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VENERDI

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Notiziario Marketpress di Venerdì 15 Ottobre 2010
MILANO (STUDIO MARCONI ´65, VIA TADINO, 17): BRUNO DI BELLO - DISEGNARE CON LA LUCE - INAUGURAZIONE 16 OTTOBRE 2010 H. 11 - DAL 19 OTTOBRE AL 6 NOVEMBRE 2010  
 
In parallelo alla grande antologica dedicata a Bruno Di Bello alla Fondazione Marconi che ne ripercorre il percorso artistico, dalle prime esperienze di incrocio tra pittura e fotografia degli anni ’60 fino alle piú recenti astrazioni digitali, lo Studio Marconi ’65 il 19 ottobre presenta alcune carte fotografiche degli anni ‘70 e serigrafie degli anni ’80 dell’artista napoletano. A partire dagli anni ’60 medium privilegiato della ricerca di Di Bello diventa la fotografia: sono di questo periodo i primi riporti su tela fotografica con immagini tratte dalla cronaca del tempo. Dal 1976 inizia un nuovo periodo di sperimentazione: l’ artista si interroga sul problema dell’oggettività dell’immagine, vuole che questa sia generata da un processo automatico dove l’intervento del soggetto esecutore sia ridotto al minimo. Inizia la fase che l’artista definisce “scrittura di luce”: una torcia elettrica che emette un raggio luminoso viene fatta scorrere davanti alla tela fotosensibile e lascia così una traccia del suo passaggio. Foto-grafia photos (luce) e graphos (segno): scrivere con la luce, disegnare con la luce. Le carte fotografiche esposte documentano questi esperimenti dll’artista. Le serigrafie su carta illustrano invece la ricerca di Di Bello sulle possibilità di scomposizione dell’immagine: ampie griglie all’interno delle quali la parola viene sottoposta ad un processo astrattivo molto rigoroso. Il materiale di partenza viene frammentato in particelle sempre piú piccole. Il segno così scomposto perde ogni funzi one comunicativa. Anche per le scomposizioni il procedimento utilizzato da Di Bello è fotografico. Bruno Di Bello è nato a Torre del Greco nel 1938. Vive e lavora a Milano. Nel ‘58 frequenta ancora l’Accademia di Belle Arti di Napoli ma già espone e, con Biasi, Del Pezzo, Fergola, Luca e Persico, forma il “gruppo ‘58”. Nel ‘62 prima mostra personale alla Galleria 2000 di Bologna, nel ‘66 espone a Napoli alla Modern Art Agency di Lucio Amelio i primi lavori su tela fotografica. Nel ‘67 si stabilisce a Milano. Espone per la prima volta a Milano da Toselli nel ‘69 e nel ‘70 alla Galleria Kuchels, Bochum, alla Biennale di Venezia, alla galleria Wspòlczesna, Varsavia ed alla Galleria Bertesca di Genova. Nel ‘71 prima personale allo Studio Marconi: un’installazione composta da 26 tele fotografiche con la scom posizione dell’intero alfabeto. Da Marconi esporrà anche nel ‘74, nel ‘76, nel ’78, nel ‘81 e nel 2003. Altre sue importanti personali sono quelle del ‘74 alla Galleria Art in Progress di Munchen ed alla Kunsthalle Bern, nel ’75 all’I.c.c. Di Antwerpen e alla Galleria Plurima di Udine, nel ’77 alla Galleria Lucio Amelio di Napoli .Espone nel ‘78 alla Galleria Rondanini di Roma e nell’estate ‘80 realizza un grande lavoro per il Festival di Spoleto.le sue opere sono state acquisite dal museo Boymans di Rotterdam, dallo Csac dell’Università di Parma, dal Mambo di Bologna, dal museo Rufino Tamayo di Mexico City, dal museo di Dortmund e, recentemente, dalla galleria dell’ Accademia e dal Museo del ‘900 di Napoli. Info: Studio Marconi ’65 - Via Tadino 17, Milano - Tel / Fax 02 29511297- info@studiomarconi.Info  - www.Studiomarconi.info  
   
   
ALBA (FONDAZIONE FERRERO): MORANDI,L´ESSENZA DEL PAESAGGIO A CURA DI MARIA CRISTINA BANDERA- 16 OTTOBRE 2010 / 16 GENNAIO 2011  
 
Appuntamento di livello assoluto quello che la Fondazione Ferrero, la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e la Regione Piemonte propongono per la stagione culturale d´autunno. Si tratta della più approfondita esposizione mai dedicata al mondo ad un tema fondamentale nella poetica di Giorgio Morandi, quello del paesaggio. Per questa mostra Maria Cristina Bandera, che ne è la curatrice, ha selezionato e ottenuto una scelta di opere di indiscussa qualità, individuate anche a partire dai destinatari cui lo stesso Morandi le aveva riservate, in particolare i suoi interpreti - Cesare Brandi, Cesare Gnudi, Roberto Longhi, Luigi Magnani, Carlo Ludovico Ragghianti, Lamberto Vitali - e i suoi più importanti collezionisti. Proprio per ricreare i fili di committenze famose e di amicizie altrettanto importanti, la rassegna si amplia ad una ulteriore selezione di opere appartenute agli artisti contemporanei a Morandi, che per primi ne compresero la grandezza, e di tele ammirate da letterati come Giorgio Bassani, che dedicò una poesia a un Paesaggio di Morandi, poi scelto per la copertina delle sue Storie ferraresi. In tutto più di settanta opere, soprattutto dipinti su tela e una ristretta scelta di acquerelli. Questo importante aspetto della pittura di Morandi è valorizzato da un intenso lavoro di ricerca, supportato da confronti e approfondimenti che danno vita alla mostra, inedita nel suo genere, ed anche a un catalogo caratterizzato da rigorosa scientificità e da un´aggiornata lettura trasversale. Ciascuna opera in mostra risponde a criteri ben precisi di scelta. Così l´esposizione prende avvio da un primo strepitoso nucleo di opere degli anni dieci, oli rarissimi e mai sino ad oggi riuniti in numero così elevato, "paesaggi" connotati da esperienze formative, ad iniziare da Cézanne, che sfociano in quelli successivi degli anni venti dove l´esperienza cézanniana si somma a una sintesi derivata dalla conoscenza di Piero della Francesca, meditato sulla monografia di Roberto Longhi del 1927. E, a seguire, quelli degli anni trenta in cui Morandi raggiunge una grandezza autonoma e risultati altissimi. Una sezione nutrita è quella successiva, dedicata ai paesaggi severi e spogliati di naturalismo, realizzati negli anni della guerra quando, isolato a Grizzana, Morandi tornò ripetutamente su questo tema, raggiungendo uno dei vertici della sua pittura, anzi, secondo Roberto Longhi «il culmine [.] forse il più alto da lui raggiunto». Infine, per ripercorrere l´intero svolgimento dell´attività dell´artista, sono previsti i "cortili di via Fondazza" degli anni cinquanta e, nuovamente, i paesaggi di Grizzana dei suoi ultimi anni, pervasi da un´inquietudine moderna, caratterizzati da una scarna essenzialità e dal rarefarsi della pittura, quando ormai il confine tra paesaggio e natura morta si fa labile, così da poter prevedere di accostare almeno un´opera di questo genere. «Il progetto espositivo - afferma Maria Cristina Bandera - è studiato per mettere in risalto l´itinerario mentale compiuto da Morandi nell´affrontare un tema che gli è peculiare e per permettere al grande pubblico di conoscere e fare proprie la "poesia" e la grandezza anche di questo aspetto della sua pittura». La Mostra, posta sotto l´Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è promossa dalla Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, dalla Regione Piemonte e realizzata con la collaborazione della Fondazione di Studi di Storia dell´Arte Roberto Longhi di Firenze. Si avvale di un Comitato scientifico composto da Maria Cristina Bandera, Mina Gregori, Antonio Paolucci, Giovanni Romano, Claudio Spadoni, Bruno Toscano. Catalogo a cura di Maria Cristina Bandera (24 Ore Cultura). Saggi di Maria Cristina Bandera, Barbara Cinelli, Mina Gregori, Gian Paolo Minardi, Ferzan Ozpetek e Paolo Pejrone.  
   
   
MILANO (GALLERIA GRUPPO CREDITO VALTELLINESE, CORSO MAGENTA N. 59): ECHI DI MARI LONTANI, FIABE DALL´OCEANIA - MOSTRA INTERNAZIONALE D´ILLUSTRAZIONE PER L´INFANZIA – DAL 15 OTTOBRE - 15 NOVEMBRE 2010  
 
Per un mese, un mondo di fiabe animerà la Galleria del Gruppo Credito Valtellinese nel prossimo autunno. Per la prima volta, la sede espositiva del Credito Valtellinese alle Stelline ospiterà una grande iniziativa rivolta ai più piccoli e, con loro, a tutti i "grandi" che conservano nel loro cuore la sensibilità e la fantasia dei bambini. Ad approdare qui, dal 14 ottobre al 15 novembre, saranno piroghe cariche di fiabe e racconti dei mari lontani, delle remote e fantastiche isole dell´Oceania. A raccontarle saranno le tavole originali dei grandi illustratori per l´infanzia. Infinite storie di grandi eroi e di divinità dispettose, di traversate oceaniche e di nuove isole da esplorare, sullo sfondo di una natura straordinaria ma con l´orecchio sempre teso a echi lontani. Sono le fiabe che si tramandano gli Aborigeni australiani, i Maori della Nuova Zelanda e tutti gli altri popoli pescatori e navigatori delle isole dell´Oceania, considerati, nei secoli scorsi, da un certo sapere scientifico occidentale come ingenui selvaggi o minacciosi fantasmi. Sarà emozionante scoprire come queste popolazioni disseminate in migliaia di isole, alcune della misura di un continente, altre piccolissime, posseggano da secoli espressioni artistiche e culturali di incomparabile bellezza e complessità. E sarà soprattutto emozionante ammirare come alcuni dei migliori illustratori per l´infanzia abbiano saputo interpretare questi magnifici, epici racconti, trasporre su tavola il rumore delle tempeste, le storie di piccoli uomini dai grandi orizzonti, in un mondo sospeso tra la conchiglia del cielo e quella del mare, un universo di ombre e di folgoranti visioni, di sogni e di incanti. Tra Milano e l´Oceania c´è di mezzo...Sàrmede, il piccolo paese delle prealpi venete che da decenni propone, con cadenza annuale, l´ormai famosa "Mostra Internazionale d´Illustrazione per l´Infanzia". E sarà appunto una special edition di questa fortunatissima rassegna ad essere presentata al Credito Valtellinese. Colmando così un vuoto: è infatti la prima volta che Sàrmede, e la sua mostra, sono a disposizione del pubblico milanese. Fatto curioso se si pensa che le mostre di Sàrmede hanno percorso il mondo, ospitate da sedi come il Beaubourg o il Reyna Sofia, conquistando ovunque il pubblico di chi sa ancora farsi stregare dal meraviglioso mondo della fantasia. Per questa special edition, oltre alla monografica dedicata alle "Fiabe dei Mari lontani", giungeranno a Milano anche gli illustratori dei più bei libri illustrati editi negli ultimi anni nel mondo. Tavole originali di opere edite in diversi Paesi, talvolta pensate per corredare traduzioni in decine di lingue diverse, esempi della stupefacente capacità espressiva del mondo dell´illustrazione per l´infanzia che è tra i pochi settori dell´editoria internazionale a non risentire di crisi. A Milano saranno presenti 40 artisti di 20 Paesi con più di 300 tavole originali: una gioia per gli occhi! Un terzo nucleo della ricchissima proposta è la sezione riservata all´Ospite d´Onore, lo spagnolo Emilio Urberuaga, autore dallo straordinario percorso professionale che ha saputo creare indimenticabili albi illustrati e personaggi protagonisti di intere serie di racconti come Manolito e Olivia, conosciuti in tutto il mondo. Fantasia e quotidianità nelle sue illustrazioni sono raccontate con curiosità e delicatezza, e non manca mai quella grande carica di umorismo che le colora in modo unico e inimitabile. La Galleria del Gruppo Credito Valtelinese non proporrà solo una mostra da ammirare ma da vivere. E questo attraverso un ricco calendario di attività didattiche, laboratori, iniziative che hanno tutte al centro il libro illustrato. I percorsi didattici introducono i visitatori nel mondo del libro, dal momento in cui si prende in esame una storia al momento di creare le immagini abbinandole infine con i testo. Info: Galleria Gruppo Credito Valtellinese - tel+39 0248.008.015 - galleriearte@creval.It - www.Creval.it.  La mostra è prodotta e organizzata dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese in collaborazione con "Fondazione Mostra Internazionale d´Illustrazione per l´Infanzia", Sàrmede (Tv)  
   
   
TREVISO (CASA DEI CARRARESI): “IL PITTORE E LA MODELLA. DA CANOVA A PICASSO”- DAL 13 NOVEMBRE 2010 AL 13 MARZO 2011  
 
La mostra, voluta dal presidente di Fondazione Cassamarca, On. Dino De Poli, curata dal prof. Nico Stringa, docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, propone un itinerario, attraverso due secoli -‘800 e ‘900-, su un tema tra i più affascinanti della storia dell’arte. Quello del pittore e la modella è un argomento lanciato dalla pittura Romantica sulla scorta del mito di Raffaello e la Fornarina ed ha avuto poi una fortuna ininterrotta fino alla fine del Novecento, in coincidenza con l’affermarsi del nuovo ruolo della donna come artista. Chi sono queste donne seducenti, affascinanti, misteriose o inquietanti? Quale ruolo hanno svolto e quale spazio hanno occupato nella vita di questri grandi maestri? Molte donne hanno contribuito al processo di creazione artistica nel ruolo di muse e modelle, ma queste donne sono spesso anche mogli, amanti, sorelle, madri, donne con cui l’artista ha un legame affettivo e familiare. I loro volti, i loro corpi, hanno cotrassegnato le loro vite singolarizzando le loro opere. È in questo contesto che la donna dei pittori diventa presenza stabile e multiforme. Tanti e diversi sono allora gli sguardi che i pittori posano su affascinanti modelle, diversi gli approcci e il modo con cui gli artisti trasportano sulla tela e celebrano una realtà così cangiante. Sono questi grandi maestri, eccellenze dell’arte come Vincent Van Gogh, Edvard Munch, Auguste Renoir, Pierre Bonnard, Giorgio Morandi, Antonio Canova, Pablo Picasso, Fortunato Depero, Giorgio de Chirico, Amedeo Modigliani, Felice Casorati, Renato Guttuso, Umberto Boccioni, Giovanni Boldini, Gaetano Previati, René Magritte, Salvador Dalì, Roy Lichtenstein, Andy Warhol, Michelangelo Pistoletto e molti altri, i protagonisti della mostra. Quasi cento opere giungeranno da presatori nazionali ed internazionali, privati e musei (Atkinson Art Gallery di Liverpool, Centre National d’Art et Culture Georges Pompidou di Parigi, Kunstmuseum di Berna, Kunstmuseum di Bergen, Leighton House & Museum di Londra, Musée des Beaux – Arts di Bordeaux, Musée des Beaux – Arts di di La Chaux–de- Fonds, Petit Palais Musée d’Art Moderne di Ginevra, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando di Madrid, Russel- Cotes Art Gallery & Museum di Bournemouth, Gnam di Roma, Palazzo Pitti di Firenze, la Pinacoteca di Brera e Galleria d’Arte Moderna di Milano, Museo Civico Revoltella di Trieste, Mart di Rovereto, …) La mostra è un’appassionante percorso che si apre con l’ideale femminile di Canova, si sviluppa con le scene di storia o mitologiche dei romantici, prosegue con il realismo, la carne e la passione, con i maestri impressionisti e le raffinate ed evanescenti donne di Boldini fino al colore, la potenza e forza espressiva di Van Gogh. L’esposizione è un’elegante passerella dove sfilano donne d’eccezione come la giovane fotografa amata da Picasso Dora Markovič o la divina Marilyn immortalata da Warhol; è una galleria di ritratti, autoritratti, degli ambienti di vita degli artisti e quindi degli atelier e classi di pittura. Dipinti accademici lasciano poi spazio a più recenti e rivoluzionarie espressioni artistiche, incantevoli o sconcertanti. Ampio spazio viene dedicato a Picasso, pittore che più di ogni altro ha trattato il tema durante la sua attività. Tutte le donne con cui entra in relazione hanno a che fare con la sua arte, le grandi passioni amorose e il disordine della sua vita sentimentale, sono vissuti che hanno una dinamica simile al suo processo creativo e filo costante nelle sue opere . Ai vari dipinti che illustrano nello specifico “Il pittore e la modella”, si aggiungono una serie di litografie tra le quali il corpus completo delle 13 incisioni realizzate per il “Capolavoro sconosciuto” di Bazac, una vera mostra nella mostra. Un’evento straordinario che vede per la prima volta affiancate così tante opere e, dilogare tra loro, eccezionali artisti. Per prenotazioni e informazioni Tel. 0422.513150 dal lunedì al venerdì con orario 9.00- 13.30 e 14.30- 18.00, il sabato 9.00- 13.30. La mostra che aprirà il 13 novembre resterà aperta sino al 13 marzo tutti i giorni con orario dal lunedì al giovedì 9.00-19.00 e dal venerdì alla domenica 9.00- 20.00. Sede mostra: Casa dei Carraresi, Via Palestro, Treviso Informazioni e prevendita biglietti: Casa dei Cararesi - Via Palestro, 33 Treviso - tel. 0422 513150 - casadeicarraresi@fondazionecassamarca.It  - www.Ilpittoreelamodella.it  
   
   
LA GRANDE PIANISTA LYA DE BARBERIIS IN CONCERTO PER GLI EVENTI DEL XIV CONCORSO INTERNAZIONALE “LUCIANO GANTE” DAL 15 OTTOBRE IN ESCLUSIVA A PORDENONE, SAN VITO AL TAGLIAMENTO E SACILE  
 
 Dopo lo straordinario successo della serata speciale riservatale lo scorso anno sempre in occasione del Concorso pianistico internazionale “Luciano Gante” - di cui l´illustre concertista è Presidente di Giuria - Lya De Barberiis torna in regione con una serie di esclusivi concerti dedicati al più grande repertorio pianistico, eccezionale prologo alle fasi finali della competizione musicale, che si svolgeranno a Pordenone dal 21 al 24 ottobre con giovani talenti in gara da tutto il mondo. Giunto infatti alla sua Xiv edizione, il Concorso organizzato dall´Istituto di Musica della Pedemontana di Aviano grazie al sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, della Provincia di Pordenone e del Comune capoluogo, oltre alla Fondazione Crup e alla Fidapa di Pordenone, si avvale inoltre della collaborazione di diversi Enti e Comuni del territorio, con i quali promuove un interessante calendario di appuntamenti musicali, incentrati quest´anno proprio sulla preziosa testimonianza artistica di Lya De Barberiis, maestra indiscussa del pianismo internazionale. Per l´evento inaugurale, ospitato a Pordenone venerdì 15 ottobre alle 20.45 nella Sala Consiliare della Provincia di Pordenone (con ingresso libero), la grande musicista proporrà la sua celebre conferenza-concerto dedicata al repertorio pianistico italiano del Novecento, con brani di Respighi, Pizzetti, Malipiero, Petrassi, Casella, di cui in molti casi lei stessa fu dedicataria o prima esecutrice, grazie all´amicizia e alla collaborazione con gli autori più prestigiosi del panorama contemporaneo. Inoltre la serata pordenonese avrà l´onore di essere arricchita della speciale esecuzione in esclusiva di un brano nuovissimo, la ninna-nanna dal titolo “Lullaby for children” scritta per l´Unicef nel 2009 dal Maestro Antonio D´antò, pianista e direttore del Conservatorio di Frascati, oltre che compositore tra i più vivaci dell´attuale scena musicale. Per i due appuntamenti successivi sabato 16 ottobre al Teatro Arrigoni di San Vito al Tagliamento e lunedì 18 ottobre presso la Fazioli Concert Hall di Sacile (sempre con inizio alle 20.45: biglietto intero euro 10, ridotto euro 8), Lya De Barberiis renderà omaggio ad una delle più intense pagine della letteratura pianistica di tutti i tempi: i “Quadri di un´esposizione” di Modest Mussorgsky. Eventi da non perdere dunque, per ascoltare melodie indimenticabili e conoscere da vicino una grande artista che, dopo aver festeggiato in musica nel 2009 i suoi invidiabili 90 anni, continua ad incantare il pubblico con la magia del suo raffinato ed impeccabile tocco pianistico. Informazioni per il pubblico: Istituto di Musica della Pedemontana di Aviano, tel. 0434 651577 mail: info@concorsolucianogante.It/  www.Concorsolucianogante.it/  www.Musicaviano.it/    
   
   
MILANO, MUSICA. CON “APERITIVO IN CONCERTO” 11 DOMENICHE ALL’INSEGNA DEL GRANDE JAZZ  
 
Si apre il 31 ottobre, al Teatro Manzoni, la ventiseiesima edizione di “Aperitivo in Concerto”, la rassegna di musica internazionale prodotta da Mediaset e Publitalia ´80, con il patrocinio di Comune, Provincia e Regione. Per 11 domeniche, fino al 27 marzo, il Teatro Manzoni ospiterà alle ore 11 concerti jazz, con uno spazio particolare dedicato alle orchestre che si sono distinte nel panorama della musica improvvisata. Con un’esibizione in prima mondiale, il sassofonista americano John Zorn sarà protagonista dell’unica serata della kermesse, in programma lunedì 8 novembre. “Aperitivo in Concerto – ha detto l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory – è un cocktail vincente, un impegno privato con risultato pubblico, un’impresa non solo culturale che ha rischiato con mezzi privati e vinto una sfida: offrire un’occasione in più per rimanere a Milano nel weekend. Il merito, va detto, è solo dei privati, perché ’Aperitivo in Concerto’ non ha mai chiesto alcun contributo pubblico”. Per informazioni: www.Aperitivoinconcerto.com/  www.Teatromanzoni.it/    
   
   
MILANO (BARBARA FRIGERIO CONTEMPORARY ART, VIA FATEBENEFRATELLI 13): VITTORIO GUI - VERSO LA DEPOLARIZZAZIONE - RAPPRESENTAZIONE DEL DIVINO ATTRAVERSO LA NON FORMA - 21 OTTOBRE/13 NOVEMBRE 2010  
 
Vittorio Gui: “Era seduto da molte ore in una radura silenziosa, un piccolo ruscello aveva levigato delle pietre, ne aveva smussato gli angoli, ne prese una in mano era fredda ma sentiva la sua energia, era la parte più materiale dell’esistenza , parte di una grande energia che solidificandosi aveva creato la materia. Più in la alcuni fitti alberi,in alcuni punti leggermente più radi passavano forti raggi di luce che contrastavano dall’ombra creata dalle foglie , veniva quasi da toccarli ma le dita della mano passavano oltre i caldi raggi di luce, era energia impalpabile, questa volta la grande energia si era manifestata non in materia fredda ma in calda luce, la testa inizio a fantasticare e pensò che forse tutta l’esistenza era costituita da questi due aspetti dove a volte prevaricava l’essenza materiale e a volte quella spirituale ma tutti e due non erano altro che la manifestazione di una unica grande energia. Sassi e luce potevano quindi essere gli estremi per rappresentare quello che gli uomini definiscono esistenza.” Barbara Frigerio: La fotografia non è altro che un mezzo, un veicolo, per rappresentare e mostrare al pubblico l´essenza di una filosofia e di una continua ricerca su noi stessi e sul mondo circostante per arrivare a comprendere ciò che noi siamo ed il significato del mondo stesso. Il punto di partenza di Gui è la meditazione e lo studio di filosofie orientali, un sapere millenario trasmesso non soltanto da testi o trattati, ma da pratiche e gesti ripetuti per millenni da centinaia e centinaia di persone. Un modo per comprendere e vivere sulla propria pelle il fascino ed il mistero della vita, partendo proprio dal nostro stesso corpo e dalla nostra mente, una sorta di metafisica applicata, se così si può chiamare, per indagare e studiare l´essenza delle cose. In fondo se ripensiamo ai grandi mistici della tradizione cristiana ci ritroviamo di fronte a vere proprie esperienze fisiche, che vanno ben oltre il semplice raccoglimento della preghiera; attraverso la concentrazione della mente l´uomo sembra raggiungere un livello più alto di coscienza, che a seconda delle credenze spirituali di ognuno può essere vissuta come un avvicinamento a Dio, il raggiungimento di un livello di esistenza più alto o semplicemente una visione diversa della realtà. Affascinato da questi riscontri ed analogie, Gui ha riletto la Bibbia ed altri antichi testi sacri di differenti estrazioni, ritrovandovi innumerevoli somiglianze e punti di contatto, a dimostrazione dell´esistenza di un punto di origine comune a tutte le credenze religiose, che differiscono poi nella forme e pratiche più esterne. L´esistenza di una realtà altra, di una dimensione divina o di una coscienza superiore è desiderata e ricercata da persone di diverse credenze e matrici culturali, che anelano a raggiungerla e sentono il desiderio di raccontare e diffondere il proprio credo, attraverso scritture ed immagini. L´arte sacra ha rivestito, infatti, nel corso dei secoli un ruolo molto importante , non soltanto come semplice rappresentazione del divino, ma spesso come vero e proprio mezzo di raccoglimento e di preghiera. Da qui l´interesse di Gui di rivedere e reinterpretare alcune scene iconografiche della tradizione cristiana nella luce di una filosofia, che vede nell´energia la matrice di tutte le cose. Dalla semplice materia di cui sono composti gli elementi naturali, dalla pietra al legno, all´acqua, a ciò che si riconduce ad una dimensione spirituale, ogni cosa si riconduce all´energia, che si manifesta in modi differenti. In queste nuove opere Gui prende gli elementi più agli antipodi, la pietra e la luce e li accosta ricreando composizioni e scene di un profondo carattere spirituale; schemi geometrici in cui l´ombra e la luce si scontrano e si allontanano per rappresentare concetti e visioni dal valore metafisico, quasi teologico. L´autore mette in scena una rappresentazione teologica senza riferimenti a figure o oggetti convenzionali, creando un´arte sacra priva di forme. Ecco quindi la riproposizione dell´”Ultima cena” leonardesca ricreata con pietre e giochi di luce o rappresentazioni di simboli tradizionali, quali il triangolo o la croce. Scene quasi astratte, dalla composizione geometrica e rigorosa, giocate interamente sul bianco e nero, dove ombra e luce, materia e spirito si incontrano per annullare le differenze e le opposte energie in cerca della realizzazione di un tutto, “verso una depolarizzazione”. Barbara Frigerio Contemporary Art – Milano Via Fatebenefratelli 13 – tel. 02 36593924 – orario ma-sa 10-13 16-19.30 www.Barbarafrigeriogallery.it  
   
   
MILANO (GALLERIA FABBRI CONTEMPORARY ART) : MAGNITUDINE APPARENTE - AGOSTINO BONALUMI | PAOLO RADI A CURA DI ATTO BELLOLI ARDESSI E GINEVRA BRIA - 15 OTTOBRE/30 NOVEMBRE 2010  
 
E’ dedicata ad Agostino Bonalumi e Paolo Radi la mostra che viene inaugurata il 15 ottobre presso la galleria Fabbri Contemporary Art di Milano. La percezione della magnitudine è strettamente connessa alla forza della visione, alla ricerca di una giusta distanza e alla definizione di una forma illusoria. Nello spazio di Magnitudine apparente, i lavori di Agostino Bonalumi (1935, Vimercate, Mi) e Paolo Radi (1966, Roma) riflettono come luci intense, come tracce continue derivanti da corpi celesti paralleli. Tra volumi puri, orme alterne, misure di luminosità e dialoghi di superficie, le opere diventano attrazioni neutrali assolute. In astronomia sono stati definiti due diversi tipi di magnitudine: una apparente e una assoluta. La magnitudine apparente di una stella esprime la grandezza, la scala valoriale che definisce quanto appaia luminosa la luce celeste osservata dal pianeta terra. Un solo fattore caratterizza la magnitudine apparente, rendendola diversa da quella assoluta, e cioè che essa considera la misura di come le stelle appaiano luminose unicamente in relazione alla loro distanza dalla superficie terres re. Questo elemento contraddistingue la magnitudine apparente per essere non una mera unità di misura astrale, ma un riferimento scientifico interamente stabilito su un giudizio di matrice umana, fisiologica. Epicuro fu il primo a teorizzare il fenomeno della magnitudine apparente introducendola fra le spiegazioni metafisiche (Μετά τα φυσικά, al di là delle cose fisiche, della materia) utili a comprendere quella parte dell’invisibilità nella quale l’uomo si relaziona agli oggetti alimentando la propria percezione sensoriale e l´impressione dell’esistenza di una realtà al di fuori del corpo. La scienza di Epicuro ha rimesso nelle mani dell’uomo il concetto di interiorità indicando questa dimensione come risultato della relazione biunivoca tra i sensi, i segni e gli oggetti del mondo, posti in prossimità della pelle. Epicuro fa risalire l’intuizione della magnitudine apparente ai suoi studi sulla superficie delle cose, momento in cui determinò l’esistenza di flussi che, anche se non manifesti, contraddistinguono la consistenza lontana degli oggetti. Corpi richiamati a noi anche attraverso l’attivazione di organi di senso mentali, interiori. Evocando questi antichi ordini di saperi, la doppia personale Bonalumi | Radi, sotto il titolo di Magnitudine apparente, alimenta l’illusione nel sistema visivo dello spettatore, tra superfici verticali, profondità cangianti e riflessi fatti emergere direttamente nell’occhio di chi guarda. Movenze, profili, ombre, rilievi fantasma e dune geometriche trasformano il visitatore nel testimone immediato di una ricerca, di uno studio sull’intensità. Di un percorso artistico retrogrado, un sentiero che riporta in superficie legami come prove, certezze sulla dipendenza dell’esterno infinito dalla nostra breve esistenza celeste. Attraverso la costituzione di edifici e impianti prospettici, Bonalumi e Radi divaricano la complessità della visione, distruggendone il calco dovuto, richiesto dalla riproducibilità. Gli effetti materici creati da spessori, innalzamenti e stratificazioni prolungano le sembianze delle opere, facendole diventare porzioni spirituali, dubbi sulla forza della trasparenza e sull’incertezza dell’opacità. Restano dunque velate all’occhio chiusure e movimenti, spasmi che costituiscono la fedeltà di riflessi nascosti da tele e rivestimenti. Assi di simmetria oltre i quali l’opera si ribalta, diventando superficie che non esaurisce il limite della materia, ma che si trasforma in fonte dimostrativa di partecipazione interiore. Catalogo: a cura di Atto Belloli Ardessi e Ginevra Bria  
   
   
LECCO (VILLA MANZONI - MUSEI CIVICI): "TRA MANZONI E MORLOTTI" - TESTORI A LECCO - 16 OTTOBRE 2010 / 30 GENNAIO 2011  
 
Alessandro Manzoni, Ennio Morlotti e Giovanni Testori: una grande triade lombarda al centro di una mostra carica di suggestioni culturali e visive. La mostra ruota attorno a un’intuizione di Giovanni Testori, grande scrittore e critico d’arte, che nel 1984 si propose di scovare nella grande pittura lombarda del 1600 e 1700 i volti di quelli che sarebbero stati i personaggi del grande romanzo di Manzoni: I promessi sposi. I dipinti sono tutti capisaldi della pittura lombarda conservati in importanti musei italiani e prestigiose collezioni private. Una stupenda galleria in cui ritrovare il volto della “Monaca di Monza” e di “Lucia” nei dipinti di Giacomo Ceruti, quello di “Giampaolo Osio” in un ritratto di Tanzio da Varallo, “l’Innominato” nell’opera di Carlo Ceresa, “Don Abbondio” in uno stupefacente Fra’ Galgario. Ma il percorso suggerito da Testori s’inoltra su terreni ancora più suggestivi che scavalcano le barriere temporali. Così una sezione della mostra sarà dedicata alle visioni dei laghi di Segantini, che lo scrittore aveva individuato come corrispondente visuale e poetico del celebre “Addio monti” manzoniano. Il percorso approda poi nella celebre serie dell’Adda, dipinti da Ennio Morlotti tra 1955 e 1957: un omaggio all’artista lecchese, nel centenario della nascita. In mostra se ne vedranno ben 11, tra i quali uno stupefacente inedito, in un insieme che certamente rappresenta uno degli apici della pittura italiana del secondo Novecento. La mostra è ospitata a Villa Manzoni, la casa che lo scrittore abitò per vent’anni. Altri ambienti del bellissimo edificio vengono occupati dal percorso della mostra. Nella cappella verranno “messi in scena” gli Inni Sacri di Manzoni grazie alla straordinaria Natività di Andrea Appiani proveniente dalla Collegiata di Arona e posta per l’occasione sulla controfacciata. Le parole di Manzoni troveranno così il proprio correlativo figurativo. Infine, con un colpo a sorpresa nella grande cantina della villa, uno dei luoghi più affascinanti dell’edificio dove Manzoni coltivava la passione enologica, verrà rievocato, attraverso suoni, voci e proiezioni, la figura tragica della Monaca di Monza e, in particolare, attraverso voci e immagini dell’omonimo dramma scritto da Testori e andato in scena nel 1967, con la regia di Luchino Visconti. La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Silvana editoriale, con alcuni importanti inediti di Giovanni Testori e s’inserisce nel percorso espositivo “Testori a”, che l’Associazione Testori sta proponendo dal 2003: quella di Lecco è l’ottava tappa dopo Bergamo, Brescia, Varese, Varallo, Novate, Ivrea e Novara. La mostra Tra Manzoni e Morlotti. Testori a Lecco aprirà a Villa Manzoni in coincidenza con il debutto al Piccolo Teatro di Milano de I Promessi Sposi alla prova, lo spettacolo, scritto da Giovanni Testori nel 1984 per Franco Parenti, che registrò un successo straordinario di pubblico, grazie ad un’interpretazione perfetta e un testo tra i più riusciti dello scrittore. Lo spettacolo verrà riportato in scena dalla compagnia Lombardi-tiezzi (ex Magazzini). L’interprete principale sarà proprio Sandro Lombardi e il regista Federico Tiezzi, una coppia che ha già regalato indimenticabili interpretazioni testoriane. Lo spettacolo arriverà a Lecco il 15 novembre. Info: Tra Manzoni e Morlotti. Testori a Lecco Lecco, Villa Manzoni - Musei Civici via Guanella 1  
   
   
VARESE (VILLA E COLLEZIONE PANZA): MOSTRA ROBERT RAUSCHENBERG. GLUTS - 14 OTTOBRE 2010 / 27 FEBBRAIO 2011  
 
Il Fai - Fondo Ambiente Italiano, in collaborazione con la Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, l’Estate of Robert Rauschenberg di New York e Banca Bsi, rende omaggio a una delle più grandi forze creative dell´arte americana dagli anni ’50 con la mostra Robert Rauschenberg. Gluts nella prestigiosa sede di Villa e Collezione Panza a Varese dal 14 ottobre 2010 al 27 febbraio 2011. L’esposizione, a cura di Susan Davidson, Senior Curator, Collections & Exhibitions, Museo Solomon R. Guggenheim, e David White, Curator, Estate of Robert Rauschenberg, proporrà una selezione di trentotto opere provenienti da istituzioni e collezioni private internazionali che verranno esposte nelle Scuderie e nelle sale della Villa. Dopo un tour internazionale che ha coinvolto importanti sedi quali il Guggenheim di Venezia, il Museo Tinguely di Basilea e il Guggenheim di Bilbao, l’esposizione di Varese sarà arricchita da un nuovo nucleo di otto opere. L’iter della mostra non poteva concludersi che a Villa Panza: il grande collezionista e mecenate Giuseppe Panza, recentemente scomparso, è stato, infatti, il primo in Italia a collezionare le opere di Robert Rauschenberg, iniziando ad acquistare i celebri Combines nell’estate del 1959 da Lawrence Rubin, Leo Castelli, Ileana Sonnabend e Martha Jackson. Quando Rauschenberg partecipò alla Biennale di Venezia nel 1964 vinse il Gran Premio per la Pittura con un’opera della collezione Panza: la celebre scultura Gift for Apollo, 1958. “Alla fine degli anni ‘50 ho acquistato Rauschenberg che considero un trait d’union tra l’Espressionismo Astratto e la Pop Art, perché utilizza immagini della vita reale per creare un rapporto con il passato come memoria. Quando i Rauschenberg arrivarono a casa vi erano pochissime persone interessate. Sentivo un grande interesse per lui perché vedevo nei dettagli una relazione ad avvenimenti del passato. E’ una sollecitazione della memoria…” Giuseppe Panza, 1987 Rauschenberg è sempre riuscito a scoprire nuovi modi di impiegare materiali recuperati donando loro una seconda vita che li rinvigorisce. E così, davanti agli oggetti più disparati, ammucchiati nel suo studio, impiega il medesimo approccio diretto per affrontare i Gluts (1986 – 89 e 1991 – 95) assemblaggi di oggetti di recupero, la maggior parte in metallo, che rappresentano la sua ultima serie di sculture. Per circa un decennio, Rauschenberg si reca nella Gulf Iron e Metal Junkyard, discarica a Fort Myers, Florida, vicino alla sua casa-studio, raccogliendo ferraglie come segnali stradali, tubi di scappamento, radiatori, saracinesche e molto altro ancora, che pian piano trasforma in questi montaggi poetici e spiritosi, il cui risultato finale ha un effetto ben diverso dalla somma delle singole parti. Susan Davidson, Senior Curator for Collections & Exhibitions del Museo Guggenheim di New York, a proposito dei Gluts, spiega che negli anni ‘80 Rauschenberg comincia a concentrare il proprio interesse artistico sull’esplorazione delle proprietà visive del metallo. Assemblando vari oggetti o serigrafando immagini fotografiche su alluminio, bronzo, ottone, rame, l’artista cerca di catturare le proprietà riflettenti, materiche e scultoree del materiale. Il primo corpus di opere realizzato con questo nuovo tipo di tecnica sono i Gluts. L’ispirazione nasce da una visita a Houston in occasione della sua mostra Robert Rauschenberg, Work from Four Series: A Sesquicentennial Exhibition, realizzata presso il Contemporary Arts Museum. Proprio a metà degli anni ‘80 l’economia del Texas si ritrova nel mezzo di una recessione dovuta alla saturazione del mercato petrolifero. Rauschenberg prende nota della devastazione economica della regione raccogliendo insegne di distributori di benzina, pezzi di automobili abbandonate e altri rifiuti industriali dannosi per l’ambiente. Al suo ritorno in Florida, Rauschenberg trasforma i detriti raccolti in altorilievi e sculture che ricordano i suoi primi Combines. A chi gli chiese allora di commentare il significato dei Gluts, Rauschenberg rispose: “E’ il momento dell’eccesso, l’avidità è rampante. Tento solo di mostrarlo, cercando di svegliare la gente. Voglio semplicemente rappresentare le persone con le loro rovine […] Penso ai Gluts come a souvenir privi di nostalgia. Ciò che devono realmente fare è offrire alle persone l’esperienza di guardare le cose in relazione alle loro molteplici possibilità”. Rauschenberg sceglie questi oggetti non solo per il loro valore quotidiano ma anche per le loro proprietà formali. Individualmente o nel loro insieme, materiali come questi sono alla base del suo vocabolario artistico, la sua empatia per gli oggetti di scarto è quasi viscerale. La mostra è a cura di Susan Davidson, Senior Curator, Collections & Exhibitions, Museo Solomon R. Guggenheim, e David White, Curator, Estate of Robert Rauschenberg. Con il contributo e il patrocinio di Regione Lombardia Cultura e Provincia di Varese. Con il patrocinio del Comune di Varese. Con il patrocinio e il contributo del Consolato Americano. Con il contributo di Ecodom. Il Fai ringrazia Bsi, una delle banche più antiche in Svizzera specializzata nel private wealth management, per l’importante sostegno in qualità di sponsor principale della mostra. Attraverso questa iniziativa, Bsi conferma il proprio impegno nel promuovere eventi in ambito culturale e artistico, ambiti ai quali l´Istituto è da sempre legato, supportando attivamente progetti di grande spessore e integrando questa attività nella sua politica di comunicazione. Per informazioni: Fai -Villa e Collezione Panza. Piazza Litta 1, Varese - tel. 0332/283960; faibiumo@fondoambiente.It Per maggiori informazioni sul Fai consultare il sito www.Fondoambiente.it  
   
   
UDINE: ARRIGO POZ NEL CUORE DELLA STORIA DEL FRIULI  
 
L’inaugurazione avrà luogo Sabato 16 ottobre 2010, partire dalle 11.30 nella chiesa di San Antonio Abate a Udine per proseguire nelle altri 2 sedi espositive come da programma. Nelle tre sezioni della mostra – Epifania della luce: le vetrate di Arrigo Poz, Chiesa di Sant’antonio Abate, Udine, Tra mito e realtà: il Friuli di Arrigo Poz, Villa Caiselli di Cortello, Pavia di Udine e Il racconto di un paese, Sede polifunzionale Don Lino Andrioli, Bicinicco – sono esposte circa 130 opere dell’artista a carattere sia religioso che profano, lavori a olio e tempera e inoltre i favolosi studi di vetrata ancora inediti. I 23 ottimi saggi che compongono il catalogo della Silvana Editoriale tracciano un ritratto esaustivo e fedele dell’opera del maestro e portano la firma prestigiosa di specialisti in materia, di studiosi appartenenti a Università e istituzioni autorevoli come il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze e Villa I Tatti. Info: Tineraria +39 347 2522221 www.Itinerariafvg.it  
   
   
FERRARA (PALAZZO DEI DIAMANTI, 17/10/10 - 30/01/11) E MADRID (MUSEO NACIONAL DEL PRADO, 28/02/11 - 29/05/11): CHARDIN. IL PITTORE DEL SILENZIO  
 
«Ci si serve dei colori, ma si dipinge con il sentimento.» Con queste parole, Jean Siméon Chardin (1699-1779), contrapponendosi alle regole accademiche allora in voga, sintetizzava il suo modo, all´epoca rivoluzionario, di fare arte. A questo grande protagonista del Settecento, uno dei più straordinari pittori di tutti i tempi, Ferrara Arte dedica dal 17 ottobre 2010 al 30 gennaio 2011 un´importante mostra, la prima mai consacrata all´artista nel nostro paese. L´esposizione è organizzata in collaborazione con il Museo del Prado di Madrid, che la ospiterà dopo il debutto a Ferrara, ed è curata da Pierre Rosenberg, massimo esperto di Chardin, Accademico di Francia e Presidente-direttore onorario del Musée du Louvre. Chardin è stato uno dei più originali artisti del suo tempo. Egli infatti rifiuta, sin da giovanissimo, i percorsi didattici accademici ed è uno dei pochi a non aver mai effettuato il viaggio in Italia. Inoltre, tra tutti i generi pittorici evita proprio quelli che nella Francia del secolo dei lumi sancivano la fortuna degli artisti, e cioè i dipinti di soggetto storico o mitologico. Nonostante ciò, nel 1728 l´Accademia reale di pittura e scultura - alla quale Chardin aveva sottoposto la sua candidatura presentando le proprie prime impressionanti nature morte - riconosce la sua qualità e lo accoglie nei suoi ranghi come pittore specializzato «nella raffigurazione di animali e frutta». La scelta del genere della natura morta, allora considerato minore, non ne vincola il successo e Chardin si impone presto sulla competitiva scena parigina. Nel corso del decennio successivo, egli estende la propria ricerca anche alla figura, con esiti ancora una volta impressionanti. Infatti, ad una pittura dedita a rappresentare la contemporaneità attraverso la descrizione della vita di corte, Chardin oppone un´altra realtà: scene di interni in cui i domestici e i rampolli della borghesia francese sono raffigurati nelle più semplici attività di tutti i giorni. Ogni dettaglio ornamentale è bandito, la pittura diviene poesia del quotidiano, un mezzo per esaltare con sensibilità i gesti delle persone comuni che Chardin trasforma in grandi protagonisti della sua epoca. Nascono così capolavori come Il garzone d´osteria, La governante o Il giovane disegnatore ai quali si affiancano le toccanti raffigurazioni delle attività ludiche dei giovani come le Bolle di sapone, la Bambina che gioca col volano o il Bambino con la trottola. In ciascuna di queste opere, attraverso una tecnica pittorica stupefacente, incentrata sul rapporto tra tono e colore e sulla variazione degli effetti di luce, l´artista riesce a trasmettere all´osservatore l´emozione provata di volta in volta di fronte al soggetto. È con questo spirito che Chardin continuerà a dipingere, anche quando, tornato alla raffigurazione di nature morte, realizza capolavori come il Mazzo di garofani, tuberose e piselli odorosi di Edimburgo, riguardo alla quale Charles Sterling, uno dei più grandi storici dell´arte del secolo scorso, scrisse: «Chardin è con Poussin e Claude Lorrain l´artista francese anteriore al Xix secolo che ha avuto la maggiore influenza sulla pittura moderna. Certe ricerche di Manet e di Cézanne sono inconcepibili senza Chardin. Sarebbe difficile immaginare qualcosa di più "avanzato" nella composizione e nel trattamento pittorico del Vaso di fiori di Edimburgo. Esso sorpassa tutto ciò che dipingeranno in questo genere Delacroix, Millet Courbet, Degas e gli impressionisti. Solo in Cézanne e nel suo seguito si può pensare di trovare tanta forza in tanta semplicità». Il successo della pittura di Chardin è sancito anche dalle reazioni del pubblico alle tele che l´artista espone al Salon a partire dal 1737. Ad accoglierle con entusiasmo fu anche gran parte della critica, ad esempio una celebrità come Denis Diderot, che nel 1763 osanna pubblicamente il realismo delle nature morte del pittore. Chardin è molto apprezzato anche dal re di Francia Luigi Xv, al quale dona la Madre laboriosa e il Benedicite, ricevendo in cambio la stima del sovrano e, nel 1757, il grande privilegio di dimorare e lavorare al Louvre. Verso il 1770 i problemi di salute lo inducono a rallentare l´attività e ad abbandonare progressivamente la pittura ad olio. Tuttavia, senza perdersi d´animo, l´anziano maestro inaugura una nuova stagione della sua arte dando vita, con la delicata tecnica del pastello, a ritratti di straordinaria intensità psicologica. Con queste opere si conclude la lunga carriera di un artista che per tutta la vita aveva concepito la pittura come un mezzo per conoscere la realtà e rappresentarla, e che, evitando i contenuti aneddotici, ha raggiunto un´arte senza tempo che riflette un´armoniosa perfezione tra forma e sentimento. L´aver elevato gli oggetti di uso quotidiano e i gesti delle persone comuni a materia di rappresentazione artistica e la sua straordinaria tecnica pittorica fanno di Chardin uno degli artisti più amati da pittori moderni come Cézanne, Matisse, Morandi e Paolini. Per non dire di Vincent Van Gogh che lo riteneva «grande come Rembrandt». La mostra di Ferrara e Madrid offrirà l´occasione di ripercorrere le tappe salienti del percorso artistico di Chardin attraverso un´ampia selezione di opere provenienti da musei e collezioni private di tutto il mondo tra le quali emerge, per numero e qualità dei dipinti concessi, ben dieci capolavori, l´eccezionale collaborazione con Louvre. La mostra, a cura di Pierre Rosenberg, è organizzata da Ferrara Arte e dal Museo Nacional del Prado di Madrid, in collaborazione con le Gallerie d´Arte Moderna e Contemporanea, il Comune di Ferrara, la Provincia di Ferrara, la Regione Emilia-romagna, Eni, la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, la Cassa di Risparmio di Ferrara e Parsitalia Real Estate. Catalogo a cura di Pierre Rosenberg, edito da Ferrara Arte. Info: Call Center Ferrara Mostre e Musei - tel. 0532.244949 - diamanti@comune.Fe.it  www.Palazzodiamanti.it  
   
   
ROMA: “ANTIQUARI NELLA ROMA RINASCIMENTALE”  
 
Torna la mostra-mercato “Antiquari nella Roma Rinascimentale”, alla quinta edizione, da sabato 16 a domenica 24 ottobre, a Roma, al complesso monumentale S. Spirito in Sassia (Borgo S. Spirito 1, aperta tutti i giorni, anche sabato e domenica, ore 11-20, il venerdì fino alle 23 www.Antiquarinellaromarinascimentale.com ). Ben 3000 opere, per oltre 2000 mq di stand, con antiquari romani, italiani ed esteri, che esporranno arredi italiani ed europei di alto antiquariato, pezzi orientali di magnifica fattura, mobili francesi, inglesi ed italiani, tappeti orientali, dipinti e ogni altra opera ricercata da professionisti del settore, collezionisti esigenti o semplici amanti dell’arte. Un mix di antico e moderno (ci saranno anche opere di Andy Warhol, Giorgio De Chirico e Giuseppe Migneco). Il tutto all’interno di un coreografico spazio ricco di storia e di arte, qual è il complesso S. Spirito in Sassia. Ideata e voluta dall’antiquario Paolo Rufini, organizzata dall’associazione “Provarte”, la mostra è presieduta dal sen. Esterino Montino, col patrocinio della Regione Lazio (Assessorato Cultura, Arte e Sport), del Comune di Roma e dei Municipi di Roma Centro Storico e Xvii, in collaborazione con la Camera di Commercio di Roma. L’inaugurazione dell’evento, con presentazione alla stampa, si terrà venerdì 15 ottobre, alle ore 20.00, al complesso monumentale S. Spirito in Sassia, alla presenza di noti personaggi ed esperti del settore. Quest’anno ci sarà una grossa novità: l’evento ospiterà una nuova forma d’arte, ideata da Lorenza Vitali e condotta da Luigi Cremona con due momenti di Alta Gastronomia, nello splendido chiostro adiacente e collegato al percorso espositivo di “Antiquari nella Roma Rinascimentale”. Per la prima volta a Roma avrà luogo la kermesse dei grandi Chef, famosi o giovani ed emergenti: dal 16 al 18 ottobre si terrà “Cuninarte”, il premio al “miglior Chef Emergente del Centro Italia”, una competizione aperta ai migliori e giovani talenti del Centro Italia per scoprire in anticipo chi sarà il nuovo Vissani. In questa gara si esibiranno le migliori promesse dell’ Abruzzo, Lazio, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria. Mercoledì 20 ottobre si terrà l’anteprima di “Mete Divine”, con una vetrina dei migliori agriturismi di Italia scelti in collaborazione con Agriturist. Poi, dal 21 al 24 sarà la volta di “Gourmet Hotel Collection”, un evento di respiro nazionale volto a valorizzare la formula del “Bed&dinner”. Le strutture che saranno presenti, tra le migliori d’Italia, potranno a rotazione offrire al pubblico un saggio-assaggio delle loro capacità culinarie (www.Witaly.it  - www.Porzionicremona.it )  
   
   
PARMA (PALAZZO GIORDANI): FIORELLA PIEROBON  
 
C’è grande attesa per l’incontro con Fiorella Pierobon. Dopo l’apertura nei giorni scorsi della sua mostra “Percorsi di luce” a Palazzo Giordani, l’artista è stata a Parma per incontrare il suo pubblico e illustrare motivazioni e forme della sua ricerca pittorica. L’esposizione, che conclude per l’anno 2010 la rassegna promossa dalla Provincia “Arte a Palazzo Giordani”, ha l’obiettivo di portare anche in città l’itinerario percorso dall’artista sulla via dei pellegrini, avviato a Lucca e proseguito poi a Pontremoli, a Berceto ed approdato ora a Parma. I “Percorsi di luce” della Pierobon corrispondono infatti a una mappa ideale dove ritrovare in qualsiasi momento la strada che può condurre ciascuno a reincontrare i valori veri della vita. L’incontro con Fiorella Pierobon, dal titolo “Salotto d’artista”, è avvenuto giovedì, 14 ottobre, a Palazzo Giordani, in uno spazio appositamente allestito all’interno della mostra. Sono intervenuti oltre a Fiorella Pierobon, l’assessore provinciale alla Cultura Giuseppe Romanini, la curatrice della mostra Stefania Provinciali, il presidente dell’Associazione Europea Vie Francigene Massimo Tedeschi, Anna Poletti Zanella, presidente dell’Associazione Boudard, che ha conosciuto Fiorella Pierobon nel suo studio di Nizza e ha proposto la sua presenza a Parma. Nel corso dell’incontro, Patrizia Fazzi ha letto poesie ispirate alle opere in mostra. La mostra, promossa dalla Provincia con il patrocinio dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, sarà visitabile a ingresso gratuito fino a domenica 7 novembre (dal lunedì al giovedì dalle 8 alle 18.30 e il venerdì dalle 8 alle 17). L’esposizione sarà affiancata dall’iniziativa “Arte in video”: al Parma Point (via Garibaldi 18) saranno proiettate testimonianze video sul lavoro dell’autrice (tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30; tel: 0521 931800). Info: Provincia di Parma - www.Provincia.parma.it    
   
   
PIOMBINO: VISIONARIA 2010 - 16/23 OTTOBRE  
 
Una retrospettiva dei più bei film del regista de ”Una sconfinata giovinezza“aprirà la Xix edizione del in programma a Piombino dal 16 al 23 ottobre A Visionaria 2010 torna Fuoriclasse Diciotto i cortometraggi in concorso per il Premio Gran Visionario, nella cui giuria presieduta da Pupi Avati, ci sarà anche Isa Barsizza. Una sezione speciale dedicata alla Video Art con una mostra dedicata alle dieci opere in gara. Torna inoltre Fuoriclasse, appuntamento dedicato alle scuole. Nell’edizione 2010 del Videofestival Internazionale del Cortometraggio Visionaria – la rassegna promossa dall’ Associazione Culturale Visionaria con il contributo di Comune di Piombino, Provincia di Livorno, Galsi,cave di Campiglia e Unicredit - torna anche Fuoriclasse - Panorama Italiano, l’appuntamento con gli studenti delle scuole di Piombino. Giovedì 21 ottobre alle ore 10,30 presso il Cinema Metropolitan saranno proiettati otto cortometraggi: “41” di Massimo Cappelli (Italia 2010), “E´ l´amore vero male” di Vieri Brini e Emanuele Policante (Italia 2009), “Il sorriso di Alisya” di Efraim Borsellini (Italia 2009),”La currybonara” di Ezio Maisto (Italia 2010), “Michel Lewandowski in L´uomo con la macchina da presa” di Marco Tosti (Italia 2010),“Oggi gira così” di Sydney Sibilia (Italia 2010),”Rec Stop & Play” di Emanuele Pisano (Italia 2010), “Skate” di Soniaqq (Italia 2009). Al termine della proiezione a votare il miglior cortometraggio saranno proprio gli studenti. Mercoledì 20, giovedì 21 e venerdì 22 alle 15,30 spazio al Corso di introduzione al Linguaggio Cinematografico, organizzato da Francesca Lenzi e tenuto dal critico cinematografico Franco Vigni, presso il Centro Giovani “Fabrizio Dé André”. Visionaria 2010 è promossa dall’ Associazione Culturale Visionaria con il contributo di Comune di Piombino, Provincia di Livorno, Galsi,cave di Campiglia e Unicredit. Info: tel. E fax: +39(0)577.530803, mail: vision@visionaria.Eu ; www.Visionaria.eu  
   
   
PRATO (CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI, VIALE DELLA REPUBBLICA 277 ): MICHAEL LIN THE COLOUR IS BRIGHT THE BEAUTY IS GENEROUS, A CURA DI MARCO BAZZINI E FELIX SCHöBER IN COLLABORAZIONE CON ATELIER BOW WOW (JAPAN) - 17 OTTOBRE 2010 / 13 FEBBRAIO 2011  
 
Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta The colour is bright the beauty is generous, la prima grande retrospettiva dell’artista taiwanese Michael Lin. La mostra – in corso dal 17 ottobre 2010 al 13 febbraio 2011 - è curata da Marco Bazzini, Direttore artistico del Centro Pecci, e Felix Schöber, in collaborazione con l’Atelier di architetti giapponesi Bow Wow. Le sale del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci ancora una volta diventano luogo di sperimentazione per un nuovo approccio alla fruizione dell’arte contemporanea, quello che ha promosso nel mondo l’artista taiwanese Michael Lin, indiscusso rappresentante della scena artistica a partire dagli anni Novanta. Come anticipa il titolo della mostra, Lin fa della propria arte un dono da condividere generosamente con il visitatore, lo invita a entrare nell’opera, lo promuove a protagonista delle proprie installazioni, lo incanta in un’esperienza che supera il solo atto del guardare. Questo gesto permette all’artista di mettere in scena un gioco complesso tra pubblico e privato, modernità e tradizione al centro dei quali c’è l’appropriazione di elementi di origine anonima e quotidiana tratti dalla popular culture. Michael Lin è celebre per i suoi grandi dipinti a parete e su pavimento ispirati ai motivi floreali dei tessuti taiwanesi e giapponesi con cui ha rinnovato l’idea di spazio espositivo come piattaforma del discorso sociale e come spazio per l’interazione umana. Michael Lin si discosta dal concetto di arte come oggetto da guardare e approda all’estetica come esperienza di spazi al cui centro si trova lo spettatore. Ingrandendo e moltiplicando i motivi decorativi in dimensioni ambientali, Lin va oltre la classica opposizione del modernismo tra bello e sublime, trasformando un oggetto di produzione artigianale e industriale in un’esperienza sublime in cui coinvolgere lo spettatore. Alla mostra di Prato, la prima personale che ripercorre a tappe l’intera sua carriera, Lin ha invitato a collaborare agli allestimenti, secondo un processo a lui abituale, gli architetti giapponesi Atelier Bow-wow che attualmente rappresentano il Giappone alla Biennale dell’Architettura 2010 a Venezia. Con loro, esperti nell’esplorazione della micro-architettura in riferimento alla città e legati all´intimismo e all’estetica specificamente asiatica dello spazio abitativo, ha definito un allestimento che evoca una casa privata costituita da un salotto, un bar, una sala da gioco, altri vari saloni, una biblioteca, una saletta video, un giardino e infine delle stanze da tè. L´atelier Bow-wow ha anche apportato alcune modifiche agli spazi del Centro come il passaggio tra la sala 6 e la 7 dove con profili di porta diagonali hanno drammatizzato il white cube tipico di queste sale. All’inaugurazione e durante la mostra Michael Lin apre la sua casa e, nello spazio del bar, offre agli spettatori un’edizione speciale della Taiwan Beer, per l’occasione prodotta a Prato da Bibere sas, insieme alle sigarette taiwanesi Long Life. All´ingresso è presente un elemento dell´architettura tradizionale cinese: lo schermo-paravento, “Pingfeng” (2010), che impedisce la visione diretta dell´interno e protegge l´intimità della casa. Per questo progetto, Michael Lin ha scelto una combinazione di motivi geometrici provenienti dall´architettura taiwanese a cui ha sovrapposto motivi ispirati alle cineserie europee. La prima stanza si presenta come un salotto dove sono rintracciabili i due elementi all´origine della creatività dell’artista: la messa in discussione delle abitudini culturali verso il museo e il vedere l´opera d´arte. Viene riproposta la sua personale dal titolo “Interior” presso la galleria It Park, dove Lin ha lavorato anche come barista. Lin ha trasferito nella galleria alcuni oggetti della sua casa privata, tappeti e un lettore Cd, e ha invitato i visitatori a sedersi a rilassarsi: “Gentilmente si tolga le scarpe prima di accomodarsi sul tappeto. Scelga liberamente dalla collezione di musica.” Sempre in questa sala le prime appropriazioni di ornamenti tessili trovati nel suo ambiente privato. In occasione della mostra “Complementary” presso la Fondazione Dimensions a Taipei presentò delle tele dipinte con le decorazioni dei suoi cuscini. Ancora nel 1998 a Lin fu chiesto di rappresentare all’estero Taiwan. Sotto il titolo “Imported”, l´artista offrì ai visitatori sigarette e birra importate direttamente dal suo paese di origine. Sia la Taiwan Beer che il tabacco Long Life erano nati come monopolio di Stato durante il periodo del governo giapponese, ma col tempo erano diventati simboli forti dell’identità taiwanese. Questo gesto di ospitalità offrì all´artista l’occasione di giocare con questioni legate alle abitudini culturali e dell´identità nazionale, con le pratiche legate allo spazio museale, con le prassi del viaggiare, con il gesto di offrire un dono. In sala 3 è presente “Complementary”(1998), un mobile-piattaforma in cui invita i visitatori a sedersi e riposarsi. Costruito con alcuni tatami (materassini giapponesi), occupa lo stesso spazio di un stanza da tè giapponese. L´opera è completata dai nove cuscini, le cui immagini sono esposte nella prima sala. Nella Game Room i dipinti tangram (“Untitled” 2008) che sono tessere tratte da un grande murales eseguito nel 2006 presso il Palais de Tokyo come parte della mostra intitolata Notre Histoire. Come un tangram tradizionale, questi elementi possono essere combinati in una varietà infinita di sagome e forme. In occasione di questa mostra, l´artista ha affidato all´Atelier Bow-wow le nuove combinazioni. Nella sala succesiva, Skywell, un grande wall painting che interviene direttamente sull’architettura esistente. Per questa occasione l’artista ha scelto uno dei muri interni che con la sua lunghezza e altezza definisce le dimensioni del museo. Vi ha applicato un motivo tessile usato tradizionalmente per occasioni di festa come i matrimoni, regalando un tocco di sensualità che permea lo spazio. Per instaurare un dialogo con la pittura di murales moderna e con la collezione del Centro, Lin ha chiesto di rendere visibile un murale preesistente di David Tremlett. “Spring 2003” (2003), nella sala 6, è stata presentata allo showroom Moroso durante il salone del Mobile di Milano ed è una delle prime collaborazioni dell’artista con una grande azienda. Altra nota collaborazione è stata con Illy Caffè per il quale Lin ha realizzato una edizione speciale dei barattoli in alluminio e una serie di tazzine da caffè dai quali ha tratto anche l’opera pittorica “Untitled” (2008). Il lavoro per Moroso è anche una delle sue opere più politiche e di denuncia sociale. Lin ha creato un pavimento ispirato a un tappeto afgano, i cui motivi ornamentali sono formati da una serie di carri armati, bombe a mano e mitragliatrici, a cui ha contrapposto i divani della collezione Moroso rivestiti con gli sgargianti motivi floreali di Taiwan. L´effetto è quello di un salone dominato da simboli di guerra, che rende visibile l’assuefazione alla violenza e alla guerra sia sui campi di battaglia sia nei nostri salotti. Nella stessa sala la serie “Island Life” (2006) con cui lo spettatore si può confrontare con la vexata quaestio della relazione tra potere politico e cultura. Tutti i quadri ricreano oggetti della casa e della vita privata di Michael Lin: tappeti del Tibet e dello Xinjiang, che mostrano evidenti influssi cinesi, come anche un documento di viaggio rilasciato all´artista – come ad ogni altro cittadino di Taiwan – dalla Repubblica Popolare Cinese in sostituzione del passaporto R.o.c., non riconosciuto da Pechino. Pur giocando con le questioni del dominio e della subalternità politica e culturale, l´artista si limita all´osservazione lasciando all´immaginazione la molteplicità di pratiche relative a questi oggetti. In sala 6 Michael Lin presenta la sua biblioteca privata denominata “Book metropolis” (2010), progettata dagli architetti giapponesi dell´Atelier Bow-wow per la sua casa di Bruxelles. Questa biblioteca, in cui sono presenti i libri della sua collezione, rende visibili alcuni dei riferimenti culturali dell’artista. L´opera è illuminata dall’interno e proietta sul pavimento il contorno frastagliato del profilo urbano da cui gli architetti hanno preso ispirazione. I video di “What a difference a day made”(2008) dominano in sala 7. L’opera destruttura l´idea dell’unico e mette in evidenza la molteplicità degli usi potenziali di un oggetto al di là della sua destinazione originale. L´opera nasce da un archivio di umili oggetti quotidiani trovato in un tradizionale negozio di quartiere a Shanghai, da cui l’artista comprò l´intero stock presentandolo poi alla Galleria d’Arte di Shanghai nel 2008. Questo archivio di oggetti quotidiani, legato a un tempo e a un territorio specifico, è contrapposto a un video che mostra giocolieri che usano quegli stessi oggetti, alla maniera di Charlie Chaplin con il suo bastone. Il salone creato per ospitare la serie “000”(2008-2009), ripropone la questione delle abitudini di abitare lo spazio giocando con vari livelli di illusione che creano un ambiente. L´artista riveste lo spazio museale con carta da parati decorata con fiori di susino e introduce una serie di tele azzurre sulle quali sono presenti motivi floreali lungo i loro bordi. L’azzurro intenso sembra alludere a un’apertura su uno spazio aperto più ampio, una finestra per l’immaginazione, in cui la mancanza di una cornice richiama l´attenzione alla presenza fisica di una tela. Oltre a quest’opera che rappresenta una riflessione sulla pittura, in questa sala è presente la serie fotografica “520” (2008), il resoconto di un giorno cruciale della politica taiwanese, l’insediamento del presidente Ma Yingjiu il 20 maggio del 2008 raccontato silenziosamente attraverso i titoli della stampa cinese a Shanghai. Questo momento di invisibilità – testimone dei particolari rapporti tra la Cina e Taiwan – riporta alle questioni di identità e di rappresentatività di un territorio. Il disegno floreale bianco su sfondo azzurro scelto per il pavimento in sala 9 era stato usato per la prima volta nel 2005 per trasformare un campo da gioco in un’opera d’arte. A Honolulu, le forme dei fiori si mescolavano con le linee bianche del campo da tennis confondendo i confini tra le regole del gioco e la funzione decorativa dei motivi floreali. Nel giardino creato per il Centro Pecci non ci sono regole: il visitatore è invitato a sedersi o a camminare sopra la superficie dipinta facendosi avvolgere e coinvolgere dai colori. L’ultima sala è la Tea Room e gioca con le possibilità offerte dalle porte scorrevoli di un’abitazione giapponese tradizionale. È stata creata nel 2009 per una personale all’Artium di Fukuoka dove Lin invitava il visitatore in un’esperienza personale nel passaggio tra stanza e stanza. In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo edito dal Centro Pecci con contributi critici dei curatori. Catalogo: Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci . Info: Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato - Viale della Repubblica 277, Prato - Tel. +39 0574 5317 - www.Centropecci.it    
   
   
CERVIA: FESTIVAL DELLE ARTI  
 
Dopo il successo delle edizioni precedenti anche quest’anno gli splendidi spazi del complesso architettonico storicamente sede della rimessa del sale, il Magazzino del Sale a Cervia, ospiteranno le opere della Ix edizione del Festival delle Arti. La mostra, a cura di Silvana Costa, rimarrà aperta dal 15 ottobre al 1° novembre 2010, realizzata in collaborazione con l’Assessorato alla cultura del Comune di Cervia e con il patrocinio della Regione Emilia Romagna e della Provincia di Ravenna. Questa grande collettiva è un omaggio alle arti figurative che vengono celebrate nel piazzale dei Salinari di Cervia durante il Festival delle arti estivo. Pittura, scultura, video art, cinema, sono più di sessanta gli artisti in mostra che ripropongono il complesso delle opere realizzate nella kermesse di giugno nata come momento di massima espressione artistica in un grande atelier a cielo aperto. Sono trascorsi nove anni dalla prima edizione del Festival delle Arti, una manifestazione che inaugura l’estate di questo tratto di costa, molto ricercato dagli addetti ai lavori, artisti, scultori, pittori, fino ad un centinaio di artisti, esperti e in erba, che qui si danno appuntamento. Una selezione di questi protagonisti espongono i propri lavori nella mostra autunnale ai Magazzini del sale. Quest’anno in mostra le opere di: Silvano Angelini, Giovanni Aureli, Cinzia Baccarini, Alexandra Baglio, Irene Balducci, Barbara Balestri, Giacomo Banchelli, Francesca Bartolini, Marcella Belletti, Gianluca Bosello, Alessandro Braga, Silvio Canini, Antonio Caranti, Silvana Cardinale, Barbara Casabianca, Silvia Casavecchia, Francesca Casolani, Luisella Ceredi, Eloisa Colantuoni, Samuele Contarini, Gaia Cortesi, Roberta Dallara, Antonio Dal Muto, Emilio Di Pasquantonio, Nicoletta Donini, Cesare Giaroni, Jonathan Giordani, Carolina Gordini, Elisa Grillini, Nives Guazzarini, Giancarlo Guidi, Alice Iaquinta, Claudio Irmi, Pasqualina Lacopo, Luisa Magarò, Mauro Magri, Claudia Majoli, Giampiero Maldini, Massimo Marchetti, Mascia Margotti, Cinzia Mastropaolo, Luciano Medri, S.amedeo Mucchi, Morena Mussoni, Fiorenza Paganelli, Vitaliana Pantini, Samatha Passamani, Fabrizio Pavolucci, Maurizio Pilò, Dina Polidori, Ulrike Poschanko, Sabina Ressia, Riccardo Resta, Carlo Romagnoli, Leonardo Rossi, Ilse Sanftl, Giorgia Severi, Pietro Severi, Vincenzo Silvestroni, Oria Strobino, Vilma Tassinari, Margherita Tedaldi, Simone Tribuiani, Teresio Troll, Edo Urbini, Raffaella Vaccari, Elisabetta Venturi, Andrea Zaffi, Maddalena Zuddas. Accanto un omaggio al cinema indipendente contemporaneo. Saranno proiettati alcuni cortometraggi: Pentagrammare di Silvio Canini, Calcolato e Attacco al sistema di Giacomo Banchelli, Lost Things di Giacomo Banchelli e Vitaliana Pantini, Misteriosi ricordi di Alessandro Braga. «In questa città dove le tradizioni si fondono con l’innovazione, anche la cultura ha una dimensione propria e ha assunto un ruolo di primo piano nell’offerta culturale e turistica del territorio - afferma l’assessore alla cultura del Comune di Cervia Alberto Donati. - Il Festival delle Arti, che negli anni è cresciuto al punto di diventare un appuntamento radicato nel territorio, si appresta a crescere ancora e a diventare una manifestazione sempre più articolata, per continuare a stimolare lo sviluppo dell’arte in ogni sua forma. Gli artisti che ci seguono da anni sono cresciuti numericamente ma anche qualitativamente. E in questo sta la vera caratteristica del Festival delle Arti: stimolare e sviluppare il confronto tra anime diverse affinché si sviluppino e si rafforzino le espressioni degli artisti, giovani e meno giovani che hanno a loro disposizione una palestra nella quale costruire relazioni, esprimersi e confrontarsi con i fruitori della loro arte. Ogni anno, infatti, proprio grazie al Festival delle Arti, che l’ultimo week end di giugno li vede all’opera in piazzale dei Salinari, gli artisti hanno la straordinaria occasione di esporsi non solo al giudizio degli amanti dell’arte ma anche delle centinaia di persone che, passando, non possono fare a meno di osservare “l’arte al lavoro”. Come accadeva nell’antichità, il piazzale dei Salinari diventa in quei giorni il luogo dove si commerciano le idee. Una piazza che identifica il livello culturale di chi le abita e di chi le frequenta. Un luogo di identità della città che attraverso il Festival delle Arti e non solo rende orgogliosa l’Amministrazione comunale.». Il Festival è reso possibile grazie al contributo di Cr (Consorzio Ravennate), Autorità Portuale, Bolognesi e Evangelisti (Impresa Edile), Gruppo Hera, Assicoop Unipol, Adriatica Costruzione Cervese, Banca di Romagna. Informazioni: tel 335 8151821, www.Ilcerbero.it