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GIOVEDI

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Notiziario Marketpress di Giovedì 31 Marzo 2011
GRAZIE A UN NUOVO PROGETTO DI RICERCA UN PASSO AVANTI NELLA LOTTA CONTRO LA LEUCEMIA  
 
Bruxelles, 31 marzo 2011 - Alcuni ricercatori europei hanno descritto come la mutazione genetica più comune trovata nella leucemia mieloide acuta inizia il processo di sviluppo del cancro e come è in grado di collaborare con un gruppo di altre mutazioni ben definito per causare la leucemia conclamata. In uno studio pubblicato sulla rivista Nature Genetics, ricercatori provenienti da Paesi Bassi e Regno Unito suggeriscono che ci sono fasi fondamentali necessarie per trasformare cellule del sangue normali in cellule leucemiche, ognuna delle quali sovverte un diverso processo cellulare. Tracciando il percorso verso il cancro, lo studio identifica processi che potrebbero servire come obiettivi per nuove cure mirate a fermare lo sviluppo del cancro. La leucemia mieloide acuta è una malattia rara ma devastante, che può prendere il sopravvento nel giro di qualche giorno o settimana. Quattro persone su cinque affette da leucemia mieloide acuta muoiono a causa di questa malattia. Negli ultimi anni i ricercatori hanno identificato una serie di geni coinvolti nello sviluppo della leucemia mieloide acuta. Il più comune è il Npm1, un gene di cui si conoscono diverse funzioni. Lo studio fa avanzare le nostre conoscenze su come funziona il Npm1, mostrando che la mutazione nel Npm1 è un evento fondamentale nello sviluppo di una gran parte dei casi di leucemia mieloide acuta e che esercita la sua influenza aiutando le cellule ad autorinnovarsi, un processo che può essere considerato come il primo passo verso la leucemia. Il team identifica inoltre due eventi conseguenti necessari per collaborare con il Npm1 per spingere le cellule a diventare cancerose. "Abbiamo usato la rottura mirata dei geni per osservare il modo in cui la leucemia mieloide acuta si sviluppa nei topi e abbiamo scoperto importanti fasi che si verificano quando si sviluppa il cancro. Se identifichiamo le fasi biologiche possiamo cercare nuovi farmaci che invertano il processo," dice il dott. George Vassiliou, uno degli autori principali dello studio. Il team ha cominciato sviluppando un tipo di topi che contenesse un "interruttore di controllo" che permetteva ai ricercatori di dare inizio a mutazioni del gene Npm1 della leucemia mieloide acuta. Una volta attivata la mutazione del Npm1 nel topo, il team ha osservato che la mutazione dava alle cellule del sangue normali la capacità di rinnovarsi in maniera più efficace e faceva aumentare la produzione di un gruppo di cellule del sangue conosciute come cellule mieloidi. Il team ha scoperto però che, nonostante le mutazioni in questo gene della leucemia che muta più frequentemente, solo 3 topi su 10 sviluppavano la leucemia e la malattia si sviluppava solo dopo un lungo periodo di tempo. I risultati suggeriscono che la mutazione del Npm1 può dare inizio al processo leucemico ma non può, da sola, portare le cellule al cancro. Guardando le nuove mutazioni, il team ha identificato tre diversi processi che i geni mutati sembravano governare. Mentre i ricercatori del team sono stati in grado di confermare il ruolo delle mutazioni del Npm1 nell´autorinnovamento cellulare, hanno trovato nuovi geni che erano regolarmente coinvolti in uno dei due processi. Il primo gruppo di geni controllava il modo in cui le cellule proliferano; il secondo gruppo partecipava all´orchestrazione dell´attività genetica nelle cellule. "Queste scoperte ci danno una visione molto più chiara di come questo difficile tipo di cancro si sviluppa e si diffonde," dice Allan Bradley, un´altro autore dello studio. "I nostri studi completano il lavoro della genomica del cancro umano. Insieme possiamo dare più velocemente un contesto biologico su come i cambiamenti genetici possano causare la malattia." Adesso i ricercatori possono osservare più dettagliatamente i processi identificati e dividerli in gruppi complementari, un importante primo passo per sviluppare farmaci anti-cancro efficaci. Per maggiori informazioni, visitare: Wellcome Trust Sanger Institute: http://www.Sanger.ac.uk/    
   
   
I LABORATORI DI RADIOPROTEZIONE ENEA EFFETTUANO SPECIFICHE ANALISI DELLA CONTAMINAZIONE  
 
Roma, 31 marzo 2011 - Continua la collaborazione fra l’Enea e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze per le valutazioni sul livello di contaminazione radioattiva sui cittadini italiani di rientro dal Giappone a seguito dell’incidente nucleare a Fukushima, in particolare su componenti del coro e dell’orchestra del Maggio Fiorentino. Ulteriori misure sui campioni biologici delle persone interessate saranno effettuate presso i laboratori dell’Istituto di Radioprotezione dell’Enea, che dispone di attrezzature allo scopo uniche in Italia, per completezza e sensibilità di misura e la cui prestazione è inter-calibrata con analoghi laboratori internazionali. Inoltre, in settimana saranno effettuate misure in vivo per alcuni casi segnalati dall’A.o. Universitaria Careggi e dall’Azienda Usl 10 di Firenze, per una verifica diretta, con maggiore sensibilità, del livello di contaminazione. Un documento con valutazioni di dosi e considerazioni radioprotezionistiche sarà congiuntamente predisposto dagli esperti Enea e dal personale dell’A.o. Universitaria Careggi incaricato dei rilievi sperimentali da parte della regione Toscana.  
   
   
SANITÀ IN LOMBARDIA, 1.145 POSTI LETTO PER LE CURE SUB ACUTEI  
 
 Milano, 31 marzo 2011 - L´attivazione di oltre mille posti letto per le cure sub acute (intermedie tra l´ospedale e il domicilio) e la sperimentazione in 5 Asl di un nuovo modello organizzativo per coordinare e integrare i servizi extraospedalieri a favore dei pazienti cronici (con la nascita dei Chronic Related Group). Sono queste le due principali novità contenute nella delibera, approvata dalla Giunta regionale, su proposta dell´assessore alla Sanità Luciano Bresciani, che specifica le "regole" 2011 per la gestione del Servizio Socio-sanitario regionale (secondo provvedimento). "Proseguiamo con decisione - spiega l´assessore Bresciani - nel percorso già avviato, per rispondere a quella che è la vera sfida futura della sanità e cioè la cronicità. Il cambiamento segnalato nel Programma Regionale di Sviluppo e nel Piano Socio-sanitario e cioè ´dalla cura al prendersi cura´ trova la sua piena realizzazione in questo provvedimento, che mette al centro la persona e il suo bisogno di cura". Cure Sub-acute - Sulla falsariga di alcune sperimentazioni già in atto (a Milano, Soncino e Varese) saranno attivate in tutte le Asl della Lombardia strutture intermedie tra l´ospedale e il territorio per l´erogazione di cure sub-acute. L´obiettivo è assistere adeguatamente quei pazienti che, pur avendo superato la fase di instabilità e di criticità clinica, continuano ad avere bisogno di assistenza. "Si tratta in definitiva - spiega Bresciani - di cure rivolte a persone che altrimenti prolungherebbero senza necessità il ricovero in ospedale o al contrario potrebbero essere ricoverate in ospedale in maniera inappropriata. L´obiettivo è creare un contesto sanitario protetto alternativo al domicilio ma anche a strutture di tipo socio-sanitario". Il servizio delle cure sub acute è rivolto principalmente a due categorie di persone: pazienti, prevalentemente anziani, dimessi dall´ospedale ma non in condizioni di poter essere adeguatamente assistiti al proprio domicilio (si riduce la durata della degenza e si assicura al paziente l´assistenza in un ambiente protetto); pazienti, prevalentemente anziani e/o cronici caratterizzati da una tendenza alla instabilità clinica, quando le possibilità di assistenza domiciliare non offrono garanzie sufficienti, ma che possono essere risolte con modalità diverse dal ricovero ospedaliero. Condizione essenziale è la predisposizione di un piano di assistenza individuale, che ha lo scopo di far recuperare indipendenza ai pazienti in vista di un loro ritorno a casa. La durata della degenza in queste strutture dovrebbe essere non inferiore ai 10/15 giorni e non superiore ai 30/40. Il fabbisogno di posti letto ipotizzato è di 1.145 in tutta la Lombardia con questa distribuzione nelle diverse Asl: Bergamo 118, Brescia 97, Como 54, Cremona 37, Lecco 55, Lodi 27, Mantova 30, Milano città 249, Milano 1 146, Milano 2 59, Monza e Brianza 66, Pavia 91, Sondrio 26, Varese 76, Valle Camonica 14. Compito delle stesse Asl sarà quello di proporre alla Regione la distribuzione territoriale dei posti letto per cure sub acute. Le strutture in cui saranno attivati questi posti letto potranno essere indipendenti rispetto a quelle per la cura degli acuti o farne parte, occupando un´area specifica dello stesso ospedale per acuti. Si tratterà in via preferenziale di ospedali medio-piccoli, non inseriti nella rete dell´emergenza urgenza, nei quali siano presenti solo alcune specialità ospedaliere di base. Cronicita´ - "Sarà sperimentata in 5 Asl della Lombardia (Milano, Milano 2, Bergamo, Como, Lecco) - spiega ancora Bresciani - una innovativa modalità di presa in carico dei pazienti cronici (oltre 200.000 le persone potenzialmente coinvolte)". Attraverso una quota di risorse stabilita in anticipo (Chronic Related Group), dovranno essere garantiti con continuità ai pazienti tutti i servizi extraospedalieri necessari per una buona gestione della patologia cronica (prevenzione secondaria, follow up, monitoraggio persistenza terapeutica, specialistica ambulatoriale, protesica, farmaceutica). In una prima fase, le patologie individuate per la sperimentazione sono: bronco pneumopatie cronico ostruttive, scompenso cardiaco, diabete di tipo I e Ii, ipertensione e cardiopatia ischemica, osteoporosi, patologie neuromuscolari. "Il cardine del progetto - sottolinea l´assessore - è rappresentato dalla individuazione - a livello di distretto in ognuna delle Asl coinvolte dalla sperimentazione - del soggetto gestore in grado di garantire la continuità del percorso e della presa in carico dei pazienti, interagendo con tutti gli attori coinvolti nella gestione della patologia e garantendo le necessarie competenze di tipo amministrativo, organizzativo e gestionale". Sarà compito delle Asl individuare il soggetto gestore: medico di medicina generale, Onlus, fondazioni, aziende ospedaliere, strutture sanitarie accreditate e a contratto sia intra che extraospedaliere, ecc. A questo soggetto sarà data la responsabilità della continuità delle cure dei pazienti e le relative risorse. Nelle 5 Asl in cui sarà sperimentato il Chronic Related Group, le strutture sub acute si integreranno con il percorso di presa in carico della cronicità.  
   
   
SANITA´ IN SICILIA: IL PIANO E´ STATO COSTRUITO CON L´APPORTO DI TUTTI"  
 
 Palermo, 31 marzo 2011 - "Questo piano della Salute e´ un grande esempio di democrazia partecipata perche´ fissa gli obiettivi di salute della Regione siciliana dopo un lungo confronto con esperti, societa´ scientifiche, universita´ e rappresentanti della societa´ civile a tutti i livelli. Pubblicando la bozza sul sito internet abbiamo consentito a chiunque di offrire il proprio contributo di idee e di esperienza e nella gran parte dei casi abbiamo accolto i suggerimenti, nella convinzione che la riforma del sistema sanitario non puo´ prescindere dalla volonta´ delle persone e in particolare di quel capitale umano costituito dagli operatori, pubblici e privati, che ogni giorno lavorano per curare e salvare vite umane e da quei pazienti e operatori del terzo settore che hanno seguito e sostenuto la costruzione del Piano". Lo ha detto l´assessore regionale per la Salute, Massimo Russo, alla conferenza stampa di presentazione del nuovo Piano della Salute 2011 - 2013, approvato dalla Commissione Sanita´ dell´Ars. "Qualcuno lo aveva ironicamente definito "il libro dei sogni" - ha aggiunto Russo -, io credo che si tratti, invece, di una splendida realta´ proprio perche´ l´analisi dei bisogni e la conseguente valutazione degli interventi da adottare, commisurata alle risorse disponibili, e´ il frutto di un lavoro comune. All´impegno dell´assessorato, che non ha avuto timore di confrontarsi con i malati, gli operatori, i ricercatori e le istituzioni, deve corrispondere oggi la consapevolezza di un percorso tracciato con e per i cittadini siciliani. Ora tutti insieme dobbiamo favorire l´applicazione del Piano, far crescere la cultura sanitaria e guidare i cittadini a un nuovo uso della sanita´". "La previsione della "customer satisfaction" dell´Audit Civico (soddisfazione degli utenti) come indicatori dell´efficienza del sistema sanitario e l´allineamento agli standard nazionali negli ambiti sanitari piu´ rilevanti - ha concluso Russo - costituiranno gli strumenti di crescita del sistema sanitario siciliano. Devo anche ringraziare tutti i componenti della Commissione Sanita´ dell´Ars e il suo presidente Giuseppe Laccoto che hanno lavorato con grande impegno per esitare questo Piano che consentira´ alla Sicilia di compiere un nuovo grande salto di qualita´".  
   
   
SANITA´ IN SICILIA: COSA PREVEDE IL NUOVO PIANO DELLA SALUTE 2011 - 2013  
 
Palermo, 31 marzo 2011 - Il Piano della Salute 2011-2013 della Regione siciliana, che copre un vuoto lungo piu´ di dieci anni (l´ultimo piano risale al 2000), traccia le linee di sviluppo programmatiche a cui deve essere improntata l´azione dell´assessorato e delle Aziende sanitarie e pone alla base di tutto la centralita´ dell´utente. L´offerta dei servizi viene articolata in un sistema di rete, esteso in modo capillare a tutto il territorio regionale, rispondente agli effettivi bisogni di salute della popolazione. Si tratta di uno strumento flessibile di programmazione degli interventi poiche´ e´ suscettibile di aggiornamenti, approfondimenti ed integrazioni in relazione ad eventuali esigenze sociosanitarie emergenti o a nuove disposizioni normative. Il Piano da un lato promuove il territorio quale sede primaria di assistenza e di governo dei percorsi sanitari con la realizzazione di un sistema che costituisca un forte riferimento per la prevenzione, la cronicita´, le patologie a lungo decorso e la personalizzazione delle cure; dall´altro, pone le condizioni per la riqualificazione dell´assistenza ospedaliera puntando all´appropriatezza dei ricoveri, dall´acuzie alla riabilitazione e alla lungodegenza. Il Piano della Salute e´ articolato in quattro sezioni principali. La prima, "Analisi di contesto", comprende un approfondimento del profilo demografico, biostatistico, epidemiologico e socio-economico della popolazione siciliana distribuita nelle nove province, finalizzata all´individuazione del fabbisogno di salute. La seconda sezione, "La risposta di salute in Sicilia", mette in evidenza la rilevanza strategica, sia dal punto di vista sociale che sanitario, dell´attivita´ di prevenzione nei diversi ambiti specialistici, compresi quelli alimentare, veterinario e dell´ambiente. Prevede una parte dedicata alla centralita´ del territorio con la riorganizzazione dell´assistenza primaria, il potenziamento della rete assistenziale territoriale e l´implementazione di piu´ qualificati modelli di cura per la gestione delle cronicita´ e la continuita´ assistenziale. Viene dato rilievo alle tematiche relative all´integrazione sociosanitaria includendo la non autosufficienza, le disabilita´ e gli immigrati, le politiche del farmaco, la nuova configurazione dell´offerta ospedaliera secondo il principio delle reti integrate e l´applicazione del modello "hub & spoke", le innovazioni del sistema di emergenza-urgenza e l´assistenza nelle isole minori. La terza sezione, "Aree prioritarie di intervento", delinea specifici ambiti di intervento in aree di peculiare interesse quali la salute della donna e del bambino, l´area oncologica, l´area cardiologica, le neuroscienze, la gestione del politraumatizzato, l´area dei trapianti e il Piano sangue, l´area della salute mentale e le dipendenze. Per ciascuna area viene trattato l´intero percorso assistenziale. La quarta sezione, "Qualita´, ricerca e sviluppo", affronta temi trasversali ai vari ambiti specialistici, di fondamentale importanza per la riqualificazione del sistema sanitario e per la sua misurabilita´, tra i quali si annoverano il miglioramento della qualita´, il governo clinico e la sicurezza dei pazienti, la formazione degli operatori, la comunicazione/consenso informato, la ricerca e la programmazione degli investimenti nonche´ le modalita´ di monitoraggio e valutazione delle azioni inerenti l´attuazione del Piano.  
   
   
SANITA´ IN SICILIA: ECCO LE TAPPE DEL PIANO DELLA SALUTE 2011 - 2013  
 
Palermo, 31 marzo 2011 - Il Piano della Salute 2011 - 2013, presentato ieri in Commissione Sanita´ all´Ars, e´ il frutto di un lungo lavoro di stesura e condivisione cominciato nel maggio del 2009. Ecco tutte le tappe. Maggio 2009: istituzione dell´area interdipartimentale 2 "Ufficio del Piano di rientro", all´interno del quale e´ prevista anche la competenza per la redazione e il monitoraggio dell´attuazione del piano sanitario. Agosto 2009 : avvio dei lavori, ricognizione dei piani sanitari delle altre regioni e attivazione dei tavoli di lavoro tematici con gli esperti e le associazioni dei malati. 4 agosto 2010: pubblicazione sul sito del testo e presentazione alle aziende sanitarie, sindacati, societa´ scientifiche e Consulta della salute per osservazioni ed emendamenti. 9 settembre 2010: prima audizione della Consulta. 23 novembre 2010: seconda audizione della Consulta e acquisizione del parere favorevole definitivo. 26 novembre 2010: audizione della "Conferenza permanente per la programmazione socio sanitaria" (con i rappresentanti dei sindaci delle nove province). 16 dicembre 2010: audizione a Palermo di Anci (Associazione nazionale dei Comuni) e Uprs (Unione delle Province Regionali). 17 dicembre 2010: audizione a Catania di Anci e Uprs. 28 dicembre 2010: nuova audizione della "Conferenza permanente" 18 gennaio 2011: il documento, comprensivo di tutti gli emendamenti pervenuti, viene sottoposto all´esame della Commissione Sanita´ dell´Ars per il parere vincolante. Dal mese di febbraio ciclo di 15 audizioni con tutti gli stakeholders del sistema salute e del partenariato sociale. 24 marzo 2011: approvazione del Piano con parere positivo unanime. Il Piano della Salute e´ stato inoltre presentato a operatori e cittadini nelle nove province durante le "Giornate della salute" che si sono svolte tra novembre 2010 e gennaio 2011.  
   
   
BOLZANO: APPROVATI DALLA GIUNTA I NUOVI CRITERI PER LA NON AUTOSUFFICIENZA  
 
Bolzano, 31 marzo 2011 - Attualmente sono 14.381 le persone che in Alto Adige ricevono da parte della Provincia il contributo per la non autosufficienza, 10.835 di esse vengono assistite a casa e 3.546 in case di riposo o di cura. Il presupposto per l’assegnazione del contributo è rappresentato dall’inserimento in uno dei quattro livelli di assistenza previsti a seconda del fabbisogno di cura e di assistenza necessari. Recentemente la Giunta provinciale ha deliberato i nuovi Criteri per il riconoscimento dello stato di non autosufficienza. Recentemente la Giunta provinciale ha deliberato i nuovi Criteri per il riconoscimento dello stato di non autosufficienza e tra le modifiche di maggiore portata vi è in primo luogo la possibilità, dal primo marzo scorso, di fare richiesta di modifica del livello di assistenza solo dopo un anno dalla prima assegnazione. In precedenza era prevista la possibilità di chiedere una variazione del livello di assistenza già dopo sei mesi. L’unica eccezione è rappresentata dal caso in cui il medico confermi che si sia verificato un cambiamento rilevante della situazione assistenziale del paziente. Nel complesso i criteri per l’assegnazione del livello assistenziale sono rimasti invariati. Un’ulteriore novità è rappresentata dal fatto che dal 28 marzo i Patronati possono inviare le domande per l’assegnazione del contributo per la non autosufficienza via Internet al team di valutazione ed in questo modo sarà possibile una riduzione dei tempi d’attesa. Per ulteriori informazioni gli interessati possono consultare il sito: http://www.Provincia.bz.it/it/modulistica/modulistica-categorie.asp?bnfmf_frid=1003766  
   
   
SANITA IN TOSCANA: IL MEYER, CATALIZZATORE DI ENERGIE POSITIVE  
 
Firenze, 31 marzo 2011 – “Una nuova iniziativa di accoglienza che dimostra quanto l’azienda ospedaliero-universitaria Meyer sia un catalizzatore di energie positive. E sono proprio queste energie positive che lo hanno fatto crescere, consolidandone il ruolo di centro di eccellenza pediatrica, punto di riferimento a livello nazionale”. Così l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia ha commentato l’accordo stipulato ieri tra il Meyer, l’Università di Firenze e la Fondazione Ronald Mcdonald per dare vita a una nuova struttura di accoglienza per le famiglie dei bambini ricoverati all’ospedale pediatrico fiorentino. L’accordo stabilisce che l’ateneo fiorentino, proprietario di una casa colonica in via Alderotti cederà in comodato gratuito l’immobile da ristrutturare alla Fondazione senza scopo di lucro “Ronald Mcdonald Italia”. Questa fondazione, che dal 2007 a oggi ha già aperto in Italia altre quattro “Case Ronald”, si farà carico dei lavori di ristrutturazione e della gestione della struttura che ospiterà nelle sue otto stanze con bagno (di cui una attrezzata per disabili) le famiglie di bambini ricoverati al Meyer che risiedono lontano da Firenze o fuori Regione e che sarà lo stesso ospedale a segnalare. “Quello dell’accoglienza delle famiglie dei bambini ricoverati, a cui sarà offerta secondo la formula della Fondazione ‘una casa lontano da casa’, è un percorso in continua evoluzione che va integrato e arricchito (ad oggi la disponibilità di alloggi che il Meyer offre consente di ospitare contemporaneamente 36 nuclei familiari). E l’ospedale pediatrico lo sta facendo in maniera esemplare per venire incontro alle esigenze di un numero elevato di famiglie: basta ricordare che solo nell’anno 2010 sono stati oltre 2.000 i bambini ricoverati provenienti da fuori regione e anche dall’estero, più del 20% di tutti i pazienti. Alleviare il disagio delle famiglie ‘in trasferta’ offrendo loro una sistemazione vicina al Meyer, come avverrà anche con la nuova struttura realizzata grazie all’università fiorentina e alla Fondazione Mcdonald, ci sembra un percorso da sostenere e consolidare”.  
   
   
MELANOMA, “OGGI UN PAZIENTE SU 4 HA MENO DI 30 ANNI” NASCE IL REGISTRO ITALIANO PER MONITORARE IL TUMORE  
 
 Roma, 31 marzo 2011 – L’età delle persone colpite da melanoma, un tumore della pelle molto aggressivo, si sta abbassando progressivamente. Il 25% dei nuovi casi oggi in Italia riguarda giovani al di sotto dei 30 anni, dieci anni fa questa percentuale era esigua, intorno al 5%. Si tratta di stime perché finora è mancato uno strumento in grado di indicare dati epidemiologici certi. Una lacuna che viene colmata grazie alla nascita del registro melanoma, un progetto dell’Intergruppo Melanoma Italiano (Imi), realizzato con il sostegno di Bristol-myers Squibb. “È la prima banca dati relativa a questa neoplasia in Italia – spiega il prof. Carlo Riccardo Rossi, Presidente dell’Imi e Direttore dell’Unità Operativa Melanoma e Sarcomi dell’Istituto Oncologico Veneto di Padova -. L’unica esperienza simile in Europa è quella avviata in Germania dall’Associazione dei dermatologi. È un vero e proprio database per raccogliere il numero di casi e scattare una fotografia del territorio, un quadro completo per documentare l’incidenza e l’evoluzione di questo tumore nel tempo e nelle diverse aree geografiche. L’obiettivo è quello di capire come viene curato il melanoma nel nostro Paese, individuando eventuali zone d’ombra e intervenendo perché le strategie diagnostiche e terapeutiche per questo tumore siano uniformi su tutto il territorio”. Entro l’estate 2011 il registro funzionerà a pieno regime, con l’adesione prevista di 45 centri sul territorio nazionale. “In un momento di attenzione sulle risorse disponibili, il database consentirà anche di verificare i costi legati al melanoma, che ogni anno in Italia fa registrare circa 7000 nuove diagnosi e 1500 decessi – afferma il prof. Paolo Ascierto, responsabile scientifico del registro e Direttore dell’Unità di Oncologia Medica e Terapie Innovative dell’Istituto ‘Pascale’ di Napoli -. L’incidenza di questa neoplasia è cresciuta ad un ritmo superiore a qualsiasi altra (negli ultimi 10 anni infatti si è registrato un incremento di circa il 30%), ad eccezione di quelle maligne del polmone nelle donne. Le cause sono da ricondurre ad abitudini sbagliate nell’esporsi al sole, alle conseguenti scottature, soprattutto durante l’infanzia e all’uso delle lampade abbronzanti, equiparate al fumo sigaretta per rischio cancerogeno”. L’aggressività della malattia impone la necessità di una diagnosi tempestiva. La diagnosi precoce permette, infatti, di evidenziare un melanoma molto sottile, che può essere asportato con un semplice intervento chirurgico. “Se individuato in fase iniziale, questo tumore è guaribile nel 90% dei casi – sottolinea il prof. Alessandro Testori, Direttore della Divisione Melanomi e Sarcomi muscolo cutanei dell’Ieo di Milano -. La situazione diventa più complessa se avanza fino alla fase metastatica. È importante promuovere campagne informative e di sensibilizzazione perché i cittadini comprendano l’importanza di sottoporsi ad esame della cute, indagine che deve essere condotta da esperti”. L’imi ha creato un network di centri di eccellenza in grado di confrontarsi con quelli più avanzati degli Stati Uniti e degli altri Paesi europei. Il registro melanoma si inserisce infatti in una rete consolidata di rapporti internazionali. È collegato con il Melanoma Molecular Map Project (Mmmp), il database (realizzato con il contributo dell’Imi) più utilizzato dai ricercatori di tutto il mondo. Nel Mmmp, che finora ha raccolto soprattutto informazioni di tipo scientifico relative alla malattia, nei prossimi mesi confluiranno anche i dati clinici del paziente provenienti dal registro italiano. In questo modo, su un’unica piattaforma, saranno disponibili sia le informazioni cliniche che quelle logistiche sul materiale biologico disponibile, con evidenti vantaggi per la pianificazione degli studi traslazionali. Il Targeted Therapy Database (Ttd) è un’altra iniziativa realizzata dall’Imi in collaborazione con l’Università di Stanford (Usa) nell’ambito del Mmmp: rappresenterà una fonte da cui il registro ricaverà informazioni utili, perché consentirà di identificare i trattamenti più adatti al profilo molecolare del paziente. “Il registro melanoma – conclude il prof. Rossi - nasce grazie alla sinergia pubblico-privato. L’accordo con Bristol-myers Squibb è l’esempio di una partnership virtuosa a favore dei pazienti. Riteniamo che possa rappresentare uno standard di collaborazione tra pubblico e privato, con l’obiettivo di fornire benefici concreti e utilizzare al meglio le risorse a favore della salute. Da questa unione di professionalità e competenze multidisciplinari, nasce un approccio nuovo, che porterà il paziente colpito da melanoma ad un livello di assistenza sempre più adeguato e in linea con gli standard più alti”.  
   
   
PAVIA: IL MEDICO E LO SCIAMANO INCONTRO, L’8 APRILE A CHIMICA, CON ALDO LO CURTO, IL MEDICO ITALIANO CHE TRASCORRE SEI MESI ALL’ANNO A CURARE I POVERI DEL MONDO.  
 
Pavia, 31 marzo 2011 - Per sei mesi medico di base a Canzo, per gli altri sei mesi medico itinerante che aiuta le popolazioni più povere del mondo. L’esperienza del dottor Aldo Lo Curto, da oltre 27 anni volontario in molte parti del mondo, è al centro dell’incontro Il medico e lo sciamano, che si terrà l’8 Aprile 2011 alle ore 16 presso l’aula Maggiore del Dipartimento di Chimica (ex Chimica Generale - Via Taramelli 12 Pavia). Organizzato dal Centro Interdipartimentale di Studi e Ricerche sull’Etnobiofarmacia dell’Università degli Studi di Pavia e dal Master di Etnobiofarmacia e Utilizzo Sostenibile della Biodiversità, l’incontro desidera mettere in rilievo il rapporto e le differenze tra un medico europeo e le popolazioni culturalmente e socialmente “primitive” che ha incontrato e da cui ha tratto insegnamenti ed esempi. Il Dr. Lo Curto – che ha avuto contatti con oltre 50 gruppi etnici diversi - racconterà la sua esperienza di medico itinerante e i rapporti con le diverse popolazioni con racconti, filmati e diapositive; presenterà anche la sua produzione di testi nelle lingue locali che, attraverso semplici disegni e scritti, illustrano le regole sanitarie essenziali. Per informazioni: vitafinz@unipv.It  
   
   
GENOVA: GIORNATE DELLA QUALITÀ DELL’ASSISTENZA  
 
Genova, 31 marzo 2011 - La Direzione dell’Ente persegue la mission del miglioramento continuo della qualità dell’assistenza, per questo intende fornire un’istantanea della propria realtà, con l’intenzione di esprimere e valutare l’importante esperienza condotta fi no ad oggi in questo campo. Le giornate del 31 marzo, 1 aprile e 2 aprile saranno le “Giornate della Qualità” e l’Ospedale organizzerà tre eventi che tratteranno la tematica della qualità vista nelle differenti dimensioni applicative. Nella prima giornata verrà trattata la dimensione gestionale-aziendale, in cui il management e gli operatori dell’Ospedale illustreranno la revisione delle proprie attività cliniche/amministrative secondo il modello Lean, fi nalizzato ad eliminare gli sprechi e far emergere il valore della propria attività. Il secondo giorno è prevista la giornata celebrativa del Galliera Quality Awards durante la quale verrà considerata la dimensione tecnica della qualità: i professionisti illustreranno i progetti di qualità avviati e verranno premiate le migliori best-practice al fi ne di far conoscere e divulgare l’attività di eccellenza all’interno dell’Ospedale. La terza giornata chiuderà il triangolo della qualità concentrando l’attenzione sulla dimensione relazionale: i vari attori del processo di cura porteranno il proprio contributo in merito al signifi cato della qualità, a partire dalle tecniche per arrivare all’espressione del cittadino, con l’auspicio di creare le basi per un sentiero comune verso il miglioramento della qualità totale.  
   
   
L´ESTENSIONE IN APERTO DELLO STUDIO REGISTRATIVO DI DENOSUMAB HA MOSTRATO UN AUMENTO CONTINUO DELLA DENSITÀ MINERALE OSSEA DURANTE I CINQUE ANNI DI TRATTAMENTO, CON UN PROFILO DI SICUREZZA ANALOGO A QUELLO RISCONTRATO NELLO STUDIO ORIGINARIO  
 
 Valencia, 31 marzo 2011 – Amgen ha reso noto il 25 marzo i nuovi dati a lungo termine con i quali viene mostrata la capacità di denosumab di indurre un ulteriore aumento statisticamente significativo, su base annua, della densità minerale ossea (Bmd, un indicatore fondamentale della resistenza ossea) a livello della colonna lombare e del femore totale durante il quarto e il quinto anno di trattamento in donne in postmenopausa affette da osteoporosi. Per quanto riguarda il profilo complessivo degli eventi avversi, non sono emerse differenze significative tra il quarto e il quinto anno di trattamento consecutivo con denosumab e quanto osservato durante i primi 3 anni dello studio originario. I nuovi dati, presentati in occasione dell´annuale Congresso Europeo sull´Osteoporosi e l´ Osteoartrite (Ecceo11-iof) a Valencia, in Spagna, hanno mostrato che denosumab, il primo e unico inibitore del Rank Ligando approvato per il trattamento dell´osteoporosi postmenopausale, è in grado di produrre incrementi consistenti della Bmd dopo cinque anni di trattamento continuo (13,7% per la Bmd a livello della colonna lombare e 7,0% per la Bmd a livello del femore totale). Lo studio Freedom e i dati relativi al trattamento a lungo termine per 5 anni con denosumab - Lo studio registrativo Freedom ha dimostrato l´efficacia e la sicurezza di denosumab nel prevenire le fratture osteoporotiche vertebrali, non vertebrali e di femore sulla base dei dati raccolti nell´arco di tre anni di trattamento in circa 7.800 donne in postmenopausa con osteoporosi. L´estensione in aperto dello studio Freedom sta valutando l´efficacia e la sicurezza a lungo termine (fino a 10 anni) di denosumab in 4.550 donne in postmenopausa. Il 70% delle donne eleggibili fra quelle coinvolte nello studio Freedom è stato arruolato nell´estensione dello studio; 2.343 donne hanno continuato a ricevere il trattamento con denosumab, mentre 2.207 sono passate dal placebo a denosumab. Il trattamento continuo con denosumab ha prodotto consistenti e significativi incrementi della Bmd su base annua a livello della colonna lombare e del femore totale. Nel quarto e nel quinto anno, le donne trattate con denosumab hanno mostrato rispettivamente un ulteriore incremento dell´1,9% e dell´1,7% della Bmd della colonna lombare e un ulteriore incremento dello 0,7% e dello 0,6% della Bmd del femore totale (P<0,0001 rispetto al basale dell´estensione per entrambi i siti scheletrici). Nelle pazienti trattate con denosumab per cinque anni, si è inoltre mantenuta bassa l´incidenza di nuove fratture osteoporotiche vertebrali e non vertebrali. Per quanto riguarda le donne che nell´estensione dello studio sono passate dal placebo a denosumab, sono stati osservati incrementi significativi della Bmd durante i primi due anni di trattamento con denosumab, con un aumento del 7,9% della Bmd della colonna lombare e del 4,1% della Bmd del femore totale (P<0,0001 rispetto al basale dell´estensione per entrambi i siti scheletrici). Il tasso di eventi avversi è stato pari all´83,4% nelle pazienti che hanno proseguito il trattamento con denosumab e all´82,8% in quelle passate dal placebo a denosumab. Il tasso di eventi avversi gravi per i due gruppi è stato rispettivamente del 18,9% e del 19,4%. Due pazienti nel gruppo passato dal placebo a denosumab hanno manifestato eventi avversi riconducibili a osteonecrosi della mandibola (Onj), risoltisi senza ulteriori complicazioni. Una di queste pazienti ha proseguito il trattamento con denosumab, l´altra ha interrotto la terapia. In nessuno dei due gruppi sono state riportate fratture femorali atipiche. Osteoporosi: prevalenza e impatto - Spesso definita "l’epidemia silente" dall’International Osteoporosis Foundation (Iof), l´osteoporosi è un problema sanitario globale le cui proporzioni stanno aumentando di pari passo alla crescita e all´invecchiamento della popolazione mondiale. L’organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha recentemente indicato l´osteoporosi come una delle problematiche sanitarie prioritarie insieme ad altre importanti malattie non contagiose. Si stima infatti che il 30% di tutte le donne in menopausa in Europa siano affette da osteoporosi, e che oltre il 40% di queste subiranno una frattura osteoporotica nel corso della vita.1 Le fratture osteoporotiche hanno un impatto clinico, sociale ed economico significativo per i pazienti e per i servizi sanitari.2 Il costo totale diretto dell’osteoporosi in Europa è stato stimato in più di €36 miliardi annui e si prevede che possa raggiungere i €76,7 miliardi nel 2050 a causa del progressivo invecchiamento della popolazione.3 Insieme a una dieta bilanciata e ad una regolare attività fisica, i farmaci possono aiutare a rallentare la perdita ossea e ridurre il rischio di fratture.  
   
   
SANITA’ IN LIGURIA: PRESTO NOMINA DIRETTORE GENERALE DELLA CENTRALE ACQUISTI  
 
Genova, 31 Marzo 2011 - La Regione Liguria si appresta a nominare il direttore generale della Centrale Regionale Acquisti. Lo ha reso noto oggi l´assessore alla Salute Caludio Montaldo smentendo ogni notizia su possibili smantellamenti della struttura.  
   
   
DISABILI, LA REGIONE PIEMONTE STANZIA 600MILA EURO PER AUSILI TECNOLOGICI PROROGATA UNA SPERIMENTAZIONE CHE HA DATO RISULTATI POSITIVI  
 
 Torino, 31 Marzo 2011 - La Regione ha stanziato 600mila euro per l’erogazione di contributi per l’acquisto e il noleggio di strumenti tecnologicamente avanzati per le persone con gravi disabilità. «Si tratta di fondi cui le persone riconosciute come handicappate in stato di gravità possono accedere, tramite le Asl, per avere un’integrazione all’acquisto di personal computer, periferiche standard e periferiche informatiche necessarie all’uso del pc da parte del disabile, ma anche dispositivi ad alta tecnologia necessari per gli spostamenti. La Giunta – spiega l’assessore alla Tutela della salute e Sanità Caterina Ferrero – ha ritenuto di prorogare per l’intero 201, come già fatto nel 2010, gli effetti di una sperimentazione che ha dato risultati positivi e apprezzati». Nel dettaglio i contributi massimi erogabili sono di 500 euro per un personal computer standard, di 1500 euro per periferiche adattate necessarie a rendere utilizzabile un Pc in presenza di grave disabilità, la stessa cifra per ausili assimilabili a Pc e con prestazioni assimilabili a periferiche adattate la sui tipologia risulta necessarie al superamento della disabilità, 500 euro per ausili con funzioni assimilabili al Pc la cui tipologia non risulta necessarie al paziente, mentre sono di 8mila euro i contributi massimi per dispositivi al alta tecnologia per gli spostamenti. I disabili o i loro legali rappresentanti, per ottenere i contributi, devono presentare domanda al Servizio assistenza protesica distrettuale dell’Asl competente insieme alla prescrizione delLo specialista responsabile del progetto terapeutico operante preso una struttura pubblica, due preventivi di spesa per gli ausili e la scheda tecnica del prodotto.  
   
   
FOTO SU FACEBOOK: RISPOSTA TEMPESTIVA ALLA ASL DI GROSSETO  
 
Firenze, 31 marzo 2011 – Sgomento ed incredulità sono espressi anche dall’assessore regionale al diritto alla salute Daniela Scaramuccia sulla vicenda delle foto pubblicate su Facebook che ritraggono alcuni operatori dell’ospedale di Grosseto in atteggiamenti goliardici nel reparto di terapia intensiva. “Quando ho appreso la notizia sono rimasta sbigottita – ha detto l’assessore – non mi sarei mai immaginata di dover apprendere e commentare una simile notizia. Vorrei anzitutto ringraziare l”azienda sanitaria per la decisione tempestiva presa nei confronti degli operatori coinvolti in questa triste vicenda. Un decisione a tutela dell’onorabilità e professionalità di tutti gli altri colleghi e a garanzia delle migliaia di cittadini che ogni giorno fruiscono dei servizi messi a disposizione dai lavoratori del servizio sanitario regionale”.  
   
   
TRENTO: BADANTI, ASSISTENZA SÌ-CURA CON UN PROGETTO DELLE ACLI ATTIVATO CON IL SOSTEGNO DELLA PROVINCIA UN PERCORSO DI FORMAZIONE DELLE ASSISTENTI FAMILIARI  
 
Trento, 31 marzo 2011 - In Trentino vi sono oggi 50.500 persone con più di 75 anni, che diventeranno 58.500 nel 2015, 63.500 nel 2020, numeri che spiegano da soli le dimensioni assunte dal problema dell´assistenza agli anziani non autosufficienti. Se l´evoluzione dei servizi ad essi rivolti deve indirizzarsi sempre più alla domiciliarità dell´assistenza, emerge con chiarezza il peso che, in tale contesto, assume il ruolo svolto dalle assistenti familiari e collaboratrici domestiche, badanti in primo luogo. E proprio alle badanti, alla loro formazione ed alla necessità di offrire garanzie alle famiglie sulla qualità delle cure e dell´assistenza prestate ai propri cari, risponde l´attivazione di un percorso di formazione promosso dalle Acli Trentine. Il progetto, denominato Acli Sì-cura, è sostenuto dall´Assessorato alla salute e politiche sociali ed è stato presentato ed illustrato oggi in Provincia dall´assessore Ugo Rossi e dai responsabili delle Acli Trentine. Benchè l´iniziativa sia "sperimentale", ad essa si guarda come ad una innovativa anticipazione di un modello da applicare su larga scala. "Con questo progetto - ha spiegato l´assessore Rossi - impareremo sul campo ciò che dovremo imparare a fare domani, mettendo in rete territori, famiglie, servizi, per costruire un nuovo sistema di welfare che non può più basarsi sull´erogazione di risorse da parte dell´ente pubblico e che assegna al privato sociale un ruolo fondamentale". La domanda alla quale rispondere è quella delle famiglie, sempre più numerose, che vivono in solitudine la fatica e le difficoltà legate all´assistenza di persone non autosufficienti. Una domanda alla quale il progetto Acli Sì-cura, articolazione del più vasto progetto Acli Care, intende rispondere attivando un percorso formativo, inizialmente destinato a 30 collaboratrici familiari, che trasmetta competenze comunicative e relazionali, tecnico-professionali e socio-culturali. "Per anni - ha affermato il presidente delle Acli Trentine, Arrigo Dalfovo - abbiamo svolto da una parte un ruolo di supplenza, dall´altra in parte di gestione. Ciò a cui vogliamo fare riferimento è un modo di fare welfare che potremmo chiamare "civile", un modello dove ad una azione pubblica di indirizzo e orientamento si affianca una assistenza indiretta delegata o affidata al privato. Con questo progetto intendiamo in sostanza prenderci cura di chi si prende cura degli anziani non autosufficienti". Il corso - hanno poi spiegato la responsabile del progetto Acli Care Luisa Masera e la coordinatrice dello stesso Silvia Xodo - mira a qualificare il lavoro delle assistenti familiari, anche in previsione di una possibile attivazione di un Registro provinciale. Il corso, che inizierà a partire dalla fine di aprile avrà la durata di 120 ore e sarà organizzato in due moduli rispettivamente di 70 e 50 ore, in entrambi i quali sono previsti un tirocinio presso strutture per anziani e/o presso la stessa famiglia datrice di lavoro. Alla fine del corso è prevista la valutazione per il riconoscimento ad operare come assistenti familiari, le corsiste ritenute idonee entreranno a far parte di un elenco di assistenti familiari qualificate Acli Sì-cura.  
   
   
SANITA´ NEL LAZIO: POLVERINI INAUGURA CANTIERE RISTRUTTURAZIONE PRONTO SOCCORSO SAN GIUSEPPE A MARINO  
 
 Roma, 31 marzo 2011 - Il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ha inaugurato ieri , insieme al sindaco di Marino, Adriano Palozzi, il cantiere per i lavori di ristrutturazione del Pronto Soccorso dell’Ospedale San Giuseppe di Marino. “La ristrutturazione di questo Pronto Soccorso è una promessa che stiamo mantenendo – ha affermato Polverini - Per i cittadini dei Castelli romani stiamo organizzando un sistema sanitario all’altezza della situazione, in grado di dare risposte di alta specialità” . La risistemazione della struttura sarà completata in 4 mesi e prevede, tra l’altro alcuni nuovi reparti, come la chirurgia generale h24, ortopedia, traumatologia e terapia intensiva coronarica. L’intervento rientra nel quadro della riorganizzazione delle rete ospedaliera e delle reti di specialità, con l’obiettivo di assicurare un’assistenza sanitaria più efficace ai cittadini che risiedono nell’area sud-est della Capitale e ai comuni dei Castelli. "Da oggi questo ospedale torna ad essere centrale e a garantire la salute dei cittadini - ha detto Polverini - Con il decreto 80 stiamo finalmente andando verso un modello di sanità efficiente".  
   
   
PROGETTO RIPARAZIONE: UN´ OPPORTUNITA´ PER I MINORI CHE COMMETTONO REATI  
 
 Torino, 31 marzo 2011 - È stato firmato il 29 marzo, presso l’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte, il protocollo d’intesa per la prosecuzione del “Progetto Riparazione”, per il sostegno e la diffusione di interventi di giustizia riparativa a favore dei minorenni autori di reato. Il protocollo è stato firmato dall’assessore alla Tutela della Salute e Sanità della Regione Piemonte, Caterina Ferrero , dall’assessore alle Politiche delle Pari Opportunità e Politiche per i giovani del Comune di Torino, Marta Levi, dal presidente del Tribunale per i Minorenni del Piemonte e della Valle d’Aosta, Fulvio Villa, dal procuratore presso il Tribunale per i Minorenni, Anna Maria Baldelli e dal dirigente del Centro per la Giustizia Minorile del Piemonte, della Valle d’Aosta e della Liguria, Antonio Pappalardo. Il “ Progetto Riparazione” , attivato in fase sperimentale dalla Regione Piemonte tra le prime regioni italiane, da diversi anni ha l’obiettivo di agevolare la permanenza del minore sottoposto a provvedimenti penali nel suo contesto naturale di appartenenza, attraverso interventi di giustizia riparativa come alternativa alle misure penali “tradizionali”. Per “riparativa” s’intende un modello di giustizia alternativa che vede coinvolti la vittima, l’autore del reato e la comunità nella ripresa e nell’avvio di un dialogo tra le parti e che si realizza, in ogni fase del procedimento penale, attraverso interventi come la mediazione, la restituzione e la riparazione diretta a favore della vittima. Due i tipi di intervento messi in atto dal progetto: l’inserimento dei minori in attività di utilità sociale, come per esempio il volontariato nelle associazioni, la manutenzione di aree verdi cittadine e di luoghi di utilizzo pubblico, sulla base di proposte elaborate dai servizi sociali, in collaborazione con l’Autorità Giudiziaria e i servizi minorili del Ministero della Giustizia, e le attività di mediazione per la riconciliazione con la vittima del reato e per la riduzione del danno. “La firma di questo protocollo - ha commentato l’assessore alla Tutela della Salute e Sanità della Regione Piemonte, Caterina Ferrero - segna senza dubbio un’opportunità di ripresa e di inclusione sociale per i ragazzi che commettono reati. Attraverso gli interventi della giustizia riparativa si responsabilizza il minore verso il singolo e la collettività danneggiati, offrendogli la possibilità di risarcire la vittima attraverso il lavoro utile e l’impegno sociale. Il percorso di responsabilizzazione coinvolge anche la vittima del reato, rendendola soggetto attivo nella vicenda che la riguarda”.  
   
   
BOLOGNA, CANDIDATURA ALLE UNIVERSIADI. IL PRESIDENTE ERRANI: "LA REGIONE ASSICURERÀ IL PROPRIO SOSTEGNO E PIENA COLLABORAZIONE ".  
 
Bologna, 31 marzo 2011 - «La Regione sosterà con convinzione la candidatura di Bologna per realizzare le Olimpiadi Universitarie». Lo ha evidenziato il presidente della Regione Emilia-romagna Vasco Errani a proposito di una candidatura alle Universiadi del 2017 o 2019 di Bologna. «La Regione – ha aggiunto Errani – assicurerà la propria piena collaborazione al Comune, alla Provincia e agli altri soggetti impegnati a concretizzare un evento di così grande rilevanza per la città di Bologna, per l’Emilia-romagna e per l’intero Paese. Questa manifestazione rappresenterebbe un giusto riconoscimento per l’Ateneo bolognese, il più antico e uno tra i più prestigiosi al mondo».  
   
   
CAMPIONATO MONDIALE RUGBY UNDER 20 NEL VENETO. ASSESSORE CIAMBETTI: “UNO SPORT CHE E’ METAFORA DI VITA”  
 
Treviso, 31 marzo 2011 - E’ stato presentato ieri presso la sede di Unindustria Treviso il programma del Campionato Mondiale di Rugby Under 20 (Irb Junior World Championship - Italy 2011) che si terrà, dal 10 al 26 giugno prossimi, nelle città di Padova, Treviso e Rovigo e al quale prenderanno parte le 12 nazioni più importanti del panorama rugbistico internazionale. Alla massima competizione mondiale a carattere giovanile di questa disciplina parteciperanno circa 350 atleti e dopo le tre edizioni disputate in Galles, Giappone e Argentina, tocca al Veneto ospitare questo prestigioso palcoscenico di nuovi talenti emergenti della palla ovale. Al lancio ufficiale della manifestazione erano presenti i massimi dirigenti del rugby mondiale: il presidente dell’International Board, Bernard Lapasset, il presidente della Fir, Giancarlo Dondi e il Presidente Fira-aer, Jean-claude Baqué. Insieme a loro, oltre al presidente degli industriali trevigiani, Alessandro Vardanega, ha partecipato, in rappresentanza del presidente Luca Zaia, l’assessore regionale Roberto Ciambetti. Lapasset, Dondi e Baqué hanno espresso grande soddisfazione per la scelta del Veneto quale sede del torneo, sottolineando la forte vocazione di questa terra per lo sport e per l’accoglienza. L’assessore Ciambetti, dopo aver ricordato il grande contributo veneto, in particolare quello del “triangolo d’oro” Treviso-padova-rovigo, alla storia e alla crescita del rugby in Italia, ha evidenziato una curiosa coincidenza: “Oggi è il compleanno di Andrea Masi, il miglior giocatore dell’ultimo ‘Sei Nazioni’ e il primo azzurro nella storia del torneo a ricevere tale riconoscimento. Insomma, un esempio per chi pratica questo sport. Facciamo i nostri auguri – ha aggiunto Ciambetti – non solo al grande campione aquilano ma all’intero movimento rugbistico e soprattutto a quello giovanile, ai veri protagonisti di questo atteso appuntamento nella nostra regione. Il rugby, che un numero sempre più grande di italiani sta imparando a seguire e ad amare, svolge un’importante funzione educativa e rappresenta un modello di comportamento e di lealtà in campo e sugli spalti”. “Per i giovani – ha concluso Ciambetti – la palla ovale è metafora di vita: bisogna saper correre in avanti ma guardandosi indietro per lanciare la palla, bisogna saper schivare placcaggi e colpi duri, bisogna saper far fronte comune, giocare di squadra, per superare le avversità. E’ uno sport in cui c’è sempre la consapevolezza che non si gioca contro un avversario ma con un avversario. Diceva una grande sportiva veneta, Gabriella Dorio, che lo sport deve insegnare a dare il meglio di sé e credo che il primo passo sia proprio il rispetto dell’avversario, un rispetto che il rugby ha scritto nel suo Dna e che non vuol dire certo tirarsi indietro”.