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VENERDI
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Notiziario Marketpress di
Venerdì 05 Novembre 2010 |
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MILANO (POLDI PEZZOLI): BOTTICELLI NELLE COLLEZIONI LOMBARDE - 12 NOVEMBRE 2010 / 28 FEBBRAIO 2011
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Firenze, 1510. Muore, il 17 maggio, Sandro Botticelli. Milano, 2010. Il Museo Poldi Pezzoli presenta la mostra Botticelli nelle collezioni lombarde. In occasione del cinquecentenario della morte dell’artista fiorentino, la mostra Botticelli nelle collezioni lombarde, in programma al Museo Poldi Pezzoli dal 12 novembre 2010 al 28 febbraio 2011, riunisce per la prima volta le opere di uno dei più grandi maestri del Rinascimento italiano conservate nelle collezioni pubbliche milanesi e lombarde. “È un’occasione unica – dichiara Annalisa Zanni, direttore del Museo – per poter ammirare uno accanto all’altro alcuni dei capolavori di Botticelli “dispersi” in alcuni dei più importanti musei lombardi e forse non noti al grande pubblico, anche perché “immersi” tra altre grandi opere, quanto quelli conservati a Firenze”. Il Museo Poldi Pezzoli, infatti, possiede ben tre opere di Sandro Botticelli: due dipinti di grande qualità, la Madonna del libro e il Compianto sul Cristo morto, e un bellissimo ricamo raffigurante l’Incoronazione della Vergine, eseguito su disegno dell’artista per un cappuccio di piviale. Accanto a queste opere la mostra presenta importanti prestiti provenienti dalla Pinacoteca dell’Accademia Carrara di Bergamo – il Ritratto di Giuliano de’ Medici, la tavola raffigurante la Storia di Virginia Romana e il Redentore Benedicente – e due disegni conservati alla Biblioteca Ambrosiana, appartenenti al celebre Codice Resta, San Tommaso che riceve la cintola dalla Vergine e Pallade Atena. L’esposizione, a cura di Andrea Di Lorenzo e Annalisa Zanni, intende valorizzare la presenza nelle collezioni lombarde dell’artista fiorentino e guidare il visitatore alla scoperta della sua produzione attraverso una rappresentazione completa delle tecniche in cui si manifestò l’arte di Botticelli e della sua bottega, nel periodo più significativo della sua attività, che va dall’inizio degli anni ottanta alla fine degli anni novanta del Quattrocento. Seguendo l’evoluzione dello stile dell’artista, la mostra propone una riflessione sui temi della bellezza, della devozione e della penitenza, passando dal carattere pacato e prezioso della Madonna del libro ai toni patetici e drammatici e ai colori squillanti del Compianto. L’esposizione è anche l’occasione di un importante recupero: infatti la Madonna del libro, molto sofferente, è stata restaurata grazie alla generosità di Marta Marzotto, in ricordo della figlia Annalisa. Botticelli nelle collezioni lombarde prosegue il percorso espositivo del Museo Poldi Pezzoli dedicato al collezionismo, approfondendo il tema della riscoperta dell’artista fiorentino nel corso del Xix secolo a Milano e in Lombardia. La preparazione della mostra, inoltre, ha portato a importanti scoperte legate alla tavola del Redentore benedicente, che vengono presentate al pubblico per la prima volta. Il dipinto, che in origine faceva parte di un dittico, è stato a lungo trascurato dalla critica e considerato opera di bottega, viene ora attribuito a Botticelli da Everett Fahy, già direttore del dipartimento di pittura europea del Metropolitan Museum di New York. Il pendant, raffigurante la Mater Dolorosa, fino agli anni dieci del Novecento era conservato in una collezione privata di San Pietroburgo ed è oggi considerato perduto, ma il suo aspetto ci è noto grazie al ritrovamento di una riproduzione fotografica, mai pubblicata o segnalata finora nella bibliografia sull’artista, che permetterà di ricostruire virtualmente in mostra il dittico, dopo più di un secolo dal suo smembramento. L’allestimento, progettato da Luca Rolla e Alberto Bertini, è di grande impatto emotivo, isola i capolavori e, favorendo un incontro personale e diretto con l’opera, permette di coglierne i significati più profondi. A disposizione dei visitatori, un apparato didattico completo a cura di Stefano Zuffi, costituito da audio guide realizzate da Start s.R.l., che accompagnano nel percorso espositivo e nella comprensione delle opere e da pannelli a cura di Emilio Fioravanti (G&r Associati) per la parte grafica. Accompagna l’esposizione un catalogo, a cura di Andrea Di Lorenzo, edito da Silvana Editoriale (www.Silvanaeditoriale.it), con saggi e schede delle opere dei maggiori esperti dell’artista rinascimentale fiorentino. La mostra è stata realizzata grazie al sostegno e al contributo di : ¨ Banca Popolare Commercio e Industria (Gruppo Ubi Banca) ¨ Regione Lombardia – Cultura. Ha ottenuto il Patrocinio di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Lombardia - Cultura, Provincia di Milano e Comune di Milano - Cultura. Sponsor tecnici: Arterìa, Gpa Assiparos Ciaccio Broker. Milano, ottobre 2010 Botticelli Nelle Collezioni Lombarde 12 novembre 2010 - 28 febbraio 2011 Museo Poldi Pezzoli Via Manzoni 12 | 20121 Milano Tel. 02 794889 | 02 796334 Apertura: da mercoledì a lunedì, dalle 10.00 alle 18.00 Chiuso il martedì Ingresso: 8,00 € | 5.50 € ridotto | bambini fino ai 10 anni gratuito http://www.museopoldipezzoli.it/ |
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MILANO (PALAZZO DELLA RAGIONE): CARAVAGGIO - UNA MOSTRA IMPOSSIBILE - 10 NOVEMBRE 2010 / 13 FEBBRAIO 2011
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Un nuovo straordinario evento dedicato a Caravaggio, nella sua terra di origine, chiude le celebrazioni per il quarto centenario della morte del maestro lombardo. Tutte le opere di Michelangelo Merisi (1571 – 1610) si potranno ammirare nel loro folgorante splendore nella mostra Caravaggio. Una mostra impossibile allestita in Palazzo della Ragione a Milano, dal 10 novembre 2010 al 13 febbraio 2011. Ma non solo. Entrando nello spazio espositivo il pubblico sarà accompagnato da Caravaggio in un affascinante viaggio alla scoperta dei segreti della sua vita e della sua arte. Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, dalla Rai Radiotelevisione Italiana, e prodotta e organizzata da Arthemisia Group e Palazzo della Ragione, la Mostra impossibile del Caravaggio raccoglie 65 capolavori - l’intero corpus delle opere di Michelangelo Merisi, nessuna esclusa e comprese alcune attribuite – riprodotti ad altissima definizione e disposti lungo un itinerario cronologico. Un viaggio “impossibile” tra dipinti disseminati nei musei, nelle chiese e nelle collezioni private di tutto il mondo, che diventa realtà nell’era della riproducibilità digitale dell’opera d’arte. "Un Caravaggio impossibile ma probabile, con una premessa: non c´è cultura senza educazione. Questo è il senso del progetto - spiega l´Assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory -. L´arte antica ha bisogno di futuro e questo Caravaggio virtuale ha qualcosa di molto reale: la possibilità di conoscere la bellezza dell´arte attraverso la tecnologia, con il sorprendente risultato di riuscire a vedere tutte le opere di Caravaggio in un unico spazio scenico". Grazie a questo progetto ideato e curato da Renato Parascandolo, realizzato dalla Rai in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, le opere di Caravaggio conservate da Parigi a San Pietroburgo, da New York a Princeton, da Dublino a Vienna, da Roma a Napoli, Firenze, Siracusa, ecc. Sono oggi fruibili in uno stesso luogo. I quadri, riprodotti in digitale con tecnologie d’avanguardia ad altissima definizione, nel rigoroso rispetto delle dimensioni, dei colori e della luce originali, si trovano finalmente riuniti realizzando un sogno a lungo coltivato da studiosi, critici e appassionati. L’esposizione supera spazio e tempo e fa rivivere a distanza di secoli il pittore più moderno e rivoluzionario della storia, seguendo passo dopo passo le tappe dalla sua opera e della sua vita burrascosa. Entrando in una vera e propria wunderkammer, i visitatori saranno infatti accolti da performer nei panni del grande maestro e verranno condotti nel suo mondo attraverso aneddoti di vita vissuta e racconti sulle opere, scanditi in tre fasi temporali: gli esordi, la maturità, il periodo precedente la prematura scomparsa. Caravaggio rivive altresì attraverso numerosi film, documentari storici e spettacoli a tema, proiettati su grandi schermi televisivi; l’atmosfera dell’epoca si respira nella sezione con i quattro dipinti del maestro in cui compaiono strumenti musicali e spartiti. Un sottofondo sonoro di madrigali, cantati da un coro a quattro voci, pervade l’ambiente: sono le musiche dipinte dal Caravaggio in quattro opere famose: Riposo durante la fuga in Egitto (1596), le due versioni del Giovane che suona il liuto (1596-97) e Amore vincitore (1602). Info: Caravaggio Una mostra impossibile Milano, Palazzo della Ragione 10 novembre 2010 – 13 febbraio 2011 A cura di Renato Parascandolo. Info: www.Caravaggio.rai.it - www.Mostreimpossibili.rai.it |
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COMO (SPAZIO NATTA, VIA NATTA 18): DOPPIA PERSONALE DI CHIARA ALBERTONI E MARTA COLOMBI - INAUGURAZIONE: SABATO 13 NOVEMBRE, ORE 18.00 - DAL 14 NOVEMBRE AL 19 DICEMBRE 2010
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Le due artiste sono i vincitori della seconda edizione di Co.co.co. - Como Contemporary Contest 10. Dal 14 novembre al 19 dicembre 2010, lo Spazio Natta di Como (via Natta 18) ospiterà la doppia personale di Chiara Albertoni e Marta Colombi, vincitrici ex aequo della seconda edizione di Co.co.co. Como Contemporary Contest, il concorso ideato e promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como, con lo scopo di scoprire e promuovere i giovani talenti sulla scena dell’arte contemporanea e diventare punto di riferimento delle poetiche delle nuove generazioni. I lavori di Chiara Albertoni (Padova, 1979) e Marta Colombi (Milano, 1982) sono stati selezionati tra quelli di oltre 750 candidature, da una giuria composta da Mimmo di Marzio, giornalista e critico d’arte, Emma Gravagnuolo, giornalista e critico d’arte, Renato Diez, giornalista d’arte, Roberta Lietti, gallerista, Vanni Cuoghi, artista, Gianmaria Banfi, collezionista. “Questa doppia personale – commenta Sergio Gaddi, Assessore alla Cultura del Comune di Como - è l’appuntamento conclusivo della seconda edizione di Co.co.co., che si chiude con successo ed entusiasmo e che premia due artiste, Chiara Albertoni e Marta Colombi le cui opere, seppur tecnicamente agli antipodi, sono in grado di dialogare armonicamente tra loro, disegnando due interessanti filoni dell’arte contemporanea di oggi. L’idea, alla base di Co.co.co., di puntare sull’arte come opposto della precarietà, si è dimostrata vincente”. In occasione della mostra, verrà pubblicato un catalogo con testi di Emma Gravagnuolo, Renato Diez, Mimmo Di Marzio e Roberta Lietti che presenterà, oltre alle opere dei due vincitori, anche i lavori degli altri 16 artisti selezionati (Paolo Bandinu, Claudio Beorchia, Andrea Cerruto, Blerdi Fatusha, Chen Gong, Asako Hishiki, Andrea La Rocca, Gabriele Pace, Matteo Pagani, Michela Pedron, Nazzarena Poli Maramotti, Lemeh42, Emilio Rizzo, Leander Schwazer, Guido Taroni, Mattia Vernocchi), già protagonisti di una collettiva tenutasi lo scorso giugno. Chiara Albertoni, che è stata premiata con l’opera “Nebulosa”, concentra la sua ricerca sulla natura, con dipinti dominati dalla rarefazione e dal silenzio. Con una notevole padronanza tecnica, la pittrice coglie anche le più piccole sfumature dei soggetti che trova nelle campagne venete. Le immagini di Chiara Albertoni non si rivelano subito: una ragnatela coperta di brina ghiacciata può assomigliare a uno scettro, i petali dei fiori ricordare le ali delle farfalle, le sfumature di alcuni ciclamini ingranditi sembrare le campiture di colore dell´espressionismo astratto. Col suo lavoro l’artista riporta l´attenzione sulla fragilità della natura. Fiocchi di neve, foglie, tronchi ritorti, spesso resi con una tavolozza monocroma, assumono le sembianze di un sogno, le forme di un mondo minuscolo e prezioso. Come scrive Renato Diez, nel suo testo in catalogo, “la tecnica di Chiara Albertoni è prodigiosa. Eppure, è una pittura che si nutre soprattutto di poesia. Distante dall´iperrealismo racconta storie di desolazione, dolore, bellezza e rinascita. (...) Un amore che non prova neanche a nascondere per le fotografie di Edward Weston e Ansel Adams, Albertoni è una fuoriclasse del bianco e nero. Oltre ai fiori, spesso cosparsi di gocce di rugiada come le sue fittissime ragnatele - elementi rubati alla natura da un occhio acuto come l´obiettivo macro di una macchina fotografica - Chiara Albertoni dipinge alberi, tanti alberi vivi o morti, in tele alle quali regala titoli che, con il passare del tempo, si sono fatti sempre più evocativi, come La fanciulla senza mani, La strega o Metamorfosi, tanto per citarne qualcuno”. Marta Colombi, premiata con l’opera “Caos”, dimostra un´assoluta padronanza tecnica, con opere scultoree-installative che mostrano una riflessione ai principi della pura geometria, alla classicità mediterranea al fine di raggiungere ordine e purezza. Marta Colombi pone l´accento sull´idea, in opere dove la riduzione è al limite. I suoi lavori sono un esempio di antimatericità, dove aeree costruzioni fatte di sottili fili di ferro, pur senza contraddire i principi di occupazione armonica dello spazio, testimoniano una vena poetica in cui aleggia una consapevole ironia. Nel testo in catalogo, Emma Gravagnuolo afferma che “Marta Colombi incarna perfettamente l’essenza dell’arte di oggi: ha un percorso autonomo e personale con richiami e influenze stimolanti rintracciate nella storia come base intellettuale, ma sempre e comunque coerente al proprio fare. La sua scultura ha modo d’incantare e stupire chi la guarda. Fin da subito, infatti, si concentra sull’espressione della bellezza delle forme, si avvicina con accesa curiosità e molteplici punti di vista alle cose che la circondano interrogandosi sulla natura degli oggetti, delle superfici, dello spazio e sulla loro possibile interpretazione. Nella semplicità geometrica dei suoi lavori si può pensare al minimalismo ma, pur affermando che nel togliere vi è molto di più che nell’aggiungere, Marta Colombi ha sempre sottolineato di sentirsi più vicina a Giacometti, Caro, David Smith e Calder che non a Carl Andre e Dan Flavin”. Come scrive Mimmo di Marzio nel catalogo: “Entrambe le anime sfidano il concetto stesso di immagine sottraendo fino all’estremo i canoni della materia e del colore, in una rarefazione dell’oggetto che vive sempre solo e in relazione al contesto ambientale. Al contempo le due artiste testimoniano anche una tendenza che emerge in chiave positiva nel contesto contemporaneo: vale a dire il ritorno a un concetto di manualità tecnica e di artigianalità che recupera il primato dell’artista come “homo faber”. Info: Chiara Albertoni e Marta Colombi - Como, Spazio Natta (via Natta 18) - 14 novembre/19 dicembre 2010 - Orari: da martedì a venerdì, 14.30-19.00; sabato e domenica, 10.30-12.30; 14.30-19.00; chiuso lunedì - Ingresso libero - Inaugurazione: sabato 13 novembre ore 18.00. Per ulteriori informazioni: Assessorato alla Cultura, Comune di Como - Via Vittorio Emanuele 97, 22100 Como - Tel. +39 031 252.352 - cultura@comune.Como.it - www.Comune.como.it |
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VIGEVANO ( CASTELLO- SCUDERIE DUCALI): MOSTRA DENTRO L´ULTIMA CENA: IL TREDICESIMO TESTIMONE |
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Dopo i grandi successi espostivi dello scorso anno, Vigevano rinnova la sua offerta culturale con un evento che rafforza i legami tra la città e Leonardo da Vinci, affrontando in modo inedito e suggestivo la storia del suo capolavoro più conosciuto: L’ultima Cena. Dal 30 ottobre 2010 al 1° maggio 2011, nelle Scuderie ducali del Castello di Vigevano sarà allestito un percorso che, grazie a sofisticati strumenti interattivi e digitali, offrirà al visitatore un’innovativa rilettura dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, regalandogli il ruolo di spettatore privilegiato - quasi a fianco dei dodici apostoli - nella scoperta dei molteplici significati che quest’opera racchiude; da qui il titolo della mostra: Dentro L’ultima Cena: Il Tredicesimo Testimone. Catalogo Electa L’iniziativa promossa dalla “Leonardo 2015 srl” e dal Consorzio A.s.t - Agenzia per lo Sviluppo Territoriale di Vigevano, realizzata da Euphon, Gruppo Mediacontech e da Studio Azzurro, col patrocinio del Comune di Vigevano, della Provincia di Pavia, col contributo della Fondazione Banca del Monte di Lombardia e della Regione Lombardia, e la collaborazione di Civita, è parte integrante del progetto “Leonardo e Vigevano” iniziato nel 2008 con un fitto programma di mostre, laboratori, esperienze multimediali, percorsi storico-ambientali, degustazioni e acquisto di prodotti agricoli, coniugando la valorizzazione dei beni culturali con la capacità attrattiva del territorio |
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MUNCH E LO SPIRITO DEL NORD: UN’ALTRA GRANDE MOSTRA A VILLA MANIN DI
PASSARIANO
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Fino al 6 marzo 2011 il Friuli Venezia Giulia ospita in una delle sue perle architettoniche più belle, Villa Manin di Passariano, la mostra “Munch e lo spirito del Nord. Scandinavia nel secondo Ottocento” che racconterà ai visitatori le suggestioni nordiche tramite la pittura norvegese, svedese, finlandese e danese, con una particolare attenzione alle opere di Edvard Munch. Un grande evento che conferma la regione come sede di eventi di assoluto rilievo. L’agenzia Turismofvg ha quindi pensato ai visitatori della mostra costruendo Art&performance, un prodotto turistico ad hoc che consente di recarsi all’esposizione e al contempo approfittare per conoscere le altre attrazioni culturali del Friuli Venezia Giulia: la promozione omaggerà chi soggiorna una notte nei week-end nelle strutture alberghiere convenzionate della regione di un biglietto di ingresso alla mostra. Per la prima volta in Italia, l’esposizione è specialmente dedicata al paesaggio ma è ben raccolta anche attorno al tema del ritratto e della figura. Composta di circa 130 opere provenienti soprattutto dai musei scandinavi ma anche da alcuni altri musei sia europei sia americani, si dividerà in cinque sezioni: le prime quattro riservate alle scuole nazionali, mentre la sezione di chiusura sarà dedicata a Edvard Munch, con 40 opere in totale, di cui 30 quadri e 10 lavori su carta. Dunque una sorta di grande mostra nella mostra, prendendo in considerazione gli anni di esordio e poi i due decenni – l’ultimo del Xix secolo e il primo del Xx – che ne hanno decretato l’universale fama. Accanto alle opere di Munch, la mostra propone altri dipinti a rappresentare la pittura in Norvegia, Svezia, Finlandia e Danimarca nel secondo Ottocento, quella pittura che appunto rappresenta “lo spirito del Nord” e che quindi non può che trovare in Munch il suo logico e imprescindibile punto d’arrivo. Il senso del tempo, la luminosità delle estati, la profondità delle notti invernali, il velluto del muschio, il bianco dei fiori sotto il bianco delle lune estive, è quello che si intende mostrare al pubblico italiano. Ovviamente la mostra non fa mancare nessuno dei principali protagonisti del periodo, a cominciare in Danimarca da Ring, Philipsen, Syberg, Gottschalk e Hammershøi, le cui opere sono per la prima volta esposte in Italia. Si prosegue poi, in Norvegia, con le opere di Nielsen, Backer, Thaulow, Krohg, Skredsvig; e poi con Larrsson, Nordström, Zorn, Jansson, Prince Eugen, Strindberg per la Svezia; Edelfelt, Gallen-kallela, Järnefelt, Churberg, Halonen, Thesleff per la Finlandia |
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PORDENONE (PARCO, PORDENONE ARTE CONTEMPORANEA, VIA BERTOSSI 9): JIM GOLDBERG - 7 NOVEMBRE 2010/30 GENNAIO 2011
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E´ la fotografia dell´artista americano Jim Goldberg ad essere stata scelta per l´apertura di Parco, ovvero la nuova Galleria d´Arte Moderna e Contemporanea di Pordenone che il 6 novembre prossimo inaugurerà una sezione di questa nuova struttura museale. Una nuova realtà protesa al dialogo fra arte moderna e contemporanea, alla multidisciplinarità espositiva e all´apertura a contesti nazionali ed internazionali. Un´impronta marcata proprio da questa prima grande monografica italiana dedicata al fotografo, due volte vincitore del premio Hasselblad e del recente Premio Cartier Bresson. La mostra è una produzione Comune di Pordenone, Assessorato alla cultura e Magnumphotos di Parigi e gode del patrocinio del Consolato Generale degli Stati Uniti d´America a Milano. Una vera e propria scoperta di un artista che porta avanti, oramai da oltre trent´anni una ricerca specifica attraverso il mezzo fotografico; molte delle sue fotografie infatti vengono associate alle parole delle persone ritratte che intervengono direttamente nella fotografia trascrivendo i propri stati d´animo, situazioni, paure e speranze. L´appuntamento di Pordenone cade in coincidenza della notizia che Jim Goldberg, dopo aver collaborato in passato con la casa di moda Dolce & Gabbana, seguirà la prossima campagna fotografica autunno/inverno della maison francese Hermes. La forza espressiva del fotografo americano risiede soprattutto nella capacità di seguire ed estrapolare i drammi, le illusioni, le sofferenze e le speranze di coloro che vivono situazioni di disagio. Come infatti recentemente scritto in un articolo di un importante quotidiano italiano Jim Goldberg è il "poeta dei bassifondi". Goldberg riesce infatti a rendere le fotografie quasi gesti d´amore, in grado di capovolgere le celebri parole del fotografo Richard Avedon che dichiarava che "i ritratti non sono mai gesti d´amore ma solo opinioni". La mostra riunirà oltre 300 foto, video, oggetti, testi, per condensare tutte le principali tappe della carriera artistica di Goldberg come gli ormai famosi progetti "Rich and Poor", Raised by Wolves" e "Open See". Inoltre si proporranno alcuni straordinari pezzi realizzati per l´occasione da Jim Goldberg e mai esposti prima, permettendo così di rendere questa monografica ancora più preziosa. La mostra pordenonese - curata da Valerie Fougeirol e Marco Minuz - evidenzia come i due filoni di ricerca (il ritratto di moda e l´indagine sociale) risultino antitetici solo in apparenza. Entrambi infatti conducono ad una unica e complessa ricerca sui mutamenti sociali che coinvolgono tutti gli stati e gli ambienti delle società contemporanee, si tratti di popolazioni decimate dall´Aids nel centro Africa che di giovani e giovanissime dell´upper class made in Usa alla ricerca di una difficile identità da adulti. Un documentario sul lavoro di Jim Goldberg, con numerose interviste, accompagna le immagini in mostra. Parallelamente alla mostra su Jim Goldberg, durante il periodo d´apertura, saranno proposte conferenze, workshop, incontri con importanti figure del mondo dell´arte contemporanea. La mostra di Goldberg inaugura a Pordenone una delle due sedi che andranno a costituire la nuova Galleria d´Arte Moderna e Contemporanea di Pordenone "A. Pizzinato", denominazione che si condenserà nella sigla Parco, Pordenone Arte Contemporanea; nel suo insieme due sedi espositive con oltre 2.000 metri quadrati espositivi. Lo spazio in questione è opera di Thomas Herzog che qui ha voluto realizzare un modello di recupero di edifici storici secondo criteri di assoluta ecocompatibilità, creando uno spazio che compenetra armonia e funzionalità ad un forte significato ambientale. Uno spazio interno alla città e alla sua quotidianità e che si integrerà alla sede principale di Parco, edificio che a sua volta sarà inaugurato da una retrospettiva intitolata "Corrado Cagli e il suo Magistero. Mezzo secolo di arte italiana dalla Scuola Romana all´Astrattismo". "Jim Goldberg". Pordenone, Parco, Pordenone Arte Contemporanea, Galleria Arte Moderna e Contemporanea di Pordenone "Armando Pizzinato (via Bertossi 9.) 7 novembre 2010 - 30 gennaio 2011. Mostra promossa ed organizzata dal Comune di Pordenone, Assessorato alla Cultura in collaborazione con Magnus Photos. Patrocinio e contributo del Consolato Generale degli Stati Uniti d´America a Milano e sostegno di Banca Popolare Friuladria. L´apertura di Parco gode della collaborazione, come media partner, del gruppo Abitare Segesta. A cura di Valerie Fougeirol e Marco Minuz. Ingresso: gratuito Catalogo: Silvana Editoriale Apertura: da lunedì a venerdì 15.00 - 19.00; sabato, domenica e festivi: 10.00 - 20.00 Mattine dal lunedì al venerdì apertura su prenotazione (almeno 2 gg. Di anticipo) Info: www.Artemodernapordenone.it tel. 0434 - 392916 - 392918 info@artemodernapordenone.It |
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MILANO (PALAZZO DELLA RAGIONE): CARAVAGGIO - UNA MOSTRA IMPOSSIBILE - 10 NOVEMBRE 2010 / 13 FEBBRAIO 2011 |
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Un nuovo straordinario evento dedicato a Caravaggio, nella sua terra di origine, chiude le celebrazioni per il quarto centenario della morte del maestro lombardo. Tutte le opere di Michelangelo Merisi (1571 – 1610) si potranno ammirare nel loro folgorante splendore nella mostra Caravaggio. Una mostra impossibile allestita in Palazzo della Ragione a Milano, dal 10 novembre 2010 al 13 febbraio 2011. Ma non solo. Entrando nello spazio espositivo il pubblico sarà accompagnato da Caravaggio in un affascinante viaggio alla scoperta dei segreti della sua vita e della sua arte. Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, dalla Rai Radiotelevisione Italiana, e prodotta e organizzata da Arthemisia Group e Palazzo della Ragione, la Mostra impossibile del Caravaggio raccoglie 65 capolavori - l’intero corpus delle opere di Michelangelo Merisi, nessuna esclusa e comprese alcune attribuite – riprodotti ad altissima definizione e disposti lungo un itinerario cronologico. Un viaggio “impossibile” tra dipinti disseminati nei musei, nelle chiese e nelle collezioni private di tutto il mondo, che diventa realtà nell’era della riproducibilità digitale dell’opera d’arte. "Un Caravaggio impossibile ma probabile, con una premessa: non c´è cultura senza educazione. Questo è il senso del progetto - spiega l´Assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory -. L´arte antica ha bisogno di futuro e questo Caravaggio virtuale ha qualcosa di molto reale: la possibilità di conoscere la bellezza dell´arte attraverso la tecnologia, con il sorprendente risultato di riuscire a vedere tutte le opere di Caravaggio in un unico spazio scenico". Grazie a questo progetto ideato e curato da Renato Parascandolo, realizzato dalla Rai in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, e con un comitato scientifico composto da Ferdinando Bologna e Claudio Strinati, le opere di Caravaggio conservate da Parigi a San Pietroburgo, da New York a Princeton, da Dublino a Vienna, da Roma a Napoli, Firenze, Siracusa, ecc. Sono oggi fruibili in uno stesso luogo. I quadri, riprodotti in digitale con tecnologie d’avanguardia ad altissima definizione, nel rigoroso rispetto delle dimensioni, dei colori e della luce originali, si trovano finalmente riuniti realizzando un sogno a lungo coltivato da studiosi, critici e appassionati. L’esposizione supera spazio e tempo e fa rivivere a distanza di secoli il pittore più moderno e rivoluzionario della storia, seguendo passo dopo passo le tappe dalla sua opera e della sua vita burrascosa. Entrando in una vera e propria wunderkammer, i visitatori saranno infatti accolti da performer nei panni del grande maestro e verranno condotti nel suo mondo attraverso aneddoti di vita vissuta e racconti sulle opere, scanditi in tre fasi temporali: gli esordi, la maturità, il periodo precedente la prematura scomparsa. Caravaggio rivive altresì attraverso numerosi film, documentari storici e spettacoli a tema, proiettati su grandi schermi televisivi; l’atmosfera dell’epoca si respira nella sezione con i quattro dipinti del maestro in cui compaiono strumenti musicali e spartiti. Un sottofondo sonoro di madrigali, cantati da un coro a quattro voci, pervade l’ambiente: sono le musiche dipinte dal Caravaggio in quattro opere famose: Riposo durante la fuga in Egitto (1596), le due versioni del Giovane che suona il liuto (1596-97) e Amore vincitore (1602). Info: Caravaggio Una mostra impossibile Milano, Palazzo della Ragione 10 novembre 2010 – 13 febbraio 2011 A cura di Renato Parascandolo www.Comune.milano.it/palazzoreale www.Arthemisia.it www.Caravaggio.rai.it |
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MILANO (STUDIO MARCONI ’65): ENRICO BAJ PLASTICHE - SERIGRAFIE E MULTIPLI IN PLASTICA 1967 / 1973 - APERTURA MOSTRA: 11 NOVEMBRE H 19
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Giovedì 11 novembre lo Studio Marconi ’65 presenta la mostra Baj Plastiche. Serigrafie e multipli in plastica 1967-1972. In contemporanea all’inaugurazione in Fondazione di Enrico Baj – Plastiche, che documenta la ricerca dell’artista dal 1963 al 1970 attraverso personaggi e cravatte in plastica e collages con il lego, lo Studio Marconi ’65 espone invece una selezione dell’opera grafica di Enrico Baj realizzata utilizzando questo nuovo materiale. I disegni e le serigrafie di Baj non sono la semplice trasposizione grafica delle sue opere, ma rivelano la continua ricerca dell’artista sulla materia e sulle sue infinite possibilità espressive. Nelle grafiche emerge ancora di più l’interesse artigiano di Baj nei confronti della materia, di cui cerca ogni segreto, combinando diverse tecniche per abbattere modalità compositive ormai superate. In questa occasione sono esposte serigrafie e multipli in plastica. Negli anni ’60 la plastica era un materiale nuovo. Baj ne è profondamente affascinato ma allo stesso tempo la assume a simbolo del progresso tecnologico e della società industriale, che spesso critica e deride. In mostra una galleria di buffi e colorati personaggi tratti dalla cartella Ça (edizione di lusso del libro di Joyce Mansour contenuto in un oggetto a specchi numerato e firmato dall’autore) e altri come Celibatario (1969), Sposa (1969) e Patrono della Croce Rossa (1969) dalla cartella Plastik Plastik. Protagonisti di quella commedia dell’arte di cui Baj si fa regista, prendendo di mira con ironia una borghesia ottusa e che fonda i suoi principi in falsi luoghi comuni e comportamenti stereotipati. Enrico Baj nasce a Milano nel 1924 e, dopo gli studi all’Accademia di Brera, si impone come uno dei principali protagonisti dell’avanguardia italiana. Dopo la prima personale alla Galleria San Fedele di Milano nel 1951, fonda il Movimento Nucleare, che ha l’appoggio critico di Giorgio Kaisserlian e di cui hanno fatto parte Joe Colombo, Sergio Dangelo, Angelo Dova e il poeta Beniamino Dal Fabbro. Nel 1954 promuove il Movimento Internazionale per un Bauhaus immaginista, e l’anno seguente fonda la rivista “Il Gesto”, a cui collaborarono anche Manzoni e Fontana. Nel 1957 pubblica il manifesto Contro lo stile, sottoscritto da vari esponenti dell’avanguardia internazionale, e nel 1963 fonda l’Institutum Pataphysicum Mediolanense per promuovere la “scienza delle soluzioni immaginarie”. Erede dello spirito surreal-dadaista, sperimentatore di tecniche e soluzioni stilistiche inedite, realizza collages e assemblages polimaterici avvalendosi dei materiali più diversi, come stoffe, tappezzerie e fodere di materassi, medaglie e frammenti metallici, specchi e vetri colorati. Dai Generali ai Mobili in stile, dalle Dame al Giardino delle delizie, la sua produzione mostra uno spirito dissacrante dalle sottili implicazioni politiche, che si fanno più evidenti in opere come I funerali dell’anarchico Pinelli. Ha un’intensa attività espositiva fin dalla seconda metà degli anni cinquanta, con numerose personali organizzate in tutto il mondo e con la partecipazione a grandi rassegne d’attualità. A partire dal 1967 espone regolarmente allo Studio Marconi, e negli anni settanta ha le prime importanti retrospettive (Palazzo Reale, Milano; Museum Boymans van Beuningen, Rotterdam; Palais des Beaux-arts, Bruxelles). Tra le mostre degli anni seguenti vanno almeno ricordate l’ampia antologica allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 2001-2002. Dopo la morte dell’artista, avvenuta il 16 giugno 2003, una grande retrospettiva ha coinvolto diverse sedi milanesi (Spazio Oberdan, Accademia di Belle Arti di Brera, Galleria Giò Marconi, Fondazione Mudima). Nel maggio 2004 si è aperto a Pontedera “Cantiere Baj”, una serie di manifestazioni che si concludono con la realizzazione nel dicembre del 2006 di un grande mosaico lungo cento metri sul muro che costeggia la ferrovia. Il progetto per il Muro di Pontedera, costituito da dieci cartoni con collage di elementi di meccano, è l’ultima opera di Baj, portata a termine pochi giorni prima della morte. Nel maggio 2007 la Friedrich Petzel Gallery di New York ha presentato una selezione di opere di Baj dalla fine degli anni Cinquanta al 2002. Nel 2008 due mostre monografiche: da gennaio a marzo alla Fondazione Marconi di Milano Baj, Dame e Generali ripropone il tema più “classico” dell’artista; da marzo a maggio Baj, Apocalisse, nel Chiostro di Sant’agostino a Pietrasanta presenta la più grande installazione realizzata da Baj. Nel 2009, La Fondazione Marconi ha allestito la mostra, Baj. Mobili animati che prende il titolo dalla bella monografia che Germano Celant ha dedicato a questo ciclo di opere degli anni ’60. Nel 2010 nel Castello Pasquini di Castiglioncello, la mostra Baj. Dalla materia alla figura. Info: Studio Marconi ’65, Via Tadino 17, 20124 Milano, Tel & Fax 02 29511297, info@studiomarconi.Info , www.Studiomarconi.info , Apertura mostra: 11 novembre 2010, Durata mostra: 12 novembre – 23 dicembre 2010, Orari: martedì – sabato ore 11 – 19,30 |
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MILANO (STUDIO MARCONI): GLI ABITANTI DEL MUSEO N. 4 - ENRICO BAJ – PLASTICHE - INAUGURAZIONE MOSTRA: GIOVEDÌ 11 NOVEMBRE 2010 H 19 |
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L’11 novembre la Fondazione Marconi presenta la mostra Enrico Baj – Plastiche, allestita sui due piani dello spazio espositivo. La mostra vuole documentare la ricerca dell’artista sulle materie plastiche, dal 1963 al 1970. Baj ha utilizzato da sempre materiali eterogenei per rompere gli schemi e per il suo interesse verso la materia e le sue infinite possibilità espressive. Ha scritto di lui Tristan Sauvage: “Baj è un signore della materia”. Le prime plastiche usate da Baj nel 1963 furono le mattonelle di “Lego”, gioco allora nuovissimo. In seguito sperimentò tutti i materiali plastici: dal cloruro di potassio all’acetato di cellulosa, il polietilene, le foglie di Pvc imbottite di resina espansa, non solo inserendo questi materiali all’interno dei suoi collages, ma realizzando opere interamente in plastica. Le prime plastiche furono esposte nel 1967 al 15° premio di Lissone e vennero presentate allo Studio Marconi nel febbraio del 1969. La plastica è per Baj il materiale-simbolo della società industriale, derisa beffardamente dall’artista per l’uso indiscriminato e modaiolo di qualsivoglia novità. “La mitologia del nuovo materiale è intaccata proprio con i nuovi materiali” (L. Caramel, 1969). Nel contempo Baj manifesta una grande attrazione per questa materia trasparente e luminosa. In mostra sono esposti personaggi grotteschi, buffi e risibili che hanno nomi impronunciabili e onomatopeici, riconducibili sia al dadaismo, sia al futurismo come Albmilalf (1968), Izzoighitalti (1968), Emsterkem (1969), protagonisti di un’ilare commedia che Baj mette in scena per prendere di mira la società dei consumi con i suoi comportamenti stereotipati, le sue leggi inalterabili e i suoi falsi miti. Tra queste è esposto anche Punching General (1969) “..Un multiplo, a grandezza d’uomo, (...). Una sorta di generale montato su una molla come un punching-ball, che io consigliavo alle forze dell’ordine di adottare affinchè i contestatori, gli studenti del ’68, volendo scaricare il loro odio verso l’autorità costituita, fossero messi nella possibilità di prendere a pugni finalmente un generale”. Espressione giocosa della passione antibellicista di Baj. Tra i personaggi anche dei collages fatti con il “Lego”, materiale che rispondeva perfettamente al gusto ludico e combinatorio di Baj, realizzati per la mostra “Visione Colore”a Palazzo Grassi a Venezia nel 1963, con un forte rimando al gioco. Ma Baj rivolge anche la sua attenzione all’emblema dell’uomo moderno, la cravatta. “Tutto il mondo si è piegato alla legge della cravatta. Per alcuni è un nodo scorsoio, per altri un fallo pendulo, per altri ancora la prosecuzione del cordone ombelicale”. “La cravatta è la decorazione preferita dall’uomo moderno, perchè sostituisce completamente medaglie e decori militari e civili. La cravatta è il migliore simbolo della società occidentale contemporanea”. Tra le grandi cravatte di plastica è esposta la “Cravatta di Jackson Pollock” (1969), realizzata in celluloide a macchie di colori, omaggio all’action painting e allo spirito del pittore americano. Nel 1963, proprio quando esplode la sua inclinazione ludica con la realizzazione di opere in “Lego” e in “Meccano”, Baj entra a far parte del Collège de Pataphysique de France in qualità di Reggente e Trascendente Satrapo. Questo è un dato importante per comprendere la Weltanschauung anticonformista e ironica dell’artista. La Patafisica è “la scienza delle soluzioni immaginarie”, una sorta di logica del paradosso, una reinvenzione delle leggi che stravolge i codici della società contemporanea. Ma per Baj la Patafisica è stata non solo una teoria a cui aderire ma uno stile di vita e un modo di pensare. L’ironia e l’irriverenza di questa scienza, costituiscono per Baj “gli anticorpi dell’uomo contemporaneo contro l’oppressione e la massificazione della burocrazia, dei codici fiscali, postali, telefonici, bancomatici, internettici, eccetera”. Dopo le mostre dedicate a Valerio Adami, Emilio Tadini e Mimmo Rotella, Baj-plastiche costituisce il quarto appuntamento del ciclo Gli Abitanti del museo. Per l’occasione sarà pubblicato come di consueto il Quaderno della Fondazione, che riprende l’idea dei giornalini dello Studio Marconi degli anni ’70, volto all’analisi di alcune delle opere in mostra attraverso una selezione di documenti dell’epoca e testi critici di Luciano Caramel, Enrico Crispolti e Guido Ballo. Enrico Baj nasce a Milano nel 1924 e, dopo gli studi all’Accademia di Brera, si impone come uno dei principali protagonisti dell’avanguardia italiana. Dopo la prima personale alla Galleria San Fedele di Milano nel 1951, fonda il Movimento Nucleare, che ha l’appoggio critico di Giorgio Kaisserlian e di cui hanno fatto parte Joe Colombo, Sergio Dangelo, Angelo Dova e il poeta Beniamino Dal Fabbro. Nel 1954 promuove il Movimento Internazionale per un Bauhaus immaginista, e l’anno seguente fonda la rivista “Il Gesto”, a cui collaborarono anche Manzoni e Fontana. Nel 1957 pubblica il manifesto Contro lo stile, sottoscritto da vari esponenti dell’avanguardia internazionale, e nel 1963 fonda l’Institutum Pataphysicum Mediolanense per promuovere la “scienza delle soluzioni immaginarie”. Erede dello spirito surreal-dadaista, sperimentatore di tecniche e soluzioni stilistiche inedite, realizza collages e assemblages polimaterici avvalendosi dei materiali più diversi, come stoffe, tappezzerie e fodere di materassi, medaglie e frammenti metallici, specchi e vetri colorati. Dai Generali ai Mobili in stile, dalle Dame al Giardino delle delizie, la sua produzione mostra uno spirito dissacrante dalle sottili implicazioni politiche, che si fanno più evidenti in opere come I funerali dell’anarchico Pinelli. Ha un’intensa attività espositiva fin dalla seconda metà degli anni cinquanta, con numerose personali organizzate in tutto il mondo e con la partecipazione a grandi rassegne d’attualità. A partire dal 1967 espone regolarmente allo Studio Marconi, e negli anni Settanta ha le prime importanti retrospettive (Palazzo Reale, Milano; Museum Boymans van Beuningen, Rotterdam; Palais des Beaux-arts, Bruxelles). Tra le mostre degli anni seguenti vanno almeno ricordate l’ampia antologica allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 2001-2002. Dopo la morte dell’artista, avvenuta il 16 giugno 2003, una grande retrospettiva ha coinvolto diverse sedi milanesi (Spazio Oberdan, Accademia di Belle Arti di Brera, Galleria Giò Marconi, Fondazione Mudima). Nel maggio 2004 si è aperto a Pontedera “Cantiere Baj”, una serie di manifestazioni che si concludono con la realizzazione nel dicembre del 2006 di un grande mosaico lungo cento metri sul muro che costeggia la ferrovia. Il progetto per il Muro di Pontedera, costituito da dieci cartoni con collage di elementi di meccano, è l’ultima opera di Baj, portata a termine pochi giorni prima della morte. Nel maggio 2007 la Friedrich Petzel Gallery di New York ha presentato una selezione di opere di Baj dalla fine degli anni Cinquanta al 2002. Nel 2008 due mostre monografiche: da gennaio a marzo alla Fondazione Marconi di Milano Baj, Dame e Generali ripropone il tema più “classico” dell’artista; da marzo a maggio Baj, Apocalisse, nel Chiostro di Sant’agostino a Pietrasanta presenta la più grande installazione realizzata da Baj. Nel 2009, la Fondazione Marconi ha allestito la mostra, Baj. Mobili animati che prende il titolo dalla bella monografia che Germano Celant ha dedicato a questo ciclo di opere degli anni ’60. Nel 2010 nel Castello Pasquini di Castiglioncello, la mostra Baj. Dalla materia alla figura. Info: Fondazione Marconi Arte Moderna e Contemporanea, Via Tadino, 15, 20124 Milano, Tel. 02 29 41 92 32, fax 02 29 41 72 78, info@fondazionemarconi.Org , www.Fondazionemarconi.org , Inaugurazione mostra: 11 novembre 2010 ore 19, Durata mostra: 12 novembre – 23 dicembre 2010, Orari: martedì - sabato h 10 - 12,30 e 15,30 – 19, Ingresso gratuito |
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PADOVA: NERAMADRE: MOSTRA-ISTALLAZIONE PER IL SESSANTESIMO DI MEDICI CON L´AFRICA CUAMM 11 NOVEMBRE 2019 / 20 GENNAIO 2011 |
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Sarà il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ad inaugurare, l´11 novembre, "Neramadre", la mostra-istallazione nata dalla collaborazione artistica e creativa di Aldo Cibic e di Enrico Bossan, ideata per "immergere" i visitatori nei sessanta anni di attività di Medici con l´Africa Cuamm. Nel cuore di Padova, nel Liston, la vasta area pedonale prospiciente l´antica Università e lo storico Caffè Pedrocchi, un tunnel di luce accoglie i visitatori della mostra "Neramadre" promossa per ricordare i primi sessant´anni di lavoro di Medici con l´Africa Cuamm. Medici con l´Africa Cuamm, è la prima ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Medici con l´Africa Cuamm è oggi attiva in 15 ospedali, 25 distretti (per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all´Aids, tubercolosi e malaria, formazione), 3 centri di riabilitazione motoria, 4 scuole infermieri, 3 università, in Angola, Etiopia, Kenya, Mozambico, Sud Sudan, Tanzania, Uganda. Pur attrezzata per intervenire anche per emergenze temporanee e calamità, Medici con l´Africa Cuamm ha scelto, da sempre, di impegnarsi in progetti a lungo termine, in un´ottica di sviluppo e non di puro "pronto soccorso", per far crescere i Paesi in cui opera sino a garantire servizi di qualità accessibili a tutti. Medici con l´Africa Cuamm ha sede a Padova dove è stata ufficialmente fondata il 3 dicembre del 1950, appunto sessant´anni fa. Da allora, gli "anni lavoro" all´estero dei medici e dei tecnici dell´organizzazione sono stati 4.330, nelle aree più disagiate e complesse del continente africano. Ed è questa continuità di lavoro, questi 4.330 anni a fianco e con l´Africa, a dare il senso più autentico della mostra e rappresentano l´esperienza che si intende far vivere a chi vorrà entrare in quel tunnel, non a caso definito come "esperienziale". L´istallazione, nata da una collaborazione artistica e creativa di Aldo Cibic e di Enrico Bossan, "inghiotte" il visitatore lungo un percorso che va dall´esclusione, dalla negazione del diritto alla salute, alla sua ricerca, fino al desiderato conseguimento: il conforto, la consolazione del ricevere assistenza, cura, formazione. È contemporaneamente l´immersione in una storia di impegno iniziata sessant´anni fa e che non è ancora finita: che ogni minuto si arricchisce di nuove realizzazioni e speranze, ma anche di difficoltà, sconfitte e istanze cui non si è riusciti a corrispondere. Suoni, immagini, video-interviste rendono il visitatore partecipe di un viaggio nel "lavoro che non ha mai fine", quello continuo e silenzioso di chi cerca salute, guarigione, assistenza, protezione e di chi la offre, una guerra combattuta dai medici ai confini del mondo, verso l´ultimo miglio. A emergere, al di fuori e al di là di ogni retorica celebrativa, sono il senso, il valore, la fatica, il quotidiano di un percorso nell´affermazione concreta, tangibile del diritto alla salute per i più svantaggiati: mamme e bambini. Certo quella che si vive è una realtà di guerra: 4,5 milioni di bambini sotto i 5 anni e 265.000 madri muoiono ogni anno in Africa. Sono le cifre di un genocidio. Eppure gran parte di queste morti sono legate alla gravidanza e al parto e potrebbero essere evitate. La possibilità di un futuro per loro è anche quella che Medici con l´Africa Cuamm si impegna ad assicurare a tutte le mamme e a tutti i bambini delle aree in cui opera. Per questo Medici con l´Africa Cuamm lancia, proprio in concomitanza con i suoi sessant´anni di concreta testimonianza sul campo, una grande campagna di raccolta fondi. L´obiettivo, ambizioso ma realizzabile con l´aiuto di tutti, è di assicurare gratuitamente parti assistiti in condizioni normali, ma anche complicate, garantendo tutti i servizi sanitari di base legati alla sopravvivenza della mamma e del bambino compreso il parto cesareo, se necessario. Cosa banale per il nostro mondo, ma ancora un miraggio per gran parte dell´Africa. Ma è un miraggio a portata di mano, come invitano a pensare i dolci sorrisi dei bambini e delle mamme che accompagnano il visitatore verso l´uscita dal tunnel di luce. Mamme come quelle della etnia karimojong che hanno voluto preservare il tunnel di luce con un recinto di rami intrecciati da loro. È un simbolo della difesa necessaria, vigile, attenta, del diritto alla salute per tutti, continuamente minacciato. |
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BOLZANO: NEI FINESETTIMANA DI NOVEMBRE VISITE GUIDATE AL MUSEO ARCHEOLOGICO
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Anche per il mese di novembre, ogni fine settimana il Museo Archeologico dell’Alto Adige a Bolzano propone visite guidate a cadenza regolare pensate apposta per le famiglie. Le guide sono dedicate all’esposizione permanente del museo ed i partecipanti potranno di volta in volta concordare il percorso preferito. Le visite guidate sono proposte in lingua italiana o tedesca. Programma speciale per i bambini. Le visite guidate per famiglie si tengono tutti i sabati e le domeniche e durano circa un’ora e 15 minuti. L’appuntamento è il sabato alle ore 14.30 e la domenica alle 10:30 con le guide in tedesco; quelle in italiano si svolgono invece alle ore 15.00 sia il sabato che la domenica. L’iscrizione può essere fatta direttamente alla cassa del museo e costa 2,50 Euro oltre il prezzo del biglietto d’ingresso. Il numero di partecipanti è limitato a 20 persone alla volta. Per i bambini sono previste delle attività pratiche, per i genitori la possibilità di approfondire i contenuti del museo. Un’opportunità per entrambi di vivere un’esperienza al museo insieme. Per informazioni è possibile chiamare il Museo Archeologico al numero di tel. 0471 320100, via Museo 43, a Bolzano web http://www.Iceman.it/ , email museo@iceman.It |
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PIEVE DI SOLIGO: NEL PAESAGGIO. IL SECONDO NOVECENTO TRA VENEZIA E LE DOLOMITI - SPRINGOLO, DE PISIS, CADORIN, BARBISAN, PIZZINATO, MUSIC, ZIGAINA - 21 NOVEMBRE 2010 / 27 FEBBRAIO 2011
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Seconda puntata della quadriennale ricerca sulla pittura di paesaggio nel Veneto, di Laguna e di Terraferma, che Dino Marangon sta portando avanti per conto di Euromobil e del Comune di Pieve di Soligo. Questo nuovo capitolo dell´indagine sfocia, dal 21 novembre al 27 febbraio, in una ampia rassegna ospitata da Villa Brandolini a Pieve di Soligo, nel cuore delle colline trevigiane del Prosecco. Un luogo paesaggisticamente emblematico, quindi, per ospitare una mostra che indaga, questa volta sul versante più specificatamente figurativo, quel connubio, incontro-scontro tra l´arte e il paesaggio in artisti legati per residenza, attività, ispirazione al particolarissimo territorio che dalle Alpi discende alla Laguna veneziana. Non un luogo qualsiasi, quindi, ma un territorio italiano che, grazie anche alla Biennale, è punto di incontro privilegiato, sul mondo e con il mondo. Lo scorso anno, sempre a Villa Brandolini, Oltre il paesaggio puntava ad esemplificare il paesaggio interiore, sublimazione e superamento di quello reale. Nel paesaggio - questo il titolo del nuovo appuntamento espositivo - indaga invece "le diverse ipotesi creative e le molteplici indagini contemporaneamente sviluppatesi proprio a partire da un più ravvisabile rapporto con il mondo fenomenico concepito come spunto e occasione di sempre nuove e diverse possibilità di invenzione e di interpretazione". Cento opere, molte inedite e con importanti prestiti da Ca´ Pesaro e dall´Accademia dei Concordi, per documentare l´intrecciarsi di differenti filoni creativi, il formarsi ed evolversi di universi linguistici e spunti immaginativi nuovi, talvolta sotterraneamente collegati alla grande pittura di tradizione. Fermenti che contagiano anche Maestri dalla personalità consolidata, come evidenzia il rarefarsi della pittura di Filippo De Pisis, mentre Guido Cadorin rende magici i colori, le luci artificiali, la modernità di Venezia e Giuseppe Cesetti sperimenta nuove e più trasognate variazioni coloristiche. Per parte sua Nino Springolo penetra con sempre maggior lucidità la poesia del comune vivere quotidiano, mentre Pio Semeghini viene ulteriormente distillando le proprie immagini, quasi esplorando la loro fatica ad apparire. Fedeli allo spontaneo mito delle atmosfere locali, artisti dotati di grandi qualità pittoriche e disegnative come Fioravante Seibezzi, Luigi Scarpa Croce, Eugenio da Venezia, Neno Mori, Carlo Dalla Zorza e i loro amici Marco Novati, Eugenio Varagnolo, Mario Vellani Marchi, Gigi Candiani, pur senza sconvolgere il loro ormai consolidato universo creativo, sanno variarlo e arricchirlo, mentre, quasi a reagire alla loro mobilissima e raffinata pittura di tocco, Giorgio Valenzin, Remigio Butera, Girolamo De Stefani, Aldo Bergamini, Guido Carrer e Mario Dinon, vanno enucleando visioni più segreta e ferma espressività. Se per questi pittori sarà soprattutto Venezia con le sue lagune a costituire il riferimento più frequente, per altri artisti di grande sensibilità e raffinatezza come Orazio Celeghin, Luigi Cobianco, Juti Ravenna, saranno soprattutto Treviso, le sue strade, le sue abitazioni, i suoi giardini, unitamente all´ampio corollario delle sue campagne, dei suoi fiumi e dei suoi colli a offrire lo spunto per le loro equilibrate ricerche cromatiche e formali, ricerche che troveranno magistrale espressione anche nelle acutissime indagini grafiche e pittoriche di Giovanni Barbisan e di Lino Bianchi Barriviera. Un capitolo a parte meriterebbe poi un´indagine sui pittori legati alle proprie origini montanare: ci si dovrà limitare a documentare la dura consapevolezza esistenziale dei paesaggi di Fiorenzo Tomea, le robuste cadenze consapevolmente popolaresche e vernacole di Davide Orler, il sapido naturalismo di Luigi Cillo. Venezia è officina dell´arte che assorbe personalità di diversa tradizione. Quella ebraica di Giorgio Valenzin, o l´armena di Leone Minassian o quella dei confini orientali di Zoran Music. Il nuovo, di impronta internazionale, permea l´opera di Bruno Saetti quanto le liriche marine di Gastone Freddo o le tele di Armando Pizzinato, protagonista del Fronte Nuovo delle Arti. Giuseppe Zigaina intanto dilata le proprie sintesi paesistiche in emblematiche visioni del mondo, emergenti dalla profondità del ricordo, dagli infiniti meandri della psiche. Riallacciandosi alle gloriose esperienze dei capesarini, nuove generazioni di artisti, intraprendono nuove articolate ricerche: Renato Borsato, Giorgio Dario Paolucci, Alberto Gianquinto, Saverio Barbaro, Corrado Balest, ciascuno con una propria cifra e linguaggio. A testimoniare come il paesaggio, lungi dall´essere un "genere" superato, continui ad essere luogo di ricerca e di confronto privilegiato. Realizzata nell´ambito Paesagire (tutta una serie di convegni, iniziative e incontri sui più diversi aspetti del paesaggio promossi dall´assessorato alla Cultura del Comune di Pieve di Soligo) Nel Paesaggio si propone quindi all´attenzione di chi voglia riflettere su questa essenziale tematica la cui conoscenza appare per molti aspetti indispensabile ad una fruizione più creativa, felice e consapevole dell´ambiente e del territorio. Nel Paesaggio Pieve di Soligo (Treviso), Villa Brandolini centro culturale F.fabbri - Solighetto (piazza Libertà 7), 21 novembre 2010 - 27 febbraio 2011. Mostra promossa dal Comune di Pieve di Soligo - Assessorato alla Cultura, dalla Regione Veneto e dal Gruppo Euromobil, con la collaborazione della Galleria Internazionale d´Arte Moderna di Ca´ Pesaro - Venezia. A cura di Dino Marangon. Catalogo edizioni Antia per Euromobil, a cura di Dino Marangon, con interventi di Michele Beraldo e Franca Bizzotto. Informazioni e prenotazioni: 0438985335 |
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MILANO (GALLERIA EUSTACHI - VIA EUSTACHI 33): MOSTRA DI ALESSANDRA ARECCO – 6/18 NOVEMBRE
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Mostra di 36 acquerelli alle pareti e moltissimi altri nelle cartelle. Qui non prevalgono le figure a cui la pittrice ci aveva abituato, ma è trattato principalmente il mondo della natura: Paesaggi, nature morte, gatti, fiori. I paesaggi spaziano dal bosco alle cascate, al mare ed alle grotte, ma questo viaggio attraverso differenti aspetti del mondo visibile in realtà è un passaggio verso il mondo interiore fatto di luci ed ombre proprio come quello reale, ma più sorprendente e magico. I contorni sono più sfumati, ottenuti attraverso l´esecuzione "bagnato su bagnato" e tra i colori si nota spesso il violetto che vena alcuni soggetti della lieve malinconia del ricordo. Sono presenti anche le figure, pochi nudi ed alcuni personaggi presi dalla vita quali i musicisti o le due persone che sguazzano nell´acqua dopo un violento temporale estivo. I gatti, rappresentati in momenti di riposo o di vigile attenzione, raffigurano gli animali che vivono con la pittrice e che quindi fanno parte del suo mondo affettivo |
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A TUTTA NATURA!
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Il 6 novembre - natura, animali e storia al Parco Naturale Regionale Monti Simbruini (Lazio) Visita All´area Faunistica Del Cervo Dal piccolo borgo di Camerata Nuova, percorrendo un sentiero ricco di aspetti naturalistici e storici, si raggiunge l´area faunistica del cervo in località Prataglia nel comune di Cervara di Roma. Dimostrazione tecniche di monitoraggio e radiotelemetria. Appuntamento alle ore 8.30 presso il Centro Visita. Difficoltà: medio/alta. Abbigliamento comodo. Info e prenotazioni: Ufficio Comunicazione e Promozione del Parco - Tel. 0774 827221 - e-mail: s.Zaccaria@simbruini.it (dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle ore 14.00). Altre info sul Parco dei Monti Simbruini http://www.Parks.it/parco.monti.simbruini Il 6 novembre - l´evoluzione del paesaggio al Parco Naturale Regionale Valle del Treja (Lazio) La Geodiversita´ Della Valle Del Treja Ricostruiamo l´evoluzione del paesaggio attraverso la ricerca delle testimonianze geologiche lungo i sentieri del Parco. Appuntamento alle ore 9.30 di fronte alla sede del Parco in via Roma 1, Mazzano Romano (Rm). Difficoltà: medio-alta. Abbigliamento: sportivo da trekking. Accessibilità: bambini in età scolare. Passeggini: no. Informazioni e prenotazioni: Ufficio Parco - Tel. 069049295 (dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 14.00). Altre info sul Parco Valle del Treja http://www.Parks.it/parco.valle.treja Il 7 novembre - birdwatching al Parco Regionale dei Laghi di Suviana e Brasimone (Emilia-romagna) La Grande Migrazione Ritrovo alle ore 10.00 al Museo del Bosco di Poranceto (Bo). Si consiglia di portare i binocoli. Costo: Euro 10,00 per gli adulti e Euro 5,00 per i minori di 14 anni. Evento organizzato dalla Cooperativa Madreselva con il patrocinio del Parco dei Laghi. Prenotazione obbligatoria telefonando al 0534/46712, via mail promozione.Parcodeilaghi@cosea.bo.it oppure info@coopmadreselva.It Altre info sul Parco dei Laghi di Suviana e Brasimone http://www.Parks.it/parco.suviana.brasimone Il 7 novembre - passeggiata naturalistica alle Aree Protette della Provincia di Arezzo (Toscana) Escursioni In Alta Frequenza - Cartoline Dal Chianti Aretino Passeggiata naturalistica tra gli incantevoli scenari delle colline del Valdarno, con visita all´arboreto ottocentesco di Villa Gaeta. Presso l´Anpil Arboreto Monumentale di Moncioni. Ritrovo alle ore 9.00 a Moncioni (Ar). Informazioni e prenotazioni: Ass.ne "Il Viottolo" - Tel. 338 8793918 - e-mail: ilviottolo@tin.It Altre info sulle Aree Protette della Provincia di Arezzo http://www.Parks.it/parchi.arezzo Il 7 novembre - frutti, fiori, bacche, terre... Al Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone (Lombardia) Colori In Natura Breve escursione alla ricerca di frutti, fiori, bacche, terre... Per colorare. Con i materiali raccolti si preparano i colori naturali e si... Colora! Ritrovo a Montevecchia, presso il Centro Parco Ca´ Soldato, alle ore 9.00. Per partecipare alle visite guidate occorre versare un contributo di 3 Euro (bambini gratis) e prenotarsi telefonando al venerdì sera a Ca´ Soldato o inviando una e-mail. Per informazioni è possibile telefonare il venerdì sera dalle ore 21.00 alle ore 22.30 presso il Centro Parco Ca´ Soldato allo 039/5311275 o scrivere un´e-mail all´indirizzo gev.Curone@libero.it Altre info sul Parco di Montevecchia http://www.Parks.it/parco.montevecchia Il 7 novembre - passeggiata e pranzo autunnale al Parco Naturale Regionale del Beigua (Liguria) Colori, Profumi E Sapori Dell´autunno Una giornata alla scoperta dell´autunno, camminando tra castagni, betulle, agrifogli e faggi immersi nello spettacolare e silenzioso paesaggio autunnale percorrendo il sentiero che da Palo conduce ad Alberola. Pranzo tipico autunnale (facoltativo a pagamento) presso il Ristorante "Monte Cucco" ad Alberola. Ritrovo alle ore 9.30 presso Piazza Posteggio Palo (Sassello - Sv). Difficoltà: escursione facile. Durata iniziativa: giornata intera. Costo escursione: 5,50 Euro. Prenotazione obbligatoria entro e non oltre le ore 17.00 del giovedì precedente l´escursione agli Uffici del Parco: Tel. 010/8590300 - Fax 010/8590064 - E-mail: Ceparcobeigua@parcobeigua.it - Cellulare Guida: 393/9896251 (sabato e domenica). Altre info sul Parco del Beigua http://www.Parks.it/parco.beigua Il 7 novembre - leggende, tradizioni, usi... Al Parco Naturale della Collina Torinese (Piemonte) Un Tempo... Gli Alberi Leggende, tradizioni, usi si intrecciano con la vita degli alberi che popolano i boschi della Collina. Una breve passeggiata tra querce, castagni, ciliegi e il faggio, ultimo sopravvissuto alle glaciazioni che ci racconta la sua storia lunga millenni. Rivolto a terza età o comunque adulti. Appuntamento presso il Centro Visite del Parco Naturale della Collina Torinese e i boschi del Parco dalle ore 15.30. Quota: Prezzo intero Euro 8,00 adulti, Euro 5,00 bambini da 10 a 14 anni; Tessera Caleidoscopio Euro 6,50 adulti, Euro 4,00 bambini da 10 a 14 anni. Handicap fisico: non adatta; psichico: adatta; relazionale: adatta. Prenotazione obbligatoria. Per informazioni e prenotazioni: Centro Visite del Parco Naturale della Collina Torinese - Tel./fax 011/8903667 - E-mail: cvparcosuperga@artefatto.Com Altre info sul Parco della Collina Torinese http://www.Parks.it/parco.collina.torinese Il 7 novembre - alla scoperta del Parco del Monte Subasio (Umbria) Passeggiata Tra Arte E Natura Passeggiata tra arte e natura nel Parco Regionale del Monte Subasio con la partecipazione del Professor Ivo Picchiarelli, docente di Storia e Filosofia, esperto di cultura e tradizioni popolari. Per info: Associazione Ginestrelle - Tel. 075/802336 - cell. 338/8134078 - E-mail: marina.Merli@alice.it Altre info sul Parco del Monte Subasio http://www.Parks.it/parco.monte.subasio Il 7 novembre - trekking al Parco dell´Etna (Sicilia) Itinerario: Pirao - Monte Spagnolo Nell´ambito del programma di escursioni guidate domenicali organizzate dall´Ente Parco dell´Etna "Parco Trekking 2010", appuntamento domenica 7 novembre a Randazzo (Ct), in piazza Loreto, alle ore 9.00. Percorso facile della durata di 6 ore. Le prenotazioni dovranno essere fatte presso gli Uffici del Parco, telefonando al numero 095/821240 - 821245 il venerdì precedente l´escursione (dalle ore 9.00 alle ore 12.00). Altre info sul Parco dell´Etna http://www.Parks.it/parco.etna Il 7 novembre - piacevole percorso al Parco Naturale Regionale dell´Antola (Liguria) Panorami Sull´alta Via Dell´antola Dalla Cappella di San Fermo, che sorge in splendida posizione panoramica a 1176m di quota, si percorre un piacevole percorso che conduce alla vetta del M. Buio (1400m) lungo la cosiddetta Alta Via dell´Antola. La sua ampia cima erbosa domina le valli Vobbia, Brevenna e Borbera e dalla croce che si erge sulla sommità la vista spazia dal mare all´arco alpino. Rientro lungo un percorso ad anello (tempo di percorrenza complessivo: 2h 30´ ca., dislivello in salita: 230m) e possibilità di sostare per il pranzo (al sacco) presso l´area di sosta di San Fermo. Durata: mezza giornata (mattino). Ritrovo al Valico di San Fermo (Alta Val Vobbia). Per ulteriori informazioni, contattare l´Ente Parco: Tel. 010/944175 - Email: info@parcoantola.It Altre info sul Parco dell´Antola http://www.Parks.it/parco.antola |
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ROMA (MUSEO FONDAZIONE ROMA): IL TEATRO ALLA MODA - DAL 5 NOVEMBRE 2010 |
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La Moda è una componente centrale della cultura contemporanea e nell’ambito delle sempre più frequenti e reciproche contaminazioni tra Moda e Arte, un nuovo eccezionale evento espositivo, intitolato Il Teatro alla Moda. Costume di scena. Grandi Stilisti, sarà alla ribalta a Roma, riunendo per la prima volta le creazioni dei più grandi stilisti italiani, nostra eccellenza nel mondo, per il Teatro, l’Opera e la Danza. Cento costumi originali, insieme a bozzetti, figurini e a rari documentari video dei relativi spettacoli, saranno allestiti negli spazi del Museo della Fondazione Roma, in via del Corso, dal 5 novembre al 5 dicembre 2010. Sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica Italiana, la mostra è promossa da Altaroma, dalla Fondazione Roma e dai Musei Mazzucchelli di Brescia, è prodotta e organizzata con Arthemisia Group, e vede così attuarsi una partnership inedita tra mondo dell’arte e della moda. La mostra vanta il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Ministero del Turismo, della Provincia di Roma e dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero; vanta inoltre il premio di Alta Rappresentanza della Presidenza della Camera dei Deputati, il contributo di Regione Lazio, Assessorato alla Cultura, Arte e Sport, il supporto dell’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione di Roma Capitale e la collaborazione della Fondazione Cinema per Roma e della Fondazione Musica per Roma. Main sponsor a sostegno dell’iniziativa è Barclays Wealth, che insieme agli sponsor American Express, Enel, Fpc Partners Llp, e agli sponsor tecnici Fnac e Samsung, ha reso possibile questo straordinario evento nella città di Roma. La serata inaugurale sarà inoltre un evento charity grazie al coinvolgimento di Agenda Sant’egidio, un’Associazione senza scopo di lucro che ha come finalità promuovere e favorire il sostegno di tutte le attività contro la povertà e l’assistenza promosse dalla Comunità di Sant’egidio. Infatti una quota dell’importo dei biglietti d’ingresso alla mostra sarà devoluta all’Associazione. A cura di Massimiliano Capella, la mostra Il Teatro alla Moda è l’occasione per ammirare abiti e costumi realizzati per famosissime rappresentazioni teatrali, operistiche e coreutiche, da alcuni tra i più importanti stilisti italiani, quali Gianni Versace, Roberto Capucci, Emanuel Ungaro, Fendi, Missoni, Giorgio Armani, Antonio Marras, Romeo Gigli, Alberta Ferretti, Valentino, Enrico Coveri. Attraverso un’accurata selezione delle loro creazioni, provenienti da prestigiose collezioni teatrali (Teatro alla Scala e Piccolo Teatro di Milano, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Regio di Parma, Teatro San Carlo di Napoli, National Opera di Washington Dc), oltre che dalle Maison coinvolte e dalle collezioni di attori e cantanti, si ripercorre uno dei momenti più glamour del teatro internazionale moderno e si intende valorizzare l’indiscussa qualità artistica del Made in Italy. Il titolo è un omaggio al testo “Il Teatro alla Moda” di Benedetto Marcello; trattazione nella forma di saporito commento umoristico del teatro lirico, apparso in prima edizione nel 1720. Si dovrà attendere tuttavia il Xx secolo per assistere all’intreccio tra “mondi” diversi; oltrepassando la settorialità delle discipline a favore della condivisione delle arti: dalla pittura alla scultura, dall’architettura al design, dal gesto teatrale al canto e alla danza. Il teatro rappresenta uno dei luoghi privilegiati di questa rivoluzione linguistica e, proprio sul palcoscenico, gli artisti hanno trovato spazio per esprimere la loro fantasia più libera, al servizio di regie, scene e costumi innovativi. Anche l’alta moda, entra nel “luogo teatro” e vi accede già nell’Ottocento con Worth, Poiret e, soprattutto, nel 1924 quando Coco Chanel, su invito di Sergej Pavlovich Diaghilev (1872-1929), disegna i costumi per Le Train Bleu, di Cocteau. Dopo questo importante debutto, nel corso del Xx secolo, l’affascinante liason tra Moda e Teatro si rafforza. A partire dai primi anni Ottanta nei cartelloni delle più prestigiose compagnie d’opera e balletto compaiono i nomi dei maggiori stilisti italiani le cui straordinarie creazioni si possono oggi ammirare nel percorso dell’esposizione romana, divisa in otto sezioni. La Mostra Prima Sezione: Moda, Teatro e Grandi interpreti Dagli anni Ottanta del Novecento i grandi nomi della moda italiana si uniscono a quelli di registi, scenografi e, soprattutto, ai grandi interpreti internazionali del teatro: Luciano Pavarotti, Montserrat Caballè, Katia Ricciarelli, Cecilia Gasdia, Luciana Savignano, Carla Fracci, Kiri te Kanawa, Teresa Stratas, Raina Kabaivanska, Luciana Serra, Lucia Aliberti, Sesto Bruscantini. Ogni volta che un creatore di moda si avvicina al teatro vi imprime il proprio marchio di unicità, andando oltre la ricostruzione filologica propria di un vero costumista. Lo stilista impone la propria griffe e si parla dunque de Il Flauto Magico di Gigli, della Lucia di Lammermoor di Missoni, del Capriccio e della Salomè di Versace, del Così fan Tutte di Armani. In questa sezione si possono ammirare alcuni importanti esempi usciti dall’atelier di Gianni Versace tra cui spiccano, per il Capriccio di Strauss (in scena a San Francisco, all’Opera House, e a Londra, al Royal Opera House, nel 1990), l’abito creato per Dame Kiri te Kanava interprete della Contessa, interamente ricamato con cristalli policromi che formano motivi geometrici ispirati alle grafiche di Sonia Delaunay; e l’abito ricamato per la ballerina Luciana Savignano interprete di Eva Peron nel Patrice Chéreau, devenu danceur, règle la rencontre de Michima e Eva Péron di Béjart, presentato al Théatre de la Monnaie di Bruxelles nel 1988. Si trovano qui esposti anche i costumi realizzati da Genny per la Ricciarelli, da Capucci per la Kabaivanska, da Missoni per Pavarotti e di Fendi per la Gasdia. Seconda Sezione: Fendi. L’opera in Pelliccia La seconda sezione della mostra è interamente dedicata all’amore delle sorelle Fendi per l’opera lirica. L’opera si mette in pelliccia: costumi con inserti di pelliccia, manicotti, mantelle; tutta l’eleganza delle Fendi viene esibita in numerose produzioni, da Verdi a Puccini, da Mozart a Bizet, con una continuità che non ha eguali. Uno dei vertici teatrali è rappresentato dal manto in pelliccia rosa color cipria, qui esposto, realizzato nel 1984 e indossato da Raina Kabaivanska per la Traviata di Mauro Bolognini, con i costumi di Piero Tosi, allo Sferisterio di Macerata. L’impegno operistico più articolato di Fendi è però rappresentato dai sessantatre costumi (di cui tre esempi in mostra) realizzati per Carmen di Bizet all’Arena di Verona nel 1986, con la regia di Pier Luigi Pizzi, in una rilettura di forte impatto cromatico, essenziale e moderna. Una storia dove tutto è danza, passione, movimento e colore, una storia di vita povera e libera, dove i costumi di Fendi creano una sorprendente modernità: jeans con inserti di pelliccia in una esplosione di colori mischiati. Terza Sezione: Missoni. Dalle nebbie di Scozia alla luce di Africa I Missoni si presentano nel 1983 al grande pubblico del Teatro alla Scala con 120 costumi disegnati per Lucia di Lammermoor di Donizetti, con regia di Pizzi. Sette di questi abiti sono esposti in mostra e rivelano una suggestiva fusione delle linee e dei materiali impiegati per i modelli con la musica e la storia dell’opera, tratta da Walter Scott, ambientata tra le nebbie di Scozia. D’altra parte, nelle esperienze teatrali, i Missoni rispettano sempre la loro essenza creativa. E così avviene nell’happening Africa di Missoni, ideato per Italia ’90. Ne possiamo ammirare i costumi in cui righe, zig-zag, geometrie primitive, espliciti riferimenti alla cultura Masai, Mali, Atuna, Dogon, Chad, Senufo, Bantù, si intrecciano a simboli artistici più colti, ispirati a Klee e alla cultura metafisica. Quarta Sezione: Roberto Capucci e le primedonne del belcanto La sezione illustra l’attività teatrale di Roberto Capucci che nel 1986 debutta sulla scena operistica dell’Arena di Verona, con i suoi 500 metri di taffetas bianco, argento e ghiaccio, utilizzati per i 12 costumi delle vestali in sfilata solenne sulle note di Casta Diva, un omaggio a Maria Callas. La teatralità delle creazioni di Capucci diventa segno imprescindibile delle primedonne del belcanto che indossano i suoi abiti in occasione di importanti recital. Abiti plasmati sul carattere delle interpreti, sul loro repertorio e sui loro atteggiamenti in scena: l’eleganza dell’attrice-cantante Kabaivanska, la soavità della purezza vocale della Ricciarelli, l’aerea leggerezza della Bonfadelli e la solennità della tragedienne Antonacci. Nel 2002 vengono presentati al Teatro San Carlo di Napoli due costumi realizzati per un nuovo Capriccio di Strauss, con le scene di Arnaldo Pomodoro. June Anderson indossa nel primo atto un costume in taffetas plissé in nove toni di rosso e nel secondo atto un costume-manto in taffetas e lamé in nove sfumature dal giallo, al beige, all´oro. È questo uno dei rari casi in cui moda, teatro, arte e musica si fondono magistralmente e naturalmente viene messa in scena la capacità espressiva e comunicativa dell’abito-costume che, attraverso l’eloquenza delle stoffe, descrive un carattere, suggerisce e costruisce un personaggio femminile capace di essere unico. Quinta Sezione: Armani Il primo impegno di Giorgio Armani come costumista teatrale risale al 1980. Per Janis Martin in Erwartung di Schönberg al Teatro alla Scala, disegna un abito-tunica bianco, segno luminoso in una scena buia e spoglia. Negli impegni teatrali successivi lo stilista lavora come puro creatore di moda, con adattamenti cromatici dei suoi abiti alle scene. Segni della sua produzione si trovano nell’Elektra di Richard Strauss per il Teatro alla Scala nel 1994, in Les Contes D´hoffmann di Offenbach sempre per la Scala nel 1995, nel Rigoletto di Verdi alla Los Angeles Opera nel 2000 con la regia del cineasta Bruce Beresford e, soprattutto, nel Così fan Tutte di Mozart, presentata il 18 gennaio 1995 alla Royal Opera House Covent Garden di Londra e il mese seguente a Roma. La produzione teatrale di Armani trova tuttavia il suo terreno d’elezione nella danza e nel musical com’è ben dimostrato dai costumi per Bernstein Dances di Neumeier, per Tosca Amore Disperato (2003) di Lucio Dalla, liberamente ispirata all´opera di Giacomo Puccini, e soprattutto dalla spettacolare Bata de Cola indossata da Joaquin Cortes in Joaquin Cortes Show (2002), mai esposta in Italia prima d’ora. Sesta Sezione: Marras da Sogno Le suggestioni, il mistero e la magia del teatro shakespeariano inducono Antonio Marras a creare nel 2008 i costumi, qui esposti, per il Sogno di una notte di mezza estate, allestito al Piccolo Teatro di Milano con la regia di Luca Ronconi e le scene di Margherita Palli. La storia, intrisa di libertà e fantasia, dell’amore di Titania e Oberon, di Elena, Lisandro, Ermia e Demetrio, viene trasposta da Ronconi in una sorta di scenario urbano, un bosco-città, una foresta incantata, dove i costumi dello stilista sollecitano il mondo visionario del testo, alternano il tulle oscuro delle fate e la garza bianca stropicciata dei quattro amanti, divise eleganti e, per gli elfi, un look stile vittoriano-dark. Settima Sezione: Il Made in Italy diventa teatro A partire dalla metà degli anni Novanta, accanto a stilisti che mantengono una continuità nell’impegno teatrale, si registrano apparizioni solitarie, ma sorprendenti, come nel caso di Romeo Gigli che disegna nel 1995 i costumi per Die Zauberflöte di Mozart al Teatro Regio di Parma, esposti in questa sezione; in un gioco di intrecci tra colori, fogge surreali, con riferimenti al passato e a un’idea di futuro, lo stilista mette in risalto il tema della trasformazione dello spirito umano, amplificato dal movimento dei danzatori e dalla voce umana. Nel segno di Carmen è l’esperienza teatrale di Alberta Ferretti che nel 2001 disegna 490 costumi di scena (di cui cinque magnifici esempi in mostra) per l’opera di Bizet alle terme di Caracalla a Roma, dove reinventa una Spagna essenziale, tutta giocata sui colori bianco, rosso e nero. Il clima degli anni Venti del Novecento, con riferimenti all’art déco, alla cultura del jazz e del charleston, è rievocato invece nei costumi di Enrico Coveri per i protagonisti di Il Grande Gatsby, andato in scena nel 2000 al Teatro alla Scala e, soprattutto, nei costumi creati da Valentino per l’opera contemporanea in due atti The Dream of Valentino, presentata nel 1994 in prima mondiale al Kennedy Center di Washington Dc. La storia di Rodolfo Valentino viene ripercorsa nella sua fase americana, tra il 1913 e il 1926, con creazioni che spaziano dalla rievocazione settecentesca per i costumi à la française di Monsieur Beaucaire, al modello da gaucho per la citazione del film Sangue e Arena, ai modelli femminili che rimandano alle linee e alle decorazioni tipiche degli anni Venti. Ottava Sezione: Versace Teatro “Il teatro è il mio vero amore...” così affermava Gianni Versace parlando della sua passione per l’opera e per la danza. Il teatro per la maison Versace è un impegno continuo, con la creazione di costumi che esprimono pienamente il trionfo del suo gusto barocco, in un’accezione di pura teatralità seicentesca. Lo sguardo di Versace si apre ad una libertà totale di inventiva e la collaborazione con Maurice Béjart, Bob Wilson, Roland Petit, John Cox, William Forsythe e Twyla Tharp gli offre la possibilità di reinventare il passato coniugandolo con il presente. Si trovano qui riuniti capolavori assoluti, dai costumi per il balletto Josephlegende di Richard Strauss, in scena al Teatro alla Scala nel 1982, a quelli per il Don Pasquale di Gaetano Donizetti del 1984; anno in cui incontra anche il coreografo Maurice Béjart e realizza i costumi del balletto Dionysos. E soprattutto quelli creati nel 1987 per Salomé di Strauss, messa in scena da Bob Wilson al Teatro alla Scala di Milano, in cui raggiunge uno dei suoi vertici creativi: velluto, taffetas e crêpe de chine di seta, organza, raso, cordoni di fili di seta, con un chiaro omaggio a Elsa Schiaparelli, nelle fogge anni Quaranta, e a Roberto Capucci per le maniche a scatola. La regia sdoppiò i personaggi su due piani, i cantanti con modelli altamente scenografici, e i mimi e i ballerini, rivestiti da strutture che sintetizzavano lo spirito del costume principale. Gli impegni per il teatro diventano per Versace sempre più numerosi; lavora moltissimo con Béjart, ma anche con Roland Petit e l’American Ballet Theatre. L’intreccio tra arte e moda raggiunge l’apice nel 1989 nelle invenzioni per Doktor Faustus, presentato al Teatro alla Scala con la regia di Bob Wilson: intreccio di combinazioni cromatiche e libertà informali delle linee, abiti e copricapi sculture, con segni grafici arditi, netti, ispirati alle invenzioni di Mirò. Ogni sezione è corredata da un video con immagini tratte dalle principali rappresentazioni teatrali, in cui i costumi ideati dagli stilisti si possono vedere indossati dagli interpreti, godendo così a pieno della bellezza e dell’arte di queste creazioni nel contesto per cui sono nate |
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