuscito a fondere armonicamente l’arte tradizionale cinese e il mondo contemporaneo; Cui Xiuwen e Chen Lingyang, due artiste che mettono al centro della loro opera la donna, trattandola come alter ego di sé o come mezzo per raggiungere la consapevolezza interiore. Weng Fen e Wang Qinsong sono famosi fotografi cinesi. Wang Qinsong nei suoi tableau vivant denuncia la globalizzazione e la mercificazione contemporanea attraverso la presenza di famose marche del mondo occidentale o stravolgendo opere d’arte del passato e riproponendole in chiave contemporanea. La “Cartoon Generation”. Le opere esposte sono di artisti come Chen Ke, il cui tratto distintivo è la modalità narrativa amareggiata con cui elabora i suoi soggetti; Zhang Hui e le sue Beijing Dolls, rappresentazione della donna contemporanea di cui raccontano le volontà, la capacità di realizzarsi e lo spirito rivoluzionario che le caratterizza; Gao Yu che spazia dai dipinti ai video, un sognatore moderno che tenta di unire nelle sue opere, fantasia e realtà, tradizione e innovazione, violenza e romanticismo. “Sperimentazioni satellitari”. La sezione porta all’attenzione del pubblico alcuni giovani emergenti, offrendo un assaggio delle ultimissime idee creative made in China. Video-arte. L’ultima sezione della mostra propone una selezione di video, i più significativi della scena contemporanea attuale. Il catalogo, pubblicato da 24 Ore Motta Cultura, contiene testi critici a cura di Eleonora Battiston e scritti di Gu Zhenqing, Gao Lin, Carol Lu, Shu Yang e Zhu Tong.  
   
   
MILANO: AL MUSEO DI STORIA NATURALE LA MOSTRA “L’ORO DELLA SPERANZA”  
 
Il 19 dicembre 2009 è stata inaugurata al Museo di Storia Naturale di Milano (Corso Venezia 55) la mostra “L’oro della speranza. Un nuovo tesoro al Museo di Storia Naturale” in programma fino al 19 aprile. L’esposizione presenta cinque straordinari campioni di oro nativo di recente acquisizione da parte del Museo di Storia Naturale. Due sono stati oggetto di acquisto con i fondi della rendita Ronchetti e tre sono stati ottenuti tramite donazione da parte degli scopritori, i gemelli Lino e Mario Pallaoro, Federico Morelli e Maurizio Prati. Tutti gli esemplari in mostra sono costituiti da oro nativo in matrice di quarzo, sono provenienti dal “Filone della Speranza” nel giacimento aurifero di Brusson, Val d’Ayas (Ao) e sono conosciuti a livello internazionale, essendo stati oggetto in passato di mostre, pubblicazioni e realizzazioni audio-video. Il titolo della mostra, “Loro della speranza. Un nuovo tesoro al Museo di Storia naturale”, trae origine dal nome storico del filone aurifero (“Filone della Speranza”) nel quale sono stati rinvenuti gli esemplari. La Mostra è inoltre arricchita da tre altri tre importanti esemplari di oro nativo, sempre provenienti dal Filone della Speranza, oggetto di ritrovamenti del passato, già facenti parte delle collezioni del Museo di Storia Naturale, alcuni esemplari petrografici e mineralogici facenti parte sempre delle collezioni civiche rappresentativi delle porzioni meno mineralizzate del filone e delle rocce incassanti e alcune attrezzature storiche della miniera di Brusson (Ao) prestate dai gemelli Pallaoro. E ancora, carte geologiche e minerarie di documentazione dell’area della val d’Ayas, fotografie storiche e recenti di documentazione dell’attività di scavo del passato e delle ricerche compiute negli ultimi decenni. Viene anche proiettato un filmato inedito che documenta alcune fasi della ricerca che ha condotto alla scoperta degli esemplari esposti. Infine in mostra c’è anche una statua reliquiario di san Pietro del primo decennio del 1500. Rame sbalzato e dorato (corpo, base e ostensorio), argento sbalzato e dorato (testa), argento fuso (mani, piedi e chiavi, di cui una dorata), argento cesellato e smalti (croce reliquiario), gemma di vetro con catenella in ottone e croce in malachite facente parte delle Civiche Raccolte d’Arte Applicata del Castello Sforzesco.  
   
   
GORIZIA: FUTURISMI DI FRONTIERA  
 
Tre delle più rilevanti istituzioni di Gorizia - il Comune, la Provincia e la Fondazione Cassa di Risparmio - si sono messe insieme per dar vita a un progetto culturale organico: tre mostre, incontri, manifestazioni tutte intorno al tema "Gorizia, Futurismi di Frontiera". Dove la frontiera è da un lato quella geografica, con la vicina Slovenia e più in generale con il vicino Oriente europeo, ma anche culturale, seguendo la linea di demarcazione segnata dal futurismo tra modi diversissimi di interpretare la realtà. Progetto che si articola in tre diverse mostre ospitate in contemporanea nel capoluogo isontino. Fino al 28 febbraio 2010 sono visitabili “Futurismo. Filippo Tommaso Martinetti, l’avanguardia giuliana e i rapporti internazionali” e “Gli anni Trenta. Omaggio a Tullio Crali”. Fino al 1° maggio 2010 invece è visitabile “Futurismo – Moda – Design. La ricostruzione futurista dell’universo”. A completare le proposte del progetto “Gorizia, Futurismi di Frontiera” saranno incontri, laboratori didattici, letture, in un susseguirsi di proposte ed iniziative che contribuiranno a fare di Gorizia la città di riferimento per le celebrazioni futuriste per un territorio ampio, italiano certo ma anche dei Paesi contermini. Ciò che le mostre goriziane evidenziano è infatti la dimensione internazionale del grande movimento italiano, il suo influsso sull´avanguardia tedesca, la nascita e lo sviluppo dei movimenti d´avanguardia collegati al Futurismo nell´area giuliana e in particolare nel mondo culturale sloveno, nonché i rapporti (ricchi e quasi inesplorati) con il mondo dell´avanguardia europea. Informazioni: www. Turismofvg. It .  
   
   
CANTÙ: BATTISTA LURASCHI CODICI SEGRETI  
 
Dopo il grande successo della mostra dedicata al lavoro di Ferenc Pintér, Villa Calvi, all’interno della rassegna biennale Cantùarte organizzata dall’Associazione Amici dei Musei in collaborazione con il Comune di Cantù, ospita dal 17 gennaio una importante esposizione antologica di Battista Luraschi (Lurago Marinone, 1951) che da tanti anni persegue una personalissima ricerca creativa, ai confini tra arte e design, coinvolgendo pittura, progetti e oggetti. Luraschi ha iniziato il suo percorso agli inizi degli anni Settanta - dopo essersi diplomato in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera - con una serie di ricerche di matrice astratto-geometrica, per poi proseguire con progetti più liberi, superando le rigide separazioni delle categorie artistiche, sconfinando nell’illustrazione, nel design, nel progetto architettonico, nell’oggetto. Ha partecipato all’esperienza dei “Nuovi Futuristi” milanesi esponendo in mostre personali e collettive in Italia e all’Estero. La mostra in Villa Calvi - la prima vera retrospettiva dedicata a questo schivo autore - propone una scelta antologica di lavori ( con oltre 100 pezzi ) realizzati dal 1973 ad oggi, documentati da un catalogo (126 pagine) edito per l’occasione da La Vita Felice di Milano, con un testo introduttivo di Renato Barilli, il critico che più ha seguito e valorizzato la sua ricerca. Battista Luraschi è nato a Lurago Marinone nel 1951, dove vive e lavora. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, svolgendo poi attività di illustratore, scenografo, designer e pittore. Una serie di mostre personali e collettive concorre a visualizzare gli intrecci disciplinari del design con l’arte. Dalle prime ricerche “L’interno dopo la forma dell’utile” a “Nuove intenzioni di design” (1982), dal “Racconto per un ambiente” (1985) a “Effetto placebo” (1987), da “Spaziloqui” (1987) a “Ordine e disordine” (1988) si giunge con la mostra “Anni Novanta” (1991) ad un misurato riciclaggio di oggetti comuni che restituiscono economie di produzione-lavoro ai cristallini sistemi dell’arte. Piccole tracce, per uno spazio contemporaneo rimandate ai cataloghi e alle riviste di settore. La sua ultima attività nasce all’insegna dello spaesamento, privilegiando gli aspetti legati alla ricerca metaprogettuale, gestita con interventi pittorici, grafici e di design. .  
   
   
TRIESTE, CASTELLO MIRAMARE: IL BACIO. UN CAPOLAVORO PER L’ITALIA  
 
La mostra si inserisce nell’ambito delle iniziative dedicate al 150° anniversario dell’Unità d’Italia, delle cui celebrazioni, che si concluderanno nel 2011, si fa promotore il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Fino a domenica 15 agosto 2010 l’esposizione ruota intorno al capolavoro del pittore Francesco Hayez (1791-1882), indiscusso caposcuola del romanticismo italiano: “Il bacio”. L’opera, che più di ogni altra in Italia rappresenta gli ideali dell’epopea risorgimentale, raffigura con particolare realismo una scena interpretata già all’epoca come “il bacio del volontario”, costretto a scegliere tra l’amor di patria e l’amore individuale. Di questo celeberrimo dipinto si presenta al pubblico la versione che Hayez realizzò nel 1861, quale dichiarato omaggio all’appena costituita Unità italiana, allusa nel tricolore scelto per le vesti dei due amanti che si baciano appassionatamente. Preludio dell’atto politico da cui nacque l’Italia, l’opera nella versione del 1861 divenne il simbolo delle lotte risorgimentali, essendo sintesi formale delle istanze patriottiche di Hayez e di un preciso momento storico. Hayez si trovò a operare proprio quando la pittura, alla stregua del romanzo storico a sfondo patriottico, divenne un mezzo per diffondere nell’animo degli italiani una comune coscienza di nazione e libertà. Il quadro presente in mostra, successivo di due anni alla nota versione della Pinacoteca di Brera, è di collezione privata come lo sono i tre rari acquarelli di Hayez che i visitatori potranno inoltre ammirare: “L’ultimo bacio di Romeo e Giulietta” (1830 ca. ), “Un pensiero malinconico” (1842), “Il bacio” (1859). Il capolavoro viene esposto in una residenza asburgica, importante vetrina della città di Trieste e sito romantico per eccellenza, luogo ideale per accogliere l’opera più popolare di Hayez, divenuta icona del Romanticismo italiano. A completare l’esposizione saranno presenti pannelli esplicativi in italiano e inglese e la proiezione di un video che ripercorre la storia dei più famosi baci della cinematografia italiana. Informazioni: www. Castello-miramare. It .  
   
   
LISSONE, MILANO, BERGAMO: IL GRANDE GIOCO. FORME D´ARTE IN ITALIA 1947-1989  
 
Tre grandi mostre per descrivere e interpretare quarant´anni di storia italiana. Avendo nell´arte il punto focale, inserendo però le espressioni artistiche nel contesto culturale, sociale economico di decenni rivelatisi cruciali per l´Italia: quelli dal 1947 al 1989, dall´immediato dopoguerra alla caduta del muro di Berlino. Sono stati gli anni della ricostruzione dopo una guerra tra le più devastanti, ma anche del celebrato "miracolo italiano", gli anni della contestazione e del terrorismo, gli anni complessi della Guerra fredda. Anni comunque fondamentali anche per capire ciò che è l´Italia di oggi, nell´economia, nella politica e, a suo modo, anche nell´arte. Per la prima volta in modo organico una grande mostra cerca di fare il punto su quel periodo magmatico, contraddittorio e vivo come pochi, tentando fra l´altro di verificare come nel corso di quei quarant´anni, l´arte abbia influenzato la società. Emblematico il titolo della rassegna: "Il Grande Gioco. Forme d´arte in Italia 1947 - 1989", dove il "grande gioco" evoca ruoli, richiama esperienze, suggerisce relazioni, ma soprattutto intende sottolineare come il divenire della storia e dell´arte non possano essere affrontate per comparti, ma debba essere letto nelle interazioni e nelle rispettive e reciproche influenze. Per realizzare una così importante rassegna tre realtà hanno unito gli sforzi: Il Comune di Lissone con il suo Museo d´arte contemporanea, il Comune di Bergamo con la Gamec - Galleria d´Arte Moderna e Contemporanea e il Comune di Milano - Cultura, con i suoi spazi della Rotonda di via Besana, strettamente affiancate dall´Assessorato alla Cultura della Regione Lombardia. A ideare il progetto e curare la mostra Luigi Cavadini, Bruno Corà e Giacinto Di Pietrantonio. "Il Grande Gioco. Forme d´arte in Italia 1947-1989" - scrivono i curatori - fa il punto sulla ricchezza di ricerche ed esiti conseguiti nel quarantennio corrispondente al periodo ormai universalmente definito della Guerra fredda mediante la sperimentazione di nuovi mezzi e di nuovi territori estetici da parte dell´arte e le relazioni, le confluenze e/o influenze instauratesi in molti casi con architettura, cinema, design, editoria economia/industria, fotografia e fotogiornalismo, società, teatro, televisione. Si tratta di una trasversalità che recupera, ravvivandola a partire dal secondo dopoguerra, la ricchezza dell´esperienza futurista, che intendeva entrare nei vari campi espressivi e sociali della realtà, come risulta evidente fin dalla pubblicazione del primo manifesto avvenuta non su un catalogo o una rivista d´arte, ma su Le Figaro, maggiore quotidiano dell´epoca, con l´intento di rivolgersi in generale alla società e non solo agli addetti ai lavori dell´arte. Negli anni dell´immediato dopoguerra gli artisti cercano di riprendere percorsi spesso interrotti dalla loro partecipazione al conflitto o, comunque, di ravvivare la propria ricerca e di dare ad essa una nuova visibilità. Sui due percorsi figurazione-astrazione gli artisti si dividono, rimanendo in parte nella scia di Corrente, allineati ad una visione realistica storicamente e ideologicamente connotata (il Fronte Nuovo delle Arti, 1946), e in parte cercando, senza per questo rinunciare a un impegno politico, nuove modalità espressive, sulla scorta di esperienze come quelle condotte dagli astrattisti attivi già negli anni Trenta sia attorno alla Galleria del Milione di Milano, che in una situazione singolare come quella di Como, dove interagivano con gli architetti razionalisti e in particolare con Terragni. Questi ultimi, memori dei limiti che un regime può imporre anche alla cultura e all´arte, manifestano l´intolleranza per un inquadramento della loro libertà espressiva entro schemi realisti, ritenuti di retroguardia. Il filone figurativo, stando agli effetti prodottisi nei decenni successivi al dopoguerra, non sembra avere sbocchi fecondi nella società alla quale peraltro ambiva, mentre la ricerca astratta si va espandendo e ramificando in vari filoni. L´esposizione si sofferma su questa "storia", proprio per la sua diversificata evoluzione, per le conseguenze decisamente ampie che avrà sulla ricerca dei decenni successivi e per le relazioni che si instaurano con i vari aspetti della cultura e della società e dell´economia dell´epoca. Le forme dell´avanguardia e della neoavanguardia si diffondono nella realtà, diventano vita, anche se la maggior parte della gente non ha consapevolezza da dove quelle forme provengano". La mostra si articola sui tre spazi espositivi secondo una successione temporale che affida al Museo d´arte contemporanea di Lissone gli anni dell´immediato dopoguerra fino al 1958, alla Rotonda di via Besana di Milano il periodo 1959-1972 e alla Gamec di Bergamo gli anni più recenti, dal 1973 al 1989. Si annuncia che una rilettura di sintesi della mostra si terrà a partire dal 3 luglio fino al 26 settembre 2010 presso la sede del Museo d´Arte di Lugano. Catalogo: Silvana Editoriale.  
   
   
PALAZZOLO SULL’OGLIO (BRESCIA): REGINA, FUTURISMO, ARTE CONCRETA E OLTRE, A CURA DI PAOLO CAMPIGLIO  
 
La Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, in collaborazione con il Museo Regina di Mede, presenta la mostra “Regina. Futurismo, arte concreta e oltre”, ovvero l’intero percorso creativo della scultrice futurista lombarda Regina Cassolo Bracchi (Mede, 1894 - Milano 1974) dagli esordi degli anni venti alle ultime produzioni degli anni settanta, in una delle più complete antologiche mai realizzate, con oltre 140 opere tra sculture, disegni, taccuini e bozzetti, alcuni di questi assolutamente inediti e mai sino ad oggi esposti. La rassegna è curata da Paolo Campiglio, con il patrocinio della Regione Lombardia - Culture Identità e Autonomie della Lombardia, della Provincia di Brescia - Assessorato alle Attività e Beni Culturali Valorizzazione delle Identità, Culture e Lingue locali e del Comune di Palazzolo sull’Oglio - Assessorato alla Cultura, Comune di Mede. Dopo l’unica vera monografia di Regina curata da Luciano Caramel (Electa 1991), ormai irreperibile peraltro sul mercato librario, gli studi sull’artista, considerata tra le maggiori interpreti femminili del 900 italiano che dal Secondo Futurismo approda all’Astrattismo, si sono moltiplicati, tanto da sollecitare l’esigenza di una revisione critica del suo lavoro che include anche una vasta produzione grafica e di bozzetti su carta. Proprio i disegni e i bozzetti presenti in mostra alla Fondazione Ambrosetti seguono l´intera attività della scultrice e pongono l’attenzione sul momento progettuale, affiancandosi alle sculture vere e proprie in un costante richiamo tra disegno e scultura. L’esposizione, articolata in sei momenti principali, è organizzata seguendo un percorso cronologico. Gli anni della formazione e delle prime sculture, tra la fine degli anni venti sino all’inizio degli anni trenta, sono caratterizzati da una produzione ancora figurativa. Agli anni trenta appartengono invece le opere in alluminio ritagliato di ispirazione futurista e la produzione non figurativa, ed è proprio in questo periodo che, dopo aver conosciuto Marinetti nel 1931, Regina frequenta gli artisti del secondo futurismo milanese (Bruno Munari, Ricas, Cesare Andreoni e Giuseppe Scaini), firmando nel 1934 il Manifesto Tecnico dell’aeroplastica futurista e partecipando sino al 1940 a tutte le esposizioni di aeropittura. Negli anni quaranta Regina procede verso una maggiore astrazione, come evidenziano i disegni relativi agli studi sui fiori e, forte di questa esperienza, negli anni cinquanta aderisce al Movimento Arte Concreta (Mac), giungendo a de - materializzare sempre più la scultura. Nuovo è anche l’approccio ai materiali quali ferro, plexiglas, marmo e in linea con le premesse del gruppo appare l’adesione a un’estetica geometrica. Negli anni 1955 e 1957 Regina è invitata alla Biennale di San Paolo del Brasile, alla Prima rassegna italiana d´arte concreta, alla Biennale di Milano e alla Permanente. Negli anni sessanta continua le esperienze astratte e nel frattempo si interessa, con una serie di disegni e tavole, al linguaggio non verbale, ai suoni della natura e del paesaggio. Al periodo giovanile appartengono opere come Popolana (1925 ca. ), un ritratto inedito esposto originariamente alla I Mostra Sindacale Lombarda di Milano nel 1928. Con la definitiva maturazione intorno al 1930 e la sperimentazione di materiali nuovi quali latta e alluminio, che permettono una facile modellazione manuale e si allineano a un’estetica meccanica, nascono le prime opere futuriste come Spiaggia (1930), La signora provinciale (1930-31) e il Ritratto del nipote (1930-33). Il periodo più vivo dell’aereoscultura è invece testimoniato in mostra da progetti inediti per L’amante dell’aviatore, realizzata nel 1935. Nel 1934-35 la produzione della scultrice appare in clima con le ricerche non figurative che, da Fausto Melotti a Lucio Fontana, interessavano il contesto milanese gravitante attorno alla Galleria del Milione. Una sala è interamente dedicata a Il paese del cieco (1936), prima riflessione sul linguaggio e sulle sensazioni di un non vedente, lavoro emblematico che rappresenta un punto di arrivo nell´arte di Regina, con abbondanza di studi preparatori in carta e di varianti in alluminio. La ricerca degli anni quaranta è testimoniata da sculture astratte in gesso o in marmo come Fiore (1945), Scultura spaziale (1947) e Ritratto di Mariuccia Rognoni (1948), in cui la forma si semplifica e si libera in una composizione equilibrata e armonica col mondo della natura. La de-materializzazione scultorea si compie nelle strutture in plexiglas del periodo Mac, come le sculture multicolore sospese e le composizioni con fili di ferro ed elementi in plexiglas. Sempre agli anni cinquanta appartengono le opere Sputnik (1952) e Terra-luna (1955), suggestionate dalle nuove scoperte scientifiche in campo spaziale. La ricerca sul linguaggio non verbale, che in parte riprende gli studi degli anni trenta, è presentata, per la prima volta al pubblico, nella sala dedicata alle nove tempere su carta trasparente de Il linguaggio del canarino (1966), nelle quali Regina ha decifrato e illustrato il linguaggio del suo canarino. Proprio in queste opere il tema della traduzione del linguaggio degli animali in poesia visiva e disegno raggiunge l´acme più lirico dell´intera produzione dell´artista, da sempre rivolta anche al mondo degli animali e della natura. La mostra rappresenta indirettamente anche un omaggio a Vanni Scheiwiller che, grande estimatore della moglie del pittore Luigi Bracchi, ne conservò la memoria dando vita alle prime monografie dedicate all’artista, la cui cifra stilistica è sempre stata una moderna ‘avanguardia mentale’ così descritta dalla stessa Regina: «I miei pensieri non sono mai fissi, sono sempre disposta a cambiare opinione». Per l’intera durata della retrospettiva è previsto un programma di attività didattiche, sia per le scuole, sia per gli adulti con bambini, ideate e realizzate da Valeria Depalmi, Cinzia Cassinari ed Elisabetta Bernardelli della cooperativa Educarte. I laboratori prenderanno spunto dagli aspetti più significativi dell’iter artistico di Regina quali l’innovazione plastica, il disegno, la sperimentazione dei materiali, la suggestione delle tecnologie spaziali, per tradurre e dare vita a piccole architetture astratte, a decorazioni artistiche e sculture mobili. La mostra, visitabile fino al 9 aprile 2010 a Palazzo Panella, Via Matteotti 53, Palazzolo sull’Oglio (Bs), è accompagnata da un catalogo edito e realizzato dalla Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, con il contributo della Fondazione Banca Popolare di Bergamo onlus.  
   
   
I MAASAI PROTAGONISTI A TRENTO  
 
La desertificazione e i suoi molteplici, drammatici esiti. Sono questi i temi centrali della mostra “Io, Maasai, perdo la terra” che sarà visitabile fino al 28 febbraio 2010 al Museo Tridentino di Scienze Naturali a Trento. L´esposizione affronta le conseguenze del fenomeno della desertificazione, sia per quanto riguarda l´ambiente e il suolo sia per le conseguenze sociali relative alle potenzialità di sviluppo e alla qualità della vita delle comunità locali. L´intento di più largo respiro della mostra è quello di mettere in risalto le relazioni circolari esistenti tra ambiente e società umane, evidenziando come si possano proporre soluzioni concrete ad un problema complesso e multiforme attraverso approcci che studiano la desertificazione dal punto di vista delle scienze naturali. L´esperienza di vita della popolazione Maasai sarà il filo conduttore della mostra: attraverso testimonianze di persone appartenenti alla comunità di Mkuru (nel Nord della Tanzania) e mediante le meravigliose immagini ritratte dall´obiettivo di Carlo Mari, i visitatori saranno accolti all´interno della comunità della Tanzania settentrionale. In questo modo potranno osservare da vicino la vita quotidiano del villaggio e comprendere i problemi che la popolazione locale è costretta ad affrontare giorno per giorno (ad esempio l´approvvigionamento delle risorse idriche, alimentari ed energetiche). Un´attività didattica strutturata consentirà di comprendere le basi scientifiche del fenomeno della desertificazione e le sue ricadute sulle popolazioni del Sud del Mondo. Inoltre, ogni visitatore potrà autonomamente calcolare la propria impronta ecologica e scoprire tutte le piccole soluzioni concrete in grado di rendere il proprio stile di vita un po´ più sostenibile. La mostra è realizzata dall´Istituto Oikos, in collaborazione con il Museo Tridentino di Scienze Naturali, il Centro Regionale di Intervento per la Cooperazione (Cric), il Museo Civico di Storia Naturale di Milano e l´Associazione Didattica Museale (Adm) con il patrocinio della Provincia Autonoma di Trento e del Unccd (United Nations Convention to Combat Desertification). Info: http://www. Mtsn. Tn. It/ .  
   
   
TRIESTE, ANTICO CAFFÈ STELLA POLARE: LO SPIRITO DELLA MUSICALITÀ DALL’ETÀ CICLADICA ALL’EPOCA BAROCCA  
 
Lo spirito della musicalità dall’età cicladica all’epoca barocca: mostra personale della pittrice Alice Psacaropulo all’Antico Caffè Stella Polare di Trieste. Sabato 9 gennaio 2010 all’Antico Caffè Stella Polare di Trieste (via Dante, 14) è stata inaugurata la mostra personale della pittrice triestina Alice Psacaropulo, presentata dall’architetto Marianna Accerboni. La rassegna, interamente dedicata al tema musicale, propone una quindicina di opere - selezionate dall’artista e amico Claudio Sivini, che ha curato l’allestimento - in cui la Psacaropulo interpreta in modo del tutto personale l’arte delle sette note. I lavori, realizzati a olio e tecnica mista su tela, comprendono gli Idoli cicladici, dipinti dalla fine degli anni novanta a oggi, e i Gruppi musicali, creati dal 1991 al 2007. La rassegna rimarrà visitabile fino al 25 gennaio (orario: tutti giorni dalle ore 7. 00 alle 21. 00). Gli Idoli cicladici - scrive Accerboni - traggono spunto dalle piccole statuette presenti nel Museo delle Isole Cicladi, al Metropolitan Museum di New York e in quello berlinese, che hanno particolarmente affascinato la Psacaropulo, essendo il padre originario proprio delle Cicladi. I gruppi musicali sono stati invece ispirati dalla professione del figlio Stefano Casaccia, flautista e ideatore di eventi musicali. La stessa pittrice ha per altro sempre dimostrato grande sensibilità e attenzione per la musica, suonando da giovane il flauto e la chitarra e realizzando nel 1948 per la motonave Conte Biancamano un mosaico a tema musicale. Nata a Trieste, dove vive e opera, Alice Psacaropulo proviene da una famiglia di origine greca, sicula e lombarda, in cui si annoverano architetti e artisti. Laureata in lettere classiche, si è formata alla prestigiosa scuola di Felice Casorati dell’Accademia Albertina di Torino, ha partecipato alla storica Biennale veneziana del 1948 e ha allestito mostre personali e aderito a numerose collettive di livello in Italia e all’estero. Ha formato – grazie alla sua attività di insegnante – molti fra i più importanti artisti triestini. Oltre alla pittura, ispirata anche da un lungo soggiorno a Venezia e in Honduras, e alla ritrattistica, si è dedicata con grande successo alla decorazione navale e all’affresco. Dal linguaggio novecentista frequentato attraverso Casorati e altri maestri italiani - conclude il critico - nel corso del tempo ha saputo evolvere la propria vena fantastica in un personale espressionismo e postcubismo e successivamente orientare il gesto verso l’arte surreale e il linguaggio naturalisticio, giungendo sulla soglia dell’astrazione e dell’ informale.  
   
   
ROMA: MACHINA. TECNOLOGIA DELL’ANTICA ROMA  
 
Fino al 5 aprile 2010 al Museo della Civiltà Romana in mostra le affascinanti Machinae dell’antica Roma. Nel mese di gennaio apertura straordinaria del museo tutti i sabati e le domeniche fino alle ore 19. 00 (la biglietteria chiude un’ora prima). Tecnologia, marchingegno, ordigno, congegno a inganno ma anche ponte, macchina da guerra e d’assedio: in una parola Machina, in latino. La vastità dell’Impero Romano, basata sulla tecnologia oltre che sull’organizzazione politica, sarà raccontata nella mostra didattico-scientifica Machina. Tecnologia dell’Antica Roma, ospitata dal Museo della Civiltà Romana dal 23 dicembre al 5 aprile 2010. Per la prima volta saranno svelati al pubblico i segreti delle macchine che hanno contribuito alla costruzione e alla gestione dell’Impero. L’esposizione è a cura di Rita Correnti Percivalli, Presidente di Associazione Piazza Duomo, ed è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione - Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma e da “Sapienza” Università di Roma con il contributo di Fondazione Roma, Regione Lazio, Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica. Dopo l’inaugurazione a Roma e altri appuntamenti in Italia, Machina. Tecnologia dell’Antica Roma farà poi tappa all’estero, in un lungo giro fino al 2011. Machina. Tecnologia dell’Antica Roma propone oltre 100 esempi di tecnologia suddivisi tra reperti archeologici, ricostruzioni virtuali, macchine, meccanismi e opere in scala. Ben 47 calchi dalla collezione del Museo della Civiltà Romana e 32 frammenti, tra cui degli inediti provenienti dall’Antiquarium comunale, arricchiscono e completano la mostra. Attraverso le macchine esposte, ricostruite ex-novo dall’artigiano fiorentino Gabriele Niccolai sulla base di studi di reperti e testimonianze, sarà possibile comprenderne i principi tecnologici di funzionamento e la manovrabilità. Inoltre, tutte le opere e i macchinari esposti saranno pubblicati in un Catalogo di 296 pp. A cura di Giuseppina Pisani Sartorio e Marco Galli edito da Palombi Editore, che sarà presentato in occasione della Mostra. I settori esplorati in mostra sono undici. 1. Misurazione del tempo e dello spazio; 2. Tecnologia delle costruzioni; 3. Tecnologia idraulica; 4. Tecnologia militare; 5. Tecnologia nelle comunicazioni e nei trasporti; Tecnologia nella medicina; Tecniche nella metallurgia e nella falegnameria; 8. Tecniche nella lavorazione del vetro e dell’argilla; 9. Tecnologia in agricoltura; 10. Tecniche artistiche; 11. Tecnologia negli strumenti musicali, del divertimento e tempo libero. Si analizzerà l’importanza strategica del settore tecnologico per lo sviluppo dell’Impero, indagando anche temi che risultano eccezionali per il loro valore contemporaneo. Dal “ponte” – l’antica Roma ha riempito l’Impero di ponti - alle immagini cartografiche, dalle macchine per lo sfruttamento delle risorse ambientali – atte a sfruttare l’energia idraulica, eolica – e prima fra tutte l’acquedotto, alla piattabanda armata e la piattaforma girevole. Oltre al Patrocinio del Ministero degli Esteri, Ministero dei Beni Culturali e Comune di Roma, un grande contributo a Machina. Tecnologia dell’Antica Roma è stato dato dall’Università “La Sapienza” di Roma, con un laboratorio le cui ricerche hanno permesso la ricostruzione filologica dei materiali presi in esame, senza i quali non si potrebbe parlare di conquiste tecnologiche .  
   
   
STOCCOLMA: GRANDE APERTURA DI “FOTOGRAFISKA” – IL MUSEO DELLA FOTOGRAFIA  
 
Nel maggio 2010 aprirá il museo della fotografia “Fotografiska”, nelle vicinanze di Stora Tullhuset, al centro di Stoccolma. Il museo, 5. 000 m2 di superficie, sará il punto di riferimento per la fotografia di altá qualitá svedese ed internazionale. Saranno in programma 4 mostre annuali e 10 mostre minori l’anno. Gli orari di apertura sono dalle 10. 00 alle 21. 00 tutti i giorni incluso il lunedí e ci sará anche un ristorante gestito da uno dei migliori chef svedesi. Www. Fotografiska. Eu .  
   
   
LONDRA: INAUGURAZIONE DELL’ABBAWORLD IL 27 GENNAIO 2010  
 
Abbaworld, un’esposizione itinerante sul gruppo musicale svedese, verrá inaugurata alla fiera Earls Court di Londra il 27 gennaio. L’esperienza interattiva, che inizia con un film introduttivo, porterà i visitatori attraverso 25 spazi di musica, immagini e ricordi personali delle collezioni degli Abba. Una guida audio gratuita aiuterà a scoprire gli spazi con il proprio ritmo. Per ulteriori informazioni: www. Abbaworld. Com .  
   
   
DUBAI: UN IMPERDIBILE FESTIVAL DEL LUSSO  
 
Dal 28 gennaio al 28 febbraio, la lussuosa e travolgente Dubai si “accenderà” nuovamente per accogliere il maggiore evento di shopping di tutto il mondo, il “Dubai Shopping Festival”, un’occasione per appagare i desideri più segreti e le passioni più grandi, ma altresì, per regalarsi piacevoli momenti d’intrattenimento. Un imperdibile festival del lusso! Migliaia di vetrine sfarzose in “saldo” trasformeranno la città in uno shopping village, un’oasi di acquisti imperdibili per soddisfare i piaceri di grandi e piccini. Non sarà però solo un’esperienza di puro shopping. Dubai offrirà infatti, per l’occorrenza, un calendario ricco di note culturali: concerti di musica, rappresentazioni teatrali e di strada, sfilate di moda, mostre mercato di pittori e artigiani provenienti da tutto il mondo. Spettacoli poi, animati da personaggi dei cartoni animati, intratterranno e divertiranno i più piccoli. Fuochi d’artificio in ultimo, renderanno sfavillanti le notti arabe. Vivere il celebre gioiello in occasione dello strepitoso “Dubai Festival Shopping”? La proposta Turisanda, per lasciarsi affascinare dall’incanto della città, è un soggiorno presso l’Atlantis, The Palm, il primo resort sulla più grande isola artificiale esistente. Già il nome evoca l’immaginario mondo del mito del continente perduto e del tributo al mare circostante, con il tema dell’acqua a fare da sfondo, in tutte le sue espressioni. La struttura a 5 stelle, dall’indiscutibile appeal offrirà, infatti, una collezione di lussuose boutique, strabilianti parchi acquatici, uno dei più estesi habitat marini open-air - con oltre 65. 000 animali acquatici! - e un centro d’intrattenimento senza precedenti. Il tutto lambito da una splendida spiaggia privata e con alle spalle il paesaggio surreale di Dubai. Le quote per un pacchetto di 4 giorni/3 notti partono da 1. 476 euro a persona in camera doppia e includono voli di linea Emirates, trasferimenti e trattamento di pernottamento e prima colazione Per informazioni www. Hotelplanitalia. It 02/72136. 1 .