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VENERDI
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Notiziario Marketpress di
Venerdì 04 Febbraio 2011 |
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IL CASTELLO DI RIVOLI ORGANIZZA E PROPONE LA PRIMA RETROSPETTIVA IN UN MUSEO EUROPEO DELL’ARTISTA AMERICANO JOHN MCCRACKEN (BERKELEY, CALIFORNIA, 1934. VIVE E LAVORA A SANTA FE, NUOVO MESSICO) |
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Tra i maggiori esponenti storici del Minimalismo americano insieme a Donald Judd, Carl Andre, Dan Flavin e altri, John Mccracken vede l’arte come mezzo per una esperienza contemplativa spirituale alta e misteriosa, e i suoi lavori come prototipi di un mondo a venire in cui regna assoluta bellezza. Convinto che l’arte, risvegliando la conoscenza e arricchendo le nostre vite, possa dare forma ai misteri della vita e alle leggi insondabili dell’universo, Mccracken, attraverso l’unicità della sua visione artistica, rivela la vera complessità di quello che genericamente chiamiamo Minimalismo. L’artista è divenuto noto per ciò che egli definisce “blocchi, lastre, colonne, assi. Belle forme basilari, forme neutre.” Il punto di partenza per tali “forme neutre” è l’oggetto minimalista o la struttura primaria come il cubo o la tavola. Eseguite in legno compensato e successivamente ricoperte di fibra di vetro e resina di poliestere, declinate in colori vividi, le forme neutre si trasformano in un oggetto che coniuga le tendenze anti-illusionistiche del Minimalismo con i colori dell’industria automobilistica e con l’idea di uno spazio mentale e immateriale. Noto soprattutto per le proprie sculture, Mccracken in seguito evolve il proprio lavoro a partire dai dipinti della serie Mandala degli anni Settanta, opere che hanno portato la critica a confrontarsi in modo inedito con la sua produzione artistica. L’opera di Mccracken può essere oggi analizzata in un’ottica nella quale le categorie dell’arte minimale vengono rivisitate per lasciar spazio a nuovi campi concettuali, ad esempio l’incontro con ciò che l’artista chiama “la presenza” e la speculazione teorica sullo spazio. Il lavoro dell’artista americano negli ultimi anni è apparso in molte rassegne collettive non legate alla corrente del Minimalismo ma dedicate bensì ai temi più svariati: dallo psichedelico alla vita extraterrestre o ai rapporti tra arte e design. La retrospettiva di Mccracken al Castello di Rivoli, realizzata con il contributo della Fondazione Crt, è sviluppata in stretta collaborazione con l’artista e presenta circa sessanta lavori storici a partire dalle prime tele degli anni Sessanta, esposte per la prima volta al pubblico, le sculture bicrome della metà degli anni Sessanta come Theta-two e Mykonos, la prima Plank realizzata dall’artista nel 1966, Red Plank, fino ai dipinti della serie Mandala degli anni Settanta, insieme a lavori più recenti come Wonder e Fair, entrambi del 2010, due sculture realizzate dall’artista appositamente per questa mostra. Curata da Andrea Bellini, co-direttore del Castello di Rivoli e allestita nel grande spazio della Manica Lunga, la mostra segna l’inizio di una serie di retrospettive che il museo dedicherà a figure chiave dell’arte contemporanea. Pubblicato per i tipi di Skira, il catalogo della rassegna, curato da Andrea Bellini e Marianna Vecellio, include nuovi saggi di Andrea Bellini, Alex Farquharson e Marc-olivier Wahler; una nuova intervista realizzata all’artista da Marianna Vecellio e una conversazione su Mccracken tra Daniel Baumann e l’artista John Armleder. Oltre alle immagini dei più importanti lavori creati da Mccracken a partire dagli anni Sessanta, il catalogo presenta una selezione di disegni dai taccuini dell’artista e, per la prima volta, una cronologia dettagliata delle mostre. La pubblicazione include inoltre un’ampia antologia con testi di Brooks Adams, Roger M. Buergel, Dan Cameron, Frances Colpitt, John Coplans, Donna Desalvo, Lucy R. Lippard, Jane Livingstone, Kynaston Mcshine, David Pagel, Peter Plagens, Merle Schipper, Barbara Rose, Harold Rosenberg, Angela Vettese, A. M. Wade, Emily Wassermann, Nicolas Wilder, Eva Wittocx, Adachiara Zevi e dell’artista. John Mccracken nasce a Berkeley, California, il 9 dicembre 1934. Prima di iscriversi al California College of Arts and Crafts (Ccac) a Oakland, dove studia pittura dal 1957 al 1965, lavora come operatore sonar su una nave dragamine militare. Nel 1962, l’artista realizza oggetti scultorei creati dall’assemblaggio di rifiuti e detriti e produce al tempo stesso dipinti a olio su tela, come Cathedral, 1962, Look, 1962, e Bandolier, 1962, che combinano l’elemento geometrico astratto con l’immaginario e la narrazione surrealista e che rivelano il suo interesse verso artisti di matrice modernista quali Stuart Davis e Gordon Onslow Ford, quest’ultimo insegnante al College of Arts and Crafts a Oakland. Nel 1964, partecipa alla sua prima mostra collettiva al Richmond Art Center a Richmond, California, in occasione della quale espone una serie di dipinti e disegni geometrici come Painting 05 del 1963 e Untitled del 1964, che mostrano l’allontanamento dalla narrazione espressionista e anticipano la sintesi formale che affronterà con la riduzione minimalista e la scultura negli anni a venire. Gli elementi grafici dei quadri di questi anni sembrano ridursi e asciugarsi in una serie di segni, frecce, cerchi e croci, accentuati dal contrasto cromatico tra lo sfondo e la traccia in primo piano. Nel 1964 con l’opera a parete in lacca e legno Slate, avviene il passaggio dalla produzione pittorica a quella scultorea e l’avviarsi, da parte dell’artista, a una vasta produzione di opere in lacca e legno e successivamente in fibra di vetro e compensato, dal forte accento cromatico. Nel giugno del 1965, Mccracken tiene la sua prima mostra personale alla Nicholas Wilder Gallery a Los Angeles, dove espone le sculture bicrome in lacca, fibra di vetro e compensato come Le Marquis, 1965, Shogun, 1965 e Theta-one, 1965. Le opere sono blocchi composti da forme basilari e neutre, il colore delle quali diventa materia strutturale. La mostra alla Wilder Gallery mette in evidenza il lavoro di Mccracken e gli vale l’inclusione, l’anno successivo, nella collettiva Five Los Angeles Sculptors, curata da John Coplans presso la Art Gallery University of California, Irvine. In occasione della rassegna l’artista espone Yellow Pyramid e Blue Post and Lintel I, opere del 1965, che esprimono la relazione con il linguaggio e lo spazio architettonico. Il lavoro di Mccracken viene letto – nell’ambito della scuola californiana - accanto a quello di artisti come Larry Bell, Kenneth Price, Tony Delap e David Gray i quali, nonostante non condividano un approccio programmatico comune, si distinguono per una manualità ricercata e la scelta dell’uso di materiali moderni; aspetti che conferiranno loro l’appellativo di Finish Fetish. La bicromia è territorio di passaggio e l’artista avvia, a partire dal 1966, la realizzazione di opere monocrome che riducono il loro impatto nella forza della loro specificità oggettuale. Il punto di partenza per tali “forme neutre” è l’oggetto minimalista o la struttura primaria come il cubo o il parallelepipedo. Eseguite in legno compensato e successivamente ricoperte di fibra di vetro e resina di poliestere declinati in colori vividi, le forme neutre si trasformano in un oggetto che coniuga le tendenze anti-illusioniste dell’arte minimale con i colori dell’industria automobilistica e con l’idea di uno spazio mentale e immateriale. Il 1966 è l’anno della consacrazione minimalista di Mccracken, con la partecipazione dell’artista a mostre di rilievo come Primary Structures, tenutasi al Jewish Museum di New York. In questa occasione il curatore, Kynaston Mcshine, pubblica un’analisi dettagliata del lavoro di Mccracken nel contesto del Minimalismo e della Land Art. Nello stesso anno, si tiene alla Robert Elkon Gallery la prima mostra personale dell’artista a New York, in occasione della quale vengono esposti i Block (Blocchi) e le Slabs (Lastre), oggetti geometrici monocromi come l’opera Violet Block in Two Parts e Brown Block in Three Parts, entrambe del 1966. La riduzione spinge l’artista a sperimentare materiali e forme semplici e a individuare nella Plank (Asse), tavola di compensato o legno appoggiata alla parete, il territorio di coesistenza tra la presenza individuale e definita del corpo scultoreo e lo spazio reale circostante. Nel 1967, Mccracken presenta una serie delle sue Planks alla Robert Elkon Gallery a New York e, successivamente, alla Nicholas Wilder Gallery di Los Angeles. In questi anni il lavoro dell’artista è proposto in grandi retrospettive di arte americana: American Sculpture of the Sixties al Los Angeles County Museum; A New Aesthetic alla Washington Gallery of Modern Art e The Art of The Real: Usa 1948-1968 al Moma di New York. Se fino ad allora l’artista risiede a Venice, in California, a partire dal 1968 si trasferisce a New York dove rimarrà per lunghi periodi fino al 1972, grazie anche all’attività di insegnamento condotta sia presso la School of Visual Art (1968-69) sia presso l’Hunter College (1971-72), entrambe scuole newyorchesi. Il 1969 si apre con la prima mostra personale dell’artista in un museo, presso la Art Gallery of Ontario, Canada. A questa segue la rassegna personale che gli viene dedicata dalla galleria parigina di Ileana Sonnabend. In quel periodo Mccracken si concentra sulla forma dell’asse e sulle sue variazioni: approfondisce la Plank come oggetto seriale, antropomorfizzato, sorta di autoritratto, finestra o sistema di comunicazione con l’alterità, fino a renderla forma simbolica e passaggio verso i Monoliths (Monoliti) degli anni Ottanta. Negli anni Settanta l’artista vede affievolirsi il confronto critico internazionale; le mostre si riducono sensibilmente e si apre un periodo di isolamento creativo, di ricerca privata, scandita anche da un ritorno alla pittura. Mccracken insegna presso la University of Nevada di Reno (1972-73) e successivamente presso quella di Las Vegas (1973-75) ed espone in quegli anni, pur mantenendo un costante rapporto con la galleria newyorchese di Robert Elkon, prevalentemente negli spazi espositivi dei campus universitari. Nel frattempo la sua ricerca sembra abbandonare la spinta riduzionista per abbracciare l’universo espressivo e meno neutro del linguaggio pittorico. Realizza prima una serie di Mandala, oli su tela raffiguranti cerchi concentrici, e quindi una serie di quadri con motivi astratti quali Abritaine, Ophirin entrambi del 1972. In questi, Mccracken esprime la relazione con nuovi oggetti d’indagine come l’infinto e la psichedelia, i linguaggi dei Nativi d’America, l’energia, la spiritualità e la dimensione interiore. L’artista, pur risiedendo in Nevada, spinto da impegni professionali verso la fine degli anni Settanta si reca in California dove avvia, a partire dal 1978, la collaborazione con diverse gallerie anticipando di fatto il proprio rientro definitivo in California negli anni Ottanta. Anche la produzione scultorea è il prodotto di un’osmosi con la pittura: sebbene l’artista produca una serie di sculture monocrome orizzontali a parete, le Planks si colorano di motivi decorativi che spostano l’attenzione dall’idea dell’opera alla sua superficie. Il 1986 è l’anno del rilancio dell’artista presente in due importanti mostre: la Biennale di Venezia e la mostra personale Heroic Stance: The Sculpture of John Mccracken 1965-1986, progetto itinerante organizzato dal P.s.1 e curato da Edward Leffingwell. La fine degli anni Ottanta vede l’artista concentrarsi sulla produzione di una nuova serie di opere scultoree in fibra di vetro e compensato e in acciaio inossidabile: i Monoliths. La nuova serie di opere e le due mostre del 1986 riportano attenzione sull’attività dell’artista a cui vengono dedicate alcune importanti rassegne: nel 1989, Mccracken partecipa alla mostra Geometric Abstraction and Minimalism in America al Solomon R. Guggenheim Museum di New York e una selezione di nuove sculture sono installate alla Galerie Konrad Fischer a Düsseldorf. Nel 1991, le sue opere vengono incluse nella mostra Finish Fetish: L.a.’s Cool School alla University of Southern California, dove la curatrice Francis Colpitt evidenzia le attività del gruppo di Los Angeles. L’anno successivo, Mccracken ha una mostra personale presso la Sonnabend Gallery a New York e, nel 1993, alla L.a. Louver Gallery di Los Angeles. Nel 1994, le nuove sculture dell’artista sono presentate in due mostre personali alla galleria L.a Louver a Venice in California e alla Galerie Art & Public a Ginevra, e l’anno successivo alla Hochschule für Angewandte Kunst a Vienna. Nel 1995 una selezione di nuove sculture è presentata in Painting Outside Painting: 44th Biennial Exhibition of American Painting alla Corcoran Gallery of Art a Washington, D.c. Nel 1997, la Lisson Gallery di Londra apre una grande mostra personale di lavori dal 1965 al 1990, e David Zwirner di New York inaugura John Mccracken: Sculture, progetto analogo che raccoglie opere storiche dell’artista. Lo stesso anno le opere dell’artista sono esposte nell’ambito di Sunshine e Noir: Art in L.a. 1960-1997, mostra itinerante organizzata dal Louisiana Museum of Modern Art a Humlebaek, Danimarca e presentata anche al Castello di Rivoli nel 1998. Mccracken partecipa inoltre a View from Abroad: European Perspectives on American Art; 3 American Realities, curata da Adam D. Weinberg e Nicholas Serota al Whitney Museum of American Art. Nel 1998, la galleria Studio La Città di Verona presenta al pubblico italiano opere recenti di Mccracken nell’ambito della sua prima ampia personale nel nostro Paese, seguita dalla rassegna presso la galleria A Arte Studio Invernizzi a Milano, dove l’artista espone opere degli anni Novanta. Nel 1999, i primi lavori realizzati da Mccracken sono inclusi in diverse mostre collettive come The Museum: Highlights from the Collection; an Archive of the Pasadena Art Museum; Radical Part: Contemporary Art & Music in Pasadena, 1960-1974, al Norton Simon Museum of Art, Pasadena, e in The American Century: Art and Culture Part Ii: 1950-2000 al Whitney Museum of American Art. Si tengono inoltre mostre personali alla James Kelly Contemporary, Santa Fe e alla galleria Hauser & Wirth di Zurigo. Negli anni seguenti vengono realizzate mostre che includono sia la produzione storica dell’artista sia i nuovi lavori: Made in California: Art, Image, and Identity, 1900-2000, Los Angeles County Museum of Art nel 2000, Les anneées 70: l’art en cause, Capc Musée d’art contemporain de Bordeaux nel 2002, Primary Matters: The Minimalist Sensibility, 1959 to Present, San Francisco Museum of Modern Art, nel 2003. A partire dal 2004 il lavoro di Mccracken è presentato in una serie di mostre internazionali come Singular Forms (Sometimes Repeated): Art From 1951 to the Present, Solomon R. Guggenheim Museum, New York e A Minimal Future? Art as Object 1958-1968, Museum of Contemporary Art, Los Angeles and in Beyond Geometry. Experiments in Form, 1940s-1970s, Los Angeles County Museum of Art Los Angeles; in una mostra personale allo S.m.a.k. Di Gand e in Los Angeles, 1955-1985. Naissance d’une capitale artistique, presso il Centre Georges Pompidou a Parigi. Nel 2007 una selezione di opere è inclusa in documenta 12, Kassel curata da Roger Buergel e Ruth Noack. L’anno seguente, il lavoro dell’artista viene esposto nella mostra John Mccracken, alla Inverleith House, Royal Botanic Garden a Edimburgo. Nel 2010 David Zwirner gli dedica una mostra personale incentrata sui lavori in bronzo e acciai |
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FRIULI: CASTELLI APERTI IN PRIMAVERA - SABATO 2 E DOMENICA 3 APRILE |
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L’iniziativa “Castelli Aperti” nasce con l’intento di facilitare l’accesso alle testimonianze storiche rappresentate dai siti castellani e dalle altre opere fortificate. Nel territorio regionale, affacciati sul golfo o posti su verdi colline, immersi in parchi di risorgiva o al centro di città di cui erano la dimora più prestigiosa, sorgono infatti numerosi castelli privati. La manifestazione rende possibile la visita ad alcuni castelli di proprietà privata normalmente non aperti al pubblico. Sulle antiche scale di affascinanti manieri medioevali, i visitatori potranno essere accolti personalmente dai proprietari, che fungeranno da ciceroni d’eccezione, oppure da guide turistiche: insieme a loro, ritorneranno indietro nel tempo, visitando antiche dimore e scoprendo un patrimonio storico finora nascosto. Www.turismofvg.it www.Consorziocastelli.it |
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PERFORMING GARDENS, IL PRIMO PORTALE ITALIANO DI PARCHI D’ARTE CONTEMPORANEA
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L’associazione culturale Teatro dei Fili ha dato vita al primo portale italiano di Parchi d’Arte Contemporanea, visitabile su internet all’indirizzo: www.Performingardens.org. Oltre quaranta Enti dislocati in tutta Italia hanno deciso di aderire al progetto (le relative schede sono consultabili nell’Area Parchi), costituendosi come network culturale per lo sviluppo e la promozione del territorio e delle Arti Contemporanee. Sfidando il periodo di crisi che investe quasi tutti i settori economici, si desidera fornire un’alternativa turistica valida e competitiva sul mercato nazionale e internazionale, valorizzando luoghi artistici che meritano di essere conosciuti e apprezzati, come già accade all’estero. Performing Gardens ha carattere internazionale e presto saranno aperte le porte anche ai Parchi stranieri che desiderano partecipare, creando dei gemellaggi che mirano a sottolineare l’universalità dell’Arte. Il progetto ha come ulteriori, ma non secondari obiettivi: la creazione di una bacheca aggiornata sui principali appuntamenti che riguardano sia l’architettura del paesaggio (seminari e convegni) sia la Cultura contemporanea nelle sue diverse forme e la promozione dei giovani artisti. È stata creata appositamente una galleria online per le Arti Visive, una banca dati e inoltre verranno promosse le Residenze d’artista, mentre nel periodo estivo i Parchi accoglieranno il Festival delle Arti Performative. Il progetto, dunque, non si esaurisce nel portale, ma da lì si sviluppa. Gli enti che partecipano sono: Parco di scultura contemporanea di Villa Glori, Artexplora, Fondazione La Verde/la Malfa - Parco dell´Arte, Il Sentiero del Silenzio, Parco del Sojo - Arte e Natura, La Serpara, Parco di Pinocchio, Fondazione Andrè Heller, Parco Sculture del Chianti, Museo Pagani, Villaggio Natura Valli di Ostellato, Parco Artistico Orme su La Court, Giardino dei Suoni, Parco Selva di Sogno, La Marrana Arte Ambientale, Villa Buttafava, Museo del Parco di Portofino - Centro Internazionale di Scultura all’Aperto, Parco Internazionale della Scultura di Catanzaro (presso il Parco della Biodiveristà), Parco di Sculture all´aperto S.sofia, Fiumara d´arte, Su logu de s´Iscultura, Museo Santa Barbara, Enzo Pazzagli Art Park, Castello di Rivara, Castello di Ama, Castello Incantato di Filippo Bentivegna, Opera Bosco, Buddusò - Museo Arte Contemporanea, Kalenarte, Fondazione Pietro Rossini, Giardino Viaggio di Ritorno, Parco Scultura “Fiore di Pietra”, Il giardino dei Lauri, Bosco della Ragnaia, Villa Marignana - Museo Toni Benetton, Parco Museo Quinto Martini, Centro d’Arte La Loggia. Associazione Culturale Teatro dei Fili, Capiago Intimiano – 22070 Co, tel. 348/8969778. Presto saranno on-line: Gole del Sagittario, Museo all’aperto di Luicciana, Raymond Nasher Sculpture Garden - Palazzo Venier dei Leoni e Parco archeologico ambientale dell´antica cava del Barco, dell´area dei Travertini e delle Acque Albule. Le adesioni sono sempre accolte durante l’anno, infatti si prevede di incrementare ulteriormente il numero dei partecipanti. Www.performingardens.org |
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MILANO: SOPRANO LU WEI IN CONCERTO AGLI ARCIMBOLDI PER SOSTENERE LA RICERCA SCIENTIFICA
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È stata presentata a Palazzo Reale un’iniziativa benefica che ha come protagonista la soprano cinese Lu Wei che si esibirà, per la prima volta in Italia, al Teatro degli Arcimboldi, domenica 6 febbraio, alle ore 21.30. “China Red Xizi Venus - Lu Wei Commonweal Concert Milano”, questo il titolo dell’evento, ha come protagoniste la cultura cinese e quella italiana, con l’obiettivo di rafforzare l’amicizia e la collaborazione tra i due Paesi, favorendo gli scambi artistici. La manifestazione servirà anche a raccogliere fondi a favore della ricerca scientifica. I proventi del concerto saranno infatti devoluti alla Fondazione San Raffaele del Monte Tabor per sostenere la ricerca scientifica sulle malattie cardiovascolari. Il concerto, diretto dal Maestro Lü Jia - che torna dopo due anni di assenza sulla scena italiana - è organizzato da China International Culture and Arts Company di Pechino assieme allo Studio Lentati di Milano con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune e si svolge in occasione del capodanno cinese. “L’italia e la Cina – spiega l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory – hanno qualcosa in comune che può fare la differenza: sono entrambe due potenze culturali. Le loro storie sono diverse, ma la cultura ha un unico linguaggio, che in questo caso è quello della musica. Un inno alla gioia dedicato alla fratellanza e alla cura del sé”. La serata sarà introdotta dal presentatore Zhu Jun From della Cctv (la tv di Stato cinese) e dalla giornalista Mariangela Pira. Saranno eseguiti brani musicali cinesi tradizionali e moderni, alternati ad alcune delle più famose arie e canzoni della lirica italiana, oltre a pagine del repertorio classico napoletano. Nella prima parte dello spettacolo Lu Wei interpreterà alcune canzoni tradizionali cinesi, accompagnata dall’Orchestra "I Musici di Parma" e dal coro del Maestro Lü Jia. Il soprano duetterà con il tenore Gaetano Del Vecchio (“Torna a Surriento”) e con il quartetto vocale Four Four (“Funiculi Funicula”) che concluderà la prima parte dello spettacolo eseguendo alcune delle più celebri canzoni tradizionali napoletane (“O sole mio”). Lu Wei eseguirà anche alcuni brani tratti dal repertorio lirico italiano, da sola (O mio babbino caro di Giacomo Puccini) o in duetto con il tenore David Righeschi (Brindisi della Traviata di Verdi). Il tenore canterà inoltre la celebre romanza Nessun Dorma di Giacomo Puccini. Www.teatroarcimboldi.it/ |
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PADOVA (PALAZZO DEL MONTE DI PIETÀ, CIVICI MUSEI AGLI EREMITANI, PALAZZO ZUCKERMANN, MUSEO DIOCESANO, CASA DEL PETRARCA AD ARQUÀ PETRARCA): GUARIENTO, GLI ANGELI E LA MAGNIFICA PADOVA DEL TRECENTO - 16 APRILE / 31 LUGLIO 2011
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Dal 16 aprile al 31 luglio, a Padova "Guariento e la Padova Carrarese", progetto - evento, comprendente mostre ed itinerari, promosso ed organizzato dal Comune di Padova - Assessorato alla Cultura e Civici Musei e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Fulcro dell´evento è la mostra sul Guariento allestita nel rinnovato Palazzo del Monte, sede espositiva della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Quella che molti pensavano fosse una "mostra impossibile" è invece realtà: tutte le principali opere del grande Maestro degli Angeli, di colui che, dopo Giotto, è stato il più grande interprete della pittura del Trecento a Padova, saranno riunite nella grande esposizione. Decine di preziosissime tavole e affreschi staccati documenteranno finalmente la grandezza assoluta di un artista che ha saputo precorrere l´eleganza del gotico internazionale. I meravigliosi Angeli, Arcangeli, Cherubini del Guariento saranno affiancati alle altre mirabili opere a tema sacro e profano del Maestro. Accanto ai capolavori del Guariento, la mostra propone opere di Giotto, Pietro e Giuliano da Rimini, Vitale da Bologna, Paolo e Lorenzo Veneziano, Giusto Menabuoi, Altichiero, Vivarini, Nicolò di Pietro, Giambono. Tutto a comporre un racconto che prima d´ora non era mai stato proposto al pubblico e che, per rarità, preziosità e qualità delle opere esposte, potrà difficilmente esserlo una seconda volta. La grande monografia sul Guariento allestita a Palazzo del Monte è l´epicentro di una più ampia esposizione che indaga, per la prima volta in modo compito, la "Padova Carrarese". La mostra si dipana in diverse sedi espositive: i Civici Musei agli Eremitani, Palazzo Zuckermann, il Museo Diocesano e la Casa del Petrarca ad Arquà. In quest´ultima è allestito un approfondimento sul Poeta e i suoi anni padovani. Con quella di Arquà sono ben 10 le sezioni della grande mostra. Indagano a tutto tomdo le figure dei Signori trecenteschi di Padova nonché di diversi aspetti della vita di corte e cittadina nel "Secolo d´oro" di Padova: la letteratura, i libri, la musica, la scienza, la scultura, le arti applicate (oreficeria, ceramiche, avori, mobili) la monetazione e persino la moda. Idealmente la grande mostra si allarga poi ad un itinerario entro ciò (ed è davvero molto) che tutt´ora si può ammirare della Padova Carrarese. Altri angeli, stavolta contemporanei, attendono il visitatore nel Museo Diocesano. Sono quelli di Omar Galliani proposti nella mostra "Il Codice degli Angeli" allestita nella magnifica scenografia del Salone dei Vescovi. Nella suggestione di un dialogo tra le "presenze" contemporanee di Galliani e la sequenza di figure affrescate sulle pareti dell´antica, immensa sala delle udienze, lo stesso Guariento viene evocato con una citazione a punta di grafite |
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LA CARTA EUROPEA DEL TURISMO SOSTENIBILE NELLE AREE PROTETTE CONVEGNO CHE IMMAGINA I PARCHI COME LUOGO DI SPERIMENTAZIONE PER CONIUGARE TUTELA E SVILUPPO DEL TERRITORIO. |
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Una politica capace di integrare tutela delle risorse naturali e sviluppo del turismo e dunque di attuare pienamente la strategia per la valorizzare le aree naturali protette, anche attraverso il lancio del progetto “La Carta Europea per il turismo sostenibile” , è stato l’assessore alla qualità del Territorio, Angela Barbanente a chiudere i lavori del Convegno che si è tenuto a Nardò il 03/02/2011. “Tale strategia- spiega infatti l’assessore- ha l´obiettivo di migliorare la qualità dell´offerta turistica attribuendo centralità agli obiettivi di sviluppo sostenibile del territorio”. Per questo, l’iniziativa promuove il confronto fra i responsabili della gestione delle aree protette pugliesi ed esperienze in corso in altri parchi nazionali ed internazionali, illustrate da: Antonello Zulberti, Vice Presidente Federparchi- Europarc Italia, Paulo Castro, Consigliere Europarcfederation, Ilaria Rigatti, Ufficio comunicazione Parco Naturale Adamello Brenta, Marco Katzemberger, Presidente del Club “Qualità parco” del Parco Naturale Adamello Brenta, Massimo Truzzi - Sistema delle Aree Protette dell’Oltrepo mantovano. La “Carta Europea per il turismo sostenibile” infatti, prevede un percorso che muove dalla conoscenza del contesto locale e del territorio, attraverso uno strumento di lettura del territorio che integra saperi e linguaggi diversi, al fine di costruire una conoscenza più ampia della realtà territoriale e della percezione che di essa ne hanno le comunità che vi vivono. “Occorre- dice l’assessore-raccogliere ed interpretare gli elementi costitutivi del territorio (potenzialità e criticità ambientali, economiche, sociali), gli elementi che ricostruiscono la visione dello sviluppo secondo le istituzioni e quelli che caratterizzano la visione e la strategia di sviluppo messa in atto dai soggetti locali. “La Carta Europea per il turismo sostenibile persegue l’obiettivo di attuare una strategia a livello locale in favore di un turismo definito come sviluppo, pianificazione o attività turistica che rispetti e preservi nel lungo periodo le risorse naturali, culturali e sociali e contribuisca in modo equo e positivo allo sviluppo economico e alla piena realizzazione delle persone che vivono, lavorano o soggiornano nelle aree protette. “Per i parchi e gli enti coinvolti-dice ancora la Barbanente- uno dei principali risultati sarà la possibilità di ricevere un riconoscimento ufficiale che permetta alle aree protette di emergere a livello europeo come territori che si distinguono nel campo del turismo sostenibile, in quanto aderenti ai principi di sviluppo durevole enunciati nella Carta e attuatori di una strategia coerente con detti principi”. Il convegno si terrà a Nardò - Masseria Torre Nova - Parco Naturale Regionale "Portoselvaggio e Palude del Capitano". |
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ANIMALI DA FAVOLA…SULLA STRADA ROMANA DEL S.A.S.S. |
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Torna allo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas sotto piazza Cesare Battisti a Trento, un’iniziativa rivolta alle famiglie che lo scorso anno ha riscosso notevole interesse. Si tratta di “Animali da favola … sulla strada romana del S.a.s.s.”, ciclo di tre spettacoli teatrali per bambini (a partire dai 3 anni) che prendono spunto dalle più celebri favole del mondo antico, quelle di Esopo e di Fedro. Il primo appuntamento è per sabato 5 febbraio, alle ore 16 e in replica alle 17.15, con due favole, "C’era una volta una volpe" e "La volpe e il corvo". L’iniziativa è curata dai Servizi Educativi della Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento in collaborazione con Trento Spettacoli. Servendosi delle parole, dei gesti, della musica e di alcuni oggetti, gli attori, Mirko Corradini, Claudia Cristoforetti, Carlo Curcio, Maura Pettorruso e Cinzia Scotton, accompagneranno i partecipanti nel fantastico mondo degli animali che a loro modo rispecchiano vizi, virtù e debolezze umane. Semplici, ma argute e divertenti, le fiabe di Esopo e Fedro continuano a essere lette anche ai giorni nostri. I successivi appuntamenti si terranno sabato 12 e 19 febbraio. Tutti i partecipanti riceveranno in omaggio una copia di Archeofamily S.a.s.s., la pubblicazione dedicata alle famiglie per scoprire in modo divertente e giocoso la Tridentum romana. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. L’iniziativa si inserisce nella programmazione dei Servizi Educativi della Soprintendenza, la cui attività didattica coinvolge ogni anno oltre 14.000 studenti della scuola dell’infanzia, scuola primaria di primo e secondo grado e scuola secondaria del Trentino che partecipano ai percorsi e ai laboratori variamente articolati, dalla preistoria all´età romana. A questa attività si aggiungono i progetti didattici con le scuole con le quali si sono stipulate convenzioni, i periodici corsi d’aggiornamento per insegnanti e specifiche iniziative rivolte al pubblico adulto nell’ottica dell’educazione permanente. Www.trentinocultura.net/archeologia.asp/ |
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CIRCUITO DEL MITO. GLI APPUNTAMENTI DI FEBBRAIO |
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Palermo - Proseguono gli appuntamenti del Circuito del Mito, "Sulle orme del Sacro", la manifestazione organizzata dall´assessorato regionale al Turismo, Sport e Spettacolo con la direzione artistica di Giancarlo Zanetti. Il mese di febbraio proporra´ in diverse localita´ dell´isola altre due produzioni di grande rilievo, sempre con ingresso gratuito: Il Sacro dei Musici Russi e i concerti dell´ensemble Messina Brass Band. Il Sacro dei Musici Russi e´ in agenda il 3 febbraio a Salemi,in provincia di Trapani, nella chiesa madre san Nicola di Bari, alle ore 19.00, il 4 febbraio a Pietraperzia, nell´ennese, nella chiesa madre santa Maria Maggiore, alle 19.30, il 5 febbraio a Torregrotta, in provincia di Messina, nella chiesa di san Paolino vescovo, alle 19.30, e il 6 febbraio a Termini Imerese, nel palermitano, nella chiesa madre - San Nicola di Bari, alle ore 21.00. Lo spettacolo nasce dall´idea di presentare all´estero la migliore e piu´ profonda produzione musicale europea attraverso la voce e il virtuosismo dei piu´ quotati esecutori russi del momento. I brani musicali selezionati variano dalla tradizione piu´ profonda e religiosamente significativa della cultura ortodossa russa, alle pagine musicali che hanno segnato e contaminato anche la tradizione di musica sacra occidentale. In programma, tra l´altro: Beethoven, Trio; Pergolesi, selezione dello Stabat Mater; Schubert, Ave Maria; Gounod, aria Valentina dall´opera Faust; Rahmaninov, Resurrezione. Anche la scelta degli esecutori e´ di altissimo livello e unisce musicisti gia´ affermati ai nuovi talenti della musica russa che hanno vinto i principali concorsi musicali russi ed europei e selezionati attraverso le collaborazioni con le piu´ importanti istituzioni musicali russe: dal Mariinskiy Kirov al Mussorgskiy. L´ensemble e´ composta da: Irina Bogacheva, mezzosoprano; Olesia Petrova, mezzosoprano; Aleksandra Kabanova, soprano; Boris Pinhasovich, baritono; Boris Stepanov, tenore; Elena Gaudasinskaya, pianoforte; Serghey Slovachevskiy, violoncello; Renata Bahrak, violino. Due i concerti della Messina Brass Band: il 5 febbraio a Torrenova, nella chiesa san Pietro Apostolo, alle 18.30, e il 6 febbraio a Santa Teresa di Riva, nella chiesa della Sacra Famiglia, alle ore 20.00. La Messina Brass Band e´ costituita da 30 professori d´orchestra e ha come obiettivo la promozione culturale della musica per gruppi di Ottoni e percussioni. Una scelta artistica, che nasce per superare gli stereotipi legati agli strumenti ad ottone, da sempre relegati esclusivamente a un limitato repertorio di musica da orchestra o da gruppo bandistico. L´unicita´ di questo evento sta proprio nella tipologia della Brass Band composta da solo strumenti a ottone e percussioni. L´unione di questi strumenti genera delle sonorita´ diverse dalle classiche orchestre composte da organici strumentali misti. Il concerto alternera´ brani di musica classica e moderna riarrangiata, brani di compositori di musica "colta" contemporanea, da Morricone ai colossali futuristici di John Williams, brani di repertorio scritti appositamente per organici di ottoni, brani riarrangiati e note colonne sonore di film e pubblicita´. La Messina Brass Band e´ diretta dal maestro Giuseppe Paratore, professionalmente impegnato con l´orchestra del teatro Vittorio Emanuele di Messina e che vanta numerose collaborazioni con le piu´ grandi orchestre di fama nazionale oltre che con artisti come Steven Meed e David Childs. |
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ORVIETO (MUSEO "CLAUDIO FAINA" E PALAZZO COELLI): IL FASCINO DELL´EGITTO - IL RUOLO DELL´ITALIA PRE E POST-UNITARIA NELLA RISCOPERTA DELL´ANTICO EGITTO - 12 MARZO / 2 OTTOBRE 2011 |
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Una grande mostra sull´Egitto sarà allestita dal 12 marzo al 2 ottobre a Orvieto. La organizzano e propongono congiuntamente la Fondazione per il Museo "Claudio Faina" e la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto nelle loro due sedi, una affacciata e l´altra in prossimità della piazza che accoglie il celebre Duomo della città umbra. Va subito chiarito che non si tratta di una ulteriore tappa di una "mostra di giro". Questa, coordinata da Giuseppe M. Della Fina, direttore scientifico della Fondazione per il Museo "C.faina", e curata dalle egittologhe Elvira D´amicone della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo di Antichità Egizie di Torino e da Massimiliana Pozzi (Società Cooperativa Archeologica), è una mostra originale, studiata appositamente per Orvieto. Riunirà circa 250 reperti - molti davvero di grande importanza - concessi da una quindicina di musei e istituzioni culturali italiane. Il sottotitolo evidenzia chiaramente il taglio che gli studiosi hanno voluto imprimere a questa ampia, importante rassegna: "Il ruolo dell´Italia pre e post-unitaria nella riscoperta dell´antico Egitto", ovvero ciò che gli egittologi partiti dal nostro Paese hanno saputo fare intorno alle sponde del Nilo, lì attratti dallo spirito d´avventura, talvolta dalla sete di facili guadagni, molte altre dall´obiettivo di approfondire le conoscenze sull´antica Terra dei Faraoni. "Il fascino dell´Egitto", richiamato dal titolo della mostra, attraversa almeno tremila anni di storia dell´umanità. Dalla terra d´Egitto vennero tratte idee culturali, culti, divinità, usi e costumi; poi, quasi a voler catturare il senso di mistero e di eternità di quella magica civiltà, vennero asportate le testimonianze materiali: fossero i grandi obelischi che raggiunsero Roma, o ciò che veniva trafugato dalle tombe. Un fascino che dall´antichità contagiò il Medio Evo e incantò il Rinascimento quando principi e intellettuali si contendevano reperti considerati molto più che semplici curiosità archeologiche. Ma è alla fine del Settecento e soprattutto durante l´Ottocento che oasi e sabbie d´Egitto vengono battute palmo a palmo da europei, e tra loro molti gli italiani, alla ricerca di quanto sopravviveva di una epoca trascurata dalla dominazione turca. L´egittologia moderna ha una precisa data di nascita, l´anno 1822, quando Jean-françois Champollion decifra, grazie alla stele di Rosetta, la scrittura geroglifica. Con lui, in una spedizione congiunta franco-toscana che percorse l´Egitto (1828-1829), c´era l´italiano Ippolito Rossellini. In realtà, come la mostra documenta, protagonisti di una "corsa all´Egitto" furono uomini che al fascino dei Faraoni univano spesso quello del commercio antiquario. Due di loro hanno creato le basi per altrettanti musei. Giovanni Battista Belzoni, padovano, il primo ad entrare nella piramide di Chefren e nel tempio rupestre di Ramesse Ii ad Abu Simbel, trovò l´ingresso di sontuose tombe nella Valle dei Re e mise insieme, per il suo committente Henry Salt, il nucleo fondante della collezione egizia del British Museum, senza dimenticare la sua città cui legò alcuni importanti reperti. Il secondo, Bernardino Drovetti, piemontese, console di Francia in Egitto, riunì una collezione non meno vasta che venduta ai Savoia, è oggi il nucleo fondante di un altro museo, l´Egizio di Torino. Due storie tra tante di un´epoca che vide italiani protagonisti in Egitto. Il percorso espositivo di storie curiose ne presenta molte. Come quella di Luigi Vassalli, pittore e intellettuale milanese, che la passione politica e il ruolo di patriota risorgimentale portò in Egitto dove esule divenne un collaboratore di Auguste Mariette e un valente egittologo nell´ambito del Servizio di Antichità egiziano come ispettore agli scavi. A lui si devono numerose iniziative nel campo della nascente egittologia italiana e una breve direzione della collezione egizia del Museo Archeologico di Napoli. Ma anche Carlo Vidua e Giuseppe Acerbi che dell´egittologia italiana rappresentano personaggi di rilievo. Ma è sulla figura di Ernesto Schiapparelli che "Il fascino dell´Egitto" si sofferma in modo più ampio. Schiapparelli scoprì la Tomba di Nefertari e la sepoltura di Kha, l´architetto reale, quest´ultima perfettamente conservata, prima di essere direttore del Museo Egizio di Firenze e poi di quello di Torino. Curioso il labirinto di relazioni e punti di contatto fra le tante storie che si affrontano e ricco il patrimonio archeologico che ne risulta e di cui la mostra da conto. Vetrina dopo vetrina è l´Egitto più bello ad essere svelato. L´osservazione di sepolture preistoriche e di manufatti dello stesso periodo, che rivelano l´alta tecnologia caratteristica della cultura egizia già in questa fase, porta il visitatore a comprendere come l´egittologia italiana non abbia trascurato nemmeno la meno nota preistoria egiziana. Sulle tracce delle Missioni archeologiche italiane, si potranno ammirare elementi di corredo funerario che illustrano varie epoche come reperti che giungono dal Medio Egitto, risalenti al 1900 a.C., e altri che provengono dalla Valle delle Regine e databili al 700 a.C. Circa. I numerosi spunti offerti dai materiali esposti permetteranno inoltre di affrontare in modo esaustivo alcuni aspetti della vita quotidiana nell´antico Egitto, di approfondire temi affascinanti come la conservazione di materiali delicati quali le stoffe, e di analizzare le informazioni che i ricercatori contemporanei possono trarre dalle analisi diagnostiche più all´avanguardia. Il Fascino Dell´egitto. Il ruolo dell´Italia pre e post-unitaria nella riscoperta dell´antico Egitto Orvieto, Museo "Claudio Faina" (piazza del Duomo, 19) e Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto (Piazza Febei, 3). Mostra promossa dalla Fondazione per il Museo "Claudio Faina" e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. Mostra coordinata da Giuseppe Della Fina, curata da Elvira D´amicone della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo di Antichità Egizie di Torino e da Massimiliana Pozzi (Società Cooperativa Archeologica). Orario: 9,30 - 18. Informazioni e prenotazioni: tel. 0763-341511 e 0763-393835 |
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MARSIGLIA, CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2013, SI PREPARA CON MOSTRE ED EVENTI PER TUTTI I GUSTI |
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Città di mostre, arte, eventi, città cosmopolita da sempre aperta al mondo, porto più antico di Francia, Marsiglia invita a scoprire il suo mondo attraverso iniziative ricche e variegate. L’anno si apre, dal 4 al 22 maggio, con una Retrospettiva dedicata a Félix Ziem, a 100 anni dalla morte del pittore pre-impressionista. Vedute di Marsiglia, Estaque, Martigues saranno accostate ad altre di Venezia, delle rive del Mediterraneo, di Costantinopoli, dell’Egitto, dell’Africa del Nord, da scene di vita russa, a testimonianza degli interessi internazionali dell’artista. La mostra fa in qualche modo da apripista all’esposizione “L’orientalismo in Europa, da Delacroix a Matisse”, organizzata dal 26 maggio al 28 agosto presso il Centre de la Vielle Charité. Capolavori di artisti francesi come Ingres, Delacroix, Fromentin, Gérôme, inglesi come Lewis o Alma-tadema, tedeschi (Bauernfeind, Müller), belgi (Portaels, Evenpoel), spagnoli (Villegas, Sorolla), italiani (Fabbi, Simoni), ed anche di un orientalista turco formatosi a Parigi, Osman Hamdi Bey rappresentano un’epoca che si conclude con dipinti di Renoir, Matisse, Kandinsky, Klee, Macke. Oltre 120 opere, pitture e sculture provenienti dalle più grandi istituzioni internazionali sono riunite per rappresentare il fascino dell’Oriente con un evento internazionale organizzato in collaborazione con i musei di Bruxelles e Monaco. Maggiori informazioni sulla mostra e sui diversi appuntamenti sul sito www.Marseille.tourisme.com. Oltre alle mostre sono tanti gli eventi che si susseguiranno durante l’anno: tra questi le Vele del Porto Vecchio (www.Lesvoilesduvieuxport.com), a giugno, il Festival Jazz dei 5 continenti (www.Festival-jazz-cinq-continents.com), a luglio e, tra giugno e luglio, il Festival di Marsiglia (www.Festivaldemarseille.com), dedicato alla danza e allo spettacolo nelle forme espressive più innovative, che come ogni anno accoglierà coreografi, registi ed artisti con le loro ultime opere più significative. Durante l’anno verrà inoltre sempre aggiornato il calendario degli Atelier di Euromediterranea e dei diversi eventi dedicati a Marsiglia, Capitale Europea della Cultura 2013, consultabile sul sito www.Marseille-provence2013.fr |
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NEL CASTELLO DI GOVONE RIVIVONO I GRANDI FASTI DELLA CORTE REALE I TULIPANI TORNANO A FIORIRE NEL PARCO DEL CASTELLO REALE DI GOVONE (CUNEO), LA REGGIA PREDILETTA DAL RE CARLO FELICE E DALLA REGINA MARIA CRISTINA. |
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Domenica 27 marzo si celebra così la tredicesima edizione di “Tulipani a Corte”: la manifestazione che apre ufficialmente la stagione di eventi previsti nelle residenze che fanno parte del Comitato per la valorizzazione dei Castelli delle Langhe e del Roero. Anche nel 2011, per valorizzare questo splendido evento, si terrà una grande kermesse, come già avveniva al tempo dei reali, quando tutta la storica dimora si animava e si riuniva a festeggiare nel vasto parco. Oggi, negli spazi ariosi del percorso, si respira ancora quella magica atmosfera che richiama gli antichi fasti di inizio Ottocento, quando a corte si susseguivano solenni ricevimenti di illustri personaggi del tempo. In questa affascinante cornice, si festeggia dunque l’inizio della primavera con romantiche passeggiate tra le fioriture spontanee, accompagnate da mostre d’arte orafa, di ceramiche e di oggettistica d’autore dei primi Novecento, spettacoli all’aperto per bambini, sfilate di figuranti in costume, concerto di ottoni, visite guidate alle sale del castello arricchite dalle eleganti sedie stile impero. Ai visitatori sarà offerta la possibilità di pranzare nel parco assaggiando le specialità tipiche preparate dalle Pro Loco del territorio, mentre verranno donati alle signore omaggi floreali e a quanti lo desiderano bevande calde e dolci assaggi. L’evento verrà ricordato con emissione di annullo filatelico. Con “Tulipani a Corte” ha inizio la celebrazione del 150° dell’Unità d’Italia, festeggiamento che proseguirà con la nota kermesse “Regalmenterosa” (a fine maggio) e si concluderà a metà giugno con “Piemontetricolore”. La manifestazione dedicata ai tulipani, ideata e promossa dal Centro di promozione culturale “Govone e il Castello”, viene realizzata in collaborazione con il Comune di Govone per festeggiare la primavera e la fioritura del tulipano selvatico: il Tulipa oculus solis Saint-amans. A tale specie fu appunto attribuito, nel 1804, il nome di ‘Occhio di sole’ dal grande botanico Jean Florimont Boudon de Saint-amans, il quale studiò a lungo questo tulipano mediterraneo che, portato in Italia, vi si era acclimatato guadagnandosi quel gioioso appellativo. Ma una storia ben più antica accompagna il misterioso bulbo che, originario del lontano Oriente, seguendo le orde turche che lo consideravano un portafortuna e lo chiamarono appunto tulban o turban, forse perché i suoi petali ricordano le pieghe del loro caratteristico copricapo, conquistò a poco a poco l’intero Occidente, insediandosi specialmente in Olanda. Si racconta, infatti, che uno dei maggiori botanici del tempo, Charles d’Ecluse (Clusius), a partire dal 1560 cominciò a far propagare i luminosi fiori sbocciati ad Anversa nell’orto di un mercante, suo vicino di casa, che li aveva ricevuti in regalo da Istanbul insieme a stoffe da lui ordinate. Poiché ‘davano piacere agli occhi con la loro deliziosa varietà’, egli ne mandò vari esemplari ai giardinieri reali, perché li piantassero nei magnifici parterres delle maggiori corti in Europa. L’accresciuta popolarità dei tulipani fece sì che se ne diffondessero anche alcuni ibridi, tra cui appunto il Tulipa oculus solis, che ha trovato il suo habitat ideale nel vasto parco storico di Govone, diffondendosi spontaneamente: lo scenario della fioritura si prepara a fine marzo ed è in crescendo per una decina di giorni. La moltitudine rosseggiante rallegra il passeggio per i vialetti digradanti del parco, per stemperarsi nell’azzurro delle pervinche e nel blu dei muscari, regalando ai visitatori un’insuperabile tavolozza di colori, vera meraviglia della natura. Il Comitato Castelli Langhe e Roero Dodici “gioielli artistici” riuniti in un unico sodalizio che vuole dare ulteriore lustro a uno degli angoli più affascinanti del Piemonte. È nato con questo obiettivo il “Comitato per la valorizzazione dei Castelli delle Langhe e del Roero”. Al turista viene presentato un unico percorso di grande valore storico e culturale, che lo conduce alla scoperta di grandi testimonianze del passato. A pochi chilometri da Alba, la “regina” della gastronomia locale, è possibile raggiungere i manieri di Barolo, Benevello, Govone, Grinzane Cavour, Magliano Alfieri, Mango, Monesiglio, Monticello d’Alba, Pralormo, Prunetto, Roddi, Saliceto. Il Castello Reale di Govone Posto sul confine tra il Roero e il Monferrato, Govone domina dalla sommità della collina l´ampia valle del Tanaro. Simbolo e vanto del paese è il castello, che l´Unesco ha dichiarato bene dell´umanità dall’anno 2007. La grandiosa costruzione fu voluta dai Conti Solaro, Signori di Govone che commissionarono i lavori all´architetto Benedetto Alfieri, discepolo di Filippo Juvarra, il quale operò in base all´elegante progetto barocco che Guarino Guarini aveva dedicato ad Ottavio Francesco Solaro. Tra i successivi proprietari dell´edificio troviamo nel 1819 Carlo Felice che si occupò attivamente del restauro e dell’ammodernamento del castello. Quattro sale conservano le pareti rivestite da raffinate tappezzerie cinesi. Terminati i lavori, Carlo Felice stabilì per circa 15 anni la sua residenza estiva a Govone svolgendovi le funzioni regali con il ricevimento di Sovrani, Capi di Stato e personaggi illustri. Nel 1831 con la morte di Carlo Felice, avvenuta senza discendenti, i diritti di successione passarono a Carlo Alberto del ramo collaterale di Savoia-carignano mentre i beni di Govone, alla morte della vedova Maria Cristina nel 1849, a Ferdinando duca di Genova, che fece costruire la torretta belvedere sul tetto. Nel 1870 il castello e i terreni furono venduti a privati e nel 1897 l’Amministrazione Comunale di Govone acquistò il castello mettendo all’asta parte dell’arredo in esso contenuto. L´edificio, al quale vengono fatti continui lavori di restauro, sta così riacquistando il suo decoro, nella splendida cornice del vasto parco. Di notevole pregio artistico è la Chiesa dello Spirito Santo (1767) che con l´arrivo dei Savoia a Govone, divenne cappella reale e fu collegata al Castello con una galleria. La volta fu decorata da Giuseppe Morgari con la collaborazione del Pagani e del Piazza. Percorrendo la stretta viuzza intorno alle mura del castello si può vedere la casa in cui abitò Jan Jacques Russeau durante la sua permanenza a Govone. Il Castello Reale di Govone compare oggi tra le residenze sabaude piemontesi che l´Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l´ educazione, la scienza e la cultura) ha inserito nella lista del patrimonio artistico mondiale (World Heritage) con deliberazione del dicembre 1997. Il prezioso monumento, ora museo di se stesso quale testimonianza della vita di corte piemontese di inizio Ottocento, fu una delle residenze estive preferite da Carlo Felice di Savoia. Www.castellilangheroero.it/ |
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